I Carabinieri della Stazione di Barrafranca, dipendenti dalla Compagnia Carabinieri di Piazza Armerina, continuano la loro costante attività di controllo del difficile territorio, dove l’Arma è l’unico presidio della Forze dell’Ordine.
I militari della benemerita barrese, alle prime luci dell’alba odierna, in ottemperanza dell’ordine di esecuzione per l’espiazione di pena detentiva in regime detenzione, emesso il 16 ottobre dall’Ufficio Esecuzioni Penali del Tribunale di Enna, hanno tratto in arresto Gianfranco Natalino Puzzo, 45enne nato ad Enna ma residente a Barrafranca, coniugato, operaio, pregiudicato.
Il Puzzo è stato definitivamente riconosciuto colpevole di bancarotta fraudolenta, commessa in Enna nel Febbraio del 2007 ed è stato quindi condannato alla pena definitiva di anni 3 (tre) e mesi 2 (due) di reclusione.
Lo stesso Puzzo è stato condannato anche alle pene accessorie dell’incapacità di contrattare con la pubblica amministrazione durante la pena; dell’inabilitazione all’esercizio di una impresa commerciale durante la pena ed all’interdizione dai pubblici uffici per anni 5 (cinque).
Puzzo, espletate le formalità di rito, è stato tradotto presso la casa circondariale di Enna a disposizione dell’Autorità Giudiziaria mandante del provvedimento.
Barrafranca. I Carabinieri eseguono un ordine di carcerazione
Pietraperzia: violenza, minaccia e danneggiamento seguito da incendio, obbligo di dimora a due giovani del paese
I Carabinieri della Stazione di Pietraperzia alle prime luci dell’alba di ieri, in ottemperanza dell’ordinanza di applicazione di misura cautelare, notificavano la misura dell’obbligo di dimora nel Comune di Pietraperzia a due giovani pietrini, soggetti molto ben conosciuti alle Forze dell’Ordine in quanto gravati da precedenti di polizia ed in atto già sottoposti alla misura di prevenzione dell’avviso orale. I due, poco più che ventenni, che hanno tra loro un’abituale ed assidua frequentazione, entrambi disoccupati, sono ritenuti responsabili di aver commesso violenza, mincaccia e danneggiamento seguito da incendio in danno di due compaesani perché, il 13 maggio u.s., in concorso fra loro, per futili motivi, hanno appiccato il fuoco allo scopo di danneggiare il portone di ingresso della privata abitazione delle due parti offese.
Sul posto venne repertata dai Carabinieri della Sezione Investigazioni Scientifiche anche una bottiglia in plastica contenente liquido infiammabile tipo benzina.
I Carabinieri dell’Arma locale hanno subito attivato le indagini, acquisendo le immagini delle telecamere a circuito chiuso sia di diversi esercizi della zona che del Comune e, dopo un lavoro certosino, sono riusciti a risalire alle effigie dei due malfattori ed a identificarli.
Veniva altresì eseguita perquisizione domiciliare a carico di entrambi gli indagati, alla ricerca di elementi riscontro all’identificazione operata dai militari in base alle caratteristiche antropomorfiche ed al modo di camminare degli stessi.
Tale attività dava esito positivo in quanto, a casa dei due, venivano trovati e sequestrati indumenti identici per colore e foggia a quelli indossati dai soggetti immortalati dalle riprese video.
Gli elementi raccolti nel corso delle indagini, il curriculum criminale dei soggetti indiziati, con precedenti di polizia per reati analoghi e della stessa specie, in particolare contro la persona, hanno indotto i militari dell’Arma a ritenere sussistente il pericolo di recidiva specifica ed a richiedere l’emissione di idonea misura cautelare personale che ha scaturito quella eseguita ieri.
Giovane villarosano sorpreso con “fumo”
Nella giornata di sabato 18 ottobre 2014, i Carabinieri del Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia di Enna, durante i diuturni servizi di controllo del territorio, segnatamente finalizzati a contrastare i fenomeni delinquenziali legati agli stupefacenti, arrestavano in flagranza di reato Di Caro Antonino, 25enne di Villarosa, pregiudicato e già sottoposto alla misura di prevenzione della Sorveglianza Speciale con obbligo di soggiorno in quel Comune.
I militari dell’Aliquota Radiomobile, nel pattugliare nottetempo quel Comune, fermavano un’autovettura con a bordo due giovani. L’atteggiamento del Di Caro (passeggero) durante il controllo insospettiva i Carabinieri operanti che, dopo accurata ispezione, rinvenivano un frammento di hashish nonché una cospicua somma di denaro contante. Si procedeva quindi ad effettuare una perquisizione anche presso il domicilio del ragazzo, ove veniva rinvenuta ulteriore sostanza stupefacente, un coltello utilizzato per il confezionamento in dosi ed altro denaro contante. Tutto il “fumo”, pari a 32 grammi, il denaro contante (430 euro) e l’arma bianca venivano posti sotto sequestro ed il Di Caro Antonino dichiarato in stato di arresto per il reato di detenzione ai fini di spaccio di sostanza stupefacente.
Contestualmente anche il conducente dell’autovettura, coinvolto nella vicenda, veniva segnalato alla Prefettura – UTG di Enna per la contestazione amministrativa, per eventuali provvedimenti a tutela della sicurezza pubblica e per eventuale revisione della patente di guida.
Il Di Caro, dopo le formalità di rito, veniva tradotto presso la propria abitazione come disposto da Pubblico Ministero di turno, Dott. Fabio Scavone, in attesa dell’udienza di convalida.
