Questa notte, i Carabinieri della Compagnia di Sant’Agata Militello, in collaborazione con i rispettivi Comandi Arma del luogo, in Tortorici, Rocca di Capri Leone, Galati Mamertino, Milazzo, Centuripe e Catania, hanno eseguito un’ordinanza di applicazione di misura cautelare nei confronti di 22 soggetti, coinvolti a vario titolo in una ramificata organizzazione criminale, con base in Tortorici, votata stabilmente al traffico e allo spaccio di sostanze stupefacenti del tipo cocaina, cannabis indica e hashish.
La particolarità dei rapporti esistenti tra i componenti dell’organizzazione criminale ha portato la Procura di Patti a ravvisare, al termine delle indagini, la sussistenza del reato associativo e, per tale ragione, il procedimento è stato trasmesso alla Procura di Messina, funzionalmente competente. Detto Ufficio, tuttavia, ha restituito il fascicolo alla Procura di Patti che, comunque, confermando l’ originaria impostazione, ha chiesto al Gip l’emissione di misura cautelare anche in relazione all’associazione criminale, trattandosi di reato ad alto allarme sociale.
Il GIP del Tribunale di Patti, con l’ordinanza eseguita nella notte, ha ravvisato l’esistenza del reato di associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti (ex art. 74 D.P.R. 309/90) e di numerosi episodi di spaccio di stupefacenti, disponendo le seguenti misure cautelari:
- 10 indagati sono stati colpiti dal provvedimento di custodia cautelare in carcere: Francesco Conti Mica, 27 anni, ritenuto il capo del gruppo criminale, i fratelli gemelli Alessandro e Mirko Talamo, 27 anni, considerati i luogotenenti del gruppo, nonché gli affiliati Andrea Calà Campana, 26 anni, Sebastiano Galati Massaro, 43 anni, Giuseppe Barbagiovanni (detto Gniupinu), 28 anni, tutti di Tortorici, ed ancora Michele Bontempo Ventre, 29 anni, residente a Rocca di Capri Leone, i catanesi Tindaro La Monica, 37 anni, e Phil Joe La Monica, 24 anni, ed infine Simone Costanzo Zammataro, 23 anni, residente a Centuripe.
- 9 indagati sono stati colpiti dal provvedimento degli arresti domiciliari: Luisa Bontempo, 43 anni, Antonino Conti Mica (Massimo), 36 anni, Maurizio Arcodia (mafia), 26 anni, Carmelo Calà Campana, 30 anni, Antonino Costanzo Zammataro (karate), 32 anni, Salvatore Marino Gammazza, 26 anni, tutti di Tortorici, Francesco Anastasi, 31 anni, di Galati Mamertino, Calogero Salvatore Conti Bellocchi, 26 anni, di Torrenova, ed infine, Samuele Chillemi 32 anni, di Milazzo.
- 3 indagati sono stati colpiti dal provvedimento di obbligo di dimora: Giuseppe Consales, 30 anni, di Tortorici, Valentino Conti Bellocchi, 23 anni, di Torrenova, e Luca Talamo, 25 anni 25, di Milazzo.
L’inchiesta giudiziaria, avviata nel mese di giugno 2011, condotta dai Militari del Nucleo Operativo della Compagnia di Sant’Agata Militello, coordinati dal Sostituto Procuratore della Repubblica di Patti, dott.ssa Rosanna Casabona, è il frutto di una complessa ed articolata attività investigativa, compendiata da numerose attività di intercettazione, ambientali e telefoniche. Le investigazioni hanno avuto inizio con le operazioni di intercettazione all’interno del Carcere di Messina – Gazzi, sul conto di Francesco Conti Mica, ritenuto il capo del gruppo criminale, detenuto per una rapina compiuta nella stessa Tortorici ai danni di un’anziana donna. In seguito il contesto di indagine è stato ampliato con una serie di ulteriori attività di intercettazione nei confronti degli altri indagati, nonché l’effettuazione di pedinamenti, di perquisizioni e contestuali sequestri di partite di stupefacenti.
