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Channel: Cronaca – vivisicilia – vivienna
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A19: lavori in corso sino a maggio 2015

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A19Dal 10 dicembre al 15 maggio sull’autostrada A19 “Palermo-Catania”, tra i km 110 e 115 nelle province di Enna e Caltanissetta, saranno attivi, su alcuni tratti restringimenti con chiusure alternate delle corsie di marcia o di sorpasso e chiusura di una carreggiata con deviazione del traffico su quella opposta, predisposta a doppio senso di circolazione. Lo stesso provvedimento sarà in vigore fino al 3 marzo 2015 sul tratto dell’A19 tra i km 72 e 192 nelle province di Enna e Catania. Il primo provvedimento è necessario per lavori di manutenzione sul viadotto “Mulini” in particolare interventi di rifacimento dei giunti di dilatazione. Il secondo è finalizzato ad alcuni lavori di manutenzione delle barriere.


Camionista di Barrafranca con l’autocarro contro distributore di benzina a Caltanissetta

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distributore q8Un autocarro guidato da un operaio di Barrafranca (G.B. le sue iniziali 35 anni) diretto verso San Cataldo per cause ancora da accertare è finito letteralmente fuori controllo terminando la sua corsa contro il gabbiotto di una stazione di servizio fino a demolirlo o quasi. Il conducente ha tentato in tutti i modi di evitare l’impatto lasciando sull’asfalto almeno venti metri di frenata ma è stato tutto inutile. Il gabbiotto si è accartocciato in un lato per danni non ancora quantificati. E danni rilevanti ha riportato anche nella parte anteriore sinistro l’automezzo. In quel momento il distributore era chiuso per la festività dell’Immacolata.

Condannato a 7 anni per concorso in associazione di stampo mafioso l’imprenditore ennese Angelo Gloria

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giustizia - scrannoLa Corte d’appello di Caltanissetta ha ribaltato le conclusioni del tribunale di Enna ed ha condannato a 7 anni per concorso esterno in associazione per delinquere di stampo mafioso, l’imprenditore ennese Angelo Gloria. Gloria, coinvolto nel 2010 nell’operazione antimafia “Game over”. Ad impugnare la sentenza di assoluzione pronunciata il 2 aprile 2012 dal collegio penale del tribunale di Enna, è stata la procura antimafia nissena che aveva coordinato le indagini. Gloria, secondo le accuse pur non essendo organico a Cosa nostra ennese, all’epoca retta da Salvatore Seminara e capeggiata da Giancarlo Amaradio, avrebbe operato per favorirla. Gloria, fermato in compagnia di Giancarlo Amaradio e accusato di avere occultato una somma di denaro del presunto esponente mafioso provento di estorsione, aveva sostenuto che quel denaro era suo, destinato alle paghe dei suoi operai, e non di proprietà di Amaradio. Era accusato anche di avere fatto indebite pressioni su un’impresa che svolgeva lavori a Piazza Armerina, per ottenere l’assunzione di un presunto affiliato a Cosa nostra e favorire in particolare il reggente della famiglia di Enna Seminara, del quale l’operaio che doveva essere assunto, sarebbe stato un fedelissimo. Gloria era accusato anche di avere organizzato un incontro fra Seminara e Amaradio a Pergusa. Il collegio penale di Enna, malgrado la richiesta di condanna a 9 anni del Pm Roberto Condorelli, aveva assolto l’imprenditore con il secondo comma dell’articolo 530, che si applica quando manca la prova o quando questa è insufficiente o contraddittoria. Ieri la Corte nissena ha accolto i motivi di appello della procura e le tesi del Pg Ferdinando Asaro, ribaltando totalmente la sentenza di 2 anni e mezzo fa. I difensori Egidio La Malfa e Francesco Tavella quasi sicuramente ricorreranno in Cassazione.

Sport Club Nissa 1962 – USD Enna Calcio: divieto di trasferta per i tifosi dell’Enna

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calcioPer la partita di calcio Sport Club Nissa 1962 – U.S.D. Enna Calcio, valevole per il campionato regionale di 1^ categoria, girone C, in programma domenica 14 dicembre 2014, alle ore 14:30, presso lo stadio “Palmintelli” di Caltanissetta, il Prefetto della Provincia di Caltanissetta, a seguito anche delle valutazioni della Questura di Caltanissetta e del Comitato di Analisi per la Sicurezza delle Manifestazioni Sportive di Roma, ha emesso il provvedimento di divieto di trasferta per la tifoseria ospite.
Il decreto, nello specifico, prevede il divieto di trasferta alla tifoseria dell’Enna, la chiusura del settore ospiti dello stadio ed il divieto di vendita dei tagliandi ai residenti nella provincia di Enna.
Tale provvedimento, nella mattinata odierna, è stato notificato dalla Digos al Sindaco di Enna e al Presidente dell’U.S.D. Enna Calcio, con l’invito di partecipare ai tifosi locali di non seguire in trasferta la squadra per tale gara.

