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Indagine “Caterpillar” (2004) Corte Cassazione conferma altre condanne a carico di due degli indagati di Aidone e Piazza Armerina

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Le indagini svolte dalla Squadra Mobile di Enna, accertarono come, a seguito di precedenti attività investigative, che portarono alla decimazione di vertici e gregari mafiosi della provincia, Gaetano leonardo stesse ricompattando le fila dell’associazione reclutando nuovi soggetti. Con l’operazione “parafulmine” (maggio 2001) fu interrotta tale attività e, subito dopo gli arresti effettuati all’epoca, si cominciarono ad acquisire le prime dichiarazioni di quanti si pentirono, avviando la collaborazione con l’A.G..
Dai riscontri a tali dichiarazioni furono formulate nuove accuse a carico di oltre 120 indagati, addebitando agli stessi fatti specifici, tra i quali omicidi, tentati omicidi, estorsioni, detenzione di armi ed altro.
Tra gli indagati figuravano anche Pietro Balsamo di Piazza Armerina (EN) e Filippo Gangi di Aidone (EN).

Così la Suprema Corte ha posto definitivamente fine ad un iter giudiziario che va avanti da tempo, confermando le condanne a carico dei citati Pietro Balsamo e Filippo gangi, i quali, nella mattina del 27 novembre 2014 si sono presentati spontaneamente, assistiti dai rispettivi legali di fiducia:
– Balsamo alla Questura di Enna, dove è stato arrestato dagli investigatori della Squadra Mobile e del Commissariato di P.S. di Piazza Armerina;
– Gangi direttamente alla Procura – Direzione Distrettuale Antimafia di Caltanissetta, dove ad attenderlo c’erano gli investigatori della Squadra Mobile di Enna.

Pietro Balsamo

Pietro Balsamo

Pietro Balsamo, nato nel 1938
Già condannato per l’art. 416 bis c.p. perché ritenuto organico all’associazione mafiosa operante in provincia di Enna fino al 2001, con la sentenza della Suprema Corte di Cassazione che ha portato all’arresto odierno è stata confermata la pronuncia della Corte di Appello di Caltanissetta che ha condannato il Balsamo Pietro alla pena di anni otto di reclusione e 1.000,00 € di multa per il delitto di estorsione aggravata; lo stesso, in concorso con Leonardo Gaetano e La Rocca Francesco, con più azioni esecutive di un medesimo disegno criminoso, in tempi diversi, facendo parte dell’associazione mafiosa “cosa nostra”, costringeva il titolare dell’allora supermercato MAR di Enna a corrispondere annualmente la somma di 12.000.000 di lire, sotto la minaccia, derivante dall’appartenenza all’organizzazione mafiosa, di cagionare gravi nocumenti ai beni aziendali e, comunque, di frapporre gravi ostacoli alla prosecuzione dell’attività commerciale qualora non si fosse “messa a posto”.
Con l’aggravante di avere commesso il fatto avvalendosi delle condizioni di cui all’art. 416 bis ed al fine di agevolare l’attività delle famiglie mafiose di Enna e Caltagirone.
La recente condanna di Pietro Balsamo riguarda, quindi, un’estorsione aggravata ai danni del supermercato MAR di Enna, commessa dal 1997/98 fino all’anno 2001.
Sul giudizio di responsabilità a carico del Balsamo sono gravate le dichiarazioni di più collaboratori i quali hanno riferito in ordine alla condotta estorsiva, nonché sulla suddivisione dei proventi tra la famiglia di Caltagirone, capeggiata da Ciccio La Rocca (il quale aveva inizialmente “sistemato” l’affare poiché le vittime erano residenti in quel centro) e la famiglia di Enna, con a capo Gaetano Leonardo; secondo quanto ricostruito a seguito delle dichiarazioni dei collaboratori, il provento estorsivo veniva consegnato dal La Rocca a Pietro Balsamo, referente mafioso di Piazza Armerina, il quale avrebbe dovuto poi far avere il denaro al Leonardo, quale capo della famiglia di Enna.

Filippo Gangi

Filippo Gangi

Filippo Gangi, nato nel 1968
Filippo Gangi, con sentenza di primo grado, era stato inizialmente assolto dal delitto di cui all’art. 416 bis c.p., poiché – unitamente al padre – era stato considerato vittima di estorsione.
A seguito di appello proposto dagli uffici della Procura della Repubblica, la corte di Appello di Caltanissetta ribaltava la sentenza di assoluzione di 1° grado, condannandolo per il delitto di cui all’art. 416 bis c.p.; tale pronuncia è stata annullata con rinvio dalla Suprema Corte di Cassazione.

Il nuovo processo incardinato presso altra sezione della Corte d’Appello nissena ha portato a ulteriore sentenza di condanna per il medesimo reato, comminando una pena di anni tre e mesi quattro di reclusione, confermata dalla Suprema Corte di Cassazione.

