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Presentata denuncia a ultras di Assoro. Portare i ragazzi a vedere partita potrebbe essere un rischio

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sos calcio
Leonforte. Per un padre portare il proprio figlio a vedere una partita di calcio di serie A rappresenta un rischio notevole visto che tifosi sicuramente irrazionali sotto tutti i punti di vista decidono di vietare ad un ragazzino di esultare per un gol segnato dalla propria squadra del cuore. Una denuncia è stata presentata al commissariato di Leonforte da parte del professore Salvo Guliti di Leonforte il quale recatosi a Catania con il proprio figlio (7 anni) con fascia bianconera al collo per assistere alla partita Catania -Juventus si è visto condizionato  dall’atteggiamento di un capo ultras che rivolgendosi a dei ragazzi e ad altre spettatori della tribuna B con fare minaccioso ha detto  “Se esultate al gol della Juve vi rompiamo il c….”, quindi li ha inviati ad “andare nella gabbia dei tifosi juventini o finisce male…”. Il tifoso, guarda caso è di Assoro, paese vicino 5 chilometri da Leonforte ed è stato protagonista di  minacce reiterate a carico di alcuni spettatori, tra cui bambini, che assiepavano gli spalti della tribuna B dello stadio di Catania. Questo capo ultras, già all’inizio della partita, ha cominicato a dettare legge, ha “intimato” tutti gli astanti, grandi e piccoli, a non esultare ad un eventuale gol della Juve perché allora ci sarebbero state conseguenze. Più volte, di fronte agli occhi atterriti  dei bambini e di quelli che lo conoscevamo come una gran brava persona, ha continuato a minacciare a destra e sinistra, invitando gli juventini a tacere, rendendo difficile un momento che doveva essere di sana gioia. “Segnato il gol la Juve – racconta Salvo Guliti – questo tifoso ultrà ha incominciato ad inveire contro i bambini, imponendo loro di non esultare. Quello che peggio che nei giorni a seguire mio figlio ha avuto evidenti segni di disturbo e il pediatra ha diagnosticato sindromi ansiogeni. Ha manifestato un rigetto per il calcio e ha più volte ribadito che non andrà mai più in uno stadio di calcio. Credo che il soggetto in questione abbia inspiegabilmente perso il controllo e le sue esagerazioni hanno distrutto il sogno di alcuni bambini, tra cui mio figlio, che si apprestavano a vivere una serata di sport”. Gli eccessi verbali di questo tifoso, per modo di dire, hanno obbligato il professor Guliti a segnalare i fatti alle autorità giudiziarie. “Non sono animato da spirito di vendetta – conclude Salvo Guliti – e resto sereno e di fronte ad un eventuale pentimento e sano rinsavimento, da uomini maturi e di sport, sarei pronto anche a ritirare la denuncia”.


Enna. Indagati per abuso d’ufficio i Sindaci Agnello e Garofalo + altri 10

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enna sindaci agnello garofalo
La Procura di Enna ha notificato dieci informazioni di garanzia nei confronti di politici e tecnici per tre presunti abusi d’ufficio al Comune capoluogo (uno solo tentato). Fra gli indagati figurano due sindaci, l’attuale primo cittadino Paolo Garofalo e il suo predecessore Rino Agnello. Ci sono poi ex assessori, funzionari, componenti del nucleo di valutazione dell’ente e un docente dell’università di Catania, per non aver comunicato un incarico da parte del comune. L’atto notificato contiene anche l’avviso di conclusione delle indagini.
L’inchiesta è stata svolta dalla Digos e coordinata dai procuratori Ugo Rossi e Francesco Rio. Agnello è indagato insieme a Peppe La Porta e Roberto Pregadio, ex assessori, per una delibera del 2009 con cui l’amministrazione revocò la costituzione di parte civile al processo per i conti truccati del Comune perchè ai responsabili non fu contestata l’aggravante di aver provocato un danno rilevante. Garofalo è indagato per presunto abuso d’ufficio relativo alla nomina del “nucleo di valutazione” dove 3 componenti sarebbero privi di indipendenza (due candidati nelle liste del sindaco ed uno dipendente di cooperativa affidataria di un servizio per conto del Comune). Il Sindaco Garofalo è anche indagato per presunto tentativo d’abuso d’ufficio perchè avrebbe tentato di costringere il dirigente dell’ufficio legale del Comune ad accettare l’incarico ad interim della dirigenza dello staff di Polizia Locale oltre al suo incarico di di dirigente dello staff II Affari Legali. Garofalo, infine, avrebbe minacciato azioni disciplinari.

Adescava ragazzine con promessa di ricariche telefoniche: arrestato 75enne artigiano di Enna

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Un settantinquenne artigiano di Enna, S.D.V, da anni, in cambio di piccole regalie, costringeva le minori a subire vere e proprie violenze sessuali. L’uomo, approfittando dell’ingenuità delle ragazzine, le attirava a se con la promessa di ricariche telefoniche ed una volta carpitane la fiducia, abusava delle stesse con forme di violenza di volta in volta diversificate.

L’anziano riservava le sue morbose attenzioni nei confronti di ragazze molto giovani e per tale ragione facilmente condizionabili facendo anche leva sullo stato di disagio socio-familiare nel quale il più delle volte le minori si trovavano. All’epoca dei fatti, avvenuti fino al 2012, le vittime coinvolte erano appena quindicenni.