Pasquasia. Sentito l’ex assessore Marino, conclusi interrogatori per la mancata bonifica
Conclusi gli interrogatori chiesti dagli indagati nell’ambito dell’inchiesta sulla mancata bonifica della miniera Pasquasia. E’ stato sentito dal Pm Augusto Rio anche l’ex assessore regionale Giosuè Marino che, come l’ex presidente della Regione Raffaele Lombardo e l’ex assessore Pier Carmelo Russo, dopo il deposito dell’avviso di conclusione indagini, aveva chiesto di essere sentito. Il quarto indagato Pasquale La Rosa, che era il consegnatario della miniera non ha chiesto l’interrogatorio. Adesso la Procura depositerà le richieste di eventuale rinvio a giudizio o di proscioglimento, sul quale dovrà pronunciarsi il Gup. Non ci sono invece indiscrezioni sull ’inchiesta della Dda di Caltanissetta che lo scorso 27 marzo ha portato al sequestro del sito minerario sul quale si stavano effettuando gli interventi di bonifica. La Dda nissena ha emesso avvisi di garanzia a carico dei titolari della ditta “1 Emme soluzioni ambientali Srl”, aggiudicataria dei lavori di bonifica di Pasquasia, di alcuni responsabili del cantiere di bonifica, dei titolari e responsabili delle ditte che avevano sub appalti, oltre che nei confronti di alcuni pubblici ufficiali. I reati contestati agli indagati sono traffico illecito di rifiuti tossici nocivi e associazione per delinquere finalizzata alla frode in pubbliche forniture contro la pubblica amministrazione. A portare al sequestro e agli avvisi di garanzia, era stata l’operazione dei carabinieri che a Leonforte, avevano arrestato 5 persone trovate in possesso di oltre 6.700 chilogrammi di rame e di altri rifiuti ferrosi provenienti dal sito minerario dismesso che potrebbero essere stati illecitamente sottratti dall’area. I carabinieri avevano sequestrato due camion provenienti dal Casertano sui quali era caricato il materiale ed una ingente somma di denaro contante con il quale i due trasportatori avrebbero dovuto pagare il materiale. Dopo una decina di giorni dal sequestro dei mezzi e dei materiali scoperti a Leonforte, i carabinieri del Nucleo investigativo provinciale con il Noe di Catania, avevano sequestro un deposito di Catania e quattro autotreni contenenti lastre di cemento amianto provenienti dal sito di Pasquasia, per il quale era stato disposto il trasporto nuovamente nella ex miniera. L’inchiesta della Dda deve far luce sugli spostamenti dei materiali pericolosi, sulle destinazioni e su eventuali violazioni delle norme per lo smaltimento delle scorie e delle sostanze tossiche e pericolose. I lavori di bonifica erano iniziati a giugno 2013, dopo che il Tar del Lazio, su un ricorso per l’aggiudicazione, aveva ritenuto vincitrice della gara d’appalto la “1 Emme” di Brescia. Per la bonifica di Pasquasia sono stanziati 20 milioni di euro necessari ad eliminare 20 mila tonnellate di amianto su un’area di oltre 17 ettari , a bonificare gli edifici, eliminare sostanze chimiche e apparecchiature.
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Danneggiati i mezzi della società dei rifiuti che opera a Leonforte
Leonforte. Tranciati di netto, o semplicemente manomessi, i cavi degli auto-compattatori all’interno dell’autoparco della nettezza urbana in piazza Parano, danneggiamenti a un altro automezzo, che si trovava all’interno del capannone. Inquietante avvertimento alla Roma costruzioni srl, la società incaricata dal Comune di gestire raccolta e smaltimento dei rifiuti, oltre che, più in generale, la pulizia della città. A scoprire il danneggiamento sono stati gli operai e il responsabile della società a Leonforte, che ha sporto denuncia ai carabinieri.
“Sono molto preoccupato per quello che è successo ai due auto compattatori della ditta che sta operando nel servizio di raccolta dei rifiuti, ai quali è stato arrecato un danno notevole perché gli autori dell’attentato hanno mirato a provocare il maggior danno possibile. Il taglio dei tubi idraulici in uno e la confusione dei tubi creato nell’altro mezzo sono atti fatti per danneggiare. Su questa vicenda si sta creando molta confusione, una lotta sotterranea che potrebbe creare pericoli, una lotta tra parenti poveri che sicuramente non aiuta nessuno, anzi crea un’atmosfera pesante in tutta la Leonforte. Il nostro obiettivo era quello di una città pulita ed un servizio più economico, ma questo probabilmente non è stato capito, è chiaro che bisogna fare luce su questo brutto episodio” questa la dichiarazione -a caldo ed amareggiata- del Sindaco, Francesco Sinatra.
Sesso davanti alla nipotina di tre anni, assolti due nonni cinquantenni di Enna
Non hanno commesso alcun reato, più semplicemente, il «reato non sussiste». Il Tribunale di Enna ha assolto con formula piena una coppia di giovani nonni di Enna, sulla cinquantina, accusati di aver fatto sesso davanti alla nipotina di soli 3 anni.
A chiedere la condanna ad un anno era stato il Pm Francesco Rio, i giudici del collegio penale, presieduti da Giuseppe Tigano, li hanno assolti. La difesa ha dimostrato che il reato si configura solo nell’eventualità in cui, chi lo commette, sia consapevole che un minore sta assistendo al rapporto e che lo stia facendo apposta.
Terremoto Sicilia centrale MI 3 alle ore 17:43:07 il 22/Ott/2014
Un terremoto di magnitudo (Ml) 3 è avvenuto alle ore 17:43:07 italiane del giorno 22/Ott/2014 (15:43:07 22/Ott/2014 – UTC).
Il terremoto è stato localizzato dalla Rete Sismica Nazionale dell’INGV nel distretto sismico: Sicilia_centrale.
Event-ID 4004348101
Magnitudo(Ml) 3
Data-Ora 22/10/2014 alle 17:43:07 (italiane)
22/10/2014 alle 15:43:07 (UTC)
Coordinate 37.5522°N, 14.5558°E
Profondità 30.3 km
Distretto sismico Sicilia_centrale
Comuni entro i 10Km
RADDUSA (CT)
Comuni tra 10 e 20km
AGIRA (EN)
AIDONE (EN)
ASSORO (EN)
CATENANUOVA (EN)
CENTURIPE (EN)
GAGLIANO CASTELFERRATO (EN)
LEONFORTE (EN)
NISSORIA (EN)
REGALBUTO (EN)
VALGUARNERA CAROPEPE (EN)
CASTEL DI IUDICA (CT)
Nicosia. Discarica Canalotto, rinviato il processo per due ex assessori
Nicosia. Slitta a maggio 2015 il processo a carico di due ex assessori comunali all’Ambiente, uno dell’amministrazione Catania ed un ex assessore all’Ambiente della giunta Malfitano, oggi con altre deleghe, per i mancati interventi di messa in sicurezza della discarica Canalotto e per la mancata attivazione delle procedure previste per il cosiddetto “post mortem”, necessari e previsti quando le discariche sono sature o vengono dismesse. Le ipotesi loro contestate si riferiscono al periodo successivo al dissequestro della discarica, avvenuto nella primavera del 2010, quando il sito ritornò nella disponibilità del Comune. Il processo che avrebbe dovuto aprirsi nei giorni scorsi è stato assegnato ad altro giudice. Per la discarica Canalotto, chiusa nel 2006 perchè sequestrata dalla magistratura per violazioni ambientali, si attende l’avvio della bonifica che dovrebbero partire utilizzando circa un milione e 800 mila euro nelle disponibilità della Regione che ha incassato la fideiussione, prestata a garanzia nel 2005 dalla ditta che gestì il sito.