La ricostruzione operata dai giudici ha portato alla formulazione di un giudizio di responsabilità a carico del Gangi, anche sulla scorta di una serie di dichiarazioni rese da collaboratori e testi; secondo i giudici l’imputato fungeva da collettore per la raccolta del pizzo, da destinare al boss Ciccio La Rocca.
In particolare, Gangi veniva indicato come appartenente alla famiglia di La Rocca; per ottenere lavori edili, aveva fatto interessare anche Pietro Balsamo, riuscendo poi ad attenerne alcuni, divenendo il diretto referente del Balsamo stesso e del La Rocca, per i quali operava come collettore di tangenti.
Il rapporto che legava Gangi con i vertici mafiosi della provincia, gli avrebbe consentito, pertanto, di porsi in posizione dominante sul territorio, godendo di “protezione”.
I condannati, che, come detto, si sono consegnati spontaneamente, a conclusione delle incombenze di rito, sono stati tradotti presso le case circondariali dove dovranno scontare le pene comminate.


Processo a commerciante di Nicosia accusato di violenza sessuale sulla figlia della convivente

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violenza-minoriNicosia. Si è aperto ieri il processo in Corte d’appello al commerciante nicosiano di 33 anni accusato di violenza sessuale sulla figlioletta. Il procuratore generale Giovanni Di Leo ha chiesto per l’uomo la condanna a 9 anni di reclusione. A carico di A. B., è già passata in giudicato la sentenza di condanna a 6 anni. In secondo grado era stato condannato per le presunte violenze sulla figlioletta ma assolto dall’accusa di avere abusato anche di un’altra bambina, figlia della donna con la quale aveva allacciato una relazione sentimentale. La procura generale aveva impugnato l’assoluzione per la seconda ipotesi di abusi e la Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, con rinvio in appello. Il secondo processo d’appello, quindi, si celebra solo sul capo di imputazione per il quale il commerciante era stato assolto. A. B. in primo grado era stato condannato dal tribunale di Nicosia a 9 anni di reclusione, dopo che il collegio penale lo aveva riconosciuto colpevole di avere abusato sessualmente della figlia avuta dal matrimonio e della figlia della sua convivente. La Corte d’appello di Caltanissetta aveva però assolto il commerciante dal capo di imputazione relativo agli abusi sulla figlia della convivente, sulla base di una lunga serie di elementi a discolpa prodotti dalla difesa sostenuta dall’avvocato Ettore Grippaldi e ridotto la pena a 6 anni. In questo secondo processo d’appello il commerciante è difeso oltre che dall’avvocato Grippaldi anche da Rossana Giachino, che ieri mattina hanno discusso per oltre un’ora le tesi difensive, ripercorrendo tutte le tappe della vicenda, iniziata da una segnalazione fatta dagli operatori della casa famiglia dove erano ospiti l figlia della convivente e la sorellina.




RIPRENDIAMO E PUBBLICHIAMO DAL QUOTIDIANO LA SICILIA


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Scarcerato il Cancelliere del Tribunale di Enna accusato di concussione, resta sospeso per due mesi

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enna tribunaleEnna. Il cancelliere del Tribunale arrestato (ai domiciliari) dai Carabinieri per concussione ai danni di un avvocato, è stato interrogato dal Gip Luisa Maria Bruno, rispondendo punto per punto alle contestazioni. A.G. ha depositato un promemoria a discolpa. Al cancelliere viene contestata l’ipotesi di concussione, perché abusando del suo ruolo, secondo l’accusa, si sarebbe fatto dare 500 euro da un avvocato, prospettando, in caso di rifiuto, «che non avrebbe provveduto» a un atto d’ufficio.
È stato rimesso in libertà, ma non può tornare a lavoro, perché il giudice ha disposto la sospensione cautelare dal servizio per due mesi.
La vicenda riguarda un procedimento di interdizione, fase in cui al cancelliere è stato affidato dal presidente del Tribunale il compito di effettuare un inventario dei beni. A.G. ha spiegato che per legge gli spetta un pagamento a carico delle parti, considerata la particolare complessità dell’inventario, quindi non ci sarebbe stata alcuna richiesta indebita.

Piazza Armerina: Evade dai domiciliari, Carabinieri arrestano pregiudicato

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AGUGLIA SalvatoreI militari dell’Aliquota Radiomobile del N.O.RM. della Compagnia Carabinieri di Piazza Armerina, hanno tratto in arresto nella mattinata di ieri, in flagranza del reato di evasione, Aguglia Salvatore, 66enne nato e residente a Piazza Armerina, coniugato, pensionato, pluripregiudato.
I militari operanti, durante un mirato servizio di controllo del territorio, finalizzato al controllo delle persone destinatarie di provvedimenti restrittivi, notavano l’aguglia alle ore 09:40 fuori dalla propria abitazione, violando gli obblighi imposti giusta ordinanza emessa dall’Ufficio Esecuzioni Penali della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Enna che, sebbene sottoposto al regime di detenzione domiciliare, gli permetteva di assentarsi dal luogo detenzione dalle ore 10:00 alle ore 12:00 tutti i giorni della settimana.
L’aguglia, espletate tutte le formalità di rito, è stato accompagnato presso la casa circondariale di Enna dove rimarrà a disposizione dell’Autorità Giudiziaria mandante del provvedimento.

