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Udine, smantellata comunity di pedofili, perquisizioni anche ad Enna

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pedofiliaAdescavano le bambine su una community di Netlog e, dopo essersi scambiati i riferimenti, intrattenevano rapporti con loro attraverso Messenger, Skype e WhatsApp, acquisendo filmati e foto delle loro conversazioni in cam.

La community di pedofili è stata smantellata dalla Polizia Postale di Udine.

Le perquisizioni, coordinate dal Centro Nazionale per il Contrasto alla Pedopornografia On-Line di Roma e dalla Sezione Polizia Postale e delle Comunicazioni di Udine, hanno permesso di sequestrare 22 computer, 46 hard disk, 508 supporti Cd e Dvd, 46 pen drive usb, 50 telefoni cellulari e sim card, 11 memory card e documentazione varia ritenuta utile per il proseguimento delle indagini.

Le attività sono state eseguite nelle province di Pesaro, Udine, Roma, Palermo, Caserta, Vibo Valentia, Brescia, Latina, Cagliari, Avellino, Monza e Brianza, Enna, Milano, Verbania, Lecce, Savona, Lucca, Forlì e Cesena, Genova, Torino, Bari, Verona e Benevento.

Le indagini degli uomini del Compartimento Polizia Postale e delle Comunicazioni Friuli Venezia Giulia, avviate circa un anno fa, sono partite dalla denuncia dei genitori di una bambina di 12 anni della provincia di Udine che, una volta adescata, era stata indotta ad inviare video e immagini che la riprendevano in atteggiamenti erotici.

Tra i denunciati, che hanno un’età compresa tra i 29 e i 54 anni con due ultrasessantacinquenni, figurano impiegati, liberi professionisti, studenti, operai e pensionati e sono compresi anche quattro recidivi per reati commessi in danno di minori in particolare di pornografia minorile, tentata e/o consumata violenza sessuale.


Enna. Molte eccezioni difensive nel processo Ato Rifiuti

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ato_rifiuti ennaEnna. Sono arrivate molte eccezioni difensive, non ultima quella che non si può processare due volte per gli stessi reati, nel processo che avere alla sbarra ventidue imputati per lo scandalo sulla presunta truffa nei confronti della Regione da parte del Consiglio di Amministrazione dell’Ato Rifiuti, che ebbe a dare un finanziamento di circa 9 milioni di euro per pagare gli operai addetti al servizio di raccolta dei rifiuti. In questo vicenda nessuno ha sperperato soldi, perché quelli avuti dalla Regione sono stati utilizzati solo ed esclusivamente per il pagamento degli operai ecologici. Sulle eccezioni difensive, presentate dagli avvocati difensori, sulle quali i giudici si sono riservati di pronunciarsi entro la prossima udienza. Le indagini su questa presunta truffa furono condotte dal nucleo di polizia tributaria del comando provinciale della Guardia di Finanza, riguarda i bilanci 2006-2008 dell’Ato Rifiuti, il cui Consiglio di Amministrazione era costituito dagli ex parlamentari Mirello Crisafulli, Ugo Grimaldi, Elio Galvagno e Carmelo Tumino, che non percepirono per questo incarico alcun emolumento. La Procura della Repubblica contesta l’accusa di truffa ai danni della Regione sostenendo che il bilancio sarebbe stato falsificato proprio per ottenere i soldi dal fondo di rotazione della Regione ed erano stati utilizzati per pagare gli stipendi dei netturbini e assicurare a tutti e venti i comuni ennesi la raccolta e smaltimento dei rifiuti. Ieri mattina è iniziato il processo per la seconda volta, dopo tanti rinvii causati dalle difficoltà di comporre il collegio giudicante del Tribunale. I quattro parlamentari ennesi hanno respinto ogni addebito; tra gli altri imputati ci sono nove ex sindaci, altri componenti del Consiglio di Amministrazione. Per questo processo il Tribunale collegiale sarà presieduto dal giudice Giuseppe Tigano, ha rinviato l’udienza al prossimo 26 maggio, riservandosi anche di calcolare se alcune accuse siano ormai cadute in prescrizione, o meno.

Enna, 23 indagati e 16 arresti per droga, furti ai danni di magazzini commerciali e bancomat. Foto arrestati e video furto apparecchio bancomat

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Operazione “Shod Horse”: 16 arresti tra le provincie di Enna e Catania. Gli indagati erano dediti a furti di apparati bancomat, furti ai danni di attività commerciali, spaccio di droga. Ventitre, complessivamente, gli indagati

Da sx: dott. Cuciti, dott. Guarino, dott. Ferrotti, dott. Rio

Da sx: dott. Cuciti, dott. Guarino, dott. Ferrotti, dott. Rio

Alle prime ore di giovedì 10 aprile, Personale della Squadra Mobile e della Questura di Enna, diretta dal V.Q.A. dott. Giovanni Cuciti, con la collaborazione della Squadra Mobile della Questura di Catania ed il supporto di pattuglie delle Squadre Mobili di Messina, Caltanissetta, Siracusa e Ragusa, nonché del Reparto Prevenzione Crimine di Catania, ha tratto in arresto gli indagati colpiti da ordinanza di custodia cautelare emessa dal G.I.P. di Enna d.ssa Luisa Bruno, su richiesta del P.M. titolare dell’indagine dr. Augusto Rio.

Video, immagini di un furto di apparecchio bancomat

Enna Shod HorseSono state serrate e particolarmente complesse le indagini della Squadra Mobile della Questura di Enna a seguito di una serie di furti di bancomat da parte di una banda che, dopo avere abbattuto le pareti degli istituti di credito presso cui erano installati gli apparati, provvedevano ad imbrigliarli ed a caricarli su furgoni, per poi darsi alla fuga.