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Enna. Condannato insegnante per omicidio colposo
Enna. A sei anni di distanza un insegnante ennese, Antonio Ferrarello, è stato condannato per omicidio colposo. Il giudice Elisabetta Mazza lo ha condannato a sei mesi di reclusione, sospensione di un anno della patente ed il pagamento di una provvisionale di 25 mila euro per ogni componente della famiglia, i danni complessivi saranno quantificati in sede civile. L’insegnante è stato ritenuto responsabile di omicidio colposo nei confronti del giovane Giuseppe Acciaro, vittima di incidente automobilistico, avvenuto il 10 ottobre del 2008. L’insegnate Antonio Ferrarello, a bordo della sua Alfa 156 , invia delle Olimpiadi, davanti la facoltà di Ingegneria Ambientale, nel fare una manovra, non tenne conto dell’arrivo della moto che andò ad urtare con violenza la macchina e Giuseppe Acciaro, senza casco, venne scaraventato con violenza a terra. E’ stato il Gup Davide Salvucci ad ordinare il processo nei confronti dell’insegnante. Secondo l’accusa Antonio Ferrarello, difeso dall’avvocato Giuseppe Gioia, avrebbe provocato l’impatto tra auto e moto. I genitori ed il fratello si sono costituiti parte civile, assistiti dagli avvocati Piero Patti e Francesco Costantino. E’ stato pure presente un rappresentante dell’assicurazione, rappresentata dall’avvocato Gaetano Gennaro. Un processo che ha avuto un iter piuttosto lungo tanto è vero che si chiude, almeno come primo grado, dopo ben sei anni. C’è un altro imputato in concorso, si tratta di un minorenne C.M. , che è l’amico di Giuseppe, che gli prestò la moto Cagiva Mito, ma la sua posizione sarà stralciata ed a procedere sarà la Procura del Tribunale minorile di Caltanissetta ed il suo difensore, l’avvocato Mauro Di Natale ha chiesto di utilizzare con lui “la messa in prova” per scontare un’eventuale pena. L’insegnate è stato accusato di avere provocato l’incidente per “negligenza, imprudenza e imperizia”. Per l’accusa Ferrarello avrebbe svoltato a sinistra senza dare la precedenza alla moto, che procedeva in senso inverso, eseguendo la manovra di svolta in prossimità del centro dell’intersezione. Ovviamente la sentenza non viene accettata dai genitori e dal fratello, dagli amici.
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Barrafranca. Aggredì l’ex genero, pena ridotta in appello
Barrafranca. La Corte d’appello di Caltanissetta ha ridotto la pena inflitta in primo grado Giuseppe Terramagra, 60 anni, accusato di tentato omicidio ai danni dell’ex genero. La Corte da ridotto la pena a 2 anni e 4 mesi, ritenendo l’uomo colpevole di concorso morale. Terramagra in primo grado era stato giudicato con il rito abbreviato e condannato dal Gup del tribunale di Enna a 3 anni e 2 mesi. La Corte ha annullato anche la condanna all’interdizione dai pubblici uffici per 5 anni che era stata inflitta dal Gup. Ad impugnare la sentenza di primo grado, la difesa dell’uomo sostenta dall’avvocato Maria Concetta Bevilacqua. La posizione del sessantenne era stata stralciata da quella del figlio Salvatore. Il ferimento di Michael M., genero di Giuseppe Terramagra, era stato il culmine di una aggressione del giovane alla moglie in presenza dei familiari. Quando il suocero aveva cercato di fermarlo, lo aveva schiaffeggiato in presenza di decine di persone che stavano partecipando ad un pellegrinaggio religioso. Il giovane aveva poi tentato di speronare l’auto della famiglia Terramagra e in serata avrebbe nuovamente aggredito i congiunti della moglie. A quel punto i Terramagra avevano chiamato i carabinieri e lo avevano affrontato. Salvatore lo aveva colpito con un coltello che il padre aveva comunque tentato di togliergli.
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Nicosia. Aperto il processo per l’inquinamento acustico del parco eolico
Nicosia. Prima udienza dedicata alle eccezioni preliminari, al processo a carico di 4 imputati per le violazioni edilizie e inquinamento ambientale al parco eolico Giunchetto. Imputati sono Antonio Artimagnella di Troina, legale rappresentante della Aerochetto fino al dicembre 2008, Carlo Durante di Roma, legale rappresentate della stessa società fino a giugno del 2012; Corrado Barberis di Alessandria che per un periodo ha rivestito la carica di amministratore delegato della Aerochetto, tutti difesi dall’avvocato Salvatore Timpanaro e per Saverio Barile, legale rappresentante della Cedelt Spa, società che ha eseguito i lavori, difeso dall’avvocato Giorgio Varano. La quinta indagata dell’inchiesta, Florence Duval, 26 anni di Haiti legale rappresentate della società che ha acquisito la Aerochetto, che realizzò il parco, difesa dall’avvocato Raffaela Quintana, ha già patteggiato una multa a 1000 euro, per inquinamento acustico, prodotto da alcune torri eoliche dell’impianto. Agli imputati sono contestate ipotesi relative i reati urbanistici e il rumore emesso da 3 torri eoliche. Gli avvocati Timpanaro e Varano hanno eccepito dinanzi al giudice monocratico di Enna la nullità del decreto di citazione a giudizio perché non è stata citata quale persona offesa la Provincia e il giudice Sedia si è riservato di decidere. Si sono costituiti parte civile una ventina di proprietari di abitazioni e aziende agricole che si trovano nei pressi del parco eolico, rappresentati dagli avvocati Francesca Gemmellaro, Lucia Fascetto, Giacomo Purazzo, Antonio Mangiacapra e Filippo Giacobbe. l’avvocato Timpanaro per gli imputati Durante e Barberis ha chiesto di essere ammesso all’oblazione per l’ipotesi di immissioni rumorose, che prevede il pagamento di una multa e la non menzione sul certificato penale. Il parco che era stato posto sotto sequestro, è tornato in funzione già da tempo.
