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Chiesti due anni di reclusione per l’autore di un incidente mortale ad Enna bassa

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incidenteEnna.Il PM Marco Di Mauro ha chiesto la condanna a due anni di reclusione con pena sospesa per un giovane A.F., che il 10 ottobre del 2008, con la sua Alfa 156, provocò la morte del diciannovenne Giuseppe Acciaro che si trovava a bordo nelle vicinanze della facoltà di Psicologia della Kore, mentre stava svoltando per la via Mazza. Nella sua requisitoria il Pm ha sottolineato che la manovra di svolta dell’Alfa Romeo doveva essere fatta nel più breve tempo possibile. Non ha importanza se la motocicletta procedesse a una velocità superiore al limite consentito, che il giovane Acciaro a bordo della moto fosse privo del casco, che il conducente della moto non potesse trasportare un altro passeggero. Chi crea una situazione di pericolo deve rispondere delle conseguenze provocate dalle condotte colpose di terzi. Il Pm ha sottolineato che “l’autovettura dell’imputato aveva iniziato la manovra di svolta non in prossimità del centro del crocevia ma ben quattro metri prima”. Il prossimo 21 ottobre ci sarà l’arringa dell’avvocato Giuseppe Gioia, difensore di A,F. La famiglia del giovane Acciaro si è costituita parte civile, e la difesa è stata affidata agli avvocati Piero Patti e Francesco Costantino, presente all’udienza anche il responsabile dell’assicurazione dell’imputato, che è assistita dall’avvocato Gaetano Cantaro.




Riprendiamo e pubblichiamo dal quotidiano La Sicilia


Rifiuti Enna: si muove la Procura della Repubblica

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rifiuti pallaEnna. Nella vicenda dell’Ato Rifiuti dopo la prima relazione che è stata fatta dall’attuale Collegio di liquidazione (Di Mauro – Ginevra) sulla pesante gestione del Collegio di liquidazione, che ha operato in precedenza (Interlicchia – Sutera) e dove pare che si siano ravvisate azioni di responsabilità per danno all’Ato Rifiuti EnnaEuno, da notizie non ancora ufficiali sarebbe già in arrivo un primo avviso di garanzia (con contestazioni di diversi presunti reati). A coordinare le indagini il Sostituto Procuratore Augusto Rio.
Giorni addietro un incontro con le varie Associazioni e Comitati cittadini, che da sempre si sono occupati della mala-gestione dei rifiuti, con i Commissari dell’ATO (Di Mauro – Ginevra) dove è trapelato che allo stato attuale i debiti sarebbero ben oltre i 250 milioni di euro (pauroso campanello di allarme se si considera che da quasi dieci anni è in funzione l’ATO rifiuti e che il servizio sarebbe dovuto costare in media 25 mln annui, a questo punto i “soldi” che i cittadini hanno versato che fine hanno fatto!). Ma pare l’entità del danno non si ferma qui perché i “danni” continuano a salire man mano che si fanno ulteriori accertamenti, sulle gestioni precedenti. Si ricorda che la Procura della Repubblica di Enna, oltre a quella di Caltanissetta e Catania, hanno già ricevuto la prima relazione del Collegio di liquidazione oltre la Corte dei Conti di Palermo.
Per lunedì pomeriggio riunione dei Sindaci dell’ennese che hanno già ricevuto da qualche giorno una seconda relazione da parte dei dottori Di Mauro e Ginevra dove si evince un danno erariale di circa 15 milioni, per autorizzare una seconda azione di responsabilità.
Nella stessa giornata della riunione dei Sindaci è stato annunciato un sit-in delle varie Associazioni e Comitati di cittadini per “ribadire che non si molla”.

Calascibetta. La Compagnia dell’Arpa non ha truffato la Regione archiviata l’accusa

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compagnia_arpaIl giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Palermo, Giuseppina Cardamone, ha accolto la richiesta di archiviazione del pubblico ministero per 26 indagati nell’inchiesta sulle presunte truffe dei teatri privati nei confronti dell’assessorato regionale dei Beni culturali, fra i quali Angelo Di Dio legale rappresentante dell’associazione culturale l’Arpa.
La richiesta di archiviazione accolta dal gip Cardamone, relativamente all’associazione culturale l’Arpa così recita: “Angelo Di Dio ha esibito documentazione da cui emerge che l’Enpals aveva comunicato dati errati e, pertanto, è insussistente l’ipotesi accusatoria”.
“Fin dall’inizio dell’indagine si è riposta grande fiducia nella magistratura e sul fatto che presto avrebbe accertato la nostra totale estraneità ai fatti – spiega Angelo Di Dio, presidente della Compagnia dell’Arpa – è stato abbastanza semplice chiarire la posizione dell’associazione e fugare tutti i dubbi venuti fuori dall’indagine che peraltro riguardavano delle presunte irregolarità di carattere contributivo. Irregolarità che abbiamo dimostrato di non avere assolutamente commesso, semplicemente presentando la relativa documentazione in nostro possesso, supportata dalla comunicazione dell’Enpals di Catania che ha riconosciuto di aver fornito un dato errato agli inquirenti”.

