I militari della Compagnia Carabinieri di Piazza Armerina nel corso del weekend appena trascorso, nell’ambito dei servizi predisposti dal Comando Provinciale di Enna, hanno maggiormente intensificato l’attività di controllo del territorio e sono scattate diverse denunce all’Autorità Giudiziaria. Sono stati eseguiti diversi posti di controllo nonché di blocco in tutti i paesi della giurisdizione ed i risultati operativi non sono venuti a mancare.
In particolare a Barrafranca i militari della locale Stazione hanno deferito all’Autorità Giudiziaria un soggetto di sesso maschile del paese per per guida sotto l’influenza di ebrezza alcolica ed hanno denunciato per violazione degli obblighi imposti dalla sorveglianza speciale un noto pregiudicato barrese.
A Piazza Armerina i Carabinieri dell’Aliquota Radiomobile hanno denunciato un giovane piazzese per guida senza patente perché mai conseguita.
I Carabinieri di Pietraperzia infine, nel corso di una pattuglia per il contrasto alla vendita di sostanze stupefacenti, nel corso di una perquisizione veicolare a due giovani del paese, hanno rivenuto 2 grammi di marijuana ed hanno quindi segnalato i due alla Prefettura di Enna per uso non terapeutico di sostanza stupefacente; gli stessi militari hanno inoltre deferito all’A.G. di Enna un altro pietrino per guida sotto l’influenza di ebrezza alcolica. Nel corso di regolare servizio d’istituto, i militari dell’Arma pietrina hanno altresì denunciato alla Procura della Repubblica di Enna un noto pregiudicato barrese per violazione degli obblighi imposti dalla sorveglianza speciale.
Il controllo del territorio è quindi, per i militari della Compagnia Carabinieri di Piazza Armerina, il compito primario, l’attività precipua sia come prevenzione che repressione dei reati in genere.
Piazza Armerina. Operazione di controllo del territorio. Scattano diverse denunce
Troina: cittadino rumeno arrestato per resistenza e violenza al pubblico ufficiale
E’ accaduto nella tarda serata di ieri quando un cittadino romeno Valentin Baltatu classe 1972 si è recato presso la stazione Carabinieri di Troina pretendendo dai militari di essere accompagnato presso il Consolato romeno in quanto, a suo dire, si trovava senza soldi. L’uomo in evidente stato di ebrezza alcolica ha cominciato ad inveire contro i carabinieri che cercavano di spiegargli che non era possibile esaudire la sua richiesta. Dopo qualche minuto si è scagliato contro due militari sferrando pugni e spingendoli con violenza, fortunatamente senza procurargli lesioni.
Il cittadino straniero veniva pertanto bloccato e tratto in arresto per il reato di violenza al pubblico ufficiale. L’arrestato veniva condotto presso le camere di sicurezza della compagnia Carabinieri di Nicosia in attesa del giudizio direttissimo come disposto dal magistrato di turno della Procura della Repubblica di Enna.
Calascibetta. Ferimento pensionato, la polizia denuncia due cacciatori catanesi
Calascibetta. Sono stati individuati dalla Polizia e denunciati a piede libero, i due cacciatori responsabili del ferimento di un pensionato di Calascibetta avvenuto lo scorso 8 ottobre, quando l’uomo che era intento a raccogliere le olive, è stato raggiunto da una fucilata. La polizia di Enna ha denunciato i fratelli F. M., di 71 anni e G. M., di 68 anni, di Catania. Ai due la polizia è risalita da una serie di elementi e testimonianze ma determinate è stato il contributo del ferito che aveva appuntato il numero di targa di un’auto parcheggiata in contrada Manna, nei pressi della sua proprietà che è poi risultata intestata ad uno dei denunciati. L’uomo era stato ricoverato in prognosi riservata all’ospedale Umberto I di Enna e la polizia aveva avviato immediatamente le indagini con i rilievi sul posto e avviando le ricerche della vettura segnalata, rintracciata nel siracusano dove i due cacciatori, allontanatisi in tutta fretta dalla zona dell’incidente, stavano tranquillamente continuando la battuta di caccia. Ai due uomini, ai quali sono stati sequestrati i fucili, è stata contestata l’accusa di lesioni colpose aggravate.
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Nicosia. Ustionato anziano nell’incendio vastissimo divampato in contrada Graffagna
Nicosia. Non è in pericolo di vita l’anziano che nella tarda mattinata di venerdì è rimasto ustionato nell’incendio vastissimo divampato in contrada Graffagna e che poi si è esteso fino a lambire un allevamento di bufale e il rifugio montano “Il nibbio”, ma che ha anche minacciato la pineta della riserva naturale di monte Campanito. Un rogo devastante che ha inghiottito decine di ettari di terreno, appiccato da qualcuno che aveva deciso di bruciare alcune sterpaglie malgrado la giornata di vento di scirocco e caldo afoso, assolutamente anomali per questo periodo dell’anno. L’anziano è stato soccorso e ricoverato in ospedale con ustioni ai piedi ed una ferita alla testa, che potrebbe essersi provocato cadendo nel tentativo di allontanarsi del fronte di fuoco. L’uomo, un ultrasettantenne, era anche in forte stato di shock. Le fiamme, sospinte dal vento hanno circondato l’allevamento di bufale per la produzione di mozzarelle che è uno dei più grandi della Sicilia, mentre dalla parte bassa di monte campanito hanno raggiunto il rifugio “Il nibbio”, struttura di proprietà della Silvopastorale che non è mai stata aperta al pubblico. Sul posto sono intervenuti gli uomini del Corpo forestale e del vigili del fuoco, ma ben presto è stato chiaro che serviva l’intervento aereo e sono stati fatti intervenire due canadeir e un elicottero che hanno effettuato lancio fino alle 18, mentre polizia, carabinieri e volontari garantivano la viabilità ed il soccorso alle persone che rischiavano di rimanere intrappolate tra le fiamme.