Veri e propri raid notturni nel corso dei quali venivano scagliati mezzi pesanti, quali furgoni o bob cat, contro le strutture che sostenevano i pesantissimi apparecchi che, una volta scardinati dalla sede, venivano caricati con cinghie e corde, anche grazie all’ausilio di piccole gru, su autocarri; successivamente, in luoghi sicuri ed isolati, i malviventi, con l’utilizzo di fiamme ossidriche, provvedevano ad aprire i congegni asportando il denaro in essi custodito.

I giorni migliori per colpire erano i fine settimana o quelli a ridosso delle festività, proprio allorché gli istituti di credito provvedevano a rifornire di contante i bancomat, che venivano indicati, dai malviventi, come “cavalli da ferrare”.

Le indagini hanno consentito di accertare responsabilità penali in ordine a diversi furti commessi non solo in provincia di Enna, ma anche in altri centri della Sicilia.

Il gruppo, costituito da almeno tredici soggetti catanesi, si muoveva in vari centri dell’isola, anche grazie a basisti locali che fornivano loro indicazioni sugli obiettivi da colpire, a seguito di specifici sopralluoghi, nonché supporto logistico. Otto sono, invece, gli indagati della Provincia di Enna.

Dall’ascolto dei dialoghi intercettati, dalla disamina dei tabulati telefonici relativi alle utenze sottoposte a monitoraggio, nonché da mirati servizi sul territorio predisposti a riscontro, è emerso come tra gli esponenti di spicco del gruppo risaltassero i pregiudicati catanesi Ranno Vincenzo e Torrisi Agatino. Questi sono stati abitualmente coadiuvati da altri soggetti tra i quali si sono distinti, per il rilevante apporto fornito, Mannuccia Michele, petralia Gaetano e Viglianesi Carmelo.

Le azioni delittuose hanno registrato, tuttavia, la presenza di numerosi altri individui i quali, reclutati di volta in volta, a seconda delle “necessità”, hanno conferito una composizione differenziata al gruppo in relazione alle esigenze di natura operativa connesse agli obiettivi presi di mira.

Altro elemento che le indagini hanno consentito di far emergere attiene al ruolo svolto dai germani SCAMINACI Antonino e Giuseppe Gaetano; i fratelli, originari di Agira (EN), hanno assolto al compito di “referenti di zona”, fornendo tanto un contributo propedeutico nella scelta degli obiettivi da colpire in questa provincia, quanto un supporto logistico al momento della commissione del furto. Altrettanto hanno fatto Grillo William Gaetano di Barrafranca (EN) e Di Marca Giuseppe di Pietraperzia (EN), allorché il gruppo di catanesi ha inteso agire a Pietraperzia (EN) o in località limitrofe.

Dalle risultanze investigative, si è potuto attribuire, a vario titolo, agli indagati la commissione di:

Ø Tre furti aggravati commessi, il primo in danno dell’“Unicredit” di Villarosa (EN) in data 27.06.2013, gli altri in danno delle banche “San Michele di Caltanissetta e Pietraperzia” ed “Intesa-San Paolo” di Pietraperzia (EN), rispettivamente in data 12.10.2013 e 16.11.2013, tutti eseguiti asportando l’apparato bancomat di loro pertinenza, dopo aver distrutto la parete in cui lo stesso trovava sede, attraverso l’utilizzo, come “ariete”, di veicolo furgonato, avendo cagionato un danno patrimoniale complessivo pari a circa 60.000,00 euro, oltre i danni strutturali;
Ø Tre furti tentati, perpetrato, il primo in danno dell’istituto di credito “La Riscossa” di Regalbuto (EN) in data 10.04.2013, gli altri in danno delle banche “Unicredit” di Delia (CL) ed “Intesa-San Paolo” di Mirabella Imbaccari (CT), rispettivamente in data 28.08.2013 e 26.09.2013, con le medesime modalità sopradescritte e non verificatisi per cause indipendenti dalla volontà dei malviventi;
Ø Due furti aggravati commessi, in data 28.09.2013 e 21.10.2013, in Canicattì (AG) ai danni del medesimo magazzino di stoccaggio merci, operante nel settore dei profumi e/o cosmetici; in occasione di tali episodi è stata asportata merce per un valore complessivo pari a circa 120.000,00 euro;
Ø La ricettazione di numerosissimi veicoli (autocarri, autovetture, motocicli) oggetto di furto, utilizzati per la commissione dei sopramenzionati delitti;
Ø Traffico e detenzione illecita di cospicue quantità di sostanza stupefacente del tipo marijuana e cocaina.

Con riferimento a tale ultimo punto, si è potuto, infatti, accertare, che Scaminaci Antonino, unitamente ad altri soggetti, in diverse occasioni, ha acquistato non meglio specificato quantitativo di sostanza stupefacente del tipo cocaina, trasportandola dal capoluogo etneo verso la zona di propria residenza.
Inoltre lo stesso Scaminaci, in data 21.10.2013, grazie alla mediazione di Arcodia Pignarello Tony, ha acquistato 1 Kg di sostanza stupefacente di tipo marijuana, da spacciare in Agira (EN) da CATALANO PUMA Mario. Questi, in data 23.10.2013, a riscontro dell’attività investigativa svolta, è stato tratto in arresto, in Regalbuto (EN) da questa Squadra Mobile poiché trovato in possesso di 6,539 Kg di diverse qualità di marijuana nonché di svariati semi di cannabis per la coltivazione della menzionata sostanza stupefacente.