Regalbuto. Maltrattamenti, atti persecutori e minacce verso l’ex convivente, 35enne sottoposto a provvedimento cautelare

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Maltrattamenti, atti persecutori e minacceUn 35enne di Regalbuto M.P. è stato colpito dal divieto di avvicinarsi alla ex convivente anch’ella di Regalbuto. Il provvedimento del Gip di Enna è stato notificato nel corso della mattinata odierna all’uomo da parte dei Carabinieri della Compagnia di Nicosia. Il 35enne, indagato per reati persecutori nei confronti della donna con il quale ha interrotto da tempo la relazione, ha ripetuto e aggravato il proprio comportamento, fino al punto di minacciare di morte l’ex compagna anche alla presenza di altre persone. La donna, già 5 anni fà, dopo che il convivente aveva preso il vizio di bere, è stata destinataria di comportamenti ingiuriosi e violenti da parte dell’uomo. Inoltre, a seguito della decisione da parte della donna di interrompere la convivenza, M.P. ha assunto un atteggiamento persecutorio connotato da ingiurie e minacce. Nel mese di ottobre u.s., M.P., sotto i fumi dell’alcol, dopo essersi portato sotto l’abitazione della donna ed aver suonato in modo insistente il citofono, ha cominciato a sferrare calci al portone d’ingresso dello stabile fino a romperlo e, dopo averlo aperto, salire al piano di casa e colpire con calci la porta d’ingresso, aggredendo verbalmente anche i familiari della donna. Dopo l’accaduto il Comando Compagnia Carabinieri di Nicosia proponeva l’uomo per il decreto di ammonimento e i primi del mese di novembre veniva notificato il provvedimento durante il quale M.P. veniva ammonito oralmente ed invitato quindi, a tenere una condotta conforme alla legge. Ciononostante, dopo circa una settimana M.P. si recava nuovamente presso l’abitazione dell’ex convivente e la spingeva verso il muro del palazzo facendole sbattere la testa, schiaffeggiandola, pretendendo di salire in casa e minacciandola qualora avesse denunciato i fatti alle forze dell’ordine dicendole che “l’avrebbe ammazzata”. L’atteggiamento posto in essere dall’uomo ha cagionato un grave e perdurante stato d’ansia e di paura, costringendo la giovane donna a non uscire più di casa da sola. La donna ormai stremata ha deciso di rivolgersi ai Carabinieri della Stazione di Regalbuto. Le indagini svolte dai Militari dell’Arma hanno permesso di riscontrare le dichiarazioni della donna.

Nicosia. Aggredì con pugni un automobilista. Condannato a 4 mesi con sentenza passata ingiudicato, tradotto ai domiciliari

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CASTROGIOVANNI DAVIDENel corso della mattinata a Nicosia, personale della Stazione Carabinieri di Nicosia in ottemperanza ad un ordine di esecuzione per la carcerazione emesso dall’Ufficio Esecuzioni Penali della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Enna, ha proceduto all’arresto di Castrogiovanni Davide classe 1973, di Nicosia dovendo lo stesso espiare la pena di 4 mesi di reclusione per il reato di lesioni personali e violenza privata. L’arrestato, al termine delle formalità di rito, è stato tradotto presso la propria abitazione in regime di arresti domiciliari.
I fatti, per i quali l’uomo è stato condannato, risalgono al 18.2.2009. In particolare in quella giornata accade che un uomo di Nicosia posteggiò la propria autovettura in via Nazionale per sbrigare delle faccende personali. Al suo rientro però, sali sopra il mezzo e si accorse che non riusciva a fare retromarcia in quanto l’autovettura del Castrogiovanni gli ostruiva il passaggio. L’uomo pertanto chiese al Castrogiovanni di spostare l’auto e a tale richiesta venne aggredito verbalmente, con pugni al volto. L’automobilista pertanto con il proprio cellulare tentava di richiedere aiuto al 112 ma il telefono gli venne strappato dalle mani e fu costretto ad utilizzare il telefono di un’attività commerciale li vicino. Il 28 aprile 2014 la Corte Suprema di Cassazione ha dichiarato l’inammissibilità del ricorso presentato dal Castrogiovani ed ora dovrà scontare la sua detenzione.

Ebola, peggiorano le condizioni del medico di Emergency

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virus ebolaStanno peggiorando le condizioni del medico originario di Catania, in servizio all’ospedale Umberto I di Enna, primo italiano ad aver contratto il virus Ebola, partito alla volta della Sierra Leone a settembre quando chiese alla direzione sanitaria ennese l’aspettativa per prestare la sua opera con Emergency ed ora ricoverato all’ospedale Spallanzani di Roma. L’ultimo bollettino di oggi spiega che il paziente da ieri pomeriggio “ha avuto un progressivo peggioramento. Ha iniziato ad avere disturbi gastrointestinali importanti (nausea, vomito e diarrea; lamenta spossatezza e sonnolenza, risponde a tono alle domande e riesce a deambulare autonomamente”. Il paziente, spiegano inoltre, da oggi ha iniziato il 3° trattamento sperimentale, un farmaco che agisce sulla risposta immunitaria. Finora il trattamento si basava su un farmaco antivirale e su plasma convalescente.