Vasta attività antidroga a Troina, Centuripe, Regalbuto e Leonforte, un arresto
Nella giornata di ieri i Carabinieri del Comando Provinciale di Enna, hanno operato, in diversi Comuni della Provincia, diversificate attività volte a prevenire e reprimere i fenomeni di spaccio, nonché il consumo di sostanze stupefacenti.
L’attività, condotta da oltre 30 militari con l’ausilio di unità cinofila del Nucleo di Nicolosi (CT), ha riguardato i Comuni di Troina, Centuripe, Regalbuto e Leonforte, ove sono state effettuate una serie di perquisizioni personali e domiciliari.
A Troina è stato tratto in arresto Marco Leanza, classe 1977, di Catania e residente nel quartiere Librino, pregiudicato, da poco domiciliato a Troina. I militari della locale Stazione Carabinieri, all’esito di mirata perquisizione domiciliare, lo trovavano in possesso di gr. 50 di marijuana, già suddivisa in 15 dosi pronte per essere spacciate, abilmente occultate in un’intercapedine dello sgabuzzino. La sostanza stupefacente posta sotto sequestro sarà inviata al laboratorio di analisi sostanze stupefacenti del Comando Provinciale Carabinieri di Enna per gli accertamenti tecnici. Il Leanza, arrestato per il reato di detenzione ai fini di spaccio di sostanza stupefacente, su disposizioni dal Magistrato di turno della Procura della Repubblica di Enna è stato ristretto in regime di detenzione domiciliare in attesa dell’udienza di convalida.
A Leonforte, ove è stato impiegato anche il cane Auro, sono state condotte diverse perquisizioni domiciliari che hanno consentito, presso uno degli obiettivi, di rinvenire gr. 5 di marijuana occultati all’interno di un porta sapone che il proprietario, alla vista dei militari, ha lanciato dalla finestra ma poi prontamente recuperati. Per questo motivo Q.D., 33enne di Leonforte, è stato deferito a piede libero all’Autorità Giudiziaria per i reati di detenzione ai fini di spaccio di sostanza stupefacente e favoreggiamento personale. Veniva inoltre deferito a piede libero anche A.C., 22enne di Leonforte, il quale, trovato in compagnia del predetto, rifiutava di fornire le proprie generalità ai Carabinieri operanti.
Nel corso del servizio venivano inoltre segnalate nr. 2 persone alla Prefettura – U.T.G. di Enna, quali assuntori di sostanze stupefacenti.
L’attività di prevenzione e repressione dei reati in materia di sostanze stupefacenti, purtroppo sempre più frequenti anche tra i giovanissimi, rimane una delle priorità dei Carabinieri del Comando Provinciale di Enna, che operano quotidianamente nell’ottica di contrastare concretamente questo dilagante fenomeno di degrado sociale.
Cerami. Abusivismo edilizio e sicurezza sul lavoro. Denunce e sequestri dei carabinieri
I carabinieri del comando compagnia di Nicosia congiuntamente al personale del nucleo carabinieri ispettorato del lavoro hanno attuato negli ultimi giorni un servizio finalizzato a contrastare il fenomeno degli abusi edilizi.
Nel corso dei controlli sono state passate al setaccio varie località della provincia particolarmente sensibili sotto il profilo ambientale e del patrimonio paesaggistico. In tale contesto, i carabinieri della stazione di Cerami, hanno denunciato in stato di libertà alla Procura della Repubblica di Enna 11 persone alcune delle quali pregiudicate e titolari di pregiudizi di polizia, tutte originarie di Cerami ed alcuni residenti anche in altri comuni, ritenute responsabili del reato di “interventi eseguiti in assenza di permesso di costruire in totale difformità o con variazioni essenziali” previsto dal testo unico in materia edilizia.
I denunciati sono: A.G. 31enne di Alessandria, A.G. 47enne di Cerami, A.G. 56enne di Cesarò, A.G. 29enne di Troina, A.G. 30enne di Troina, G. G. 50enne di Cerami, M.G. 33enne di Troina, M. G. 54enne di Melilli (Sr), S. G. 60enne di Cerami, pregiudicato, S. G. 26enne e G. G. 91enne di Cerami in qualità di proprietari e committenti dei lavori.
I denunciati sono ritenuti responsabili di aver svolto lavori edili di ristrutturazione di un fabbricato rurale in assenza delle prescritte concessioni edilizie. La struttura, ubicata nel comune di Cerami, in una zona periferica, è stata sottoposta a sequestro. Nel corso del controllo il personale del nucleo ispettorato del lavoro ha appurato irregolarità in materia di assunzione di lavoratori e sicurezza luoghi di lavoro elevando sanzioni amministrative per sessanta mila euro.