Da subito è apparso chiaro che ad innescare l’incendio è stato qualcuno che aveva deciso di dar fuoco alle sterpaglie, senza tenere conto del forte vento. Già durante le operazioni di spegnimento sono stati raccolti elementi che confermano l’origine colposa e la polizia sta vagliando la posizione di alcune persone per individuare il responsabile. Purtroppo l’abitudine di incendiare stoppie e sterpaglie anche quando il vento rischia di far perdere il controllo del fuoco e comunque senza avere prima adottato tutte le necessarie misure per spegnerlo, continua a causare vasti incendi, come accaduto lo scorso 22 settembre su monte Altesina. Per quell’incendio sono state denunciate tre persone che avevano dato fuoco alle stoppie. Già nella giornata di oggi potrebbero essere chiuse le indagini e formalizzata la denuncia per chi ha causato l’incendio al Campanito.
Piazza Armerina: continuano i controlli a tappeto. Scattano altre denunce e segnalazioni amministrative alla Prefettura
I militari della Compagnia Carabinieri di Piazza Armerina nella giornata di ieri, nell’ambito dei servizi predisposti dal Comando Provinciale di Enna, hanno intensificato nuovamente l’attività di controllo del territorio e sono scattate altre denunce all’Autorità Giudiziaria. Sono stati eseguiti servizi coordinati e posti di controllo in tutti i paesi della giurisdizione ed i risultati operativi non sono venuti a mancare.
In particolare a Barrafranca i militari della locale Stazione hanno segnalato alla Prefettura di Enna quali assuntori di sostanza stupefacenti due barresi, già noti alle Forze dell’Ordine, in quanto, a seguito di perquisizione, sono stati trovati in possesso di grammi 2,75 di sostanza stupefacente verosimilmente marijuana nonché grammi 2,5 di semi di canapa indica.
A Piazza Armerina i Carabinieri dell’Aliquota Radiomobile hanno denunciato un giovane piazzese per violazione dei doveri inerenti alla custodia delle cose sottoposte a sequestro disposto dall’Autorità Amministrativa. Nello specifico, dovendo procedere alla confisca di un’autovettura hanno constatato che la stessa non era più reperibile ed hanno quindi deferito il custode giudiziale che l’aveva in assegnazione.
I Carabinieri di Valguarnera hanno deferito alla Procura della Repubblica di Enna per violazioni di norme edilizie, quattro valguarneresi che stavano realizzando delle costruzioni senza le prescritte autorizzazioni in zone sottoposte a vincolo idrogeologico; gli stessi militari hanno inoltre denunciato all’A.G. di Enna quattro soggetti del luogo per violenza privata in concorso poiché, anche mediante l’utilizzo di armi, avrebbero minacciato loro compaesani cercando di farli desistere dall’acquisto di terreni. Sempre i militari della benemerita valguarnerese, infine, hanno denunciato in stato di libertà due giovani del luogo per minaccia grave in concorso nei confronti di una giovane anch’ella del piccolo centro dell’ennese.
Enna. Ordinata l’autopsia sul corpo del bambino, nato morto
“L’Ospedale Umberto I non ha niente da rimproverarsi nella morte del bimbo delle coppia di Valguarnera perché i medici del pronto soccorso hanno potuto solo accertare che il bimbo, nel ventre materno, non dava segnali di vita”. A dichiararlo sono stati, in tempi diversi sia il direttore sanitario Emanuele Cassarà sia il primario dell’ospedale di Ostetricia, il dottor La Ferrera, che la notizia ovviamente l’ha appresa dai colleghi del pronto soccorso. Pare che nella vicenda del bimbo morto non c’entra neanche l’ospedale Chiello di Piazza Armerina perché la donna veniva seguito da un medico che operava nel’ambulatorio. Comunque la direzione sanitaria sta svolgendo una serie di indagini proprio per chiarire che gli ospedali sono estranei a questa vicenda. Intanto Il Pm Ferdinando Lo Cascio ha ordinato l’autopsia sul corpo del bambino, nato morto lunedì scorso. I genitori si sono accorti della morte del bimbo solo quando sono arrivati in ospedale, al Pronto soccorso dell’Umberto I, quando i medici hanno detto che i battiti del cuore non si sentivano, hanno approfondito gli accertamenti ed hanno dovuto constatare il decesso del bimbo. Addirittura si parla che la morte del bimbo potrebbe essere avvenuto 48 ore prima. Ora sarà l’autopsia a stabilire quali sono state le cause della morte del bambino; si parla con una certa insistenza, ma mancano certezze, che i valori della madre erano un po’ alterati per cui dal lunedì precedente alla disgrazia sarà successo qualcosa che ha alterato liquido amniotico ed altri valori. I familiari, pur riconoscendo che l’Ospedale Umberto I non c’entra in questa situazione, hanno presentato una denuncia, con l’obiettivo di conoscere le cause che hanno provocato la morte del bambino e molto si potrà sapere dallo status della partoriente. “Vogliamo la verità – dichiara il nonno del piccolo, che ha contattato i media – e, se ci sono responsabilità, chi ha sbagliato deve pagare”. Sia il direttore sanitario dottor Emanuele Cassarà che il dottor La Ferrera stanno seguendo tutto l’iter, pur non essendo implicati i due ospedali, e hanno preparato un dossier che possibilmente consegneranno al magistrato inquirente in modo che si possa dire con certezza che questa volta gli ospedali dell’Azienda ennese in questa questione non c’entrano per niente ed hanno fatto tutto quello che era possibile fare, non dimenticando che il reparto di Gineclogia dell’ospedale di Enna è un punto di riferimento molto importante per tutto il Centro Sicilia. Sono tanti bambini che sono nati all’Umberto I provenienti dalle province di Enna, Catania, Caltanissetta ed Agrigento.