I nomi degli arrestati:
custodia cautelare in carcere nei confronti dei seguenti indagati:
1. RANNO Vincenzo, catanese del 1966;
2. TORRISI Agatino, catanese del 1984;
3. MANNUCCIA Michele, catanese del 1984;
4. NICOLOSI Luca, catanese del 1978;
5. CATALANO PUMA, del 1983, residente a Regalbuto, già ristretto in carcere per altra causa;
6. PETRALIA Gaetano, catanese del 1979;
7. VIGLIANESI Carmelo, catanese del 1959;
8. SILICATO Federico, catanese del 1989;

arresti domiciliari a carico di:
1. DI MARCA Giuseppe, del 1983, residente a Pietraperzia;
2. SCORDINO Filippo, catanese del 1989;
3. ARCODIA PIGNARELLO Antonio, del 1978, residente a Regalbuto, già ristretto in carcere per altra causa;
4. FINOCCHIARO Gaetano, catanese del 1982;
5. SCAMINACI Gaetano, del 1993, residente ad Agira;
6. SCAMINACI Antonino, del 1984, residente ad Agira;
7. GRILLO William Gaetano, del 1981, residente a Barrafranca;
8. GATTO ROTONDO Filippo, del 1986, residente ad Agira.

Arcodia Pignarello Antonio

Arcodia Pignarello Antonio

Catalano Puma Mario

Catalano Puma Mario

 

 

 

 

 

 

Di Marca Giuseppe

Di Marca Giuseppe

Finocchiaro Gaetano

Finocchiaro Gaetano

Gatto Rotondo Filippo

Gatto Rotondo Filippo

Grillo William Gaetano

Grillo William Gaetano

Mannuccia Michele

Mannuccia Michele

Nicolosi Luca

Nicolosi Luca

Petralia Gaetano

Petralia Gaetano

Ranno Vincenzo

Ranno Vincenzo

Scaminaci Antonino

Scaminaci Antonino

Scaminaci Gaetano Giuseppe

Scaminaci Gaetano Giuseppe

Scordino Filippo

Scordino Filippo

Silicato Federico

Silicato Federico

Torrisi Agatino

Torrisi Agatino

Viglianesi Carmelo

Viglianesi Carmelo

















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Due mariti condannati per mancata assistenza economica

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versamento assegno alimentareDue uomini ennesi sono stati condannati, a pochi mesi di reclusione per non avere dato assistenza alle mogli e non avere assicurato loro la sussistenza economica. IL primo è S. T., di 53 anni, che dopo sedici anni di matrimonio ha deciso di lasciare la moglie ed addirittura l’ha minacciata con il coltello e si è rifiutato di versare l’assegno di 500 euro che era stato deciso dal Tribunale di Enna nel momento della separazione. Il giudice monocratico, Giovanni Milano, lo ha condannato a 6 mesi di reclusione, anche per minacce, e al pagamento delle spese processuali e con il risarcimento all’ex moglie. Sempre il giudice monocratico Giovanni Milano ha condannato un uomo di 79 anni che dopo pochi anni di matrimonio, nel 2010, decideva di lasciare la moglie perché si «sentiva sempre male». È stato condannato per essersi sottratto agli obblighi di assistenza, e anche per abbandono d’incapace (perché la donna era malata). Il giudice Milanoha condannato l’anziano a 8 mesi di reclusione e al pagamento delle spese processuali, anch’egli con pena sospesa; e anch’egli dovrà pagare un risarcimento che verrà deciso in sede civile.

Proteste chiusura Tribunale Nicosia, sei avvocati in giudizio, archiviazione per 98 manifestanti

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130906 tribunale Nicosia (3)È stata archiviata la posizione di 98 manifestanti accusati di interruzione di pubblico servizio per le proteste del 6 settembre scorso contro la chiusura del tribunale di Nicosia. Andranno a giudizio solo 6 delle 104 persone che quel giorno vennero identificate e denunciate dagli agenti del Commissariato di Ps. Tra loro 3 avvocati ai quali è contestata anche l’istigazione a commettere reati. Quella del 6 settembre era stata una protesta popolare colorata e pacifica, senza alcun atto di violenza, portata avanti da studenti, professionisti, operai, pensionati e casalinghe che avevano affollato i portici del tribunale, si erano seduti sulle scalinate, mentre all’interno del Palazzo di giustizia la ditta incaricata del trasloco stava smontando mobili e arredi per caricarli sui Tir. Nessuna violenza a parte la «resistenza passiva» dei legali che si erano seduti davanti gli ingressi e che erano poi stati «spostati» dalla polizia. In tutti gli ingressi della città e nelle strada che porta al tribunale erano stati incolonnati camion e mezzi pesanti ed erano stati istituiti sit – in di protesta, ma non ci fu blocco del traffico che era stato regolare per tutta la giornata, come anche nei giorni successivi. Nella tarda mattinata era arrivata la comunicazione dal tribunale di Enna che le operazioni di trasloco erano state rinviate. In quei giorni centinaia di persone, anche anziani e bambini erano rimaste giorno e notte davanti al tribunale, ma non ci sono mai stati atti di violenza. Tra i denunciati per avere impedito il trasloco del tribunale, molti comunque finiranno sotto processo per un’altra protesta inscenata sempre contro la chiusura del tribunale che era stata organizzata con l’amministrazione comunale ed i movimenti di Mistretta, altra città colpita dal decreto di soppressione degli uffici giudiziari. La manifestazione si era svolta l’11 settembre davanti al tribunale di Mistretta e il corteo aveva poi raggiunto la tratta ferroviaria Palermo Messina che era stata bloccata. Si tratta di 115 manifestanti, quasi tutti nicosiani che devono rispondere di blocco ferroviario per avere interrotto per circa 2 ore il transito dei convogli. Per loro in rischio oltre all’eventuale condanna è dovere far fronte alla richiesta di risarcimento dei danni da parte di Trenitalia, che stima in oltre mille euro al minuto il danno provocato dai treni fermi. Il blocco venne rimosso quando il presidente della Regione Crocetta si era impegnato a coprire parte dei costi dei due tribunali.