Droga. Piazza Armerina: Carabinieri denunciano minore

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piazza armerina drogaPiazza Armerina. Nell’ambito di un servizio per la repressione dello spaccio di sostanze stupefacenti, o psicotrope, ricorrendo motivi di particolare necessità ed urgenza che non consentivano di richiedere l’autorizzazione telefonica al Magistrato competente, i Carabinieri del Nucleo Operativo della città dei mosaici, congiuntamente ai colleghi del Nucleo Cinofili di Nicolosi (CT), hanno proceduto all’ispezione di un autobus di Linea che da Raddusa porta a Piazza Armerina, in quanto vi era il fondato motivo di ritenere che si potesse pervenire al rinvenimento di sostanze stupefacenti o psicotrope, in uso agli studenti in viaggio.
L’autobus giungeva in Piazza Senatore Marescalchi alle ore 07:50 ed i militari operanti procedevano a far scendere ad uno ad uno gli studenti in viaggio; nel frattempo l’unità cinofila saliva a bordo, al fine d’iniziare ad ispezionare sia gli zaini che i posti a sedere occupati dai ragazzi.
Veniva subito segnalata la presenza di sostanza stupefacente sul retro dell’autobus ed in particolare sotto il sedile della penultima fila, destinata all’occupazione di due posti, lato sinistro corridoio, del citato autobus, risultato essere occupato da un minore, originario di un piccolo paese della provincia di Catania, veniva rinvenuta una bustina in plastica, del peso di grammi 2 circa, contente sostanza stupefacente del tipo marijuana.
Il minore, pertanto, veniva fatto scendere dall’autobus, previo prelevamento del proprio zaino che immediatamente veniva posto a perquisizione. All’interno dello stesso veniva rinvenuto quanto segue:
– Nr. 1 (uno) involucro di plastica trasparente del peso di gr. 9 (nove) circa contenente sostanza stupefacente del tipo marijuana, rinvenuto all’interno dell’astuccio;
– Nr. 9 (nove) ulteriori involucri di plastica trasparente del totale peso di gr.13 (tredici) circa, contenente sostanza stupefacente del tipo marijuana, rinvenuti all’interno di una fodera a strappo di colore nero a sua volta nascosta dentro un guanto da lavoro di coloro grigio;
– Nr. 1 spinello preconfezionato del peso di grammi 1 circa, contenente sostanza stupefacente del tipo marijuana;
– Nr. 1 (una) confezione di cartine marca OCB Slim Premium;
– Nr. 1 (una) confezione di cartine marca GIZEH Special;
– N. 1 trita erba con l’effigie della bandiera Giamaicana;
– la somma contante di € 110,00, suddivisa in nr. 1 banconota da € 50,00 e nr. 3 banconote da € 20,00, rinvenute dentro il sopraccitato guanto da lavoro.
Durante l’espletamento dell’atto è stato chiamato telefonicamente l’esercente la potestà genitoriale del minore, giunto in breve tempo sul posto.
Si da atto che:
– l’autobus di linea ispezionato era pieno di giovani studenti, intenti a raggiungere l’istituto scolastico da ognuno di essi frequentato;
– la piazza Senatore Marescalchi, luogo di destinazione del citato autobus, è frequentata quotidianamente, soprattutto nelle ore mattutine e pomeridiane, da studenti che raggiungono gli Istituti scolastici siti quasi tutti nelle vicinanze dell’autostazione;
– il minore avrebbe dovuto raggiungere l’Istituto Tecnico industriale “Ettore Maiorana” dove frequenta la classe 3 D Meccanici che, al pari degli altri istituti scolastici esistenti nei pressi dell’autostazione, registra un considerevole numero di alunni iscritti, istituto che dista circa 100 metri dalla fermata.

Tutto il materiale sopra indicato è stato posto sotto sequestro.
La droga, su disposizione della Magistratura inquirente, è stata inviata al Laboratorio Analisi Sostanze Stupefacenti del Comando Provinciale dei Carabinieri di Enna per gli accertamenti del caso.