Le indagini condotte dagli agenti della Squadra Mobile di Enna e parallelamente dai militari del NORM dei Carabinieri nel corso di una complessa e prolungata attività investigativa, hanno consentito di verificare come l’anziano fosse riuscito ad ottenere in maniera subdola la piena e silenziosa sottomissione delle minori rispetto ai soprusi sessuali posti in essere dallo stesso.

Le dichiarazioni delle vittime, quelle rese dall’uomo nonché il tenore degli SMS inviati da quest’ultimo alle minori, hanno confermato che gli incontri con le ragazze avevano quale unico scopo quello di soddisfare le perverse intenzioni del violentatore.

A fornire un quadro completo della vicenda hanno contribuito le perquisizioni ed i sequestri svolti da Polizia e Carabinieri a carico dell’uomo, gli interrogatori a cui quest’ultimo è stato sottoposto da parte di investigatori e Pubblici Ministeri procedenti nonché le dichiarazioni rese agli inquirenti dalle giovani vittime.

In relazione agli eventi descritti, nella mattinata odierna, giusta ordinanza di esecuzione emessa dal Sostituto Procuratore della Repubblica di Enna Dr. Marco Di Mauro, personale di questa Squadra Mobile e militari del NORM dei Carabinieri di Enna, ha tratto in arresto S.D.V. applicando nei confronti dello stesso la misura cautelare degli arresti domiciliari.

Terremoto tra Aidone, Piazza Armerina e Valguarnera MI 2.3 alle 14.21 del 2 aprile

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140402 terremoto enna
Un terremoto di magnitudo (Ml) 2.3 è avvenuto alle ore 14:21:43 italiane del giorno 02/Apr/2014 (12:21:43 02/Apr/2014 – UTC).
Il terremoto è stato localizzato dalla Rete Sismica Nazionale dell’INGV nel distretto sismico: Sicilia centrale.
Event-ID 4003336411
Magnitudo(Ml) 2.3
Data-Ora 02/04/2014 alle 14:21:43 (italiane)
02/04/2014 alle 12:21:43 (UTC)
Coordinate 37.4182°N, 14.3882°E
Profondità 29.5 km
Distretto sismico Sicilia_centrale

Comuni entro i 10Km
AIDONE (EN)
PIAZZA ARMERINA (EN)
VALGUARNERA CAROPEPE (EN)

Comuni tra 10 e 20km
BARRAFRANCA (EN)
ENNA (EN)
MIRABELLA IMBACCARI (CT)
RADDUSA (CT)
SAN CONO (CT)
SAN MICHELE DI GANZARIA (CT)

INGV

Pregiudicato di Calascibetta arrestato in flagranza per furto ad un internet point/sala scommesse di Enna

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internet point
Un militare dell’Aliquota Radiomobile della Compagnia dei Carabinieri di Enna mentre libero dal servizio si trovava sulla strada per raggiungere la Caserma ed intraprendere il turno giornaliero, transitando su Corso Sicilia notava la presenza di un individuo che, sfruttando la presenza di macchine parcheggiate, si muoveva con fare sospetto cercando di non farsi vedere dagli automobilisti di passaggio. Il militare decideva quindi di appostarsi, senza dare nell’occhio, per seguirne i movimenti, già avvisando la Centrale Operativa del Comando Provinciale per allertare le pattuglie sul territorio.

I sospetti si concretizzavano allorquando il soggetto, approfittando di un momento in cui non transitava nessuno, usciva dal nascondiglio con una scala pieghevole che, appoggiata sull’insegna esterna di un internet point/sala scommesse, gli consentiva di raggiungere la finestra del primo piano del negozio ed entrare.

Giunta sul posto la pattuglia Radiomobile, unitamente al collega che aveva seguito tutta la scena, veniva intimato al soggetto di uscire. Questi, vistosi scoperto, non poteva fare altro che consegnarsi nelle mani dei Carabinieri.

Lo sfortunato ladro, poi identificato in P.P., 22enne residente a Calascibetta, già noto alle forze di polizia per piccoli precedenti penali, al termine delle formalità di rito veniva tratto in arresto per il reato di tentato furto aggravato e ristretto nelle camere di sicurezza, come disposto dal P.M. di turno della Procura della Repubblica di Enna, in attesa del rito direttissimo celebrato nella stessa mattinata presso il locale Tribunale.

Sono in corso ulteriori indagini per capire se il soggetto si sia avvalso della collaborazione di qualche complice, in considerazione che le finestra da cui ha avuto accesso ed una porta interna erano state stranamente lasciate aperte e lo stesso non avesse con sé strumenti per l’effrazione.

La proprietaria del negozio, giunta successivamente sul posto, ha ringraziato i militari che con il loro intervento sono riusciti a sventare il furto dell’incasso giornaliero, ammontante a euro 2.000 circa, e probabilmente di altri oggetti di valore presenti all’interno dell’attività commerciale.