Enna. Proseguono le attività dell’operazione “Shod Horse”: salgono a 18 gli arresti

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Nella mattinata di oggi 11 Aprile, sono stati arrestati Hanchi Balabassen, catanese del 1973 e Russo Papo Domenico, classe 1984, residente ad Agira.
HANCHI BalabassenIl primo, Hanchi Balabassen, intercettato a Catania da personale di quella Questura, alla vista degli agenti ha tentato di darsi alla fuga; bloccato dagli operatori, e giunto sul posto personale della Squadra Mobile della Questura di Enna, gli è stata notificata l’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal G.I.P. di Enna dott. ssa Luisa BRUNO, su richiesta del P.M. titolare dell’indagine, dr. Augusto RIO. Al termine degli adempimenti di rito è stato associato al Carcere di Piazza Lanza.
Nei suoi confronti, tra i capi di imputazione, la ricettazione in concorso con altri indagati di numerosi veicoli oggetto di furto, utilizzati per la commissione di delitti; il tentato furto aggravato, in concorso, dell’apparato bancomat della filiale della Banca Intesa San Paolo di Mirabella Imbaccari; un furto aggravato commesso in danno di magazzino commerciale; il furto in concorso aggravato dell’apparato Bancomat della filiale della Banca “San Michele di Caltanissetta e Pietraperzia” di Pietraperzia.
Russo Papo DomenicoIl Russo Papo Domenico, invece, si è costituito spontaneamente al commissariato di P.S. di Leonforte, ove, gli agenti della Squadra Mobile, gli hanno notificato l’ordinanza del G.I.P. che ha disposto nei suoi confronti la detenzione domiciliare.
Sul suo conto l’imputazione è di traffico e detenzione illecita di cospicue quantità di sostanza stupefacente del tipo marijuana e cocaina.
Con riferimento a tale ultimo punto, si è potuto, infatti, accertare, che Scaminaci Antonino, arrestato ieri, unitamente a Russo Papo Domenico, odierno arrestato, in diverse occasioni, ha acquistato partite di sostanza stupefacente del tipo cocaina, trasportandola dal capoluogo etneo verso la zona di residenza.
La contestazione in parola attiene alla detenzione di un quantitativo di droga che l’indagato Scaminaci Antonino con l’intermediazione e la collaborazione di Russo Papo, risulta aver acquistato nella città di Catania e trasportato in Agira con il proposito di ivi cederla a terzi. Addirittura, il Russo Papo segnala altri due soggetti quali spacciatori di fiducia alle loro dipendenze, al fine di reperire una buona partita di droga sulla piazza di Catania, da spacciare in area agirina.
Lo Scaminaci, interessato all’affare, pregusta la possibilità di un facile ed ingente guadagno da investire nell’acquisto di una auto di lusso

Villadoro: denunciato allevatore per maltrattamento di animali e ricettazione

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maltrattamento di  vitelloNella giornata di ieri, i militari della Stazione Carabinieri di Villadoro hanno posto in essere un’attività di indagine tempestiva, che ha permesso di deferire in stato di libertà un allevatore di Villadoro: S.S.
L’attività di indagine scaturisce da una denuncia di furto sporta da C.S., anch’egli allevatore, che in data 7 aprile aveva visto il furto di un vitello dalla propria azienda agricola, cosa per la quale si era subito rivolto ai Carabinieri. Il Masups Michele Amico ed i suoi uomini hanno subito preso a cuore la denuncia dell’agricoltore, iniziando subito una complessa attività informativa, che li ha portati a circoscrivere la zona ove il bene sottratto potesse essere stato destinato. I militari quindi accedono all’azienda agricola di S.S., classe 68, incensurato di Villadoro, ove constatano un qualcosa di veramente singolare e per certi aspetti inquietante: il vitello sottratto era stato lì trasportato dopo il furto, ed era stato affiancato ad una mucca adulta, che però si rifiutava di dargli il latte. inoltre il vitello era stato cinto, con delle stringhe, da una pelle di vitello (probabilmente un altro vitello di proprietà del SS già macellato), al fine di eludere le investigazioni sul bene rubato. L’animale, di giovane età, risultava visivamente malnutrito e piegato dalla sofferenza cui era stato sottoposto per giorni. La prima preoccupazione dei militari operanti è stata quella di interessare il servizio veterinario dell’ASL per le cure del caso dell’animale. Questo è stato riconsegnato al proprietario, mentre S.S. veniva denunciato per i reati di cui sopra.

In Cassazione l’omicidio del trattorista Staffila di Aidone ucciso a colpi di fucile da due killer

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ucciso a colpi di fucileIl prossimo 14 maggio i giudici della Cassazione prenderanno in esame il ricorso presentato dall’avvocato penalista, Antonio Impellizzeri, sull’omicidio di Franco Saffila, il trattorista di Aidone, che era stato ucciso a colpi di fucile da due killer, prelevati dal gruppo mafioso di Gela, vicino al boss Daniele Emmanuello il 28 settembre 1998, mentre stava lavorando in un terreno di Aidone. I due killer sono diventati collaboratori di giustizia ed hanno, per grandi linee, raccontato tutte le fasi preparatorie e di esecuzione dell’omicidio. Il presunto mandante dell’omicidio viene indicato nell’imprenditore agricolo di Valguarnera, Gabriele Giacomo Stanzù, 52 anni che è stato già condannato in primo grado e in appello a 19 anni di reclusione. Stanzù aveva un rapporto di grande amicizia con il gelese Daniele Emmanuello, di cui aveva protetto la latitanza, offrendogli la logistica sia in provincia di Enna che in provincia di Messina. Il movente del delitto, secondo le indagini effettuate dagli agenti della squadra mobile di Enna, sarebbe una vendetta maturata in lunghi anni, perché nel 1978 il padre di Stanzù era stato ucciso, proprio in un terreno di Aidone, dal trattorista Franco Saffila. In appello il difensore di Stanzù, l’avvocato Antonio Impellizzeri, aveva chiesto altre attenuanti rispetto alla sentenza di primo grado cercando di fare escludere che si sia trattato di un delitto mafioso, anche se ad eseguirlo sono stati due killer della mafia gelese, Massimo Billizzi e Francesco Sarchiello, oggi collaboratori di giustizia. Secondo gli inquirenti, Stanzù si sarebbe avvalso dell’amicizia del boss di Gela Daniele Emmanuello e avrebbe “utilizzato” due killer di mafia scelti da lui, come Massimo Billizzi e Francesco Sarchiello. Stanzù, nella preparazione del delitto avrebbe offerto ai due killer, non solo la logistica, i mezzi ed anche le armi con cui hanno eseguito l’omicidio del trattorista di Aidone.