Aidone: anziana donna derubata di una parte dell’oro che aveva a casa

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anziano-picchiatoAd Aidone un’anziana donna è stata derubata di una parte dell’oro che deteneva a casa da parte di tre donne, dell’apparente età di 35/40 anni, siciliane, presentatesi quali medici e funzionari I.N.P.S. per poter accedere nell’abitazione della malcapitata. Due ladre sono entrate in casa mentre una è rimasta a bordo dell’auto, un’utilitaria di colore grigio. Una volta dentro le ladre hanno utilizzato lo stratagemma della visita medica, una truffa ricorrente, chiedendo una banconota da 50 euro o monili in oro.
L’ignara anziana aidonese ha prelevato dell’oro da uno scrigno e lo ha mostrato alle due che, riferendole di dover scendere in auto a prendere altri attrezzi da lavoro, sono fuggite vie dileguandosi per le vie cittadine, a bordo dell’autovettura di colore grigio condotta dalla terza complice.

Rumeno ricercato internazionale si nascondeva a Nicosia, responsabile di reati contro l’ordine e la sicurezza pubblica nel suo paese

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Minea Catalin MihailI Carabinieri della Compagnia di Nicosia, hanno arrestato, su mandato d’arresto europeo, il 39enne Minea Catalin Mihail, cittadino rumeno ricercato dalle Autorità del suo Paese d’origine. Il giovane è ritenuto responsabile di reati contro l’ordine e la sicurezza pubblica commessi nel suo paese in Romania e condannato pertanto alla pena di anni 5 di reclusione.
I militari, con la collaborazione dei servizi di cooperazione internazionale di polizia che consentono lo scambio info-investigativo tra le forze di polizia di diversi Stati, hanno appreso alcune settimane fa della presenza dello straniero a Nicosia. I militari della Stazione di Nicosia hanno pertanto svolto delle intense attività info-investigative sul territorio in particolare tenendo sotto controllo anche tutti i luoghi di aggregazione degli stranieri in paese. Nel pomeriggio di ieri, 14 dicembre, dopo aver individuato la sua abitazione in Vicolo IV Pizzo Benedetto del Comune di Nicosia, gli investigatori hanno atteso che il ricercato uscisse di casa e una volta in movimento lo hanno bloccato. Il romeno non ha opposto resistenza e si è consegnato spontaneamente ai militari che pertanto lo hanno accompagnato in caserma per gli accertamenti di rito terminati i quali è stato trasportato presso la Casa Circondariale Enna, in attesa delle procedure di estradizione. Adesso sarà compito della Corte D’Appello presso il Tribunale di Caltanissetta convalidare l’arresto e successivamente della Procura Generale di Caltanissetta avviare le procedure per l’estradizione.
Il Minea era ricercato nel suo paese poiché condannato in via definitiva alla pena di anni 5 di reclusione per reati contro l’ordine e la sicurezza pubblica nel suo paese 2006 dall’Autorità Giudiziaria che ha emesso il 23 aprile 2008 il Mandato di Arresto Europeo, fatti accaduti nel giugno del 2006.

Donna magistrato di 35 anni si toglie la vita buttandosi sotto il treno, da gennaio era assegnata alla Procura di Enna

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suicidio temporale fulmineIl macchinista non ha potuto fare niente. Ha sentito un forte botto e ha rallentato. Solo più tardi ha scoperto che quell’ostacolo sulle rotaie era il corpo di una donna. Erano circa le 20.30 di ieri sera quando una trentacinquenne padovana, residente a Vo’ Euganeo ma di fatto domiciliata a Padova, ha deciso di togliersi la vita.

Tiziana Nalotto ha atteso l’arrivo della Freccia Argento Venezia-Roma, partita da Padova poco prima, e ha deciso di farla finita. È accaduto all’altezza del ponte sul Bacchiglione vicino a corso Australia. C’è voluto parecchio tempo prima che gli uomini della polizia ferroviaria trovassero il corpo, finito in un fossato a lato della ferrovia. Sul luogo non è stato rinvenuto alcun biglietto che spieghi il tragico gesto.

Tiziana Nalotto aveva vinto il concorso in magistratura ed era stata assegnata alla Procura di Enna. A novembre era stata ad Enna per conoscere i nuovi colleghi. Il papà Nicola, morto alcuni anni fa, era un personaggio molto noto a Villafranca: consigliere comunale, per due volte aveva corso come candidato sindaco.