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Enna. Miniera di Pasquasia: segna il passo la bonifica
L’interrogatorio dell’ex presidente della Regione, Raffaele Lombardo, e dell’ex assessore regionale Pier Carmelo Caruso da parte del Sostituto Procuratore Francesco Rio sul disastro ambientale venutosi a creare all’interno della miniera di Pasquasia, ha messo in evidenza il fatto che, allo stato attuale, di bonifica della miniera, nonostante siano state stanziate 20 milioni di euro, non se ne parla. La novità più interessante di qualche giorno fa, è che a sorvegliare tutto il territorio della miniera di Pasquasia sono tornati i guardiani della Resais, quelli che c’erano prima, anche se la miniera continua ad essere tenuta sotto controllo dalla guardie forestali. Il problema che, non essendo iniziate le operazioni di bonifica, di fatto tutto il territorio della miniera e le zone attorno sono sotto inquinamento provocato dalla presenza di tonnellate di amianto, la cui polvere è pericolosa, e la presenza di oli cancerogeni sparso nel terreno sono pur pericolosi. In sostanza più il tempo passo più la bonifica si fa più difficile sotto tutti i punti di vista. Abbiano chiesto a Giuseppe Regalbuto, presidente delle miniere dismesse presso l’URPS qualche notizia relativamente all’ultimo sequestro della Miniera di Pasquasia e quali possibilità future ci sono per la miniera. Non bisogna dimenticare che Giuseppe Regalbuto da anni si batte non solo per la bonifica della miniera ma anche perché la miniera riprenda il suo ciclo produttivo, con riflessi positivi sul lavoro, visto che ancora ci sono almeno vent’anni di estrazione di sali potassi ma anche del magnesio, importante per l’industria aereonautica. “Pur confidando nell’operato della magistratura – ha dichiarato Giuseppe Regalbuto – il mio augurio è che la bonifica riparta immediatamente, considerato e conclamato l’alto tasso cancerogeno dell’amianto e delle numerose altre sostanze inquinanti che sono presenti nella miniera. L’elevata mortalità che è stata registrata negli ultimi anni in Sicilia e, in particolar modo nel territorio ennese, nonché le opportunità di riapertura della miniera richiedono una ripresa celere dei lavori”. La sostanza delle dichiarazioni di Giuseppe Regalbuto che invita la Magistratura inquirente a risolvere la vicenda nel più breve tempo possibile per poter iniziare queste operazioni di bonifica che non sono semplici ma piuttosto complesse perché c’è da salvaguardare la salute di coloro che dovranno effettuare questa bonifica, inoltre bisognerà incominciare a decidere, e lo deve fare la Regione, se l’attività estrattiva deve riprendere oppure no perché una ripresa significa centinaia di posti di lavoro che in questo momento sarebbero veramente di notevole importanza per i territori di Enna e Caltanissetta.
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Enna: cittadino romeno fermato per sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione
I Carabinieri di Enna hanno eseguito il fermo di un cittadino romeno, Bratileanu Ciprian Ionica, 36enne pregiudicato, contestandogli i reati di favoreggiamento e sfruttamento aggravato della prostituzione.
Il fermo, disposto d’urgenza dal Sostituto Procuratore della Repubblica Dott. Fabio Scavone, si è reso necessario, atteso il pericolo di fuga dell’indagato, in quanto senza fissa dimora e per impedire altresì che l’attività di sfruttamento di una sua connazionale venisse ulteriormente reiterata.
L’attività investigativa, durata poco meno di un mese, ha evidenziato, ad Enna, presso diverse strutture alloggiative dove era solita spostarsi, la presenza di una giovane di 28 anni, connazionale dell’uomo fermato; la ragazza, in diversi punti della città, riceveva i clienti “accompagnata” dal connazionale Bratileanu Ciprian Ionica, detto “Cipriano”, che di fatto viveva da mesi alle spalle della giovane ragazza sfruttandone l’attività di prostituzione.
L’indagine ha permesso di evidenziare che l’uomo, oltre ad organizzare l’attività di prostituzione della donna, prendeva in affitto le camere d’albergo dove la ragazza si prostituiva, concordando, anche direttamente con i clienti, il costo delle prestazioni sessuali della donna.
I militari hanno inoltre constatato un clima di violenza psicologica e di gravi minacce in cui la donna viveva, costretta, a volte, ad andare anche con uomini che lei aveva espressamente rifiutato.
L’emissione del fermo è stato eseguito nel corso della notte nelle campagne di Ragusa, in collaborazione con i militari del Nucleo Radiomobile della locale Compagnia Carabinieri, dove il “Cipriano” si era recato provvisoriamente, avendovi abitato per diversi anni.