Regalbuto. Lago Pozzillo preoccupazione per le alghe rosse: “divieto di uso delle acque”

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regalbuto_lago_pozzilloL’alga Plankthotrix rubescens, detta anche comunemente alga rossa sta minacciando le acque del lago Pozzillo.Dopo l’allarme lanciato la scorsa settimana,prontamente raccolto dall’amministrazione comunale che ha avvisato l’Arpa per effettuare i dovuti controlli ,pare che dal risultato delle analisi non sia arrivato nulla di buono, così come ci ha comunicato l’assessore Domenico Romano il quale ha riferito che “le analisi effettuate dall’arpa il 13 gennaio scorso consigliano di vietare l’uso delle acque dell’invaso sia per dissetare gli animali che per uso irriguo e vietare la pesca.” Si ricorderà difatti che il 13 gennaio il dott. Enrico Croce, Dirigente U.O.S. monitoraggi ambientali dell’ARPA, insieme ad altri due tecnici avevano effettuato il sopralluogo previsto in diverse punti del Lago Pozzillo, accertando comunque la presenza di alghe rosse. Sono stati prelevati con la strumentazione specifica campioni di acqua e dell’aria al fine di approfondire i dati relativi al fenomeno per poter conseguentemente risalire alle cause. Ora dalle analisi effettuate l’arpa ha confermato la presenza di alghe rosse sicuramente in misura superiore al limite tollerato nelle acque dolci a tal punto che la dichiarazione dell’assessore Romano di vietare l’uso delle acque del bacino è conseguente appunto al risultato delle analisi. Nei laghi la presenza di queste alghe è costante per tutto l’anno solo che in estate la specie, in virtù del suo alto correndo di pigmenti fotosintetici e alle sue esigenze di bassa temperatura si stratifica nella parte più profonda del lago, mentre in inverno in condizioni di basse radiazioni luminose e di temperatura , sale in superficie dando luogo in condizioni favorevoli alle fioriture tossiche. La sua capacità di sviluppo è legata essenzialmente alla grande disponibilità di composti azotati e in misura minore a quella di fosfati, alla temperatura dell’acqua e alla luce. Solitamente quest’alga è veicolata da siti già contaminati per mezzo di uccelli acquatici che la trasportano in forma di spora.La pericolosità dell’alga sta nel fatto che essa produce numerosi tipi di tossine dette microcistine a valenza epatotossica, gastroenterica e cancerogena.„Queste due tipologie sono però da escludersi per il Pozzillo in considerazione della non potabilità dell’acque del lago, che non viene ingerita in modo diretto. I rari effetti di intossicazione potrebbero essere riscontrabili in polmoniti allergiche e delle epatotossicosi, nel caso venisse respirata un grande quantità di tossina nel corso di attività ricreative e sportive in sistemi idrici contaminati da alghe in fase di fioritura. La contaminazione potrebbe essere anche riscontrata nella fauna ittica”.


Agostino Vitale

Brutta avventura di un padre ed i due figli alle giostre a Villarosa dell’aeroplanino si stacca gancio, ferite lacero contuse provocate dall’impatto con il terreno

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aeroplani Luna ParkVillarosa. Avevano deciso di trascorrere una serata all’insegna del divertimento un padre e suoi due figli di sei ed otto, invece la serata si è trasformata in un incubo, si è sfiorata praticamente la tragedia. Padre e i due figli, intorno alle 20, si sono trasferiti in periferia,in via Trinacria, nello spiazzale antistante la scuola materna dove è stato montato un piccolo Luna Park, dove c’era una giostra e come divertimento avevano deciso di salire su un aereoplanino per provare l’ebbrezza del volo. Solo che al momento della partenza, quando l’area incominciava ad alzarsi in volo condizionato è avvenuto il fattaccio, si è staccato un gancio, facendo perdere l’equilibrio all’aeroplanino, che si è messo in posizione verticale con la conseguenza di farli scivolare a terra. E’ stato un impatto piuttosto duro con il terreno, dopo un volo di qualche metro. Immediata la chiamata urgente per il 118 e l’arrivo sul posto di una pattuglia dei carabinieri della locale stazione, che hanno seguito tutte le vicende del soccorso e del trasferimento di padre e figli presso reparto di Pronto Soccorso dell’ospedale Umberto I di Enna, dove i medici hanno medicato alcune ferite lacero contuse, provocate dall’impatto con il terreno, oltre ad accusare dei forti dolori alla zona cervicale. Per i bambini i medici hanno previsto una prognosi di dieci giorni, mentre per il padre che accusa solo dei forti dolori alla cervicale ed al basso schiena è probabile che tra oggi e domani possa essere dimesso. I medici hanno preferito qualche giorno di degenza per i due bambini per evitare che possano nascere delle complicazioni e quindi vogliono essere sicuri che l’incidente subito non abbia lasciato qualche forte contusione interna. I carabinieri della stazione di Villarosa, dopo l’incidente, hanno deciso, di sequestrare l’impianto causa dell’incidente, alla presenza del sindaco Franco Costanza, mentre una relazione è stata inviata al magistrato di turno, raccontando la dinamica dell’incidente.