Rifiuti. Nel processo al CdA dell’Ato (Crisafulli, Grimaldi, Galvagno e Tumino) ha deposto l’ex Prefetto di Enna

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Carmela Elda FlorenoEnna. Ha raccontato i difficili momenti caratterizzati dagli scioperi dei netturbini l’ex Prefetto di Enna, Carmela Elda Floreno, che oggi ha testimoniato ad Enna nel processo sulla presunta truffa dell’Ato rifiuti. A chiamare sul banco dei testimoni l’ex Prefetto di Enna sono stati i difensori all’epoca dei fatti amministratore dell’Ato Crisafulli, Grimaldi, Galvagno e Tumino.
L’accusa per loro è di truffa per aver pagato sia gli stipendi dei netturbini che la funzionalità del servizio di igiene ambientale utilizzando il fondo di rotazione.
Oltre al Prefetto Floreno hanno testimoniato gli ex sindaci di Enna, Rino Agnello, e Leonforte, Pino Bonanno, l’allora presidente della Provincia, Cataldo Salerno, e l’ordinario di diritto commerciale Alberto Stagno D’Alcontres; quest’ultimo ha sostenuto che il consiglio d’amministrazione dell’Ato non commise reato perché lo stesso poteva accedere al fondo di rotazione ed inoltre le cifre utilizzate come anticipo furono poi restituite.

Carabinieri di Mezzojuso arrestano due cittadini di Piazza Armerina per furto

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carabinieri logoIeri pomeriggio una pattuglia della Stazione Carabinieri di Mezzojuso, durante un servizio perlustrativo, veniva allertata tramite il 112 che era in corso un furto in un terreno in contrada Feotto. I militari si dirigevano immediatamente in direzione del luogo indicato quando incrociavano un furgone, un Opel Adam Combo che si allontanava a forte velocità dalla zona.

Ipotizzato che si potesse trattare dei malviventi indicati nella telefonata, la pattuglia si poneva immediatamente all’inseguimento del veicolo, che per evitare di essere raggiunto non esitava a compiere manovre azzardate, sorpassi, financo ad entrare uscire contromano dalla Strada statale, fino a quando non veniva bloccato dopo alcuni chilometri.

A seguito di perquisizione venivano rinvenuti sull’autovettura vari strumenti di effrazione ed otto sacchi contenenti prodotti agricoli risultati provento di furto presso appezzamento di terreno locale.

I due occupanti del mezzo: Testa Fabrizio, nato a Piazza Armerina classe 1972, e Procaccianti Fabio, nato a Piazza Armerina classe 1986, venivano tratti in arresto per furto e resistenza.

La refurtiva è stata restituita al proprietario. Per i due arrestati, a seguito del giudizio direttissimo celebrato in data odierna refurtiva, è stato disposto l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria 2 volte al giorno.

Nella zona ultimamente si sono verificati alcuni furti in abitazioni rurali. Atteso l’esiguo valore della refurtiva si ritiene poco probabile che i due, pregiudicati e provenienti dalla provincia di Enna, si trovassero in loco solo per il furto di prodotti agricoli. È possibile, invece, che siano stati scoperti e bloccati prima di colpire altri obiettivi.

Mafia. Regalbuto, confiscati beni per 22 mln all’imprenditore Giuseppe Sandro Monaco