Cercò di vendere un immobile non suo, armerino condannato per truffa

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toto vendita fontana di trevi
Giuseppe L.M., di Piazza Armerina, 46 anni, è stato condannato a 6 mesi di reclusione e a 51 euro di multa, pagamento spese processuali con pena sospesa perché ritenuto responsabile di truffa. Infatti lo stesso avrebbe venduto un immobile per uso commerciale con annesso garage a Piazza Armerina. Il problema è che L.M. non era il proprietario di quell’immobile né la società a responsabilità limitata di cui era rappresentante legale. L’acquirente, rendendosi conto che si trattava di una truffa lo ha denunciato, difeso dall’avvocato Marco Di Dio Datola, e si è costituito parte civile. La condanna è stata inflitta dal giudice monocratico Giovanni Milano. L.M. con il suo cliente aveva fatto capire che la sua società era proprietaria di un locale adibito per il commercio di circa 40 metri quadrati con annesso garage, andando a stipulare un contratto preliminare di vendita, nel dicembre del 2004, ricevendo 8 mila euro a titolo di acconto. Non arrivando alla conclusione della vendita l’interessato diede l’ incarico a un tecnico, che ebbe a scoprire che L.M. ne la sua società erano i proprietari dell’immobile per cui fu presentata denuncia. Il giudice Giovanni Milano ha condannato Giuseppe L.M. a sei mesi di reclusione, a risarcire i danni alla parte civile, che saranno quantificati in separata sede; oltre a rifondere le spese di costituzione a giudizio. Sarà un giudice civile a stabilire l’entità del danno ed il relativo pagamento.

Manette per rumeno: trovata nella casa di Palermo refurtiva di un furto in abitazione ad Enna

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Nistor Marian Andrei
Enna. Fermo nei confronti di Nistor Marian Andrei, nato in Romania, classe ’94, autore di un furto in abitazione, commesso in Enna, in data 11 dicembre 2013, in occasione del quale, dopo aver scardinato la porta di ingresso, e messo a soqquadro la casa della vittima, aveva asportato oggetti di valore, cellulari e macchina fotografica.
Parte della refurtiva è stata rinvenuta dagli agenti della Squadra Mobile nel corso di una perquisizione a Palermo, nell’abitazione nella quale erano presenti altri connazionali dell’indagato.
L’attività investigativa esperita, consentiva di appurare la presenza dello stesso nelle date, nei giorni e negli orari nei quali ad Enna si erano verificati dei furti in abitazione, sì da incrociare tali dati insieme alle ulteriori risultanze investigative.
Le investigazioni davano esito positivo, giacché, consentivano di appurare con certezza la presenza del Nistor nel luogo e nell’arco temporale del commesso reato, e di tracciare passo passo i suoi movimenti da e per Enna.
Il cittadino rumeno è risultato, infatti, presente in Enna, anche in occasione di altri due analoghi furti commessi nelle contrade ennesi nello scorso mese di dicembre.
Sussistendo il pericolo di fuga, nei confronti dello stesso è stato disposto dal Sostituto procuratore della Repubblica il fermo; pertanto, gli agenti della Squadra Mobile, in esecuzione del provvedimento dell’A.G., lo hanno condotto a disposizione della magistratura presso la Casa Circondariale di Enna.
Proseguono le indagini finalizzate ad identificare e rintracciare i complici.

Indagati i due sindaci ennesi: c’è pure un professore dell’Università di Catania

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enna-sindaci-agnello-garofalo
Nella vicenda che vede indagati i due sindaci di Enna, Rino Agnello e Paolo Garofalo, due ex assessori, i componenti il nucleo di valutazione e funzionari comunali spunta anche la presenza di un professore dell’Università di Catania, al quale ancora deve essere notificato di essere indagato, che viene accusato di avere taciuto all’Università di Catania, dove svolge le funzioni di professore ordinario di diritto del lavoro a tempo pieno e che, quindi lo rende incompatibile con lo svolgimento di qualsiasi attività professionale, accettando di svolgere nei mesi di giugno e luglio 2011 la funzione di difensore di Viviana Fonte, dipendente del comune di Enna, colpita da procedimento disciplinare e di avere svolto la funzione di difensore del comune di Enna davanti al Tar di Catania nel procedimento contro l’avvocatessa Elvira Termine. Nella delibera del comune era fissato anche il compenso complessivo nella misura di cinquemila euro. Il professore, in data 5 novembre 2011, aveva firmato la memoria di costituzione in giudizio per conto del comune di Enna. Continua ad essere oggetto di discussione negli ambienti giudiziari il fatto che ad essere chiamati in causa sono stati solo i due ex assessori Giuseppe La Porta e Roberto Pregadio, sono deceduti invece Angelo Spampinato e Vincenzo Margio, ma nell’approvazione della delibera, viene sostenuto non era necessario avere il parere legale, erano presenti altri assessori che non sono stati inseriti nell’indagine da parte della Digos. Il sindaco Paolo Garofalo ha comunicato che lunedì organizzerà una conferenza stampa per chiarire la posizione sua, dei funzionari che sono indagati e dai componenti il nucleo di valutazione.


Enna. Sono cinque le ragazzine insidiate dall’anziano artigiano nella zona di Montesalvo