Fermato alla guida di un’auto, priva di copertura assicurativa ed intestata ad un ennese, Bratileanu è risultato altresì privo di patente perché mai posseduta; condotto presso la Casa Circondariale di Ragusa dove il fermo è stato convalidato dal GIP di quel Tribunale, è stato successivamente trasferito presso la Casa Circondariale di Enna, a disposizione del G.I.P. del Tribunale di Enna, Dott.ssa Luisa Maria Bruno che in data odierna ha emesso un’ulteriore ordinanza di custodia cautelare in carcere, notificata questa mattina dai militari del Nucleo Investigativo.
Valguarnera: pluripregiudicato catanese ruba quattrocento euro appena prelevate dal bancomatad un anziano
I Carabinieri della Stazione di Valguarnera alle prime luci dell’alba di ieri, in ottemperanza dell’ordinanza di applicazione di misura cautelare, notificavano la misura dell’obbligo di dimora nel Comune di Gravina di Catania ad un 59enne nato ad Enna, residente a Mascalucia (CT) ma di fatto domiciliato a Gravina di Catania, coniugato, disoccupato, pregiudicato.
L’uomo è gravemente indiziato di aver commesso un furto aggravato in danno di un ottantunenne di Valguarnera il 2 Luglio u.s. in concorso con un altro soggetto.
Il furto si è consumato nei pressi di una tabaccheria di Valguarnera ove, l’anziano derubato aveva da poco prelevato quattrocento euro al bancomat, ed era stato avvicinato da due persone, una delle quali, proprio l’indagato, lo salutava calorosamente abbracciandolo, avendo un forte contatto fisico e dileguandosi di lì a breve.
L’ultraottantenne, qualche istante dopo l’abbraccio, si è reso conto che lo sconosciuto lo aveva derubato del denaro prelevato in banca, per un totale di quattrocento euro, e custodito nella tasca destra dei pantaloni, sostituendo le banconote con dei ritagli di giornale e si è quindi subito recato presso la Stazione Carabinieri cittadina a denunciare i fatti.
I Carabinieri dell’Arma locale hanno subito attivato le indagini, acquisendo le immagini delle telecamere a circuito chiuso di diversi esercizi della zona e, dopo un lavoro certosino, sono riusciti a risalire alle effigie dei due malfattori ed alla targa dell’autovettura con cui erano giunti in paese dalla provincia di Enna. A questo punto hanno identificato i due.
Gli elementi raccolti nel corso delle indagini, il curriculum criminale del soggetto indiziato, pluripregiudicato per reati analoghi e della stessa specie, in particolare contro il patrimonio, hanno indotto i militari dell’Arma a ritenere sussistente il pericolo di recidiva specifica ed a richiedere l’emissione di idonea misura cautelare personale che ha scaturito quella eseguita ieri.
Nello stesso Procedimento Penale risulta coindagato a piede libero anche un altro soggetto, un 23enne nato all’estero ma residente in provincia di Catania.
Centuripe : spacciava droga nel centro del paese, trentenne arrestato
Intorno alle 18.30 di ieri, i Carabinieri di Centuripe hanno tratto in arresto Fisichella Salvatore, classe 1981 di Centuripe, per detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti.
I militari della compagnia di Nicosia nel corso di un predisposto servizio finalizzato al contrasto dei reati in materia di stupefacenti, insospettiti dal frequente via vai di ragazzi lungo una delle strade del piccolo comune, hanno deciso di avvicinarsi notando che in una piazzetta vi era un gruppo di giovani intenti a dialogare tra loro, in particolare i Carabinieri notavano uno di essi, Salvatore Fisichella, con atteggiamento sospetto nascondere una busta di plastica dietro della vegetazione presente sul ciglio della strada. La pattuglia decideva di effettuare il controllo sottoponendo a perquisizione personale l’uomo, rinvenendo abilmente occultato dietro della vegetazione una busta contente contenente sei dosi di marijuana. La perquisizione veniva estesa inoltre presso l’abitazione del giovane, recuperando un bilancino di precisione, alcuni semi di canapa indiana posti a bagno per germogliare e altra sostanza stupefacente pronta da vendere. Il materiale e la droga per un peso complessivo di 7 grammi è stata sequestrata per poi essere inviata al laboratorio di analisi di Enna. Il 30enne centuripino veniva pertanto tratto in arresto e ristretto nella camera di sicurezza della caserma carabinieri di Nicosia in attesa del rito direttissimo cosi come disposto dal sostituto procuratore di turno della procura della repubblica di Enna.
Enna. Processo “patenti facili”: chiesta la condanna di tutti gli imputati
Chiesta la condanna di tutti gli imputati, al termine della requisitoria del Pm Augusto Rio, ieri pomeriggio, al processo “Patenti facili”. Il processo che si celebra dinanzi al collegio penale di Enna, scaturisce dall’operazione che, portò a diverse misure cautelari nei confronti di titolari di autoscuole e funzionari della Motorizzazione civile di Enna. L’accusa ha chiesto la condanna a 4 anni, per Gaetano Giuseppe D’Angelo, Vincenzo Litteri, Antonino Lambusta e Domenico Sidoti; a 4 anni e mezzo per Erminio Ferruccio Maria Giordano e Ferdinando Santagati, a 4 anni e 3 mesi per Antonino Di Marco e ad 1 anno per Antonino Provenzano. Poco prima della requisitori gli imputati Sidoti, Lambusta e Litteri, che avevano chiesto di essere interrogati, hanno ribadito l’estraneità alle accuse che sono loro contestate.