Leonforte. Associazione antiracket cancellata dall’elenco della Prefettura
L’Associazione Antiracket e Antiusura Falcone e Borsellino di Leonforte, sorta, la seconda in Sicilia, nei primi anni ’90, per iniziativa di un gruppo di imprenditori che ha denunciato il racket del pizzo, è stata cancellata dall’elenco prefettizio delle associazioni antiracket. E questo perché rientrata in una più ampia revisione delle organizzazioni antimafia. A rendere nota la cancellazione è stato lo storico presidente Santo Laneri, imprenditore che negli anni ’90 ha rischiato la vita, assieme ad altri soci, dopo aver denunciato il pizzo e fatto condannare gli uomini di Cosa Nostra a Leonforte. Contro l’esclusione, l’associazione ha presentato ricorso al Tar e nel frattempo Laneri ha scritto una lettera al Prefetto Fernando Guida, chiedendo di rivedere la propria decisione. “Quanto da Sua Eccellenza deciso non lo condividiamo, ma lo accettiamo con risentimento, perché il nostro impegno educativo per la legalità nelle scuole ai giovani non viene accettato – scrive Laneri – la prego di perdonare la nostra non condivisione”. L’associazione, peraltro, alcuni mesi fa si è costituita parte civile al processo di rito abbreviato “Homo Novus”, a carico di alcuni presunti esponenti di Cosa Nostra a Leonforte. Ancora una volta, coraggiosamente, l’associazione – che in questi anni è stata impegnatissima nel fronte della legalità, con incontri costanti nelle scuole e varie iniziative pubbliche – si è posta in prima fila contro la mafia. “Negli ultimi anni l’associazione ha perso alcuni soci, chi per la propria opportunità, chi per garantire i propri interessi – afferma Laneri – ma il numero è passato da poco più di una decina, quanti eravamo all’inizio, a oltre sessanta soci: è prova dell’apprezzamento della conduzione dell’associazione. Ci sono marescialli dei carabinieri, professionisti, imprenditori, sindaci, ma anche dipendenti pubblici e semplici cittadini: ci battiamo per l’affermazione della cultura della legalità. Inoltre, in questi anni abbiamo svolto sottotraccia un’attività in favore della denuncia, assistendo direttamente un imprenditore del nord che ci ha chiesto aiuto. Le innumerevoli iniziative concrete, purtroppo, sono coperte da ovvi motivi di privacy delle vittime. Ma siamo presenti, come lo siamo stati in passato; e come saremo in futuro, indipendentemente da ciò che accadrà, perché l’Associazione Antiracket leonfortese ha seminato entusiasmo e fede alla legalità, dando pace ai leonfortesi. Vorremmo che il Prefetto – conclude – ci ascoltasse e valutasse assieme a noi la revoca di questo provvedimento di cancellazione. L’esclusione per noi è un affronto alla legalità, alla lealtà e alla giustizia. Proprio qualche giorno fa sono stato contattato da un signore di un paese limitrofo per un consiglio contro il racket”.
Enna, pregiudicato condannato per avere rubato ad una donna borsa e bancomat
Enna. E’ stato condannato a nove mesi di reclusione con pena sospesa e mille euro di multa, Maurizio Cappa, pregiudicato ennese di 40 anni in quanto si è reso responsabile di avere rubato la borsa ad una donna e poi ha cercato di utilizzare il bancomat per prelevare circa 400 euro dalla cassa continua di un istituto di credito. La donna aveva lasciato la borsa all’interno della macchina, che ha lasciato aperta per cui a Maurizio Cappa gli è venuto facile appropriarsi della borsa, che conteneva 23 euro in contanti ed il bancomat, che ha cercato di utilizzare inutilmente. E’ stata la donna stessa, che lo ha riconosciuto, a denunziare il furto della borsa e del bancomat. C’era una terza denunzia nei confronti di Cappa, quella di truffa proprio perché ha cercato di prelevare dei soldi con il bancomat ma il giudice monocratico Giovanni Milano ha dichiarato che il “fatto non sussiste”. Maurizio Cappa è molto noto per le sue attività ladresche tenuto conto che in un recente passato ha rubato nei supermercati e nei bar. Proprio lo scorso anno ad un bar del centro storico rubò 400 euro dalla cassa e si porto via trenta coppette di gelato, ha rubato generi alimentari e soldi anche a dei supermercati tanto da essere condannato a 9 mesi di reclusione, che ha scontato ai domiciliari ed è anche probabile che questa condanna, dove sono stati concessi le attenuanti generiche, possa essere scontata anche ai domiciliari per un pregiudicato che in fatto di ruberie a negozi è un maestro.
RIPRENDIAMO E PUBBLICHIAMO DAL QUOTIDIANO LA SICILIA
Barrafranca, Piazza Armerina e Pietraperzia. Controllo territorio: scattano arresti e denunce
I militari della Compagnia Carabinieri di Piazza Armerina nel corso del weekend appena trascorso, nell’ambito dei servizi predisposti dal Comando Provinciale di Enna, hanno maggiormente intensificato l’attività di controllo del territorio e sono scattati arresti e diverse denunce all’Autorità Giudiziaria. Eseguiti posti di controllo in tutti i paesi della giurisdizione ed i risultati operativi non sono venuti a mancare.
In particolare a Barrafranca, i militari della locale Stazione, in ottemperanza dell’ordine di esecuzione per l’espiazione di pena detentiva, hanno tratto in arresto un 36enne del luogo in quanto, riconosciuto definitivamente colpevole del reato di estorsione, dovrà scontare in regime di detenzione domiciliare undici mesi di reclusione.
I militari del Nucleo Operativo e Radiomobile, congiuntamente ai colleghi delle Stazioni di Barrafranca e Pietraperzia, hanno deferito all’Autorità Giudiziaria quattro soggetti di sesso maschile – tutti di Barrafranca – per per guida sotto l’influenza di ebrezza alcolica in quanto, sottoposti ad accertamento tramite etilometro, sono risultati avere un tasso alcolemico superiore ai valori consentiti dal Codice della Strada. Agli stessi sono stati ritirati anche i documenti di guida.
Sempre a Barrafranca è stato segnalato alla Prefettura di Enna, quale assuntore di sostanze stupefacenti, un diciassettenne del luogo che, a seguito di perquisizione personale, veniva trovato in possesso di grammi 1,5 di sostanza stupefacente tipo hashish, sequestratagli.
A Piazza Armerina i Carabinieri della Stazione Cittadina, in ottemperanza dell’ordine di esecuzione per l’espiazione di pena detentiva, hanno tratto in arresto un 65enne del luogo in quanto, riconosciuto definitivamente colpevole del reato di calunnia, dovrà scontare in regime di detenzione domiciliare un anno e mesi quattro di reclusione.