Enna. Droga: operazione “Go Kart”, dimezzate le pene per Tirendi padre e figlio

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tirendi salvatoreSono state dimezzate le pene nei confronti di Salvatore Tirendi e del figlio, che erano stati fermati nel febbraio del 2013, mentre in macchina stavano rientrando da Catania e con il figlio Carmelo, dai carabinieri, diretti dal capitano Cannizzaro, che da tempo seguivano la pista di Salvatore Tirendi, il più attivo nello smercio della droga, ed in quell’occasione avevano tentato di liberarsi di due chili di marijuana, che dovevano portare nel loro kartodromo dove avveniva maggiormente lo spaccio. Proprio il ragazzo, obbedendo ad un ordine del padre aveva buttato nel fiume il sacchetto di plastica che conteneva la droga, ma i carabinieri, dopo averli fermati, erano riusciti a recuperare il sacchetto con dentro due chili di marijuana. La Corte di appello di Caltanissetta ha accolto la tesi difensiva presentata dall’avvocato Gabriele Cantaro e così la pena per Salvatore è scesa da quattro a due anni, mentre per il figlio Carmelo è scesa da due anni e quattro mesi ad un anno e quattro mesi. Per Salvatore Tirendi, nel processo di primo grado, il Pm Francesco Rio aveva chiesto la condanna a dieci anni. Praticamente l’arresto dei due è stato l’avamposto della più vasta operazioni antidroga ed antimafia dell’ultimo decennio, avvenuta in provincia di Enna con l’operazione “Go Kart”, proprio perché nel kartodromo, tra vecchi pneumatici veniva nascosta la droga da smerciare. L’avvocato Cantaro ora sta preparando una memoria difensiva da presentare in Cassazione che dovrebbe portare il più giovane dei Tirendi, Carmelo, ad essere assolto, al momento dell’arresto il ragazzo aveva diciotto anni e il padre, al momento dell’arresto aveva dichiarato che Carmelo non c’entrava niente e che era solo lui ad avere acquistato la droga, il ragazzo lo aveva solo accompagnato.

Enna. Scarcerati due arrestati accusati di avere spacciato droga nei comuni di Agira, Leonforte e Nissoria

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droga banconotaAdriano Chiovetta, agirino di 29 anni e Paolo Contino di 27 anni, arrestati nel corso di due operazioni antidroga, che si trovano agli arresti domiciliari sono stati scarcerati su decisione del Gup del tribunale di Caltanissetta, che ha accolto positivamente le richieste fatte dal loro difensore, avvocato Orazio Spalletta. Adrianio Chiavetta si trova già sotto processo per l’operazione “Nickname” e nella sua arringa il Pm Roberto Condorelli ha chiesto la condanna ad otto anni di reclusione, mentre per quanto riguarda Contino ancora è in corso di indagini da parte delle forze dell’ordine. Nel processo a Chiovetta, l’avvocato Spalletta, nella sua arringa, ha chiesto che venga esclusa l’accusa di associazione a delinquere per lo spaccio della droga e per altri due assistiti Pietro e Giuseppe Cuccia ha chiesto di escludere l’associazione per delinquere. Per i due il Pm Condorelli ha chiesto la condanna a 13 anni per il primo e 9 anni ed 8 mesi per il secondo. Pietro Cuccia, conosciuto come “zio Giulio”, ha confessato il traffico di droga, l’avvocato ha chiesto di escludere l’accusa di associazione a delinquere, mentre per Giuseppe che ha sempre negato ogni addebito, ha chiesto di assolverlo con formula piena perché non ha mai partecipato alle attività di spaccio ed in questo è stato difeso dal fratello, che si è accusato di avere spacciato droga nei comuni di Agira, Leonforte, Nissoria. Nella prossima udienza si dovrebbero avere le arringhe dei difensori. Probabile che le sentenze definitive nel processo Nickname si potrebbero avere entro la fine del mese.

GdF Enna sequestra 80 mila euro a imprenditore agricolo ennese per truffa all’Agea

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AGEAOperazione della Guardia di Finanza di Enna, ad opera degli uomini guidati dal Ten. Col. Giuseppe Carella, che hanno eseguito un sequestro del valore di 80.000 euro, nei riguardi di un imprenditore agricolo, titolare di un’azienda ubicata nel Comune di Enna, accusato di aver illecitamente percepito contributi AGEA erogati nell’ambito della politica agricola comunitaria.

GdF Enna: sequestra beni per 600 mila euro a società di Barrafranca settore grande distribuzione alimentare. Evasione totale

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Ten.Col. Giuseppe CarellaMilitari del Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Enna, guidati dal Ten. Col. Giuseppe Carella (nella foto), hanno eseguito un provvedimento di sequestro preventivo che ha riguardato beni mobili ed immobili per un valore di 520 mila euro, nei confronti dell’amministratore di una società di Barrafranca operante nel settore della grande distribuzione alimentare.

Il sequestro odierno, disposto dal G.I.P. presso il Tribunale di Enna su richiesta della locale Procura della Repubblica, ha riguardato 3 immobili ubicati nel Comune di Mussomeli (CL), un’autovettura, nonché liquidità monetarie depositate su conti correnti bancari nella disponibilità dell’amministratore, accusato di evasione e frode fiscale.