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enna bambinopoli montesalvo
L’artigiano ennese, Salvatore DV, 75 anni, che è stato arrestato e portato ai domiciliari dagli agenti della Questura e dai carabinieri nell’ambito di un’inchiesta congiunta,coordinata dalla Procura ennese, viene accusato di avere molestato nella zona di Montesalvo, ben cinque ragazzine tra i tredici e i quindici anni, promettendo loro ricariche telefoniche, capi di abbigliamento, dolciume ed altro. L’artigiano ennese li attirava nel suo garage e quindi per due ragazze li palpeggiava nelle parti intime, mentre per altre tre ragazze si parla di altro tipo di molestie. L’arresto, e poi la concessione dei domiciliari, è stato disposto dal Tribunale del Riesame, che ha respinto la richiesta della difesa di ottenere la libertà. Il Gip aveva detto non all’arresto, la Procura ha fatto ricorso al tribunale del Riesame, per cui per Salvatore D.V. sono scattati i domiciliari. Data la delicatezza della vicenda c’è il massimo riserbo e si cerca di tutelare in qualsiasi modo le ragazzine, che agli investigatori hanno confermato tutto quello che è successo. Quindi i palpeggiamenti e che lui le avrebbe costrette più volte a toccarlo, dopo averle attirate a casa propria con la promessa di regalie. Salvatore DV viene difeso dall’avvocato Gabriele Cantaro. C’è da stabilire diverse procedure a cominciare dall’interrogatorio di garanzia, tenuto conto che l’arresto è stato disposto dal Sostituto Procuratore Marco Di Mauro. Intanto l’avvocato Cantaro ha fatto ricorso in Cassazione. L’inchiesta prosegue per accertare se ci sono altre ragazze implicate in questa squallida vicenda.

Nella foto la bambinopoli di Montesalvo

Piazza Armerina. Trovati in possesso di droga in auto condanna per tre armerini

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droga
Piazza Armerina. Condannati a pene variabili da 1 anno e 4 mesi a 8 mesi di reclusione tre armerini, che erano stati bloccati dai carabinieri a bordo di un auto e in possesso di 55 grammi di marijuana. Una pattuglia un mese fermò l’auto nei pressi del bivio per Aidone, ma i tre buttarono la droga dal finestrin ma fu recuperata dai militari. Ora il giudice monocratico Vittorio La Placa ha condannato a 1 anno e 4 mesi di reclusione, 4 mila euro di multa, Salvatore Nicotra, armerino di 43 anni; a 8 mesi di reclusione e 2 mila euro di multa il figlio Alex di 23 anni; a 1 anno di reclusione e 3 mila euro di multa Salvatore Lo Bartolo, 26 anni, che era alla guida dell’auto. Salvatore e Alex Nicotra sono difesi dall’avvocato Vincenzo Cammarata, mentre Salvatore Lo Bartolo dall’avvocato Francesco Alberghina. La pena è stata ridotta perché gli imputati hanno scelto il rito abbreviato ed anche perché, recentemente la Corte Costituzionale ha emesso una sentenza che, depenalizzando la legge Fini-Giovanardi, ha sostanzialmente riproposto la distinzione fra droghe pesanti e leggere. In questo caso, si tratta di droga “leggera”, per cui la sanzione per i tre ramerini è stata meno pesante. Il giudice La Placa ha concesso la sospensione condizionale della pena solo per il giovane Alex Nicotra, mentre è stata ordinata la confisca e la distruzione della droga. Solo dopo il deposito del dispositivo della sentenza, gli avvocati difensori dei tre imputati presenteranno eventuali ricorsi in appello.

Regalbuto, rinvio a giudizio per un insegnante privato per violenza sessuale ai danni di due ragazzine

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violenza sessuale
Regalbuto. I pm Fabio Scavone e Anna Granata hanno chiesto il rinvio a giudizio di un insegnante privato di 71 anni, con l’accusa di violenza sessuale aggravata e continuata ai danni di due ragazzine, che all’epoca dei fatti avevano un’età inferiore ai 14 anni; l’insegnante è un incensurato, indagato a piede libero. I genitori di due giovanissime studentesse gli avrebbero affidato le proprie figlie per alcune lezioni private e lui, un settantenne, ne avrebbe abusato sessualmente, in tempi diversi, approfittando della situazione. Gli abusi, che sarebbero consistiti in baci, carezze e palpeggiamenti, sarebbero andati avanti fino a febbraio dell’anno scorso. L’udienza il prossimo 8 maggio, il difensore dell’indagato è l’avvocato Vito Felici, mentre a costituirsi parte civile, una coppia di genitori di Regalbuto, assistita dall’avvocato Pierfrancesco Buttafuoco. La Procura contesta all’insegnante di aver agito con abuso di autorità, costringendo le due minorenni a subire e compiere atti sessuali. L’indagine, scaturita dai racconti delle minorenni, è stata svolta dai carabinieri della compagnia di Nicosia.

Discarice abusive tra il cimitero e l’ospedale di Piazza Armerina, disposto sequestro

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discarica abusiva eternit
Piazza Armerina. Tonnellate di rifiuti speciali sequestrati in contrada Bellia Borgo San Giacomo, tra il cimitero e l’ospedale Chiello. I sigilli sono scattati da parte degli investigatori su due diverse aree ravvicinate, per una superficie complessiva di circa mille metri quadri. La Procura indaga sulle due discariche con l’ipotesi di reato di abbandono di rifiuti. In un primo sito trovati accatastati quintali di eternit, sotto alcuni alberi di eucaliptus, con molte lastre tipo onduline in cemento amianto e un contenitore dell’acqua. Non solo eternit, pure penumatici, televisori, resti di lavori di potatura, elettrodomestici, ferro, plastica, batterie di automobili e numerose macchie di cemento che fanno pensare allo scarico nella zona dei lavaggi delle betoniere che trasportano cemento. Poco più sopra, a qualche centinaio di metri di distanza, scoperta un’altra discarica a cielo aperto, questa volta con tonnellate di scarti di edilizia.