Gli imputati devono rispondere a vario titolo di associazione per delinquere finalizzata alla corruzione e corruzione semplice. Secondo le accuse i funzionari della Motorizzazione chiesero e ottennero denaro ai titolari delle autoscuole, per “facilitare” gli esami per il conseguimento della patente. Gli avvocati difensori Giuseppe Gullotta, Calogero Cavallaro, Antonio Impellizzeri, Salvatore Spinello e Giampiero Cortese, sostengono che si trattava di somme dovute per i diritti che si versano quando i candidati si iscrivo per sostenere la prova di esame. Il collegio, presidente Giuseppe Tigano, ha fissato la prossima udienza per il primo dicembre, quando sono previste le arringhe della difesa e, se non ci saranno richieste di replica da parte del Pm dovrebbe essere pronunciata la sentenza. L’operazione battezzata “94%” era stata condotta dalla squadra mobile di Enna nell’estate del 2007, quando vennero raggiunte da ordinanza di custodia alcune decine di indagati. L’inchiesta era nata dall’anomala ed eccessiva percentuale di candidati promossi all’esame di patente.
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Rinviato il processo per ingiurie aggravate tra Spedale e on.Alloro per accordo extragiudiziale
Rinviato per un eventuale accordo extragiudiziale tra le parti, il processo per le “esternazioni” del deputato regionale Pd Mario Alloro (nella foto) che nel corso del consiglio provinciale del 6 dicembre 2012 usò alcune frasi nei confronti del consigliere provinciale del Pdl Francesco Spedale che le ritenne ingiuriose. Il processo si era aperto nei mesi scorsi dopo che la procura di Enna aveva disposto il decreto di citazione a giudizio per ingiurie aggravate. Ieri mattina la difesa del parlamentare regionale ha chiesto un rinvio per potere tentare una conciliazione con la controparte. La vicenda nasce da una seduta nel corso della quale si doveva discutere della “vicenda Castoro” per decidere se dichiarare o meno decaduto il consigliere, ma la discussione si era “incendiata” quando Spedale era intervenuto per caldeggiare un voto che chiudesse la questione con l’esclusione di Giuseppe Castoro dal consiglio provinciale considerato che il consiglio provinciale aveva ricevuto le diffide della Prefettura, dell’assessorato regionale Enti locali e di tutti gli altri organismi competenti che sollecitavano l’estromissione dal consesso del consigliere per una ipotesi di ineleggibilità. Spedale sosteneva che la mancata votazione sul punto poteva profilarsi come omissione di atti di ufficio e Alloro era intervenuto ricordando che sulla questione si attendeva il pronunciamento del Cga. Spedale aveva insistito e a quel punto Alloro aveva usato frasi che Spedale ritenne offensive.
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Enna. Annullata condanna a 14 anni a Burrasca per omicidio
Vent’anni fa, il 1 marzo del 1994, veniva uccisa ad Enna Rosa La Paglia, strangolata con il suo foulard, nell’ingresso della sua abitazione che si trova in una traversa di via Roma, ed un ennese Emilio Burrasca, 36 anni, per questo omicidio era stato condannato a 14 anni, perché ritenuto complice dell’esecutore materiale Massimo Calzetta che fu condannato a 22 anni di reclusione, condanna questa passata in giudicato. Ora la Sezione minorile della Corte di appello di Caltanissetta (Burrasca era minorenne) presidente Michele Perriera, giudici a latere Alberto Davico e Cesare Zucchetto, ha annullato la sentenza di condanna ed Emilio Burrasca è stato assolto con formula piena e torna in libertà, il Pg Antonino Patti aveva chiesto la conferma della condanna. I giudici della sezione minorile hanno accolto il ricorso presentato dal difensore di Burrasca, l’avvocato Ernesto Maria Brivido del foro di Caltanissetta per non avere commesso il fatto. Una sentenza che ha del clamoroso, che arriva dopo quasi vent’anni dal delitto. L’avvocato Brivido, molto soddisfatto della sentenza, ha sempre sostenuto l’innocenza del suo assistito e l’unica prova che lo condannava era rappresentata da dichiarazioni fornite da collaboratori di giustizia, ritenute inutilizzabili per un vizio procedurale. Infatti il Pm non avrebbe chiesto la riapertura di quell’indagine, rendendo inutilizzabili le dichiarazioni dei pentiti. Quel delitto di Rosa La Paglia fu scoperto agli agenti della squadra Mobile, che riuscirono a trovare un impronta di Calzetta nella maniglia del portone dell’abitazione di Rosa La Paglia e accertarono che a partecipare all’omicidio erano state due persone, quindi Calzetta aveva un complice. Alcuni anni dopo, due pentiti, gli ennesi Angelo e Giancarlo Di Dio, con le loro dichiarazioni denunciarono la complicità di Emilio Burrasca, allora sedicenne, e di avere appreso tutto questo, in carcere dal fratello di Burrasca, Michelangelo, che, interrogato, ha smentito tutto, ed anzi ha messo i risalto che lui con Angelo e Giancarlo Dio era in netto contrasto.
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Leonforte. Arrestato giovane per detenzione di circa 4 chilogrammi di sostanza stupefacente
La polizia ha arrestato di M.G., nato a Leonforte nel 1989, bracciante agricolo, incensurato, per detenzione di circa 4 chilogrammi di sostanza stupefacente.