29/11/14 13:15

Nicosia. Controllo interforze, decreto di allontanamento per rumeno

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polizia di statoNella notte del 28 novembre è stato effettuato un controllo interforze, operato di concerto tra Polizia di Stato, Polizia Stradale, Guardia di Finanza ed Arma dei Carabinieri, tipologia di intervento voluta dal Dipartimento della Pubblica Sicurezza per contrastare, soprattutto nei territori esterni ai centri urbani, quelle fattispecie di reato che destano maggiore allarme sociale.

Sul territorio di Nicosia, in particolare, il servizio interforze è stato disposto dal Questore dott. Ferdinando Guarino ed ha sinora portato ad eccellenti risultati, soprattutto di carattere preventivo, con l’identificazione di oltre 250 persone solo nell’ultimo mese.
Nel corso di tale attività, mirata alla prevenzione ed alla repressione dei reati nel territorio di Nicosia, gli operatori fermavano un cittadino di nazionalità rumena il quale, privo di documenti, non sapeva fornire valide giustificazioni sul motivo per cui si trovasse sul territorio nicosiano.
Condotto presso gli uffici per le procedure identificative, si appurava come il soggetto, con numerosi precedenti, provenisse da Palermo alla guida di un veicolo risultato provento di furto.
Lo stesso, inoltre, era destinatario di un decreto di allontanamento dal territorio dello Stato sin dal mese di luglio.
Si procedeva quindi alla denuncia per il reato di ricettazione ed alle procedure per ottemperare al decreto di allontanamento.


Barrafranca: due arresti domiciliari e tre obblighi di presentazione alla P.G. per furto cavi rame e alberi di mandorlo

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rameI Carabinieri del Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia di Piazza Armerina congiuntamente ai colleghi della Stazione di Barrafranca, alle prime luci dell’alba odierna, in ottemperanza dell’ordinanza di applicazione della misura cautelare personale, emessa dal Tribunale di Enna – Ufficio G.I.P. – Dr.ssa Mazza, a seguito della richiesta avanzata dalla Procura della Repubblica, hanno eseguito cinque provvedimenti restrittivi della libertà tra cui due arresti domiciliari. Sono stati tratti in arresto:
– D.A., 35enne nato a Mazzarino (CL) ma residente a Barrafranca, coniugato, pastore, pregiudicato;
– D. F., 25enne nato ad Enna ma residente a Barrafranca, celibe, pastore, pregiudicato.
I Carabinieri hanno inoltre notificato la misura cautelare personale dell’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria nei confronti di tre cittadini barresi.
Attualmente irreperibile anche un giovane cittadino rumeno, già residente e stanziale a Barrafranca, coniugato, con precedenti di polizia, anch’egli destinatario della misura cautelare dell’obbligo di presentazione alla P.G..
I due arrestati, unitamente al cittadino rumeno, sono gravemente indiziati, in concorso fra loro, di aver effettuato diversi furti di cavi di rame sottraendoli anche all’Enel s.p.a., con l’aggravante di aver usato violenza sulle cose e di aver commesso il fatto su cose destinate a pubblico servizio. I tre dovranno rispondere anche di furto aggravato di ingente numero di alberi di mandorlo sottratti da terreni di privati cittadini.
I tre cittadini barresi che sono stati colpiti dalla misura cautelare dell’obbligo di presentazione alla P.G. sono indagati per ricettazione in quanto, con più azioni esecutive del medesimo disegno criminoso, al fine di procurarsi un ingiusto profitto, acquistavano o comunque ricevevano alberi di mandorlo, proventi di furto.
I reati si sarebbero verificati lo scorso anno tra Barrafranca e Pietraperzia.
L’indagine è stata seguita e coordinata personalmente dal Dr. Francesco Rio, Sostituto Procuratore presso la Procura della Repubblica di Enna.
Nello specifico, i militari del Nucleo Operativo della Compagnia della città dei mosaici, durante l’espletamento di complesse indagini, supportate da mirate intercettazioni telefoniche ed ambientali – analisi dei dati G.P.S., hanno raccolto una serie di elementi che hanno delineato un quadro probatorio che ha consentito alla Magistratura di ritenere sussistenti gravi indizi di colpevolezza nei confronti dei sette indagati dell’intera operazione.
Gli atti di indagine compiuti, considerati unitamente ai pregiudizi penali e precedenti di polizia, portano ragionevolmente a presumere che i soggetti colpiti dal provvedimento degli arresti domiciliari, si dedichino professionalmente ed in modo continuativo a reati contro il patrimonio tra cui il furto aggravato di cavi in rame ed arbusti di mandorlo e che vivano, in parte, dei proventi degli illeciti perpetrati da cui traggono il loro sostentamento; il G.I.P. infatti ha osservato che, se lasciati in libertà, sarebbe derivata un’alta probabilità di commettere altri illeciti della stessa specie in quanto personalità poco inclini al rispetto delle regole della civile convivenza.
In capo ai quattro indagati destinatari della misura cautelare dell’obbligo di presentazione alla P.G. sono emersi convergenti, concordanti e gravi indizi di reità ma, per il fatto di essere incensurati, non sono stati raggiunti da misure custodiali.
Sono questi i motivi che hanno scaturito l’odierno provvedimento.
Gli arrestati, a conclusione dell’attività investigativa ed espletate tutte le formalità di rito, sono stati tradotti presso la propria abitazione al regime degli arresti domiciliari a disposizione della competente Autorità Giudiziaria con la prescrizione di non comunicare con persone diverse da quelle con cui coabitano o convivono.
Per doverosa notizia occorre precisare che nell’indagine risulta indagato anche una settima persona, un 77enne barrese in capo al quale sussistono gravi indizi di colpevolezza in ordine all’ipotesi delittuosa di simulazione di reato.
All’esecuzione dei provvedimenti hanno preso parte trenta Carabinieri della Compagnia di Piazza Armerina.