Centuripe e Regalbuto: Aziende agricole fantasma e false assunzioni. 900mila euro le indennità percepite da centinaia disoccupati

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guardia finanzaIl Nucleo di Polizia Tributaria di Enna ha condotto una complessa attività di servizio a tutela del bilancio dello Stato, nel settore della spesa previdenziale, che ha permesso di accertare il “modus operandi” posto in essere da parte di alcuni imprenditori agricoli fittizi per favorire la percezione illecita di indennità previdenziali ed assistenziali ai danni dell’INPS per 900.000 euro circa.
L’attività investigativa, coordinata dai Sostituti Procuratori della Repubblica di Enna: Dr. Fabio Scavone e Dr. Francesco Rio, innescata da segnalazioni inoltrate da parte di Funzionari Regionali INPS, s’inquadra nella più vasta azione di contrasto operata dal Corpo per reprimere il noto fenomeno delle aziende agricole fantasma e dei falsi braccianti agricoli.
Le indagini hanno riguardato 3 Società Cooperative, con sede legale in Adrano (CT), di fatto inesistenti, i cui amministratori hanno documentato agli uffici provinciali INPS la rilevante disponibilità di fondi agricoli, posti nel territorio di Centuripe e di Regalbuto, tali da giustificare, apparentemente, con riferimento al periodo 2010-2012, l’assunzione di 383 operai agricoli a tempo determinato, per oltre 39.000 giornate lavorative dichiarate, così costituendo, con la falsa attestazione delle obbligatorie 51, 102 e 151 giornate lavorative, secondo i casi, il presupposto necessario per la successiva erogazione in loro favore delle previste indennità, principalmente di disoccupazione agricola, da parte dell’istituto previdenziale pubblico.
A tal riguardo, venivano di volta in volta predisposti, fraudolentemente, i documenti necessari per legittimare l’impiego della manodopera, successivamente inoltrate le previste denunce aziendali, quindi, dichiarate, falsamente, all’INPS le giornate lavorative, in ultimo, al fine di rendere maggiormente credibile l’effettivo esercizio dell’attività d’impresa, presentate agli Uffici competenti le relative dichiarazione dei redditi.
Le tre Società Cooperative hanno, tra l’altro, sempre riportato, perdite per importi notevoli, risultanti da ricavi e costi primari nemmeno strumentalmente tutti indicati negli appositi quadri delle dichiarazioni.
Per due società infatti, è stato agevole rilevare, dall’esame della dichiarazione relativa all’anno di apparente operatività, che, per conseguire la perdita d’esercizio indicata, avrebbe dovuto esporre l’improbabile cifra di oltre € 1.000.000 di euro di retribuzioni pagate; ovvero, in un caso più del doppio dei ricavi apparenti dichiarati, nell’altro, più verosimile, sostanzialmente pari.
Le indagini hanno accertato l’assenza di contabilità, l’omesso pagamento dell’IVA e dell’IRAP dichiarata per oltre 110.000 Euro, nonché, ovviamente, degli ingenti versamenti dei contributi previdenziali ed assistenziali relativi ai lavoratori fittiziamente assunti.
Pertanto, attraverso l’articolata ed insidiosa condotta sopra delineata, è stato indotto in errore l’Ente Pubblico erogatore circa la sussistenza dei previsti requisiti di legge, frodando l’erogazione delle indennità a favore degli operai agricoli comunicati da parte delle tre aziende agricole.
L’attività investigativa ha portato alla denuncia dei tre amministratori delle cooperative fantasma e dei 383 falsi braccianti agricoli percettori delle indennità per truffa aggravata finalizzata alla percezione illecita di indennità previdenziali ed assistenziali (disoccupazione agricola, malattia e maternità), quantificate in oltre 900.000 euro e falsità ideologica commessa da privato.
Oltre alla prevista comunicazione all’Autorità Giudiziaria, è stata effettuata una dettagliata segnalazione alla Procura Regionale della Corte dei Conti, per l’eventuale avvio dell’autonoma azione di responsabilità amministrativa per danno erariale.

Disgrazia accidentale il decesso del 22enne di Barrafranca

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Salvatore StrazzantiBarrafranca. I familiari del congiunto Salvatore Strazzanti di anni 22 deceduto il 23/09/14 precisano che il decesso é avvenuto per una disgrazia accidentale. Tutti gli elementi di fatto (mancanza di scritti, tranquillità familiare ed altro) nonché quelli balistici (colpo unico a distanza, parte attinta compatibile con posizione seduta di chi pulisce il fucile ed altro) depongono in modo assoluto per una disgrazia accidentale. I funerali oggi alle ore 18 in chiesa Madre.