I Carabinieri di Pietraperzia infine, nello svolgimento del regolare servizio d’istituto, allertati da cittadini, sono intervenuti presso un’abitazione del centro storico ove, dopo aver sfondato il portoncino d’ingresso, hanno riscontrato la presenza di un’ottantottenne, vedova, pensionata che, rovinosamente caduta sul pavimento, era impossibilitata a rialzarsi. I militari dell’Arma hanno prestato le cure alla donna accompagnandola presso l’Ospedale “Sant’Elia” di Caltanissetta dove, riscontrata affetta da disidratazione, veniva ricoverata nel Reparto di Neurologia.
Due arresti per mafia; uno assistente della Polizia Penitenziaria, ritenuto referente di “cosa nostra” di Enna. Prefetto si congratula per colpo inferto
Nelle prime ore di martedì 28 ottobre 2014, a conclusione di articolate e complesse attività investigative dirette dalla Procura della Repubblica – D.D.A. di Caltanissetta e disimpegnate dalla Squadra Mobile della Questura di Enna e dai Carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Enna, si è data esecuzione all’ordinanza applicativa della custodia cautelare in carcere emessa dal G.I.P. di Caltanissetta a carico di:
1. Gesualdo Salvatore, nato a Renschid (Germania) nel 1982, residente ad Enna, Assistente di Polizia Penitenziaria in servizio alla Casa Circondariale di La Spezia;
il medesimo provvedimento restrittivo è stato notificato anche a:
2. Amaradio Giancarlo, nato a Enna nel 1978, in atto detenuto, già responsabile di “cosa nostra” per la famiglia di Enna, condannato con sentenza passata in giudicato per associazione per delinquere di stampo mafioso e tentata estorsione aggravata,
entrambi sono indagati:
A) del delitto di cui all’art. 416 bis c.p. comma I, III e IV, perché facendo parte dell’associazione denominata “cosa nostra” e, specificamente, della famiglia di Enna, operante unitariamente con analoghe strutture insediate nel territorio siciliano, da qualificare di tipo mafioso perché i suoi appartenenti si avvalevano della forza intimidatrice del vincolo associativo e della condizione di assoggettamento e di omertà da esso derivante per commettere delitti di ogni genere, e principalmente estorsioni, detenzione e porto di armi ed altro, nonché per acquisire in modo diretto e indiretto, la gestione o comunque il controllo di attività economiche, quali forniture per la realizzazione di opere pubbliche o private, concessione, appalti di opere pubbliche e pubblici servizi, e ancora per realizzare profitti ingiusti di vario genere per sè e per altri, e per procurare voti in occasione di consultazioni elettorali.
Con l’aggravante di aver fatto parte di una associazione armata avente disponibilità di armi per il conseguimento delle finalità associative, nonchè di avere finanziato le attività economiche assunte o controllate in tutto o in parte con il prezzo, il prodotto e il profitto dei delitti commessi.
Con l’aggravante, del reato, di cui all’art. 416 bis -2° comma- c.p., per aver diretto e organizzato l’associazione assumendo la direzione della famiglia di Enna.
Accertato in provincia di Enna da epoca anteriore e prossima al marzo 2007 e fino al 2012.
B) Del delitto p. e p. dagli artt. 81 cpv., 110, 56, 629 co. I e II c.p., in relazione all’art. 628 co. III nr. 1 c.p. e 7 legge 203/91, perché, in concorso fra loro, facendo parte entrambi dell’associazione mafiosa denominata “Cosa Nostra”, con più atti esecutivi di un medesimo disegno criminoso, chiedevano al gestore di una discoteca di Pergusa la corresponsione periodica di una somma di denaro non meglio specificata, con la minaccia, derivante dall’appartenenza alla predetta organizzazione e dalla forza intimidatrice della stessa, di frapporre gravi ostacoli alla attività commerciale della discoteca se non si fosse “messo in regola” con la famiglia mafiosa di “cosa nostra” ed altresì, successivamente, compivano manovre finalizzate a distogliere i clienti dal frequentare la predetta discoteca, così ponendo in essere atti idonei e diretti in modo non equivoco a costringere la vittima al versamento delle somme richieste così da ottenere con la minaccia suindicata un ingiusto profitto, con danno per la parte offesa.
Non verificandosi l’evento per cause indipendenti dalla loro volontà ed in particolare per la resistenza del titolare della predetta impresa.
Con l’aggravante di avere commesso il fatto avvalendosi delle condizioni di cui all’art. 416 bis c.p. ed al fine di agevolare l’attività dell’associazione di tipo mafioso “Cosa Nostra”.
In Enna, nel corso del mese di Dicembre 2008.
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Gesualdo Salvatore è gravemente indiziato di essere inserito nel contesto mafioso ennese e di avere assunto il ruolo di rappresentante della famiglia di Enna, dopo l’arresto di Amaradio Giancarlo del quale era stato stretto collaboratore (Amaradio è stato condannato come responsabile di “cosa nostra” per la famiglia mafiosa di Enna fino al 24 giugno 2009, giorno in cui è stato tratto in arresto dalla Squadra Mobile nell’ambito dell’operazione convenzionalmente denominata “Green Line”).
In particolare sono tre i collaboratori di giustizia, due di Enna ed uno di Catania, che indicano il Gesualdo come il referente della Famiglia mafiosa di Enna in rapporti anche con esponenti di consorterie mafiose delle province limitrofe. Secondo gli elementi acquisiti il Gesualdo si è attivamente adoperato per imporre la leadership criminale di Cosa Nostra sul comune di Regalbuto (EN) a seguito di alcuni summit tenuti con la partecipazione esponenti del clan catanese CAPPELLO; inoltre, lo stesso avrebbe preso parte a più riunioni mafiose aventi ad oggetto, tra l’altro, la ripartizione tra le organizzazioni mafiose di Catania, Messina ed Enna dei proventi dell’attività estorsiva relativa ai lavori per la realizzazione di un grosso centro commerciale in provincia di Enna.
Il circuito relazionale di Gesualdo Salvatore
I rapporti tra il Gesualdo e gli esponenti di Cosa Nostra della provincia sono confermati dai servizi effettuati nell’ambito delle indagini che hanno riguardato i territori di Regalbuto e Catenanuova (operazione Fiume Vecchio e operazione Go Kart). In particolare è stata acclarata dai servizi di osservazione e controllo della polizia giudiziaria la sua partecipazione fisica ad incontri e riunioni con Schillaci Silvestro ed i fratelli Arcodia Pignarello (tratti in arresto nell’operazione Go Kart) sul territorio di Regalbuto.