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Cosa nostra siciliaRegalbuto. Coinvolto nell’operazione Iblis coordinata dalla Procura di Catania, è stato condannato in primo grado a 12 anni di reclusione per i suoi rapporti con la “famiglia’ Santapaola-Ercolano”. Nel 1990 avrebbe partecipato alla cosidetto riunione del “tavolino”. Beni per 22 milioni di euro sono stati confiscati da carabinieri del Ros e del comando provinciale di Catania all’imprenditore ennese Giuseppe Sandro Maria Monaco, ritenuto a disposizione di Cosa nostra etnea. Arrestato da militari del Ros nell’ambito dell’indagine Iblis, il 3 novembre 2010, è stato condannato in primo grado, il 9 maggio 2014, a 12 anni di reclusione per i suoi rapporti con la ‘famiglia’ Santapaola-Ercolano. Sigilli sono stati posti a 26 immobili, nove imprese e a sei disponibilità finanziarie. Dalle indagini del Ros nell’inchiesta Iblis, coordinata dalla Procura di Catania, è emerso che Monaco avrebbe messo a disposizione di Cosa nostra catanese la sua attività imprenditoriale, in stretta connessione con l’allora rappresentante provinciale Vincenzo Aiello ed altri affiliati mafiosi di rango. Avrebbe partecipato alla distribuzione di lavori controllati, direttamente o indirettamente, dal clan a cui versava anche delle somme di denaro e permettendo ad imprese mafiose od a disposizione dell’associazione di partecipare a attività economiche. Secondo l’accusa, negli anni ’90 Sandro Monaco partecipò al cosiddetto “tavolino” per la spartizione degli appalti pubblici in Sicilia, come ha ricostruito con le sue dichiarazioni Angelo Siino, il collaboratore di giustizia noto per essere stato il “ministro dei lavori pubblici” di Cosa nostra. In intercettazioni risalenti al 1998, esponenti di spicco della ‘famiglia’ La Rocca di Caltagirone parlano di Monaco come persona che doveva “farsi sentire” e che era in contatto come “amico”. Tanto che, secondo il pentito Salvatore Chiavetta, in quell’epoca l’imprenditore avrebbe dovuto consegnare alla cosca Santapaola 10 milioni di lire, ma ne pagò soltanto la metà: 5 milioni di lire. Dalle indagini Iblis dei carabinieri del Ros, emergerebbe che Monaco ha continuato a mantenere stretti rapporti con Cosa Nostra sia di Enna che di Catania, versando loro somme di denaro. Inoltre avrebbe partecipato ad affari insieme a Cosa Nostra etnea e, in particolare, era uno di quegli imprenditori che doveva partecipare, insieme a Vincenzo Aiello, ai lavori del Parco Tematico di Regalbuto. L’organizzazione mafiosa considerava Monaco un imprenditore di “fiducia” ed “a disposizione”. Vincenzo Aiello lo definiva come una persona che conosceva da oltre 30 anni, un suo “amico” che gli stava “alle spalle”, che si era sempre comportata in modo “corretto”, mandando somme di denaro anche in momenti in cui era in crisi economica.

Diario di una morte annunciata. Condannato medico dell’ospedale di Leonforte per la morte della partoriente Gabriella Gallo

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morte partorienteLeonforte. Si è chiuso un primo capitolo della vicenda giudiziaria per la morte di Gabriella Gallo. Giovane donna deceduta dopo un parto cesareo l’11 marzo del 2011.
La lunga attesa, potrebbe essere il sottotitolo ricavato dalle udienze di arringa degli avvocati di parte civile e di contro parte. Udienze scandite dalla ricostruzione delle interminabili ore, durante le quali ogni cosa si è fatta per impedire la salvezza di una giovane partoriente. L’ospedale Ferro/Branciforti/Capra è stato messo sotto accusa per carenze strutturali e i medici coinvolti, sei fra chirurghi, ginecologi e anestesisti ivi operanti da anni, per superficialità, incapacità della gestione dell’emergenza e mancata applicazione del protocollo medico universale.

Questo il diario che ha portato all’exitus:

Ore 17: dopo un esame di prassi il ginecologo, che da nove mesi segue la paziente, decide di approntare un intervento d’urgenza, che però si farà due ore dopo.

Ore 19: viene fatta l’incisione per estrarre il bambino. La situazione degenera immediatamente. Il taglio scatena infatti una emorragia dovuta alla placenta previa, chiaramente riconoscibile dall’esame ecografico precedentemente svolto. I tecnici del tribunale puntualmente e più volte ribadiscono nella loro relazione, che la placenta previa può rivelarsi accreta nei casi di precesarizzate, la signora in questione ne aveva subiti già due. Questi casi, altrove trattati con le dovute cautele, e le giuste attrezzature, si risolvono con la gioia di un nuovo nato e la salvezza della mamma. Questo non è uno di quei casi.

Ore: 20 e 20 entrano in sala operatoria i medici Muratore e Vitale, chiamati in soccorso dai ginecologi. Il dottore Muratore, a detta del suo avvocato, viene introdotto in sala operatoria “con un escamotage”. L’equipe ora composta da due anestesisti, tre ginecologi e un chirurgo si adopera per praticare una isterectomia.

Ore 21: si iniziano ad applicare diverse sacche di plasma non fresco. Il plasma non fresco è stato, a detta dei tecnici del tribunale, inefficiente e male infuso. L’ospedale all’inizio dell’intervento disponeva di una sola sacca di sangue per le emergenze (contro le due previste per legge) e non avendo una emoteca e un centro trasfusionale ha dovuto ricorrere al Chiello di Piazza Armerina. Cosa che ha allungato i tempi di attesa e dunque compromesso l’esito finale.