La foto è stata fornita dai familiari del giovane

Barrafranca. Delitto Nicolosi, nuovo processo d’appello per i Tambè

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luparaBarrafranca. Il procuratore generale della Corte d’appello di Catania ha chiesto la conferma delle condanne all’ergastolo per Giuseppe Tambè ed a 21 anni per il figlio  Alessandro, condannati in primo e secondo grado per l’omicidio di Giuseppe Nicolosi. Ieri mattina dinanzi alla corte d’appello di Catania si è aperto il secondo processo d’appello a carico dei due allevatori, dopo che la sentenza di secondo grado era stata annullata con rinvio dalla Corte di Cassazione. I due allevatori lo scorso 28 febbraio sono stati scarcerati per decorrenza dei termini di custodia cautelare e assistono al processo a piede libero. Giuseppe Tambè, condannato all’ergastolo, era in carcere da 8 anni. L’uomo era stato arrestato con il figlio Alessandro nel 2006. Il giovane  condannato a 21 anni per concorso nel delitto, dopo l’ordinanza di custodia cautelare era stato scarcerato nell’aprile del 2007 per essere poi nuovamente raggiunto da ordinanza di custodia in carcere il 24 febbraio del 2010. Il nuovo processo d’appello si celebra dinanzi alla Terza sezione della Corte d’’assise e d’appello di Catania. La vittima Giuseppe Nicolosi, allevatore, venne assassinato con un colpo di fucile nella tarda serata del 29 luglio del 2006 e secondo l’accusa a sparare fu Giuseppe Tambè, mentre per l’accusa il figlio si sarebbe limitato a portare dalla casa in paese alla campagna e viceversa. il fucile usato per l’agguato. Il movente sarebbe stato legato ai contrasti tra allevatori derivanti da questioni di passaggio del bestiame. In primo grado Giuseppe era stato condannato all’ergastolo e il figlio a 24 anni, condanne confermate nel maggio del 2011 dalla Corte d’appello nissena. La sentenza era stata impugnata in Cassazione dai difensori, avvocati Giuseppe Paolo Piazza e Giuseppe Aricò, che avevano ottenuto l’annullamento con rinvio. Si era celebrato a Catania un secondo processo d’appello conclusosi il 28 marzo 2013 con la conferma della pena per Giuseppe e la riduzione a 21 anni per Alessandro. La difesa ritenendo che la Corte non ha tenuto conto delle osservazioni della Cassazione, ha nuovamente impugnato e lo scorso 12 dicembre è arrivato il terzo annullamento. Martedì 25 discuterà l’avvocato Gaetano Giunta, costituito parte civile per la famiglia Nicolosi, quindi verrà fissata la data per le arringhe della difesa. Il processo dovrebbe concludersi entro la fine di novembre.

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Valguarnera. Posta sotto sequestro l’intera area dell’autoparco Enna Euno

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ennaeunoValguarnera. Enna Euno Spa, ancora una volta nell’occhio del ciclone. Posta sotto sequestro l’intera area dell’autoparco della società, sita a Valguarnera in contrada sottoconvento. Nei giorni scorsi i Carabinieri del luogo e la Polizia municipale con l’ausilio del personale dell’ufficio tecnico comunale, a seguito segnalazioni anonime, avevano effettuato un bliz per controllare la regolarità edilizia degli immobili e verificare le condizioni igienico-sanitarie dei due container esistenti, riscontrando parecchie irregolarità. Da li sono partite indagini serrate che hanno condotto al sequestro dell’area di proprietà privata, presa in affitto dalla società d’ambito Enna Euno circa due anni fa. Le forze dell’ordine hanno contestato sia al proprietario dell’immobile che alla società d’ambito, la realizzazione di alcuni manufatti privi di concessione edilizia. Nella fattispecie si tratta di un capannone adibito ad officina e ricovero mezzi, realizzati anni fa dal proprietario del terreno nonché dell’area presa in locazione dalla società Enna Euno in cui vi erano stati allocati dalla stessa società due container, uno adibito ad ufficio e l’altro a spogliatoio e servizi igienici. Per entrambi i manufatti, secondo le indagini condotte dalle forze dell’ordine, non risulterebbe però alcuna concessione edilizia. Tra l’altro, secondo alcune indiscrezioni non confermate e non smentite, dalle stesse forze dell’ordine, i due container che ospitano tutto il personale, una decina in tutto, risulterebbe privo di linea elettrica, di acqua, e sistema fognario e delle più elementari norme di sicurezza sul lavoro. E dire che si tratta di una società, anche se privata, a valenza pubblica. Assurdo. Sia il personale che i mezzi, non essendoci un’area alternativa a disposizione, sono collocati ancora nella stessa area di contrada sottoconvento, in attesa di trasferimento presso nuovi e idonei locali. I Carabinieri del luogo, oltre ad aver inviato un dettagliato rapporto presso la Procura della Repubblica di Enna, hanno informato gli organi competenti, in merito alla faccenda inerente la sicurezza sui luoghi di lavoro e le condizioni igienico-sanitarie. Le indagini sulla vicenda, coordinate sempre dai carabinieri e polizia municipale, con l’ausilio dell’ufficio tecnico comunale, continuano ancora a ritmo intenso, anche se viene mantenuto per il momento il più fitto riserbo.