Personale del Commissariato di Leonforte, avendo notato, nella zona che va dalla “Granfonte” al “Ponte Noce”, la presenza di giovani e di soggetti gravitanti nell’ambiente degli stupefacenti, nel pomeriggio del 14.10.2014, ha effettuato specifico servizio di osservazione. Si aveva così modo di attenzionare un piccolo appezzamento di terreno semi-abbandonato di circa mezzo ettaro, al quale si accede da una piccola stradina non asfaltata, supponendo che lo stesso, per ragioni morfologiche e per la particolare posizione, sita nei pressi di un piccolo, torrenziale, corso d’acqua, potesse essere luogo sicuro per la coltivazione di sostanza stupefacente. L’intuizione degli investigatori leonfortesi si rivelava felice: infatti, si trovavano tre arbusti da poco sradicati, verosimilmente di marjiuana, e, accanto a questi, un casa fatiscente, in condizioni precarie, chiusa con un rudimentale fil di ferro, che si poteva aprire senza alcun problema.
Pertanto, i poliziotti provvedevano ad aprire la porta, e all’interno trovavano un grosso quantitativo di stupefacente, in parte posto all’interno di barattoli in vetro, in parte posto sul pavimento, ed in parte appeso e posto ad essiccare, per un totale di circa quattro chilogrammi lordi. Tra le altre cose, si rinvenivano altresì due secchi di plastica e due tubi in gomma.
Si accertava, dunque, come il fondo venisse spesso visitato da un giovane che, in un appezzamento di terreno prossimo a quello interessato, si occupava della custodia di alcuni animali domestici. Le indagini consentivano quindi di appurare che il ragazzo in questione provvedeva altresì, recandosi nel fondo limitrofo, a coltivare, curare e poi essiccare il cospicuo quantitativo di stupefacente.
Il giovane, rintracciato e fermato, non poteva che ammettere le proprie responsabilità, e per tali ragioni veniva tratto in arresto e condotto presso la casa circondariale di Enna, a disposizione dell’A.G. procedente.
Il sequestro di circa 4 chilogrammi di sostanza stupefacente rappresenta ad oggi il più ingente mai effettuato nella storia recente dal Commissariato leonfortese.
Medico di Piazza Armerina indagato nella vicenda del bambino nato morto
Enna. C’è un indagato nelle vicenda del bambino nato morto di una coppia di Valguarnera, che recatasi al pronto soccorso dell’Umberto I i medici, dopo avere effettuato un’ecografia, hanno potuto constatare che il bambino era morto da circa 48 ore. E’ chiaro che al di là del fatto che la Procura della Repubblica, attraverso la documentazione sequestrata abbia scritto un medico nel registro degli indagati, molte cose utili alla vicenda si potranno sapere dai risultati dell’autopsia che sarà eseguita nella giornata di domani. Il medico indagato è di Piazza Armerina. Il Pm Ferdinando Lo Cascio ha proceduto all’iscrizione del medico nel registro degli indagati. Ovviamente tutto questo è un atto dovuto. Questo provvedimento, va sottolineato, in casi del genere è praticamente un atto dovuto a garanzia dell’indagato stesso. Il conferimento dell’incarico al medico legale avverrà nella giornata di domani al secondo piano del Palazzo di Giustizia. Tutti gli esperti sia della famiglia che del medico indagato che dell’ospedale si sposteranno all’obitorio, per seguire l’esame autoptico.
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Centuripe – Regalbuto: arresti e denunce di commercianti per furto aggravato di energia elettrica
Recentemente la società Enel distribuzione S.p.a. ha registrato alcune anomalie nei consumi di energia elettrica in alcuni comuni della provincia di Enna. In particolare l’azienda ha censito notevoli assorbimenti di corrente in corrispondenza di abitazione e attività commerciali che in realtà risultavano pagare bollette molto più basse.
A seguito di ciò tra ieri e oggi i Carabinieri della compagnia di Nicosia congiuntamente ai tecnici dell’ENEL hanno svolto mirati controlli nei comuni di Centuripe e Regalbuto controllando esercizi commerciali: macellerie, bar, alimentari (con grossi consumi di corrente elettrica stimati in oltre i 1000 euro al mese). Le ispezioni hanno subito restituito il risultato sperato, i militari giunti in contrada Vaccaro del comune di Regalbuto, dove ha sede una vetreria, hanno sorpreso il titolare della ditta Vincenzo Labruna, classe 1978, utilizzare della strumentazione attaccata al contattore dove era apposto un magnete. La calamita ad elevatissima potenza avvolgeva totalmente l’apparecchio di registrazione consumi, l’apposizione di tale marchingegno avrebbe alterato, la misurazione del consumo di energia elettrica “con ingiusto profitto e conseguente danno” cagionato alla società fornitrice, e che ammonterebbe secondo la stima effettuata dai tecnici dell’Enel intervenuti sul posto, ad una percentuale del 95% rispetto a quanto realmente consumato, per un mancato introito per la societa’ di circa 160.000 mila euro.
Il Labruna, titolare dell’azienda, è stato tratto in arresto, in quanto ritenuto responsabile del reato di furto aggravato di energia elettrica. I militari nel corso del sopraluogo hanno accertato che erano stati realizzati illecitamente, “con violenza sulle cose”, allacci dall’attività commerciale al contatore manomesso mediante l’ingegnoso meccanismo della calamita utilizzata per garantire un minimo consumo che non avrebbe dovuto destare sospetti. Il materiale rinvenuto è stato sottoposto a sequestro.
L’arrestato, esperite le formalità di rito, è stato tradotto presso le proprie abitazioni in regime di detenzione domiciliare, così come disposto dal magistrato di turno della Procura di Enna.