In particolare, le indagini hanno riguardato un composito gruppo criminale, chiaramente riconducibile alla famiglia mafiosa di Tortorici, nello specifico la cosca dei cosidetti Batanesi, i cui componenti risultavano avere il controllo diretto di numerose “piazze di spaccio” ramificate sull’intero territorio dei Nebrodi, tra le quali le più attive operavano: nei centri di Rocca di Capri Leone e Capo d’Orlando, gestita da Michele Ventre Bontempo, con l’apporto di altri indagati; a Rocca di Capri Leone, agivano pure i fratelli Salvatore e Valentino Conti Bellocchi; nel paese montano di Galati Mamertino, operava Francesco Anastasi; anche nella stessa Tortorici era stata allestita una frenetica piazza di spaccio gestita direttamente da Alessandro Talamo, Maurizio Arcodia, detto mafia, Sebastiano Galati Massaro, chiamato Jano, e Giuseppe Barbagiovanni, soprannominato gniupino.
Infine, ulteriori piazze di spaccio sono state individuate nei comuni di Torrenova e Sant’Agata Militello. I canali di approvvigionamento di stupefacenti utilizzati dal sodalizio criminale tortoriciano sono stati localizzati nelle città di Palermo, Catania e Centuripe, presso soggetti anch’essi fidelizzati alla criminalità organizzata. Tali contatti sono stati agevolati dall’intervento presso dette fonti di approvvigionamento da parte dei maggiorenti della famiglia mafiosa di Tortorici.
Nel corso delle indagini, si è potuto stabilire un ruolo determinante svolto dai fratelli Alessandro e Mirko Talamo, i quali traducevano le disposizioni provenienti dal carcere da parte di Francesco Conti Mica, che a sua volta faceva riferimento ai maggiorenti delle cosche mafiose tortoriciane, agevolato anche dalla parentela con esponenti di spicco della medesima organizzazione criminale. Infatti, Francesco Conti Mica è il figlio dell’ergastolano Sebastiano Conti Mica, detto “bellocciu”, temuto killer del Clan dei Batanesi, nonché nipote del boss Sebastiano Bontempo, inteso vappu, ritenuto il capo del medesimo gruppo criminale, anch’egli condannato all’ergastolo.
Anche i rimanenti soggetti del sodalizio criminale in questione, risultano contigui alla medesima famiglia mafiosa. Invece, Antonino Conti Mica, detto Massimo, e Mirko Talamo hanno dei trascorsi giudiziari che li vedono entrambi affiliati alla richiamata cosca mafiosa dei Batanesi.
Il nome dell’operazione, “Affari di famiglia”, scaturisce dal coinvolgimento di alcuni componenti della famiglia di Francesco Conti Mica nelle attività illegali gestite dal sodalizio criminale ed è diretto a sottolineare il vincolo associativo che unisce tutti gli indagati. Infatti, le disposizioni veicolate dal carcere giungevano agli affiliati del gruppo prevalentemente attraverso Luisa Bontempo, madre del predetto, nonché con Antonino Conti Mica, detto Massimo, zio paterno, i quali settimanalmente si recavano presso il carcere di Messina – Gazzi per effettuare i colloqui parentali con lo stesso Francesco Conti Mica.
Le indagini sono state estese anche ad altri contesti criminali, che hanno avuto essenzialmente riguardo delle “piazze di spaccio”, articolate sul territorio egemonizzato dalla locale criminalità organizzata, per cui l’inchiesta giudiziaria avrà certamente ulteriori sviluppi. Nel corso dell’imponente operazione di polizia sono stati impiegati circa 100 militari, con l’uso di 35 automezzi, e l’ausilio di diverse unità cinofile antidroga ed un elicottero in ricognizione sulla zona di interesse.