Rino Caltagirone

Giustizia. Unione Fori chiama, la Regione risponde: “Difendiamo Corti d’appello”

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avvocati - francesco marullo di condojanni presidente Unione fori sicilia orizzontaleIl potenziamento degli uffici giudiziari in Sicilia, nella programmazione regionale per i fondi Ue. Questo il primo impegno concreto per mantenere le Corti d’appello di Caltanissetta e Messina, che nel piano di riordino del ministro della Giustizia Orlando dovrebbero essere soppresse, e per ottenere l’apertura del tribunale di montagna con sede a Nicosia. Finalmente dalla Regione e dal presidente Rosario Crocetta, un piano ed un impegno per mantenere i presidi giudiziari nell’Isola. Ieri pomeriggio la delegazione formata dal presidente dell’Unione fori siciliani Francesco Marullo, dai rappresentanti distrettuali degli avvocati, dal delegato dell’Unione fori per la riforma Giuseppe Agozzino e dal presidente del Mdt Fabio Bruno, ha incontrato il segretario generale della Regione Giuseppa Patrizia Monterosso che in apertura del vertice ha spiegato che il presidente Crocetta era assente perché vittima di un infortunio, ma che conferma il suo impegno forte per la battaglia a salvaguardia degli uffici giudiziari siciliani, baluardo contro la mafia e la criminalità organizzata. La Regione, quindi, inserirà il piano di potenziamento degli uffici nel programma per l’accesso ai fondi europei, quindi si procederà alla stipula dell’accordo Stato – Regione, per la compartecipazione ai costi degli uffici per i quali di chiede il mantenimento. Soddisfazione della delegazione che ha trovato il sostegno necessario a portare aventi la difesa delle Corti d’appello. Come hanno spiegato Agozzino e Bruno, adesso l’avvocatura fornirà tempestivamente i dati delle rispettive Corti d’appello che verranno elaborati dal team tecnico del Mdt, che ha già predisposto e presentato il progetto del tribunale di montagna che dovrebbe abbracciare un circondario più ampio rispetto a quello dell’ex tribunale di Nicosia, potenziando in questo modo la Corte d’appello nissena. Entro la prossima settimana è previsto un secondo vertice operativo finalizzato a formalizzare un documento tecnico da trasmettere al ministero della Giustizia. “Il segretario generale della Regione – ha spiegano Giuseppe Agozzino – mostrato grande concretezza e confermato che si entra subito nella fase operativa per preporre tutti gli atti necessari a contrapporre le ragioni del territorio siciliano al progetto di ulteriori soppressioni di uffici giudiziari”.
Pubblicato sul’edizione di Enna de “La Sicilia” del 27/09/2014   www.lasicicilia.it

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Enna. Per Raffaele Lombardo prossimo interrogatorio su miniera Pasquasia

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miniera pasquasia 36L’ex presidente della Regione Raffaele Lombardo ritorna al Tribunale di Enna per essere interrogato sui problemi di Pasquasia. Lo aveva fatto nell’aprile del 2011, quando era ancora presidente della Regione e per tre ore ha risposto alle domande del Procuratore Calogero Ferrotti e del Pm Marina Ingoglia. Lombardo mercoledì prossimo sarà interrogato dal sostituto procuratore Francesco Rio, sempre nell’ambito dell’inchiesta sul disastro ambientale della miniera di Sali potassici di Pasquasia dove oli cancerogeni ed amianto sono disseminati a cielo aperto, quindi in condizione di inquinare tutti i territori vicini comprese le falde acquifere. Raffaele Lombardo è indagato, assieme a due ex assessori della sua giunta e un funzionario, che aveva il compito sovrintendere alla miniera. E’ stato lo stesso Lombardo a chiedere di essere interrogato, dopo che lo stesso ha ricevuto l’avviso. Raffaele Lombardo viene difeso dall’avvocato Massimo Motisi. La Procura della Repubblica ennese, dopo avere saputo che la zona della miniera era oggetto di ruberie e che sul terreno si trovavano fusti di oli cancerogeni, quintali di amianto a giorno e discariche abusive veniva indicata come una “bomba ecologica” pericolosa per tutto il territorio. L’accusa di disastro ambientale colposo viene contestata a vario titolo, a Raffaele Lombardo ai due assessori regionali al territorio ed ambiente perché tutto il terreno della miniera era stato contaminato dall’amianto. Su Pasquasia c’era una protesta generale oltre a tanta preoccupazione tanto da spingere il sindaco di Enna, Paolo Garofalo, a chiedere con procedura d’urgenza la bonifica di tutta la zona in quanto l’inquinamento stava creando situazione di pericolo. Venne aperta un’inchiesta e nel marzo del 2011 si verificò il sequestro del sito che è durato sino a luglio del 2013, quando sono iniziate le operazioni di bonifica ed anche la zona messa sottocontrollo da un sistema di video sorveglianza.