Il provvedimento giudiziario corona un’intensa ed approfondita attività ispettivo-tributaria (conclusasi nei mesi scorsi), al termine della quale, i verificatori, attraverso un attento esame della movimentazione di denaro in entrata ed in uscita dal conto “cassa” ed una minuziosa analisi dell’effettività e congruità dei rapporti economici intercorsi con clienti e fornitori, hanno ricostruito il reale volume e giro di affari conseguito dall’azienda controllata.

Dagli accertamenti eseguiti è emerso, inoltre, che l’amministratore, al fine di sottrarsi al pagamento delle imposte dovute, ha anche omesso di presentare le previste dichiarazioni fiscali per l’anno d’imposta 2011, risultando così “evasore totale”.

L’istituto del sequestro preventivo per equivalente è stato introdotto nel nostro ordinamento per la prima volta nel 2000 ed esteso ai reati fiscali nel 2007. La norma consente adesso, anche per le più gravi violazioni fiscali, la possibilità di adottare, prima ancora della definizione del procedimento penale, una misura preventiva diretta a cautelare il concreto recupero delle imposte evase.

Arrestato noto pregiudicato di Barrafranca. Ad Aidone un deferito per possesso di un coltello serramanico

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coltello serramanicoI Carabinieri della Stazione di Barrafranca, nella tarda serata di ieri, in ottemperanza della revoca del decreto di sospensione dell’ordine di esecuzione per la carcerazione e ripristino dell’ordine medesimo, emesso dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Caltanissetta – Ufficio Esecuzioni Penali, traevano arresto Li Volsi Fabio, 48enne nato a Catania, residente a Pietraperzia, separato, collobaratore scolastico, pluripregiudicato.
Il Li Volsi è stato definitivamente riconosciuto colpevole dei reati ricettazione, truffa ed uso atto falso, commessi in Barrafranca, e dovrà scontare la pena detentiva residua di un anno.
Li Volsi, espletate le formalità di rito, è stato tradotto presso la casa circondariale di Enna a disposizione dell’Autorità Giudiziaria mandante del provvedimento.

Ad Aidone, invece, i militari dell’Arma aidonese, nel corso di un normale controllo, a seguito di perquisizione personale, hanno deferito alla Magistratura competente per porto ingiustificato di armi od oggetti atti ad offendere, C. S., un 21enne originario della provincia di Messina residente a Catania che si trovava nella città della Venere per motivi di lavoro. Lo stesso è stato trovato in possesso nr. 1 coltello serramanico della lunghezza complessiva di cm. 19 che è stato sequestrato.


Enna. Operazione “Shod Horse”: salgono a 19 gli arresti

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NICOLOSI Nicola AgatinoNei giorni scorsi, agenti della Squadra Mobile di Catania nei pressi di un parcheggio adiacente un locale pubblico, hanno arrestato Nicolosi Nicola Agatino, catanese, classe ‘83.
Nei suoi confronti, tra i capi di imputazione, la ricettazione in concorso con altri indagati di numerosi veicoli oggetto di furto, utilizzati per la commissione di altri delitti; un furto in concorso aggravato di prodotti alimentari; il furto in concorso aggravato dell’apparato Bancomat della filiale della Banca “Unicredit” di Villarosa; il furto in concorso aggravato dell’apparato Bancomat della filiale della Banca “San Michele di Caltanissetta e Pietraperzia” di Pietraperzia; il tentato furto aggravato di ulteriore apparato Bancomat in questa Provincia, evento delittuoso non consumato per l’intervento delle forze dell’ordine.
Al termine degli adempimenti di rito, il Nicolosi, giusta ordinanza emessa dal G.I.P. di Enna dott. ssa Luisa Bruno, su richiesta del P.M. titolare dell’indagine, dr. Augusto Rio, è stato condotto presso la sua abitazione al fine di espiare la misura degli arresti domiciliari.

Leonforte, facevano prostituire figlia 14 enne: genitori condannati

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vendevano figliaCondannati i genitori di Leonforte che avrebbero fatto prostituire la figlia con il loro anziano datore di lavoro. Da quesi rapporti, consumati quando la ragazza era quattordicenne, e’ nata una figlia che oggi ha 6 anni. Il Gup del tribunale di Caltanissetta, dinanzi al quale si e’ celebrato il processo con rito abbreviato, ha inflitto la pena piu’ pèesante, 8 anni di reclusione e una multa da 24 mila euro; alla madre, G. S., 56 anni. Per il padre, M. D. A., 57 anni, la condanna e’ di 5 anni e 4 mesi, mentre a P. A., 81 anni, che pogo’ alcune centinaia di euro per gli incontri sessuali con la minorenne, la pena e’ di 2 anni e 6 mesi, con una multa di 8.000 euro. I due genitori sono stati condannati anche a versare in solido una provvisionale da 30 mila euro alla figlia, mentre e’ di 20.000 euro la somma che dovra’ versare l’anziano. Il legale che rappresenta la vittima, oggi maggiorenne e costituitasi parte civile, ha gia’ avviato il procedimento per il riconoscimento della paternita’, dopo che nell’ambito delle indagini della Procura di Caltanissetta, l’esame del Dna ha confermato che e’ il padre della bimba avuta dalla sua vittima. Domani mattina l’avvocato di parte civile depositera’ al Tribunale minorile la sentenza con la richiesta di revocare immediatamente l’affidamento della bimba alla nonna, che esercita sulla piccola la patria potesta’ da quando e’ nata. Per l’anziano parte dei reati, consumati prima del 2006, sono caduti in prescrizione. La vicenda sarebbe andata avanti fino a quando nel 2008 la ragazzina diede alla luce un figlio. Nel 2010 i servizi sociali che avevano ascoltato la ragazza che aveva alla fine indicato il nome del padre ed erano partite le indagini. Secondo le accuse i coniugi per far fronte alla difficolta’ finanziarie fecero prostituire la figlia con il datore di lavoro che circa 2 volte al mese si recava nell’abitazione dei suoi dipendenti dove si sarebbero consumati gli incontri.