Peraltro, sin dalle indagini, relative all’operazione Green Line, erano emersi i collegamenti del Gesualdo Salvatore con vari soggetti di spicco della famiglia di “cosa nostra” della provincia di Enna. Il Gesualdo risultava aver partecipato a tre summit (uno dei quali documentato fotograficamente) con la presenza in entrambi i casi di Seminara Salvatore (poi tratto in arresto nell’operazione Old One) oltre che dello stesso Amaradio Giancarlo.
Il ruolo di Gesualdo Salvatore era anche emerso nel corso di un processo celebratosi innanzi al Tribunale di Enna a carico di un imprenditore imputato di concorso esterno in associazione mafiosa; risultava che Amaradio Giancarlo e Gesualdo Salvatore erano intervenuti in una questione economica sorta tra l’imputato ed altro imprenditore edile, il quale ultimo aveva riferito di essere stato condotto dai menzionati Amaradio e Gesualdo in un’abitazione rurale, nella disponibilità dello stesso Gesualdo, e poi intimidito e picchiato per essere indotto al pagamento della somma richiesta.
Il Tentativo di estorsione posto in essere da Amaradio Giancarlo con il supporto di Gesualdo Salvatore.
Il coinvolgimento di Gesualdo Salvatore in un tentativo di estorsione posto in essere da Amaradio Giancarlo nei confronti del gestore di una discoteca di Pergusa (Enna – dal 2008 al 2010), costituisce un ulteriore elemento per rafforzare il quadro probatorio a suo carico con riferimento all’associazione mafiosa.
IL Gesualdo accompagnò l’amaradio che avrebbe avanzato al titolare del locale pubblico la richiesta estorsiva, specificando che si trattava di un “contributo” per i detenuti per le festività natalizie; tuttavia, la vittima si oppose e ne seguì uno scontro fisico; venne poi posta in essere un’attività di ritorsione consistita nel distogliere i clienti della discoteca a frequentare la stessa.
Il Prefetto si congratula con le Forze dell’Ordine per il duro colpo inferto ai vertici di ”Cosa Nostra” Ennese
Il Prefetto di Enna, Fernando Guida, ha espresso vivo apprezzamento, nel corso di un incontro tenutosi in Prefettura, al Questore Ferdinando Guarino ed al Tenente Colonnello Paolo Puntel, Comandante Provinciale dell’Arma dei Carabinieri, per la brillante operazione condotta a termine congiuntamente dalle due Forze di Polizia nelle prime ore della mattinata odierna, a conclusione di articolate attività investigative dirette dalla Procura della Repubblica-DDA di Caltanissetta, dando esecuzione all’ordinanza applicativa della custodia cautelare in carcere emessa dal G.I.P. di Caltanissetta a carico di Salvatore Gesualdo, assistente della Polizia Penitenziaria in servizio alla Casa Circondariale di La Spezia; il medesimo provvedimento è stato notificato anche a Giancarlo Amaradio, attualmente detenuto, responsabile di “cosa nostra” per la famiglia di Enna.
L’operazione assume particolare importanza per lo spessore criminale dei due indagati, ritenuti appartenenti all’associazione denominata “cosa nostra”, che si sono avvalsi della forza intimidatrice del vincolo associativo per commettere delitti di vario genere, e principalmente estorsioni.
Il Prefetto ha voluto congratularsi personalmente con tutta la “squadra” che ha condotto l’operazione, composta dal Dirigente della Squadra Mobile dr. Giovanni Cuciti, dall’Ispettore Capo Giuseppe Fontanazza, dal Sovrintendente Bernardo Leo, dall’Assistente Capo Santo Calzetta, dal Maggiore dei Carabinieri Giovanni Mennella, dal Capitano Michele Cannizzaro, dal Maresciallo Aiutante Massimo Vitale, dal Brigadiere Capo Michelangelo Parrinelli e dall’Appuntato Scelto Luigi Giachino.
Un risultato importante – ha sottolineato il Prefetto – che conferma l’efficacia dell’azione investigativa condotta dalla Magistratura e dalle Forze dell’Ordine nel contrasto alla criminalità organizzata, a dimostrazione della competenza ed elevata professionalità, della costante dedizione e determinazione con cui le Forze di Polizia contribuiscono, ogni giorno, a presidiare il territorio e a rafforzare concretamente il rapporto di fiducia tra cittadini e istituzioni garantendo sicurezza e legalità.
Confessa tutto l’ex direttore delle poste, avrebbe sottratto ad ignari risparmiatori 3 mln di euro
Confessa tutto l’ex direttore di un ufficio postale della Provincia, che avrebbe sottratto ad ignari risparmiatori qualcosa come 3 milioni di euro. S.S. queste le sigle iniziali del suo nome e cognome. Una maxi truffa perpetrata nel giro di quattro anni e congegnata, approfittando della buona fede e dei buoni rapporti instaurati nel tempo con parte della clientela. La sua confessione è avvenuta l’altro giorno dinnanzi ai giudici del Tribunale del Riesame di Caltanissetta. Il PM della Procura di Enna Francesco Rio dopo complesse e articolate indagini, ne aveva chiesto l’arresto, ma la misura cautelare era stata respinta dal Gip Luisa Maria Bruno perché sarebbe venuto a mancare il pericolo di reiterazione del reato, visto che l’ex direttore aveva in precedenza ammesso tutto o quasi, ad ispettori amministrativi delle Poste che lo avevano sentito dopo le prime segnalazioni dei clienti truffati ed inoltre perché, non appena avvertita l’aria, si era dimesso da Poste Italiane. Ora sarà a giorni il Tribunale del riesame a deciderne la sorte. Ma non è detto che andrà in carcere perché in caso di richiesta di arresto, potrà sempre impugnare la decisione davanti la Corte di Cassazione. L’uomo difeso dal penalista Antonio Impellizzeri dovrà rispondere dell’accusa di essersi appropriato indebitamente di somme che gli venivano consegnate a titolo di investimento presso fondi postali. Ai clienti avrebbe fatto firmare falsi documenti che gli consentivano subito dopo di trasferire nel suo conto le somme percepite. A suo carico ben 57 ipotesi di reato. I clienti –secondo l’accusa formulata- sarebbero stati raggirati per cifre che variano dai 5 mila euro ai 500 mila euro. A parecchi di loro alle scadenze semestrali o annuali, avrebbe corrisposto lauti interessi che consegnava sino a domicilio.