Riprendiamo e pubblichiamo dal quotidiano La Sicilia

Allarme tubercolosi in territorio di Enna

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tubercolosi bovinaEnna. Due ordinanze sono state firmate dal sindaco del capoluogo, Paolo Garofalo, per la presenza di animali infetti da tubercolosi in due allevamenti di contrade Ciaramito e Lombardi, in territorio di Enna, perché i veterinari, nel corso di visite concordate, hanno individuato l’esistenza di focolai della tubercolosi bovina. Si tratta di due mandrie e tutti gli animali sono stati affidati ai rispettivi proprietari, che però devono a osservare una serie di prescrizioni. Le ordinanze, nella sostanza impongono il cosiddetto “sequestro fiduciario”. I provvedimenti emanati riguardano anche le altre specie sensibili, non solamente i bovini, presenti in azienda. Gli animali ammalati non dovranno entrare in contatto con altri capi di bestiame sani, non potranno essere mossi né si potranno riprodurre. Non è necessario giungere all’abbattimento dei bovini infetti: secondo gli esperti non si corrono rischi a mangiare le carni. Per l’ennesima volta dunque viene isolato il “mycobacterium bovis” negli allevamenti del centro Sicilia. Recentemente il fenomeno era stato riscontrato nella zona dei Nebrodi, o comunque nella zona centro-nord della provincia di Enna, dove in certi casi si trovano allevamenti allo stato brado. La tubercolosi bovina è una malattia cronica degli animali, provocata da un batterio che gli esperti definiscono “imparentato” con gli agenti patogeni della tubercolosi umana e di quella aviaria. Può colpire tutti i mammiferi, provocando vari sintomi, fra cui un malessere generale, la tosse e anche, nei casi più gravi, la morte. Gli esseri umani possono contrarre la malattia, bevendo latte crudo di bovini infetti o in caso di inalazione di goccioline infette. Per altri tre allevamenti, sempre in territorio di Enna, due in contrada Mandrascate e il terzo in contrada Manche Rizzuto, invece sono state revocate tutte le restrizioni precedenti, “fatto salvo il libero utilizzo del latte per il consumo umano, che dovrà essere raccolto in contenitori identificati con appositi contrassegni e destinato a caseifici dotati di idonee attrezzature per essere risanato prima della lavorazione mediante trattamento di pasteurizzazione a 71,7 gradi centigradi per 15 secondi o qualsiasi altro trattamento termico equivalente fino alla riacquisizione della qualifica di “ufficialmente indenne”.




Riprendiamo e pubblichiamo dal quotidiano La Sicilia

Fango e detriti si abattono su due abitazioni a Troina

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ango e detriti si abattono su due abitazioni a TroinaNel primo pomeriggio di ieri, in via Angelica a Troina, una massa di fango e detriti si sono abbattuti su due case di civile abitazione. Per fortuna, a parte tanta paura, nessuno si è fatto male, ma il fango è riuscito a sfondare porte e finestre, procurando non pochi danni all’interno delle case, che fortunatamente hanno retto all’impatto.

Lo stupore è palese e ci si chiede come possa essere accaduto un fatto del genere, visto che in questi giorni non ha piovuto. Ma già qualcuno parla di incessanti segnalazioni fatte negli anni, sia al comune di Troina che ad Acquaenna, rimaste inascoltate.

Inatnto il comune effettuerà un intervento di somma urgenza per tutelare la pubblica incolumità dei cittadini e degli immobili siti in Via Angelica.


Sandra La Fico

Processo Patenti facili, alcuni hanno patteggiato, restano solo nove gli imputati

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patenti faciliContrasti tra collegio giudicanti e difese nel processo “patenti facili” dove c’è il rischio che tutto vada in prescrizione e le difese non vogliono che il processo vada avanti con nuovi giudici. Il collegio giudicante, presieduto da Giuseppe Tigano, ha deciso di rimanere invariato per cui il processo riprenderà il prossimo 13 ottobre per le conclusioni. Si tratta del processo che vede imputati titolari di scuole guida, collaboratori ed anche dipendenti della Motorizzazione civile, individuati da un’indagine del 2007 degli agenti della squadra Mobile e dalla Digos, colpevoli di avere concesso facilmente delle patenti. Nell’udienza il presidente Tigano ha comunicato l’intenzione di modificare il collegio, per via delle recenti assegnazioni di incarichi ai giudici a latere Calogero Commandatore e Ottavio Grasso, che dovranno occuparsi anche dell’ufficio Gip-Gup. Le difese non hanno dato il loro consenso per la prosecuzione dell’istruttoria e quindi per evitare ulteriore lungaggini che potevano portare alla prescrizione, i due giudici hanno dovuto continuare a occuparsene. Il processo si era aperto il 30 maggio 2010, mentre la vicenda risale al 2005 e 2006. In quei due anni, a Enna, ottennero la patente più di 5 mila persone, provenienti da tutta Italia. Tutti “bravissimi” ed esperti, il 94 per cento dei candidati è stato promosso, la percentuale più alta d’Italia. Tra i corsisti c’erano anche tanti immigrati cinesi, rumeni, albanesi, indiani, pakistani e marocchini, i quali pagavano fino a 1.600 euro in cambio di esami facili. Fra gli indagati, alcuni hanno patteggiato, altri sono stati prosciolti. Il processo allo stato attuale riguarda solo nove imputati.