Ore: 22 e 30 terminato l’intervento si pensa di spostare la paziente, gravemente debilitata, presso un nosocomio attrezzato di rianimazione. Operazione che va fatta secondo il protocollo medico universale con il 118 e a inizio emergenza (ore 19). Cosa che verrà invece fatta tramite chiamate personali a ospedali variamente distribuiti sul territorio. Dai tabulati telefonici è emerso che Enna non è stata chiamata eppure Enna è munita e di rianimazione e di neonatologia, si poteva addirittura coinvolgere a inizio emergenza. La paziente verrà trasferita a Palermo alle 24 e 40 con un ambulanza costretta a percorrere strade che certo non aiutarono la stabilizzazione dei parametri

Ore 3 e 45: Gabriella Gallo donna di 34 anni e madre di tre bambini, l’ultimo dei quali partorito alle 19 di quell’11 marzo, muore.

Gli orari riportati sono stai desunti dalla confusa cartella clinica ritrovata in sala operatoria. A oggi ancora si pensa che se Gabriella Gallo fosse, sua sponte andata altrove, se avesse saputo, se avesse detto o fatto forse si sarebbe salvata. Gabriella Gallo fu per tutti e 9 mesi di gravidanza seguita da un medico ginecologo che al Ferro/Branciforti/Capra operava da anni, come i suoi colleghi coinvolti in questa vicenda. Gabriella Gallo si affidò, come tante altre donne, all’ospedale che la sua terra le offriva certa, come tante altre donne e uomini, che un ospedale salvi e curi, ma un ospedale è fatto di uomini e sono gli uomini che lo gestiscono assumendosene ogni responsabilità.
Il 15 dicembre del 2014 due dei sei medici coinvolti: i dottori Vitale e Muratore sono stati assolti e uno il dottore, Gelsomino condannato a un anno e quattro mesi.
Questo per ciò che riguarda il rito abbreviato, a breve dovrebbe concludersi pure l’ordinario.

Nicosia. Violenze sui familiari, arrestato un uomo. Era recidivo

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violenzaNel pomeriggio di lunedì personale del Commissariato di Polizia di Nicosia e della Sezione di Polizia Giudiziaria della Polizia di Stato presso la Procura della Repubblica di Enna ha eseguito l’ordinanza di applicazione della misura cautelare personale nei confronti di un uomo.
Le indagini condotte dalla Polizia hanno permesso di far luce su una serie di violenze fisiche e psicologiche che l’indagato ha reiteratamente compiuto nei confronti del proprio figlio minore, della moglie, nonché dei genitori di quest’ultima, più volte intervenuti in loro difesa. Lo scorso anno l’uomo aveva già subito una condanna per fatti analoghi, ma era stata concessa la sospensione condizionale della pena. Ciononostante, l’individuo ha continuato a maltrattare i propri congiunti, procurando loro anche delle lesioni su varie parti del corpo.
Come spesso accade in occasione di violenze in ambito familiare, l’attività d’indagine è stata di difficile espletamento, ma la professionalità degli operatori della Polizia ha permesso di raccogliere le testimonianze dirette delle vittime dei maltrattamenti ed una considerevole quantità di elementi che hanno consentito al Procuratore della Repubblica, Dr. Calogero Ferrotti, di richiedere ed ottenere dal Giudice per le Indagini Preliminari, Dr. Calogero Commandatore, la misura cautelare dell’allontanamento dalla casa familiare dell’uomo, al quale è stato anche ingiunto di versare alla propria famiglia la somma di € 250,00 mensili.
La misura cautelare applicata, prevista dall’art. 282 bis del codice di procedura penale, è frutto delle modifiche apportate dalle recenti disposizioni urgenti in materia di sicurezza e per il contrasto della violenza di genere, emanate proprio per fronteggiare il susseguirsi di eventi di gravissima efferatezza in danno di donne e di minori.
In questo campo, la Procura della Repubblica di Enna e la Polizia di Stato hanno da tempo attuato sinergiche azioni di prevenzione e repressione di tali cruenti crimini, volte alla tutela di soggetti più deboli, vittime di abusi di ogni genere e di violenze domestiche.