Centuripe, rubano 2 maiali e 6 conigli e poi fuggono su auto rubata: inseguiti dai Carabinieri

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centuripe carabinieriIeri sera intorno alle 20.30, i Carabinieri di della Stazione Carabinieri di Nicosia, nel corso di un servizio dedicato alla repressione dei furti, abigeati e reati contro il patrimonio, mentre percorrevano la SS575 notavano un fuoristrada procedere con andatura lenta e fari bassi. Insospettiti i militari hanno così deciso di procedere al controllo intimando l’alt al mezzo. L’autista dell’autovettura tuttavia aumentava la velocità superando la pattuglia e scappando. Iniziava così un inseguimento durato circa 2 chilometri, durante il quale i fuggiaschi tentavano di sfuggire ai Carabinieri percorrendo strade sterrate. Vedendosi tallonati i tre uomini a bordo del mezzo, si lanciavano dall’auto ancora in corsa dileguandosi rapidamente in mezzo alla vegetazione della contrada Carcaci. Il mezzo abbandonato, un Land Rover Defender, è risultato rubato nel mese di maggio 2013 ad un agricoltore di Cerami, a bordo dell’auto sono stati rinvenuti due suini di grossa taglia e sei conigli provento del furto operato nel corso della nottata. L’auto e gli animali sono stati restituiti ai legittimi proprietari.

Nel corso del medesimo servizio i militari del Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia di Nicosia hanno fermato un 29enne di Centuripe G.G, operaio, pregiudicato. Quest’ultimo è stato fermato a bordo della propria autovettura mentre percorreva la SP24. Nel corso della perquisizione personale e veicolare i Carabinieri hanno trovato, debitamente occultato sotto il sedile lato passeggero, un involucro contenente grammi 20 di sostanza stupefacente del tipo marijuana, suddivisa in stecche. Il giovane è stato segnalato alla Prefettura di Enna.

Barrafranca, operazione “Compare”: tre degli indagati respingono tutte le accuse

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giustizia - scrannoBarrafranca. Hanno risposto alle domande del Gip Calogero Coimmandatore e respinto tutte le accuse. Tre degli indagati dell’operazione “Compare”, scattata la scorsa settimana che ha portato a 11 arresti. Una operazione dai grandi numero considerato che oltre alle 9 persone raggiunte da ordinanza agli arresti domiciliari e ai due posti in stato di fermo in flagranza di reato, gli indagati sono in tutto 32.
A rispondere alle domande del Gip, nel corso dell’interrogatorio di garanzia, svoltosi ieri mattina, sono stati Giovanni Faraci, Salvatore Specioso e Michael Marchi, tutti difesi dall’avvocato Gaetano Giunta. Gli indagati hanno respinto le accuse contestando anche circostanze di fatto, come i riferimenti ai loro nomi di battesimo in alcune intercettazioni telefoniche che sono alla base dell’indagine. In sostanza tutti hanno sostenuto di non essere le persone di cui si parla nelle conversazioni intercettate dai carabinieri nel corso delle indagini.
Al termine degli interrogatori il difensore ha annunciato l’impugnazione delle ordinanze di custodia cautelare dinanzi al Tribunale del Riesame. L’operazione Compare, scattata lo scorso 25 novembre tra Barrafranca e Pietraperzia sarebbe partita dalle indagini sull’omicidio dell’allevatore di Pietraperzia Vincenzo Di Calogero, ucciso con due colpi di fucile, sparati da distanza ravvicinata, il 28 dicembre del 2012, mentre pascolava il suo gregge in contrada Cerumbelle, a circa cinque chilometri da Pietraperzia. Indagini che a 2 anni di distanza non hanno ancora portato ad individuare i responsabili di un delitto rimasto irrisolto.
All’epoca per cercare di far luce sull’omicidio vennero messe sotto controllo diverse utenze telefoniche. Da quelle intercettazioni non erano emersi elementi che potessero aiutare a risolvere il delitto, ma si trovarono diversi riferimenti ad un giro di stupefacenti.
A quel punto vennero disposte altre indagini e intercettazioni che hanno permesso di risalire ad un gruppo che nulla ha a ache vedere con la morte dell’allevatore ma che, secondo le accuse avrebbe gestito un giro consolidato di stupefacenti che sarebbero stati smerciati tra Barrafranca e Pietraperzia.