Nel corso del servizio i carabinieri hanno ricevuto anche attestati di apprezzamento da parte degli esercenti nei cui confronti il controllo ha avuto esito negativo e che hanno visto ricompensata la loro correttezza ed il loro rispetto delle regole.
Valguarnera. Cade accidentalmente da un’altezza di circa un metro e mezzo e si spappola la milza
Valguarnera. Cade accidentalmente da un’altezza di circa un metro e cinquanta dopo essersi appoggiato ad un pilastro in ferro che avrebbe dovuto sostenere una ringhiera “fantasma” e si spappola la milza. Vittima dell’incidente un operaio di 40 anni, M. C. che subito dopo l’incidente è stato trasportato all’ospedale Umberto l di Enna ove i sanitari lo hanno sottoposto ad intervento chirurgico. Per fortuna le condizioni generali del malcapitato, che in un primo momento venivano considerate serie, non destano eccesive preoccupazioni. L’uomo che abita nei pressi di piazza Caduti di via Fani, nel quartiere Spirito Santo, zona alta del paese, verso le ore 20 di venerdì scorso si trovava in un angolo della piazza a conversare con alcuni vicini, quando inavvertitamente appoggiandosi ad un paletto in ferro, perdeva l’equilibrio e precipitava sulla strada sottostante di via Roma. Una caduta repentina che avrebbe potuto procurare ben più gravi conseguenze. C’è da notare comunque, che il paletto in ferro posto verticalmente ed assieme a tanti altri a poca distanza, avrebbe dovuto reggere una ringhiera di una decina di metri: ringhiera che mancava. Probabilmente divelta da tempo da qualche vandalo e mai sostituita. Sul posto si sono recati subito dopo i carabinieri del luogo per gli opportuni accertamenti del caso. Una zona quella del quartiere Spirito Santo abbandonata dalle istituzioni e in completo degrado. A fare bella mostra di se i cassonetti ricolmi di spazzatura e una discarica abusiva a poca distanza, con materiali di ogni tipo a pochi metri dalla piazza. Reti metalliche, materassi, materiale di risulta, erbacce, c’è di tutto non manca proprio niente. E dire che il quartiere non è situato in campagna o in zona periferica del paese, ma nella zona nord, in pieno centro storico, proprio dietro la Chiesa di Sant’Anna. Le civili proteste degli abitanti della zona proferite in “tutte lingue”, ad oggi non sono servite a nulla, tutte rimaste inascoltate, nonostante le innumerevoli promesse sul pieno recupero della zona. Ma non è solo l’unica del paese, ogni giorno ne sorgono in ogni dove, le ordinanze sindacali e gli appelli per il rispetto dell’ambiente sono risultate insufficienti. Occorrerebbe maggiore tutela e controllo del territorio.
Rino Caltagirone
Per Turi Seminara i guai non finiscono mai per l’acquisto di un appartamento a Piazza Armerina
Per Turi Seminara, ritenuto dalla Dda di Caltanissetta, il responsabile provinciale della famiglia di Cosa Nostra ad Enna, i guai non finiscono mai. Seminara ed il suo luogotenente, Gaetano Drago, ed una sua amica, Concetta Filippa Catalfamo, difesi dagli avvocati Silvano Domina, Giuseppe Scillia, Egidio La Malfa e Paolo Giuseppe Piazza, sono stati rinviati a giudizio perchè, secondo le indagini del Nucleo Investigativo dei carabinieri, diretto dal capitano Michele Cannizzaro, hanno intestato in maniera fittizia l’acquisto di un appartamento di sei vani con annesso garage a Piazza Armerina, costato 63 mila euro, ed è stato acquistato nel maggio del 2008, in tempi non sospetti. Si parla che la donna sia l’amica del cuore, è venuta dalla zona di Milano per risiedere a Piazza Armerina. Seminara, Drago e Catalfamo si devono presentare il 19 gennaio davanti ai giudici del Tribunale collegiale di Enna. Le indagini dei carabinieri e della Dda sostengono che è stata tutta un’operazione per avere un appartamento che sia svincolato dalle proprietà dell’imprenditore agricolo di Mirabella Imbaccari e quindi senza il pericolo di sequestro o confisca. Per acquistare questo appartamento ci sono state delle operazioni bancarie non certo limpide ed a pagare con assegni è stato il suo luogotenente Drago, ma di fatto i soldi, quelli in contanti, li ha usciti Turi Seminara. Il corrispettivo, più precisamente, sarebbe stato pagato da Drago in più rate ai venditori, con assegni circolari. Per l’accusa i tre avrebbero agito per avvantaggiare Cosa Nostra, di cui Seminara e Drago erano personaggi di primo piano, ma allo stato attuale non hanno mai preso condanne per mafia, le sentenze legate al processo “Old One” sono state annullate dalla Cassazione. Relativamente agli assegni ed alle operazioni bancarie fatte c’è un secondo filone che vede indagati un direttore e un operatore di una banca della provincia, accusati di ricettazione, dove si sono svolte le operazioni con il prelievo di una prima tranche di 15 mila euro per la caparra nell’acquisto dell’appartamento.