Rino Caltagirone
Incidente mortale sulla Modica-Scicli. Autopsia sul corpo dell’ennese Enrico Tudisco
Modica – “Grazie Enrico”. Tutti gli amici del profilo Facebook di Enrico Tudisco, il 57enne originario di Enna che ha perso la vita domenica sera in un incidente stradale sulla Strada provinciale Modica-Scicli, sentono il bisogno di ringraziarlo per il sostegno che ha sempre dato loro e il suo essere solare e positivo.
Per conoscere le cause della morte si dovrà attendere l’esito dell’autopsia. L’uomo, che da qualche tempo si era trasferito a Modica dove faceva il promotore finanziario, stava percorrendo a bordo del suo ciclomotore la strada provinciale in direzione di Scicli quando, per cause al vaglio dei carabinieri della Compagnia di Modica, ha fermato il mezzo.
È a circa 2 chilometri da Modica che, lungo un rettilineo completamente al buio, è stato falciato da una Jaguar che sopraggiungeva dal senso opposto di marcia. In un primo momento si pensava che entrambi i veicoli procedessero sulla stessa carreggiata.
Secondo una prima ricostruzione dei fatti, Tudisco avrebbe accostato il mezzo. Forse era in panne o forse aveva accusato un malore. In quel momento sopraggiungeva la Jaguar. Quest’ultima ipotesi spiegherebbe perché pare che il corpo non sia stato sbalzato per aria, come dovrebbe accadere in caso di un incidente del genere. Non si esclude, quindi, che il 57enne potesse già trovarsi per terra quando è stato falciato dall’auto di grossa cilindrata che, complice anche il buio fitto, non ha potuto evitare l’impatto. Ecco inoltre spiegato perché a essere investito è stato soltanto lui, mentre il ciclomotore giaceva intatto a lato carreggiata.
A chiamare i soccorsi è stato il conducente della Jaguar subito dopo l’incidente. Sul posto sono sopraggiunte due pattuglie dei militari dell’Arma della Compagnia di Modica, che hanno effettuato i rilievi del caso per ricostruire l’esatta dinamica del fatale sinistro, e hanno anche sentito il conducente della Jaguar, ovviamente sconvolto per quanto accaduto.
Sul posto i vigili del fuoco del distaccamento di Modica e la polizia municipale che ha chiuso al traffico l’arteria non consentendovi l’ingresso per alcune ore, al fine di consentire i rilievi del sinistro e la rimozione del cadavere dal selciato.
Valentina Raffa per RagusaNews
Regalbuto. 5 persone arrestate per furto aggravato, detenzione ai fini di spaccio di sostanza stupefacente e armi
Nella tarda serata di ieri, martedi 28 ottobre, i Carabinieri della compagnia di Nicosia, nel corso di una complessa attività volta a contrastare la diffusione di sostanze stupefacenti, hanno eseguito diverse perquisizioni personali e domiciliari nei confronti di cittadini italiani residenti nel comune di Regalbuto. Nell’ambito delle perquisizioni, per le quali sono stati impiegati una ventina di uomini del nucleo operativo e radiomobile di Nicosia, delle stazioni Carabinieri di Regalbuto e Centuripe, con l’ausilio di unità cinofile dei carabinieri di Nicolosi (CT), sono stati tratti in arresto 5 persone:
1. Calà Campana Antonino classe 1980;
2. Calà Campana Antonino classe 1990;
3. Calà Campana Federico classe 1996;
4. Calà Campana Santo classe 1955;
5. Calà Campana Costantino, classe 1961.
Effettuando una perquisizione domiciliare presso la masseria degli arrestati di Regalbuto i Carabinieri hanno rinvenuto, nella disponibilità di Calà Campana Antonino classe 1980, Calà Campana Antonino classe 1990 e Calà Campana Federico classe 1996, sostanza stupefacente del tipo marijuana divisa in dosi abilmente occultata all’interno di un locale adibito a fienile, dentro un autovettura e in una grondaia di scarico acque reflue. Veniva inoltre rinvenuto un bilancino di precisione per la pesatura della sostanza e la somma di euro 300 ritenuta il provento dell’attività delittuosa. Il materiale e lo stupefacente, del peso complessivo di 400 grammi, veniva posto sotto sequestro e sarà inviata al laboratorio di analisi del comando provinciale Carabinieri di Enna per gli accertamenti tecnici. I tre soggetti venivano tratti in arresto in quanto ritenuti responsabili di detenzione ai fini di spaccio di sostanza stupefacente e tradotti presso il proprio domicilio in regime di detenzione domiciliare come disposto dal magistrato di turno della Procura della Repubblica di Enna. Nel corso della perquisizione i carabinieri scoprivano inoltre che Calà Campana Santo classe 1955 e Calà Campana Costantino, classe 1961 si erano allacciati abusivamente alla rete elettrica mediante manomissione e danneggiamento della maglia elettrica principale. I tecnici dell’Enel intervenuti sul posto accertavano il danno e rispristinavano la linea. I due Calà Campana venivano tratti in arresto in quanto ritenuti responsabili del reato di furto aggravato e rimessi in libertà come disposto dal magistrato di turno della Procura della Repubblica di Enna. Durante le operazioni veniva rinvenuta inoltre una rivoltella e del munizionamenteo per le quali si accertava che non era stata effettuata la prevista comunicazione all’autorità di P.S.
Con questa operazione è stata fatta luce su una ulteriore rete di distribuzione di sostanza stupefacente, che fa seguito ad altre attività di contrasto alla diffusione di droghe condotte dai Carabinieri del comando compagnia di Nicosia nei giorni scorsi nei comuni di Troina, Regalbuto e Centuripe.