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Enna. Scivola al 10 ottobre l’interrogatorio di Raffaele Lombardo in Procura sulla vicenda Pasquasia

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Solfato Pasquasia 1Niente oggi incontro Procura di Enna con l’ex presidente della Regione Raffaele Lombardo, infatti l’incontro con il Sostituto Procuratore Francesco Rio per motivi diversi è stato rinviato a venerdì 10 ottobre. L’interrogatorio si è reso necessario ed è stato chiesto dallo stesso Lombardo a chiederlo una volta conosciuto che le indagini sulla miniera di Pasquasia e sul suo disastro ambientale si sono concluse. Quello di Lombardo è un ritorno al Tribunale di Enna per essere interrogato sui problemi di Pasquasia. Infatti nell’aprile del 2011, quando era ancora presidente della Regione era stato interrogato per tre ore dal Procuratore Calogero Ferrotti e del Pm Marina Ingoglia. Raffaele Lombardo è indagato, assieme ai due ex assessori della sua giunta Pier Carmelo Russo, assessore alle infrastrutture e Giosuè Marino assessore all’Energia oltre al funzionario ingegnere Pasquale La Rosa, che aveva il compito di sovrintendere alla miniera. Raffaele Lombardo viene difeso dall’avvocato Massimo Motisi. Era stata la Procura della Repubblica ennese ad interessarsi di Pasquasia dopo che il territorio della maniera era stato oggetto di furti mentre sul terreno si trovavano fusti di oli cancerogeni, quintali di amianto a giorno, discariche abusive, insomma una “bomba ecologica” pericolosa. Pasquasia ha preoccupato tutti per la presenza di materiale altamento inquinante, le proteste sono arrivate da diversi ambienti, il pericolo era altissimo, si parlava di traffico illecito di rifiuti tossici, le accuse tante anche quelle di associazione per delinquere finalizzato alla frode in pubbliche forniture. La maniera vene sequestrata, posta sotto sorveglianza, si sono trovati 20 milioni per la bonifica di tutto il territorio, ma allo stato attuale tutto è fermo perché si deve concludere l’indagine. Su Pasquasia ne sapremo di più il 10 ottobre.




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Enna. Richiesto risarcimento di 200 mila euro dai legali della ragazzina nel processo “Pandemia”

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prostituzione minorileEnna. Non c’è stata sentenza al processo Pandemia, che vede come imputati una presunta zia, L.B., che avrebbe avviato alla prostituzione una ragazzina di quindici anni e quattro clienti che avrebbero avuto rapporti sessuali con la ragazza. L’avvocato di parte civile che difende la ragazza ha chiesto un risarcimento di 200 mila euro. La vicenda è venuta fuori, grazie alle accurate indagini degli agenti della squadra Mobile, seguendo proprio la ragazza minorenne, accompagnata dalla presunta zia nelle sue frequentazioni sessuali. Ovviamente la maggior parte dei soldi finiva nelle tasche della zia, che così aveva la possibilità di fare una vita agiata, mentre alla ragazza spettavano solo pochi spiccioli. La ragazza attualmente si trova ricoverata in un centro accoglienza fuori provincia. In questo processo c’è anche la richiesta di una provvisionale. Dinanzi al Gup David Salvucci, ieri si è svolta l’arringa della parte civile, assistita da un avvocato del foro di Catania, quindi ci sono state le arringhe dei difensori dei clienti che sono gli avvocati Mario Costa, Francesco Costantino, Giovanni Palermo, Giuliana Conte, Gabriele Cantaro e Salvatore Ganci. Alla prossima udienza del 4 novembre sarà l’avvocato Puzzo, difensore della zia, a parlare per ultimo, alla prossima udienza.



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Nicosia. Incendio Altesina, Forestale e Cc denunciano 3 persone

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incendi 2014 - canadeir San GiovanniNicosia. Individuati i responsabili dell’incendio che il 22 settembre scorso ha devastato circa 60 ettari di bosco e pascolo. sono state le indagini scolte dal Nucleo operativo del Corpo forestale e dai carabinieri della stazione di Villadoro a permettere di accertare che le fiamme sono partite dalla bruciatura di stoppie che avevano messo in atto B. C., M. C., e L. S., nella parte a valle dell’Altesinella, malgrado la giornata di fortissimo vento di scirocco e le temperature elevate, registrate in quei giorni proprio a causa dell’ondata di caldo africano. I tre presunti responsabili sono stati denunciati per incendio colposo. Il rogo devastante ha distrutto circa 15 ettari di bosco all’interno della Riserva naturale orientata monte Altesina e 45 ettari di pascoli. Carabinieri e Forestale, già impegnati in precedenti servizi di prevenzione nella suddetta località, hanno condotto indagini nell’immediatezza e nei giorni successivi, raccogliendo elementi attraverso rilievi tecnici e fotografici, che hanno permesso di ricostruire la dinamica dell’incendio e l’individuazione dei responsabili. Un costo prima di tutto in termini di danni ambientale e materiali ai proprietari dei pascoli distrutti, ma anche all’intera collettività, considerato che i lanci effettuati dal canadair per domare le fiamme nelle zone impervie ed inaccessibili dagli operatori di terra, costano circa 21 mila euro oltre ai costi che l’amministrazione forestale dovrà sostenere per la ricostituzione di alberi ed arbusti andati distrutti. I tre uomini, oltre alla condanna per incendio colposo, rischiano pesanti condanne, in sede civile, per il risarcimento dei danni provocati.
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Capizzi. Perseguitava diciottenne capitina. Stalker arrestato a Valguarnera.