Leonforte. Rinviato a giudizio medico per la morte di una farmacista

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medicoLeonforte. Un medico di origini americane è stato rinviato a giudizio con l’accusa di omicidi colposo per la morte della signora Angela Chiaramonte, una farmacista in pensione che ha perso la vita il 21 settembre 2012. L’anziana è deceduta proprio mentre il medico la sottoponeva alla terapia dell’ infiltrazione in una gamba. Le responsabilità di quest’ultimo sono ancora da dimostrare. La famiglia della farmacista si è già costituita parte civile all’udienza preliminare. Il processo si aprirà il 28 gennaio.

Telefonata di Napolitano al medico colpito dal virus Ebola: “Merita ammirazione”

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virus ebolaGiorgio Napolitano, ha reso noto il Quirinale, ha avuto oggi una cordiale ed intensa conversazione telefonica, per esprimergli solidarietà e auguri, con il medico infettato e sottoposto a terapia in una struttura di alto isolamento e ricoverato all’Istituto Spallanzani di Roma. “Il rischio al quale lei si è sottoposto merita l’ammirazione del nostro Paese” sono le parole del Capo dello Stato al ‘paziente zero’ italiano.
Ancora nessuna certezza, però, in merito ad una possibile data per le dimissioni ospedaliere: dalla scorsa settimana le condizioni cliniche del paziente continuano a migliorare, ma la task force di medici che lo ha in cura ancora non si pronuncia sull’auspicato ritorno a casa.


Enna. Cimino denuncia Salamone per diffamazione. Salamone condannato dal Tribunale di Crotone

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Enna cimino enzo99Anni fa, all’Azienda Sanitaria di Enna fu tentata una operazione con la quale si volevano assegnare ad una pseudo società mista, i cui soci erano la stessa ASL ed una cooperativa costituita per l’occasione, taluni servizi affatto usuali, normali e, pertanto, da non potere “esternalizzare”.
In termini di rafforzamento del sistema di potere dell’uomo forte della provincia di Enna, questa manovra si sarebbe tradotta in presidio dei suoi fedelissimi, da compensare con laute indennità, della Sanità ennese; in estensione delle sue aree di controllo; in consolidamento della sua rete clientelare. Per l’Asl non si individuavano vantaggi, ma solo un costo annuale per circa 7 milioni di euro! Una bella somma di danaro pubblico per finanziare l’ennesima invadenza di potentati locali nelle strutture pubbliche.
Questo “assalto alla diligenza“ fu bloccato attraverso una denuncia di stampa che portò l’ASL a fare marcia indietro ritirandosi dalla società mista.
A fare emergere la grigia vicenda fu, in particolare, Vincenzo Cimino che allora collaborava con “La Sicilia“. Immaginabili furono le reazioni nervose e arroganti degli attori. Purtroppo per loro, non l’ebbero vinta, subendo così uno smacco per loro intollerabile.
Uno dei più esagitati fu Angelo Salamone, fedelissimo e sodale dell’ex senatore. Dichiarò, infatti, al settimanale “Centonove “ che Cimino era una persona indegna, irriconoscente e definita con altre contumelie. Il Salamone fu, ovviamente, denunciato da Cimino per diffamazione.
Ebbene, lo scorso anno Salamone è stato condannato dal Tribunale di Crotone al pagamento di circa 600 euro più le spese processuali. Propose appello. La Giustizia italiana, si sa, è lentissima. Alla fine, però, arriva. Anche perché il “condannato” è finora l’unico ennese a ritenere Cimino persona indegna ed altro.
Anche l’ex senatore più di un anno fa annunciò, per un’altra vicenda, di querelarsi contro Cimino. Fatto l’annuncio, non è seguita la denuncia.

Enna. Arresti domiciliari per un giovane, costrinse quindicenne a subire un rapporto sessuale