Pesante condanna per bancarotta fraudolenta ad un imprenditore di Villarosa

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bancarotta fraudolentaUn imprenditore di Villarosa, Salvatore Cordaro, 42 anni, è stato condannato dai giudici del tribunale di Enna a 3 anni e 2 mesi di reclusione, pagamento delle spese processuali in quanto si è reso responsabile di bancarotta fraudolenta e bancarotta semplice. Nella sostanza Salvatore Cordaro, difeso dall’avvocato Elio Chiara, rappresentante e titolare di una ditta individuale, allo scopo di recare danno ai creditori dissipava ben 5 macchine, prima del fallimento della sua ditta, dichiarata il 6 aprile del 2011, inoltre 3 anni prima del fallimento non teneva in regola i libri e le scritture contabili prescritti dalla legge della sua ditta. La sentenza è stata emessa dal collegio penale di Enna, presieduto da Giuseppe Tigano, con giudici a latere Alessandra Maria Maira e Marco Lorenzo Minnella. I giudici hanno inflitto anche delle pene accessorie all’imputato come l’inabilitazione all’esercizio di un’impresa commerciale per 10 mesi, l’incapacità per la stessa durata a esercitare uffici direttivi presso qualsiasi impresa e l’interdizione dai pubblici uffici per 5 anni. I giudici hanno accolto interamente la tesi accusatoria dal pm Marco Di Mauro, che, nella sua requisitoria aveva chiesto la condanna a 4 anni e 6 mesi di reclusione. Si tratta, va sottolineato, di una sentenza di primo grado.

Enna. Sfila con destrezza portafogli dalla borsa: arrestato in flagranza un pregiudicato catanese

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CLEMENTE MarioEnna. Un pregiudicato di Catania Mario Clemente, sessantenne, nella mattinata di ieri ha derubato una signora, intenta ad effettuare acquisti presso il banco degli ortaggi del mercato settimanale di via della Resistenza.
Il malvivente, approfittando della momentanea distrazione della donna, si è avvicinato e con estrema rapidità, senza che questa se ne avvedesse, ha aperto la zip della borsa sfilandole il portafogli al cui interno erano contenuti documenti e denaro contante.
Il gesto furtivo non sfuggiva, tuttavia, all’attenzione dei poliziotti presenti in quel frangente tra i banchi di vendita. I due, appartenenti all’U.P.G.S.P. – Sala Operativa della Questura di Enna, Ufficio diretto dal Commissario Capo dott. Alessandro Scardina, al momento dei fatti liberi dal servizio, accorgendosi di quanto stava accadendo, si ponevano repentinamente all’inseguimento dell’abile ladro, il quale, invano, tentava di far perdere le proprie tracce insinuandosi tra la folla.
La prontezza di intervento consentiva ai due esperti poliziotti di bloccare il malvivente, che, da accertamenti svolti successivamente, risultava essere un “borseggiatore abituale”, annoverando, nel proprio “curriculum criminale”, una lunga serie di reati predatori, tutti posti in essere con le medesime modalità.
Espletate le formalità di rito, il pregiudicato tratto in arresto è stato associato alla Casa Circondariale di Enna, in attesa di essere sottoposto a giudizio direttissimo così come richiesto dal Sostituto Procuratore della Repubblica procedente Dr. Marco Di Mauro.
Nei suoi confronti, peraltro, il Questore di Enna, Dr. Ferdinando Guarino ha disposto il provvedimento il divieto di ritorno in questo comune per un periodo di tre anni.

Truffa all’INPS per 400 mila euro, nei comuni di Barrafranca, Piazza Armerina e Pietraperzia, 21 indagati

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CameraGli Agenti della DIGOS della Questura di Enna da tempo impegnati nell’attività volta a scongiurare ingressi irregolari nel territorio nazionale di cittadini stranieri extra-comunitari, nel corso dell’analisi di centinaia di fascicoli relativi ai c.d. “Flussi d’ingresso”, hanno scoperto una “geniale” truffa operata da italiani ai danni dell’INPS.
Incrociando, infatti, taluni dati con le banche dati degli Enti previdenziali, ed a seguito di riscontri diretti, è emerso come talune aziende agricole avessero fittiziamente instaurato contratti di lavoro agricoli al solo fine del conseguimento delle indennità per malattia e disoccupazione, che hanno complessivamente fruttato, dal 2008 ad oggi, la somma di oltre 400 mila euro. L’intera somma è in fase di recupero.
I territori interessati sono quelli di Piazza Armerina, Barrafranca e Pietraperzia.
Al termine delle investigazioni, la Procura della Repubblica di Enna, procedente il p.m. dott. Francesco Rio, condividendo le tesi della DIGOS, ha notificato agli indagati l’avviso di conclusione indagini, ipotizzando la truffa aggravata continuata in concorso, per avere presentato false comunicazioni di assunzione di lavoratori subordinati, inducendo in errore l’Ente previdenziale e procurandosi un ingiusto vantaggio patrimoniale consistito nell’indebita percezione di prestazioni erogate in relazione alla fittizia attività lavorativa dichiarata, per un ammontare complessivo, come detto, di oltre 400 mila euro.
Ben 21 i coinvolti, M.F., D.G., S.C., C.R., L.A., A.S., P.M., B.A., P.G., B.F., B.L., B.A., B.M., C.S., G.A., C.G., P.A., B.S., A.S., C.L., L.G., che dovranno rispondere di tale condotta.
Per quanto riguarda gli stranieri rintracciati, si stanno verificando le loro posizioni e, nel caso di irregolarità, nei confronti degli stessi verranno adottati i provvedimenti amministrativi di competenza.

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