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Piazza Armerina. Processo per atti sessuali: direttore albergo molestava cameriera
Il processo a carico di un direttore di albergo di Piazza Armerina, G.B., 37 anni, è entrato nella fase più importante perché è stata chiamata a deporre la giovane cameriera, che ha presentato la denunzia nei suoi confronti, essendo stata con violenza sottoposta ad un’aggressione sessuale. La vicenda risale al 2010 e l’albergo da tempo ha chiuso i battenti. Secondo una ricostruzione fatta dall’accusa, a seguito della denuncia della giovane cameriera, pare che G.B., nel momento in cui in albergo c’erano loro due soli, si fosse avvicinato alla giovane cameriera, toccandola nelle parti intime e, quindi, in una fase successiva costringendola a subire atti sessuali. L’imputato, imponendo la propria autorità come direttore dell’hotel, ha bloccato la cameriera e poi ha cominciato a palpeggiarla nelle partiti intime e nelle gambe, ma non c’è stato un atto sessuale. Non ci fu un rapporto sessuale, ma per il codice penale non fa alcuna differenza. L’imputato è difeso dagli avvocati Salvatore e Luigi Spinello, mentre la vittima, che si è costituita parte civile, è difesa dall’avvocato Salvatore Giangrasso. Nell’udienza sono stati interrogati due investigatori delle forze dell’ordine che hanno svolto le indagini a seguito della presentazione della denuncia e poi è stata interrogata la cameriera che ha raccontato la sua versione dell’aggressione sessuale da parte del direttore dell’albergo, come ha cercato di difendersi e poi la presentazione della denuncia e le susseguenti indagini.
Piazza Armerina. Controlli della polizia, denunciate tre persone ed espulso un cittadino straniero
Nei giorni scorsi il Commissariato di P.S. di Piazza Armerina ha intensificato i controlli nel centro cittadino finalizzati alla prevenzione dei reati in genere ed al contrasto, in particolare, di quelli predatori, con risultati di rilievo.
Nel corso dei controlli, infatti, sono state denunciate tre persone, è stato rintracciato un cittadino straniero poi espulso, è stata proposta al Questore l’adozione di due fogli di via obbligatori con divieto di ritorno nel comune nei confronti di due individui pregiudicati e sono state sequestrate due autovetture.
In particolare, durante un controllo effettuato nel quartiere “Castellina”, sono stati identificati due cittadini stranieri, un uomo ed una donna, P.B. ghanese e I.B. nigeriana, entrambi di 26 anni; quest’ultima, regolare sul territorio nazionale, era in possesso di una carta di identità palesemente contraffatta nascosta tra i suoi effetti personali e, pertanto, è stata indagata in stato di libertà per il reato di cui all’art. 497bis del Codice Penale ed il documento è stato sequestrato. Il cittadino ghanese, invece, privo di documenti e pregiudicato per spaccio di stupefacenti, è risultato clandestino in Italia, essendosi trattenuto nel Paese dopo il rigetto della sua domanda di protezione internazionale e nonostante già nello scorso mese di maggio Prefetto ed il Questore di Palermo avessero adottato nei suoi confronti decreto di espulsione ed ordine di allontanarsi dallo Stato entro sette giorni. Pertanto, è stato segnalato all’A.G per il reato di cui all’art. 14 comma 5ter del D.Lvo 286/1998 (Testo Unico Immigrazione) ed accompagnato presso l’Ufficio Immigrazione della Questura ove gli sono stati notificati ulteriori provvedimenti di allontanamento dal Paese.
Sempre nelle vie dello stesso quartiere, è stato sottoposto a controllo S.C., 43 anni di Mirabella, pregiudicato per reati contro il patrimonio, la persona ed in materia di armi. Avendo fondati motivi di ritenere che la sua presenza in questo centro fosse finalizzata alla commissione di reati, gli agenti hanno eseguito nei suoi confronti perquisizione personale e veicolare, ritrovando, ben nascosti nell’abitacolo dell’autovettura, alcuni attrezzi e strumenti idonei allo “scasso”, di cui non ha saputo giustificare il possesso in quel contesto, così come non ha fornito valida motivazione della sua presenza a Piazza Armerina. Pertanto, visti i precedenti specifici, l’uomo è stato denunciato per il reato previsto dall’art. 707 Codice Penale ed è stata proposta al Questore di Enna l’adozione nei suoi confronti del foglio di via obbligatorio con divieto di ritorno nel comune di Piazza Armerina.
Stessa misura è stata adottata nei confronti un 57enne di Raddusa, con precedenti per reati contro il patrimonio ed in materia di armi. L’uomo, alla guida della propria auto, avvedutosi della presenza di un posto di controllo operato da personale del Commissariato lungo le vie di accesso alla città, ha repentinamente invertito il senso di marcia nel tentativo di sottrarsi all’alt degli agenti, che, accortisi della manovra, si sono lanciati all’inseguimento della vettura riuscendo a fermarla dopo pochi minuti. Gli agenti, visti i precedenti specifici e l’ora notturna, hanno così proceduto nei confronti dell’uomo a perquisizione personale e veicolare, con esito però negativo. Ciò nonostante, considerati i precedenti e la condotta dell’uomo, nonché le circostanze di tempo e di luogo, poiché il predetto non è stato in grado di fornire agli agenti spiegazioni plausibili che giustificassero il suo comportamento e la sua presenza in quel luogo ed a quell’ora, è stata proposta al Questore di Enna l’adozione di foglio di via obbligatorio con divieto di ritorno nel comune di Piazza Armerina.
Infine, nel corso dei controlli su strada, durante i quali sono state controllate decine di auto e di persone, gli agenti del Commissariato hanno proceduto al sequestro amministrativo di due autoveicoli sprovvisti dell’obbligatoria copertura assicurativa, contestando ai rispettivi conducenti la violazione prevista dall’art. 193 del Codice della Strada