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violenza-sui-bambiniCostringe una quindicenne a subire un rapporto sessuale;la Polizia di Stato pone agli arresti domiciliari il giovane responsabile.
Si tratta di un ragazzo residente in provincia, classe 1992, che si è reso protagonista di un episodio di violenza ai danni di una giovane di quindici anni. La minore vittima dell’abuso, dopo essere stata brutalmente spogliata, è stata costretta a subire un rapporto sessuale.
Il fatto, risalente all’estate scorsa, si è verificato in un comune della provincia durante una serata trascorsa in compagnia di amici. Dal racconto della vittima si è appreso che la giovane, a bordo dell’autovettura guidata dall’arrestato, unitamente alla propria sorella e ad altro giovane, si era recata in una zona isolata nei pressi del cimitero del piccolo centro dell’hinterland provinciale.
Una volta arrivati sul posto, mentre la sorella della vittima e l’altro giovane si avviavano ad una passeggiata, l’arrestato invitava la vittima a seguirlo nuovamente a bordo dall’autovettura con la quale i quattro ragazzi erano giunti in quel luogo. A questo punto, dopo aver spogliato la giovane contro la sua volontà, il giovane usava violenza nei confronti della stessa, costringendola a subire un rapporto sessuale.
Le urla della giovane, che tentava in tutti i modi di resistere alla inaspettata condotta del violentatore, attiravano la sorella della vittima e l’altro giovane, i quali tornavano repentinamente verso l’autovettura, interrompendo così l’azione violenta posta in essere dall’aggressore.
L’attività investigativa svolta dai poliziotti della Sezione specializzata reati contro la persona e in danno di minori della Squadra Mobile della Questura di Enna, diretta dal Vice Questore Aggiunto della Polizia di Stato dott. Giovanni Cuciti, ha consentito di raccogliere elementi probatori a carico dell’indagato che, vagliati dal Sostituto Procuratore della Repubblica, dott. Marco Di Mauro, hanno permesso al GIP presso il Tribunale di Enna, dr. Vittorio Giuseppe La Placa, di emettere a carico del giovane un’ordinanza applicativa della misura cautelare degli arresti domiciliari.

Barrafranca. Incendiata l’auto di un consigliere comunale

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barrafranca Piazzetta NeveBarrafranca. Incendiata l’auto di un consigliere comunale, Borino Cumia, in via Santa Rita, nella zona centrale del paese, poco prima delle 22 della sera di martedì. Dai primi rilievi l’incendio sarebbe di carattere doloso, in quanto sarebbero stati posti dei cartoni con liquido infiammabile sotto la parte anteriore dell’auto.
Borino Cumia durante l’accaduto si trovava ad un centinaio di metri.

Enna, furgone (rubato) precipita da viadotto su autostrada A19, conducente irreperibile

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A19 palermo ennaPrecipitato un furgone da un viadotto dell’autostrada A19 Palermo-Catania tra i chilometri 119,750 e 119,850 sul viadotto ‘Gurgazzi’, nel pomeriggio di ieri. Sul posto i Vigili del Fuoco. In fondo al viadotto la sorpresa: gli agenti della stradale hanno trovato il furgone, ma non c’era traccia del conducente. All’inizio si temeva che la persone alla guida, a causa dell’impatto, fosse stata sbalzata fuori dall’abitacolo, ma nei pressi del mezzo non c’era nessuno. Da una verifica è risultato che il furgone è stato rubato ad una ditta edile di Trapani.

A fuoco un’abitazione nel giorno di Natale a Valguarnera

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valguarnera incendio abitazioneValguarnera. Una famiglia di Valguarnera un Natale così, forse non lo dimenticherà mai più. A fuoco la loro abitazione mentre i commensali erano ancora seduti a tavola per il pranzo natalizio. Un incendio di vaste proporzioni che ha tenuto impegnati per quasi 5 ore Vigili del Fuoco, Carabinieri e Vigili Urbani, distrugge interamente la loro abitazione. La famiglia, moglie figli e nipoti si trovavano in un pied a terre, attiguo alla propria abitazione principale, in via Rispoli, quando all’improvviso, a fine pranzo, verso le 16,30, prende fuoco il piccolo appartamento di circa 80 metri, a causa del riscaldamento della canna fumaria del termo camino. Le fiamme nel giro di pochi minuti si sono propagate sino al tetto in legno, diventando via via sempre più intense. All’intero nucleo familiare è rimasto appena il tempo di uscire indenni fuori dall’abitazione ed allertare i vicini e le forze dell’ordine. Per loro, fortunatamente, solo un grande spavento e nulla più, oltre evidentemente ai danni arrecati a mobili e suppellettili. I primi a dare soccorso i vicini di casa, che munitisi di idranti e pompe hanno cercato in qualsiasi modo di domare le fiamme. Subito dopo sono arrivati a dare man forte i vigili urbani del luogo, i carabinieri di Valguarnera e di Piazza Armerina nonché i vigili del Fuoco sempre di Piazza Armerina ed Enna i quali si sono prodigati sino alle 21 per spegnere l’incendio. I danni, secondo una stima effettuata ammonterebbero a circa 50 mila euro.
Rino Caltagirone

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