Enna. Casa di riposo Sant’Antonio, due filoni di indagini su morte sospetta e riscossione pensione di ricoverata deceduta

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casa riposo s antonio pergusa
Enna. Sull’inchiesta della casa di riposo Sant’Antonio di Pergusa, effettuata dai finanzieri del comando provinciale, e che ha visto l’arresto del titolare Paolo Luciano Tomaselli e del nipote-dipendente Carmelo Murasò per maltrattamenti ed abbandono degli anziani ricoverati, sono partiti due nuovi filoni d’indagine. Infatti si sta indagando su due morti sospette all’interno della casa di riposo, dopo quella della signora Lina, che, secondo indagini sarebbe morta tra notevoli sofferenze. Il Pm Marco Di Mauro nell’esaminare il carteggio sulla casa di riposo si è insospettito per due altre morti sospette e quindi ha incaricato nuovamente la Guardia di Finanza del comando provinciale di indagare ed approfondire l’esame di queste due decessi di ricoverati nella casa di riposo, che sembra vi siano dei sospetti. L’altro argomento dove si sono aperte le indagini riguarda il riscuotere della pensione, dopo sei giorni dalla morte della titolare, qualcuno, fornito di delega, si è presentato presso l’ufficio postale di competenza ed ha riscosso la pensione della donna morta da sei giorni e, quindi, ad essere interessato nell’inchiesta c’è anche il dipendente dell’ufficio postale che ha pagato la pensione, quindi ci sono ipotesi di truffa, contestata ai responsabili della casa di riposo, falso ideologico, che potrebbe essere contestata anche al dipendente della Posta e a chi è andato a riscuotere la pensione. Nei giorni scorsi c’è stato un incidente probatorio con il Gip Luisa Maria Bruno, durante il quale sono stati interrogati alcuni anziani dal Pm Di Mauro, presenti gli avvocati difensori degli indagati. Il Gip ha nominato un perito, il medico legale Salvatore Bruno per verificare le condizioni mentali e la sua capacità di rispondere di una ricoverata nella casa di riposo e chiarire se in questo vicenda ci sia stata circonvenzione di incapace. Ci sono poi le accuse mosse da alcuni anziani, i quali hanno dichiarato di non avere più trovato ne soldi ne oggetti d’oro di loro proprietà e su questo argomento si stanno svolgendo delle indagini accurate da parte dei finanzieri.

Enna. Madre nega soldi a figlio 14enne tunisino, si barrica in casa e minaccia di uccidere i due fratellini di 6 e 3 anni

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Arresto particolarmente complesso operato nella mattinata di ieri 4 aprile 2014 dai militari della Compagnia Carabinieri di Enna, nei confronti di un ragazzo quattordicenne, di origini tunisine, residente nella zona di Enna-Monte, resosi responsabile di gravissimi reati, quali sequestro di persona, resistenza e violenza a pubblico ufficiale, lesioni personali e porto di armi od oggetti atti ad offendere.

Questi i fatti: poco dopo le 8 la mamma del ragazzo, presentatasi in caserma in evidente stato di agitazione, racconta ai militari che il figlio poco prima, dopo che lei gli aveva negato l’ennesima richiesta di soldi, si era barricato dentro casa, minacciando con un coltello di uccidere i due fratellini, rispettivamente di anni 6 e 3, sequestrati all’interno dell’abitazione; a nulla erano valsi i tentativi dall’esterno della madre di far rinsavire il ragazzo che invece, dopo aver sprangato anche l’unica finestra esistente, manifestava crescente nervosismo e determinazione.

Giunti immediatamente sul posto i militari intuivano la gravità della situazione, anche in relazione al fatto che il ragazzo risultava particolarmente ostile a qualsiasi forma di dialogo, tentato per quasi un’ora. Veniva quindi richiesto l’ausilio dei Vigili del Fuoco, con i quali si ipotizzava un accesso coatto all’interno dell’appartamento (composto peraltro da 2 soli vani e dotato di serramenti senza vetri, con chiusura a catenaccio), ma la presenza degli operanti, avvertita dall’interno, creava ulteriore concitazione nel già alterato stato d’animo del giovane, che iniziava a minacciare gravi conseguenze nei confronti dei fratelli ed a pretendere che tutti si allontanassero.

Avvertita la possibilità che la situazione potesse degenerare, i Carabinieri decidevano di assecondarlo, simulando di allontanarsi dalla zona unitamente ai Vigili del Fuoco ed invitando la madre del ragazzo a stazionare davanti la porta di casa per dare garanzie al figlio che era rimasta sola e stimolarlo ad aprire per constatare di persona che effettivamente all’esterno non vi fosse nessuno.

Il tranello sortiva l’effetto sperato, quando, dopo qualche minuto, il ragazzo si decideva a levare il catenaccio dalla porta ed aprirla leggermente. Tanto bastava ai Carabinieri, nascostisi nelle immediate vicinanze, per spostare la madre del giovane, balzare alla porta, vincere la resistenza del ragazzo che tentava nuovamente di chiuderla, entrare ed immobilizzarlo, scoprendo contestualmente che era armato di un coltello, strappatogli dalle mani solo all’esito di colluttazione, nel corso della quale due dei quattro militari riportavano delle lesioni, fortunatamente non gravi. L’accesso consentiva inoltre al personale sanitario del servizio 118, già fatto intervenire sul posto, di poter visitare i due fratellini, constatando fortunatamente che non avevano riportato conseguenze.

L’autore del folle gesto, al termine delle formalità di rito, veniva dichiarato in arresto e trasferito presso l’istituto penale minorile di Caltanissetta, a disposizione dell’Autorità Giudiziaria per i minori, già compiutamente informata dei fatti descritti.