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loggia calogero - stalkingCapizzi. I Carabinieri della Stazione di Capizzi (ME) hanno eseguito a Valguarnera Caropepe un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal G.I.P. presso il Tribunale di Enna nei confronti di Calogero Loggia, 29 anni, pregiudicato, nato ad Acireale, residente residente nella cittadina ennese. Per il giovane l’accusa è di stalking.

A seguito degli accertamenti dei carabinieri è stato ritenuto responsabile di atti persecutori in danno di una 18enne di Capizzi, attuati dal maggio al settembre 2014, con l’obiettivo di costringerla a riallacciare una relazione sentimentale già da tempo conclusa. Continue molestie telefoniche, ripetute e gravi minacce, insulti, pedinamenti e appostamenti, avevano provocato nella giovane vittima, ansia e paura che l’avevano portata a non uscire più da casa e a cambiare le abitudini quotidiane.

La ragazza ha deciso di rivolgersi ai carabinieri del luogo per denunciare i pesanti atti che era costretta a subire dopo aver interrotto una relazione diventata per lei insostenibile.

In un’occasione in particolare, nel mese di luglio scorso, Loggia aveva raggiunto la ragazza in una località balneare dove si trovava in compagnia di un’amica a trascorrere qualche giorno di vacanza ed in quella occasione le puntò una pistola giocattolo minacciandola di morte nel caso non fosse tornata con lui. Pistola poi rinvenuta e sequestrata dai carabinieri della stazione di Capizzi comandati dal maresciallo capo Mariano Seminara.

Loggia  è stato rinchiuso nel carcere di Enna, in attesa dell’interrogatorio di garanzia da parte del Gip.Stilauto - rodotto

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Enna. Inchiesta su professoressa di sostegno, ottiene cattedra con presentazione di documento disconosciuto

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documento falsoUn’inchiesta è stata aperta dalla Procura della Repubblica di Enna riguardante le graduatorie dei docenti precari e la presentazione dei titoli dagli aspiranti titolari di cattedra in provincia. In questo contesto un’insegnate di sostegno è indagata in quanto si è resa responsabile di avere presentato documentazione falsa per passare avanti nelle graduatorie tenuto conto che il titolo di sostegno consente l’acquisizione di punteggi superiori. Questa documentazione ha consentito all’insegnante di avere ottenuto una cattedra in una scuola del Nord. L’inchiesta non riguarda il caso isolato su cui si sta indagando perché è probabile che l’inchiesta potrebbe estendersi, con controlli a tappeto sui documenti che sono stati presentati dai docenti per l’inserimento in graduatoria. L’indagine sulla professoressa viene coordinata dal sostituto procuratore Marco Di Mauro, mentre la delega dell’indagine è stata assegnata all’aliquota di Pg dei Carabinieri presente in Procura. Il reato potrebbe essere truffa e falso, perché attraverso una documentazione fittizia, secondo gli inquirenti, la professoressa sarebbe riuscita a trarre in errore i responsabili dell’Ufficio scolastico di una provincia del Nord Italia, che l’avrebbero stabilizzata. Il documento incriminato sarebbe un attestato relativo a un corso di specializzazione per potere ottenere il sostegno, rilasciato da un’università pubblica della Sicilia, solo che l’ateneo in questione avrebbe disconosciuto quell’attestato. Il punteggio assegnato a quell’attestato avrebbe consentito all’aspirante docente di passare avanti nelle graduatorie di insegnamento e così ottenere la cattedra e la possibilità, dopo un anno di insegnamento di passare di ruolo. La Procura ennese ha notificato l’informazione di garanzia, e l’ha invitata a comparire dinanzi agli inquirenti e la docente, assistita da un avvocato di fiducia, ai militari dell’aliquota di Pg ha dichiarato di avvalersi della facoltà di non rispondere. Intanto la Procura ha trasmesso gli atti all’Ufficio scolastico che l’ha assunta, il quale ha aperto un procedimento interno per cui esiste il rischio che possa perdere il posto di lavoro.




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Regalbuto. Giovane condannato a sei mesi per lesioni al padre della sua ex

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giustizia - scrannoUn diciannovenne di Regalbuto, D.S., difeso dall’avvocato Mauro Lombardo, è stato condannato dai giudici del Tribunale di Enna a sei mesi di reclusione con il rito abbreviato e la sospensione della pena in quanto riconosciuto colpevole di lesioni volontarie nei confronti del padre della sua ex fidanzata che aveva aggredito con la collaborazione di un parente, mentre è stato assolto dall’accusa di porto abusivo di ascia, utilizzata per danneggiate l’auto del padre della ragazza. I motivi della lite sono da ricercare nel fatto che il padre aveva imposto alla figlia di non frequentare il giovane in quanto non lo riconosceva idoneo a stare con sua figlia. Il giorno della lite e dell’aggressione il giovane aveva accompagnato la ragazza a casa ed il padre, vedendola in compagnia si è avvicinato ed ha invitato il ragazzo ad andare via. Dalle parole ne è venuta fuori una lite ed il giovane avrebbe colpito il padre, quindi salito a bordo della sua auto, avrebbe cercato di investire l’uomo, che è riuscito ad evitare l’impatto, mentre la ragazza è stata investita ed è caduta a terra, facendosi male tanto da far intervenire l’ambulanza che ha trasportato la ragazza all’ospedale di Enna. La lite è continuata lo stesso ed il padre sarebbe stato aggredito di nuovo assieme ad un parente provocandogli ferite guaribili in 20 giorni e danneggiando l’auto. Il giovane ha dichiarato, nel corso dell’interrogatorio di non avere attaccato ma di essersi difeso, cosa che il giudice ha ritenuto che la legittima difesa non è sostenibile perché i singoli accadimenti fanno, invece, pensare che il giovane, dopo una prima aggressione, è ritornato per continuare la sua azione aggressiva nei confronti del padre della ragazza. La difesa ha dichiarato che è possibile che possa fare ricorso in appello.