RIPRENDIAMO E PUBBLICHIAMO DAL QUOTIDIANO LA SICILIA


Stilauto

Barrafranca. Omicidi di Salvatore Caronte e Maurizio Marotta, fissato processo con rito abbreviato

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giustizia - scrannoBarrafranca. Fissato per il 13 gennaio 2015 il processo con rito abbreviato a carico dei fratelli Luigino e Carmelo Tambè e di Orazio La Rosa. I fratelli Tambè devono rispondere dell’accusa di essere mandanti degli omicidi di Salvatore Caronte, e di Maurizio Marotta e del tentato omicidio del fratello di Marotta, rimasto ferito nell’agguato. la Rosa è accusato di essere stato l’esecutore materiale dell’agguato ai Marotta, avvenuto il 26 dicembre 2010. al processo con rito abbreviato si sono costituiti parte civile la madre ed il fratello di Maurizio Marotta. L’omicidio si Salvatore Caronte venne compiuto nel 2007, nelle campagne barresi e secondo le accuse venne deciso per dare una lezione all’uomo che aveva malmenato un giovane vicino ai Tambè. Secondo gli inquirenti il delitto Marotta era maturato nell’ambito della guerra per il controllo del traffico di stupefacenti che a Barrafranca è sempre stato fiorente ed al centro di storiche guerre tra gruppi rivali. Marotta era da tempo emigrato in Germania ma era rientrato con la compagna nell’imminenza della nascita della figlioletta. Dopo quasi tre anni di udienza preliminare, gli avvocati difensori Gaetano Giunta ed Enrico Trantino per i fratelli Tambè e Paolo Giuseppe Piazza per La Rosa, hanno chiesto il rito abbreviato. A carico degli imputati ci sono una serie di intercettazioni telefoniche che sono state al centro di 3 anni di battaglia tra accusa e difesa, che ne ha sempre sostenuto la scorretta interpretazione a causa dello strettissimo dialetto barrese parlato dalle persone intercettate.


Riprendiamo e pubblichiamo dal quotidiano La Sicilia


Stilauto

Enna. Slitta a gennaio la sentenza del processo “patenti facili” a carico di 8 imputati

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giustizia - scrannoSlitta al 19 gennaio 2014 la sentenza del processo “patenti facili” a carico di 8 imputati. All’udienza di ieri pomeriggio, dinanzi al collegio penale del tribunale di Enna, a tenere le arringhe solo alcuni degli avvocati che compongono un nutrito collegio di difesa. Hanno concluso di avvocati Giuseppe Gullotta, Calogero Cavallaro, Salvatore Spinello e Giampiero Cortese, quindi il processo è stato rinviato al 19 dicembre per la discussione degli altri difensori e, se il Pm Augusto Rio non chiederà di replicare, per la sentenza. Gli imputati devono rispondere a vario titolo di associazione per delinquere finalizzata alla corruzione e corruzione semplice. Secondo le accuse i funzionari della Motorizzazione chiesero e ottennero denaro ai titolari delle autoscuole, per “facilitare” gli esami per il conseguimento della patente. Nelle arringhe tenute ieri, i difensori hanno ribadito la tesi secondo la quale le somme pagate dai titolari delle autoscuole e percepite dai dipendenti della Motorizzazione erano dovute per i diritti che si versano quando i candidati si iscrivono per sostenere la prova di esame. Nella sua requisitoria, tenuta la scorsa udienza, il Pm Rio ha chiesto la condanna a 4 anni per Gaetano Giuseppe D’Angelo, Vincenzo Litteri, Antonino Lambusta e Domenico Sidoti; a 4 anni e mezzo per Erminio Ferruccio Maria Giordano e Ferdinando Santagati, a 4 anni e 3 mesi per Antonino Di Marco e ad 1 anno per Antonino Provenzano che, a vario titolo, sono accusati di associazione per delinquere finalizzata alla corruzione e corruzione semplice. Un processo che arriverà alla sentenza di primo grado a quasi 8 anni dall’operazione “94%”, condotta dalla Squadra mobile di Enna nell’estate del 2007, quando vennero raggiunte da ordinanza di custodia alcune decine di indagati.