Questore di Enna emette DASPO nei confronti di un Dirigente squadra Kamarat

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calcio
Il Questore della provincia di Enna, dott. Ferdinando Guarino, per gli episodi verificatisi nel corso dell’incontro di calcio dell’incontro di calcio “Asd San Sebastiano-Kamarat”, valevole per il Campionato Nazionale Dilettanti di Eccellenza, Girone A, disputatosi in data 9 marzo 2014 presso lo stadio comunale di Calascibetta, ha emesso il D.A.S.P.O. nei confronti di un Dirigente della Kamarat.
In particolare, il Dirigente alla fine del citato incontro di calcio, nel piazzale antistante lo stadio, dopo essere stato oggetto di invettive verbali da parte di un Dirigente della società ASD SAN SEBASTIANO, reagiva violentemente, sferrando uno schiaffo in pieno volto ad altro Dirigente della società “ASD S. Sebastiano”, intervenuto, nel frangente, per cercare di calmare gli animi, Dirigente che, a propria volta, reagiva colpendo l’aggressore con un pugno.
Il predetto, dunque, con il suo comportamento si è reso responsabile di un episodio di violenza dal quale è scaturita una colluttazione fra i due referenti sportivi, interrotta dal tempestivo intervento della forza pubblica, ponendo in pericolo l’Ordine e la sicurezza pubblica in occasione del citato incontro di calcio. Pertanto, visto l’art. 6 della legge nr. 401 del 13 dicembre 1989 cosi come modificato dalla L. 19 ottobre 2001, n. 377, dalla L. 24 aprile 2003 n.88, dalla L. 17 ottobre 2005 n.210 e dalla Legge 4 aprile 2007 n.41 e considerata la gravità dei fatti nonché la probabile reiterazione della condotta posta in essere dal menzionato Dirigente, al quale, pur trattandosi di un tesserato di federazione sportiva, possono applicarsi le misure adottabili ai sensi dell’art.6 della Legge 401/89 e successive modifiche, indipendentemente da ogni altro provvedimento di competenza degli organi della disciplina sportiva, il Questore ha disposto il divieto di accesso, per il periodo di anni UNO, in tutti i luoghi ove si svolgono competizioni calcistiche della società KAMARAT, nonché in tutti gli stadi o altri impianti sportivi in occasione di eventi calcistici riguardanti il Campionato Nazionale Dilettanti di Eccellenza. Il divieto è esteso, nelle medesime circostanze di tempo, in tutti gli spazi antistanti o comunque limitrofi agli stadi o ai campi sportivi ove si disputeranno tali manifestazioni ed altresì in quelli interessati alla sosta, al transito ed al trasporto delle persone che partecipano o assistono alle manifestazioni medesime. Allo stesso è stato altresì imposto di comparire personalmente presso il Comando Stazione Carabinieri più vicino al luogo di residenza al 30° minuto del primo e del secondo tempo di tutti gli incontri ovunque disputati dalla squadra calcio “KAMARAT”.
L’obbligo di comparizione è stato convalidato dal G.I.P. del Tribunale di Enna, su richiesta del Procuratore della Repubblica presso il medesimo Tribunale.
L’emissione del provvedimento si inserisce in seno all’ampia campagna di contrasto ad ogni forma di violenza, anche in occasione di manifestazioni sportive, fortemente promossa dal Questore Guarino, nella convinzione che lo sport è e deve essere un momento di aggregazione giovanile, veicolo di messaggi positivi, non certo una occasione per porre in essere comportamenti violenti.


Operazione “Go Kart”: Catturato in Germania l’ultimo destinatario dell’ordinanza di custodia cautelare

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Scalisi Giuseppe
I Carabinieri del Comando Provinciale di Enna, collaborati dal R.O.S. Carabinieri di Roma e dalla Polizia Tedesca hanno arrestato in Germania Giuseppe Scalisi, di anni 38 di Catenanuova.
Giuseppe Scalisi era l’unico soggetto che la notte del 17/18 febbraio u.s. non era stato possibile catturare nel corso dell’operazione “Go Kart” perché già da qualche mese, forse ritenendo che l’aria di Catenanuova era diventata un po’ pesante, aveva deciso di allontanarsi dalla propria abitazione, trasferendosi in Germania, dove era già stato negli anni precedenti, e dove aveva trovato lavoro quale operaio in una piccola fabbrica.
I Carabinieri del Comando Provinciale, che per mesi avevano indagato sui componenti dell’associazione per delinquere di Catenanuova, ben sapevano che Giuseppe Scalisi non sarebbe stato trovato a casa sua (in quanto conoscevano da mesi la località tedesca dove si era trasferito), così quella notte, delle previste 50 esecuzioni di custodia cautelare in carcere emesse dalla Procura Distrettuale Antimafia di Caltanissetta ne furono eseguite, per così dire, “solo” 49.
Nessuno sfuggì alla rete messa in atto con il contemporaneo intervento di ben 300 Carabinieri fatti intervenire sulle Province di Enna e Catania, evitando però, opportunamente, di sottoporre a controllo l’abitazione di Catenanuova dove risiedeva lo Scalisi, al chiaro fine di non fargli sospettare che anche il suo nome era presente negli atti dell’indagine.
Lo stesso, al pari di altri soggetti suoi complici di Catenanuova, tutt’ora in carcere, è accusato di traffico e spaccio di sostanze stupefacenti aggravati dal metodo mafioso, per aver fatto parte della “squadra” direttamente alle dipendenze dei componenti della famiglia Tirendi.
Giuseppe Scalisi oltre ad essere accusato di numerosi episodi di spaccio, è stato, in particolare, il soggetto che nel mese di agosto 2013 era pronto a ricevere insieme al Frisenna Filippo, già arrestato, la consegna di un Kg. di marjuana da parte dei trafficanti catanesi. La partita di droga venne lasciata da quest’ultimi all’interno di un albero cavo che si trovava in un terreno delle campagne di Catenanuova, luogo precedentemente concordato tra le parti, ma i Carabinieri, che tenevano tutti gli indagati sotto controllo, si fiondarono a Catenanuova e riuscirono a giungere sul posto ancora prima dei predetti Scalisi e Frisenna, rinvenendo e “sequestrando“ lo stupefacente.
Lo Scalisi e Frisenna, che lo dovevano ricevere, lo cercarono per tutta la campagna ed “impazzirono” per giorni, insieme ad Antonino Tirendi, per comprendere cosa potesse essere successo, finendo poi per convincersi che qualcuno aveva forse visto i movimenti dei catanesi ed era riuscito a “rubare” “il loro stupefacente”.
Lo Scalisi rimarrà ancora per qualche tempo presso un carcere tedesco in attesa del completamento della procedura di estradizione già avanzata dai Dott. Di Leo Giovanni e Condorelli Santi Roberto della Procura Distrettuale Antimafia di Caltanissetta e firmata dal G.I.P. Dott. David Salvucci.