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Polstrada Enna: operazione sicurezza Leonforte-Agira

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polstradaContinua l’impegno della Polizia Stradale, di concerto con la Questura di Enna ed il Compartimento della Polizia Stradale “Sicilia Orientale”, nella diffusione di una maggiore cultura della legalità e del rispetto delle norme del codice della strada e, non ultimo, con l’obiettivo di migliorare la sicurezza della circolazione stradale. Pertanto nella mattinata di ieri 2 ottobre, la Polstrada di Enna ha predisposto un dispositivo speciale di controllo che ha interessato i Comuni di Leonforte ed Agira. Per tale attività sono state impiegate sette pattuglie, sia moto che auto montate, dislocate nelle arterie principali di accesso alle due città. Tale dispositivo, coordinato direttamente dal Vice Questore Aggiunto Fabio D’Amore, Dirigente della Sezione Polstrada di Enna, ha permesso di effettuare accurati controlli di Polizia sulle autovetture e sugli occupanti in transito, impegnando tutto il personale della Sezione della Polizia Stradale di Enna, della Squadra di Polizia Giudiziaria, unitamente a pattuglie del Distaccamento di Nicosia. L’attività di repressione delle violazioni al Codice della Strada e dei reati in genere ha determinato il controllo, in totale, di 143 veicoli e 152 persone, utilizzando anche gli strumenti per verificare il tasso alcolemico. Sono state contestate 47 violazioni al Codice della Strada e decurtati 122 punti dalle patenti. Inoltre, 1 patente di guida è stata ritirata. Le sanzioni al Codice della Strada hanno riguardato, principalmente, il mancato uso delle cinture di sicurezza, la circolazione con mezzi privi della prevista revisione periodica e della copertura assicurativa e la mancanza al seguito della prevista documentazione per la guida. Anche in tale circostanza la Polizia di Stato e, in particolare, la Polizia Stradale si è impegnata ad effettuare controlli a vasto raggio nei pressi dei centri abitati del comprensorio ennese, allo scopo di reprimere comportamenti pericolosi ed illeciti, finalizzando gli interventi anche al miglioramento della sicurezza del traffico. Tale attività, fortemente voluta dal Sig. Questore di Enna Dott. Ferdinando Guarino, dà una risposta concreta alle necessità di maggiore sicurezza, sempre più sentite dalla popolazione locale.

Enna, Processo in appello per rumena accusata di infanticidio, corpicino in cassonetto della spazzatura

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infanticidioEnna. Torna in appello la tragica fine della bambina Angelica appena nata e buttata nel cassonetto della spazzatura di contrada Risicallà a pochi chilometri da Pergusa e poco distante dall’abitazione dove lavorava la madre. La Corte di Appello di Caltanissetta, infatti, ha fissato per il prossimo 24 ottobre l’udienza che dovrebbe portare alla sentenza nei confronti delle rumena Joana Marin, che è stata condannata ad 8 anni di reclusione. Sono passati 9 anni, era l’11 novembre del 2005, dalla tragica morte di Angelica, la neonata che quel giorno due poliziotti trovarono in un cassonetto della spazzatura, che portarono velocemente all’ospedale, dove i medici riscontrarono la morte. L’avvocato Paolo Patelmo ha presentato ricorso depositando una consulenza del professor Carlo Torre, molto conosciuto per essere stato perito dell’inchiesta sull’omicidio della studentessa inglese Meredith Kercher, secondo cui Angelica, in realtà, è morta prima di venire alla luce. Su queste considerazioni di carattere scientifico l’avvocato Patelmo ha chiesto di annullare la condanna, contestando la mancanza della prova scientifica del reato: se la bimba era già morta prima di nascere non sussisterebbe alcun delitto. Il 24 ottobre c’è da discutere il ricorso dell’avvocato Gabriele Cantaro, penalista del foro di Enna, difensore dei coniugi ennesi Giovanni Scevole e Rachela Pirrera, condannati per concorso in occultamento di cadavere perché secondo l’accusa la Marin fu aiutata dai due coniugi a disfarsi del corpicino e l’accusa nei loro confronti è di concorso in infanticidio, ma da questa accusa sono usciti assolti con formula piena senza opposizione della Procura, mentre per l’occultamento del cadavere sono stati condannati ad un anno ed otto mesi con sospensione della pena.




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