Riprendiamo e pubblichiamo dal quotidiano La Sicilia


Stilauto

Terremoto nei Nebrodi: avvertita scossa tra Enna e Messina Ml 2.3 alle ore 06:16

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terremoto nebrodiUn terremoto di magnitudo(Ml) 2.3 è avvenuto alle ore 06:16:02 italiane del giorno 03/Dic/2014 (05:16:02 03/Dic/2014 – UTC).
Il terremoto è stato localizzato dalla Rete Sismica Nazionale dell’INGV nel distretto sismico: Monti_Nebrodi.
Event-ID 4004520981
Magnitudo(Ml) 2.3
Data-Ora 03/12/2014 alle 06:16:02 (italiane)
03/12/2014 alle 05:16:02 (UTC)
Coordinate 37.8618°N, 14.4332°E
Profondità 7.8 km
Distretto sismico Monti_Nebrodi

Comuni entro i 10Km
CAPIZZI (ME)
MISTRETTA (ME)
CERAMI (EN)
Comuni tra 10 e 20km
CARONIA (ME)
CASTEL DI LUCIO (ME)
MOTTA D’AFFERMO (ME)
PETTINEO (ME)
REITANO (ME)
SANTO STEFANO DI CAMASTRA (ME)
GAGLIANO CASTELFERRATO (EN)
NICOSIA (EN)
SPERLINGA (EN)
TROINA (EN)

Forze dell’ordine pattugliano uffici postali di tutta la provincia di Enna

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Logo PosteIn concomitanza con il pagamento delle pensioni e delle tredicesime la Polizia di Stato di Enna, diretta dal Questore Dr. Ferdinando Guarino, in sinergia con il comando dei Carabinieri di Enna, diretto dal Ten. Col. Paolo Puntel, hanno intensificato le prestazioni di pattugliamento nei pressi degli Uffici Postali di Enna e Provincia. Il servizio è teso a consentire agli anziani di ritirare la pensione e la tredicesima in tranquillità, evitando e scoraggiando eventuali rapine.


Enna. Avrebbe richiesto mazzette per lavori pubblici, archiviazione per Filippo Faraci, ex assessore provinciale

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barrafranca faraci filippoEnna. Archiviazione per la vicenda giudiziaria di Filippo Faraci, ex assessore provinciale accusato, da un dipendente dell’ente, di concussione per aver richiesto tangenti per appaltare alcuni lavori pubblici.Alla fine del 2009 Faraci, assessore provinciale dell’ex MPA, rassegnò le dimissioni dal ruolo istituzionale e dal partito, a seguito della denunzia scritta presentata da un dipendente dell’ufficio tecnico, nella quale si esplicitava che l’assessore lo avrebbe sollecitato a chiedere delle mazzette alle imprese che stavano svolgendo dei lavori per conto della Provincia regionale. Uno di questi colloqui, tra l’altro, era stato registrato e la registrazione consegnata ad un ex assessore provinciale, che poi, assieme alla lettera, erano finite nelle mani del presidente Giuseppe Monaco, il quale in Consiglio provinciale, dichiarò, di averla consegnato con tempestività al Procuratore della Repubblica per le indagini del caso.

Agriturismo “La Dimora di Papa Sisto” di Regalbuto all’interno del locale caldaia un vero e proprio vivaio della marijuana

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Bontempo Alessandro di RegalbutoNel corso della tarda serata di ieri i Carabinieri della Compagnia di Nicosia hanno tratto in arresto il 44enne Bontempo Alessandro di Regalbuto per il reato di detenzione ai fini di spaccio di sostanza stupefacente e detenzione illegale di munizionamento. I militari del Nucleo Operativo e Radiomobile di Nicosia unitamente a quelli della Stazione di Regalbuto, con il supporto delle Unità cinofili dei Carabinieri di Nicolosi (CT), hanno perquisito alcune proprietà riconducibili al Bontempo. La perquisizione veniva estesa inoltre all’Azienda Agrituristica gestiva dall’uomo denominata “La Dimora di Papa Sisto” in Contrada Sisto di Regalbuto. Nel corso delle operazioni i Carabinieri rinvenivano all’interno del locale caldaia un vero e proprio vivaio della marijuana. Di fronte a loro vi erano all’incirca una trentina di semenzai con terra e semi di marijuana piantati. Occultati tra le pietre un sacco contenente 150 grammi di marijuana. Concime liquido sangue di bue e bottiglie di fungicidi. Dimora di Papa Sisto RegalbutoTutto materiale utilizzato per la coltivazione. Estese le operazioni all’interno della struttura ricettiva, in una delle camere che normalmente dovrebbe essere in uso ai clienti, sono stati rinvenuti arnesi per il confezionamento, un tritatore manuale in metallo e una cassetta in metallo contenente denaro in contante a banconote di piccolo taglio nonché un assegno di 450 euro, provento verosimilmente dell’attività delittuosa. Accanto a questo angolo dedicato alla contabilità veniva inoltre trovata l’agenda riportante una serie di nominativi, verosimilmente gli acquirenti della sostanza stupefacente, con indicati gli importi espressi in euro e le quantità in grammi acquistate. Sempre all’interno della stessa stanza venivano rinvenute occultate dentro una borsa, sopra un armadio, 20 cartucce cal. 12. In relazione al munizionamento rinvenuto il Bontempo sarà deferito all’Autorità Giudiziaria in quanto destinatario di un provvedimento di divieto di detenzione armi emesso dalla Prefettura di Enna.
Secondo le prime indagini dei Carabinieri, la bottega della marijuana avrebbe già fruttato più di 1300 euro con la vendita di oltre 500 grammi di marijuana.
Continuano certamente le indagini dei Carabinieri dirette soprattutto ad individuare se dietro questo rinvenimento vi sia una mano più organizzata.