Polstrada Enna: “operazione sicurezza Barrafranca”

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polstrada
La Polizia Stradale della Provincia di Enna, nella mattina del 7 aprile, ha predisposto un dispositivo speciale di controllo che ha interessato il Comune di Barrafranca. In particolare, sono state impiegate nove pattuglie della Polstrada, dislocate nelle arterie principali di accesso alla città, coordinate direttamente dal Vice Questore Aggiunto Fabio D’Amore, Dirigente della Sezione Polstrada di Enna. Nella circostanza sono stati effettuati accurati controlli di Polizia sulle autovetture e sugli occupanti in transito. In tale attività è stato impegnato tutto il personale della Sezione della Polizia Stradale di Enna, della squadra di Polizia Giudiziaria, unitamente a pattuglie del Distaccamento di Nicosia. Tale dispositivo è stato realizzato ai fini della repressione delle violazioni al Codice della Strada e dei reati in genere. Nella circostanza, sono stati controllati, in totale, 112 veicoli e 121 persone, anche con l’utilizzo degli strumenti per verificare il tasso alcolemico e sono state contestate 48 violazioni al Codice della Strada e decurtati 90 punti dalle patenti. Le violazioni hanno riguardato sia autovetture che mezzi pesanti ed autobus. In particolare, per questi mezzi sono stati verificati anche i tempi di guida e di riposo dei conducenti ed il superamento dei limiti di velocità. Inoltre, 3 carte di circolazione sono state ritirate a vario titolo. Sono stati effettuati anche 2 fermi amministrativi ed 1 sequestro di veicoli. Le sanzioni al Codice della Strada hanno riguardato principalmente il mancato uso delle cinture di sicurezza, la circolazione con mezzi privi della prevista revisione periodica e della copertura assicurativa. In questa circostanza, come nell’impiego quotidiano, il lavoro della Polizia stradale consiste, essenzialmente, nel tendere al costante e sensibile miglioramento della sicurezza del traffico. Questo scopo può essere raggiunto solo eseguendo controlli mirati e tematici, unitamente a campagne di sensibilizzazione alla prevenzione del fenomeno incidentistico. Positivo certamente è stato l’apprezzamento della popolazione locale per l’attività svolta.

Enna. Va in comunità il giovane tunisino che sequestrò i due fratellini, voleva i soldi per andare dal padre in Germania

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ragazzino solo
Va in comunità il giovane tunisino che venerdì scorso si è chiuso in casa con i suoi fratellini, armato di coltello, e soltanto con un escamotage da parte dei carabinieri e dei vigili del fuoco è stato possibile farle aprire la porta e quindi bloccarlo dalla sua iniziativa che ha messo in allarme il comando provinciale dei carabinieri. Nell’interrogatorio di garanzia, alla presenza del suo difensore, presso il tribunale dei minori di Caltanissetta il ragazzo ha cercato di chiarire le ragioni del suo gesto e perché si è comportato in quel modo. “Non c’era in me l’intenzione di fare del male ai miei fratelli. Sono veramente pentito per quello che ho fatto”. Sono state queste le prime parole dette al Gip Francesco Pallini. Poi ha anche spiegato perché ha chiesto dei soldi alla madre, soldi che non servivano per comperare qualcosa, ma servivano per acquistare un biglietto ed andare a trovare il padre che si trova a lavorare in Germania. Il ragazzo è stato già nella città tedesca dove lavora il padre e vorrebbe tornarci con una certa urgenza. Intanto il suo gesto, il sequestro dei fratelli, per circa due ore ha tenuto in ansia la madre, i carabinieri della compagnia di Enna, diretti dal capitano Daniele Puppin, la squadra dei Vigili del Fuoco, intervenuta per cercare di aprire la porta ed entrare nell’abitazione per evitare che i bambini di sei e tre anni potessero subire dei danni fisici. Il Gip ha disposto la convalida e la permanenza presso una comunità per minori, mentre la Procura ha chiesto di inviarlo nel carcere minorile nisseno. Ora vorrebbe tornare a casa per poter chiarire quello che è successo con la madre e con i suoi fratelli. Il suo gesto è stato troppo violento, deve rispondere di accuse piuttosto gravi, perché le accuse nei suoi confronti sono di sequestro di persona, resistenza a pubblico ufficiale, lesioni a due carabinieri e porto abusivo di un coltello. Intanto da ieri uno dei due fratellini è tornato a scuola, a detta dei compagni, è visibilmente scosso, cerca di isolarsi, ed una gara di solidarietà è partita dalla gente del quartiere per rifornirli di genere di prima necessità.

Enna. Divieto per pregiudicato di avvicinarsi nei luoghi frequentati dall’ex moglie

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stalking
A seguito delle reiterate denunce presentate dalla vittima, ed alle conseguenti indagini condotte dalla Squadra Mobile di Enna, il Gip di Enna, dott. ssa Elisabetta Mazza, su richiesta del p.m. titolare delle indagini, dott. Augusto Rio, ha applicato ad un pregiudicato di Enna, F.P., classe ’76, la misura cautelare personale del divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla ex moglie, vittima di atti persecutori posti in essere dall’uomo.
Gli investigatori hanno accertato molteplici e reiterate condotte che avevano reso invivibile la quotidianità della donna, la quale era stata fatta bersaglio di continue attenzioni illecite, quali pedinamenti, danneggiamenti, invio di messaggi ingiuriosi, ed altro.
Anche alla presenza di testimoni, l’uomo ha reiteratamente ingiuriato e minacciato di morte la donna, ha danneggiato la sua vettura, mettendo della colla nelle serrature, graffiando le fiancate e staccando lo specchietto retrovisore, arrivando anche a minacciarla con un coltello e a percuotendola.
Lo stalker aveva preso di mira anche soggetti legati da rapporti di amicizia con la vittima, sì da creare una situazione di ansia e sconforto perduranti nella donna; addirittura, in una occasione, dopo avere seguito per un intero pomeriggio la ex compagna ed un’amica, infrangeva il parabrezza dell’auto di quest’ultima con un casco da motociclista.
Non solo: a seguito dei continui raid sul posto di lavoro, la vittima è stata persino licenziata.
Un periodo di tensione e vessazioni, nel corso del quale, frequenti sono stati gli interventi degli uomini delle Volanti, spesso chiamati ad intervenire dalla vittima. L’escalation di violenza è stata interrotta dall’attività degli uomini della Squadra Mobile diretti dal V.Q.A. della Polizia di Stato, dott. Cuciti, che hanno rassegnato al p.m. le risultanze investigative.
All’indagato, che si trovava già agli arresti domiciliari per altra causa, e già sorvegliato speciale, è stato notificato, pertanto in data odierna, il divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla ex moglie, con l’ulteriore divieto di comunicare con la stessa.

Enna. Donna maltrattata dal suo convivente ed a subire sevizie sessuali con un martello

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sevizie sessuali
Un interrogatori shock quello che si è svolto davanti al tribunale collegiale, presieduto dal dottor Giuseppe Tigano, Pm Fiametta Modica, da parte di una donna, che ha dovuto subire delle sevizie sessuali da parte del suo convivente, impaurita dalla minaccia di perdere i suoi due figli, avuti con un altro uomo. Il processo al tribunale di Enna si sta svolgendo a porte chiuse a carico di un operaio di 40 anni, P.B., che l’avrebbe costretta a subire ogni tipo di violenza ed abusi compreso quelle di violentarla con un martello e di costringerla a prostituirsi perché lui aveva bisogno di soldi per andare ad acquistare le cartelle “Gratta e Vinci”. La donna, dopo tante sevizie si è decisa denunciare tutta alla Polizia. Le risposte date nel corso dell’interrogatori sono state veramente sconvolgenti tanto è vero che lo stesso avvocato difensore dell’operaio ha acconsentito ad acquisire la denuncia e i verbali di sommarie informazioni testimoniali, evitando così di dover entrare nella descrizione delle varie sevizie subite. La donna ha dovuto subire tutto questo per evitare di perdere i suoi due figli, visto che l’operaio l’aveva minacciata di denunciarla agli assistenti sociali dicendo che i piccoli vivevano in condizioni disumane, cosa infondata, perché c’è stato un sopralluogo degli assistenti del Comune, i quali hanno accertato che la donna manteneva i suoi bambini in condizioni normali, assistiti nel migliore dei modi. C’è stato anche l’interrogatori di una conoscente della donna, che ha riferito come la donna fosse terrorizzata sotto tutti i punti di vista addirittura non poteva andarla a trovare perchè l’operaio voleva che non avesse contati con nessuno. Interrogato un ispettore della Polizia Scientifica di Enna, che ha confermato di aver effettuato analisi sul martello, rinvenendo tracce di dna della donna.Il processo è stato rinviato al prossimo 16 giugno, per ascoltare gli ultimi testimoni sia dell’ accusa che della difesa, quindi arriverà la sentenza. L’imputato due anni fa, quando la donna presentò denuncia alla polizia, fu arrestato e gli furono concessi i domiciliari. Ad eseguire l’indagine sono stati gli agenti della squadra mobile, diretti dal vicequestore Giovanni Cuciti, i quali sono riusciti anche a realizzare delle intercettazioni telefoniche alla vittima.

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