Enna. Accusata di infanticidio, rumena assolta dalla Corte di Appello

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infanticidioEnna. E’ arrivata una sentenza liberatoria da parte dei giudici della Corte di Appello nissena nei confronti della rumena Joana Marin, che nel novembre del 2005 fece buttare il corpo della sua figlioletta appena nata nel cassonetto della spazzatura di contrada Risicallà. La bimba fu poi rivenuta morta da due agenti della polizia che le diedero il nome di Angelica. I giudici hanno assolto la donna dall’accusa di infanticidio perché il fatto non costituisce reato. Joana Marin nel processo di primo grado fu ritenuta responsabile di infanticidio e venne condannata a 8 anni di reclusione. Nell’ultima udienza il Pg Lucia Brescia aveva chiesto di riconoscere alla romena l’indulto e quindi di ridurre la condanna a 5 anni. La donna, difesa dall’avvocato Paolo Patelmo del foro di Belluno, ha sempre sostenuto di essere innocente e che la bambina, nata nel bagno dell’abitazione dei coniugi Scevole in cui lei svolgeva il ruolo di badante, era già morta prima di nascere. La donna riferì che si era fatta accompagnare all’ospedale «Umberto I» visto che il parto le aveva provocato un’emorragia che poteva essere letale.
La Corte di appello nissena, presieduta da Maria Giovanna Romeo, ha deciso di assolverla sulla base dei riscontri alle sue dichiarazioni e della memoria difensiva dell’avvocato Patelmo. La difesa, in questa vicenda, è stata confortata da varie consulenze di parte, a cominciare da quella del prof. Carlo Torre, noto perché è stato perito dell’inchiesta sull’omicidio della studentessa inglese Meredith Kercher. In questa documentazione c’era anche la perizia da cui emergeva che Angelica, in realtà, era morta prima di venire alla luce, quindi non ci sarebbe, come è stato accertato alcun infanticidio alcun infanticidio. Anche per i coniugi Scevole cade l’accusa di occultamento di cadavere in quanto il reato è prescritto.




RIPRENDIAMO E PUBBLICHIAMO DAL QUOTIDIANO LA SICILIA

Ebola, grave il medico di Emergency, registrato rialzo della febbre, sottoposto ad assistenza respiratoria meccanica

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ebolaIl medico italiano di Emergency affetto da Ebola e ricoverato allo Spallanzani ha registrato oggi un rialzo della febbre. Lo rendono noto nel bollettino i medici. Il paziente continua ad essere sottoposto ad assistenza respiratoria meccanica. Le condizioni cliniche sono stabili. Stamane rialzo febbrile. E’ sedato ed una macchina lo aiuta a respirare. Prognosi resta riservata.
Finora, il medico è stato trattato con quattro tipi di terapie: un farmaco antivirale, il plasma di convalescente, un farmaco sperimentale che agisce sulla risposta immunitaria ed un altro farmaco sempre sperimentale. Ma vi è ancora qualche opzione terapeutica che è possibile considerare, aveva già chiarito Ippolito, anche se “tutto va valutato in base alle condizioni cliniche”. Nessun riferimento nel bollettino di venerdì – il numero dodici – ai trattamenti terapeutici attualmente utilizzati. Certo è che le condizioni del paziente zero – dopo un leggero miglioramento iniziale – sono peggiorate repentinamente.

Business migranti. La Cupola romana interessata al Centro profughi di Piazza Armerina

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Luca OdevaineNel sodalizio criminale di Mafia capitale ci sono due imperativi: la pressione sui politici per «oliare le gare degli appalti pubblici» e il coinvolgimento della ’ndrangheta per siglare affari e sostenere campagne elettorali.
“… omissis…
. . . per la questione di un nuovo centro profughi per gli immigrati sbarcati a Lampedusa. C’è chi lo vorrebbe a Mineo, ma la Cupola romana punta a Piazza Armerina. Ecco allora Luca Odevaine (arrestato, ex vice capo di gabinetto di Veltroni), fare il matto, il 15 maggio scorso, per cercare appoggio dal sottosegretario Manzione. Tanto da volerlo farlo contattare anche da Walter Veltroni. Odevaine: «Io mo’ col fatto che ho parlato con Veltroni ieri, ho detto, “Waltrer parlaci pure te, che questo Manzione è persona molto vicina a Renzi… perché Mineo non è compatibile… però c’è la struttura di Piazza Armerina… Io a Manzione glielo sto facendo dire anche da Veltroni».
“… omissis…

Stralcio dell’articolo del 9 dic 2014 su La Stampa a firma di Grazia Longo

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