Due catanesi Giovanni Saitta, 27 anni di San Pietro Clarenza, e Luca Fiorenza, 20 anni di San Giovanni Galerno, sono stati condannati con il giudizio abbreviato dal giudice monocratico Alessandra Maria Maira ad un anno ed otto mesi il primo e ad un anno e sei mesi il secondo con pena sospesa perché si sono resi responsabili, due mesi fa, di avere smontato, per portarli via, 470 chili di metallo della linea ferroviaria della vecchia stazione di Carcaci, nei pressi di Centuripe. I fatti risalgono al 30 gennaio scorso,e secondo l’accusa, i due avrebbero utilizzato degli attrezzi atti allo smontaggio proprio per impossessarsi dei componenti metallici situati nella ex linea ferroviaria della stazione di Carcaci. Per i due il pm Cosetta Mendolia, nella sua requisitoria, aveva chiesto la condanna rispettivamente, 2 anni e 4 mesi per Saitta e due anni e due mesi di reclusione per Fiorenza. La pena è stata ridotta perché il giudice ha riqualificato il fatto da furto a tentato furto, escludendo un’aggravante specifica che era stata contestata dalla Procura. Ovviamente un’ulteriore riduzione di pena è stata disposta per il rito abbreviato, che è stato scelto dai difensori dei due catanesi. I due sono stati condannati anche al pagamento delle spese processuali ed è stata disposta la confisca del materiale che era stato sequestrato.
Enna. Condannati due catanesi per furto linea ferrata
Medici sotto stress psicofisico all’ospedale di Nicosia: sindacati si rivolgono alla Commissione Europea
Nicosia. Lo Stato italiano denunciato alla Commissione Europea da due sindacati dei medici. La Fials e la Fesmed dei medici dell’ospedale Carlo Basilotta, hanno presentato l’esposto alla Commissione Europea e si riservano di chiederne la condanna davanti alla Corte europea dei diritti dell’uomo, per le condizioni di stress psicofisico ai quali sono sottoposti a causa della carenza di personale ma, e qui sta la novità assoluta dell’iniziativa, chiedono che i risarcimenti siano destinati ad assumere nuovi medici, in modo da garantire ai cittadini la dovuta assistenza sanitaria.
L’esposto redatto dall’avvocato Giuseppe Agozzino, legale incaricato, e firmato dai medici Francesco Castelli, segretario provinciale che insieme Mario Bracco sono i responsabili dell’organizzazione sindacale Fials Medici e Paolo Trovato, segretario aziendale della Fesmed, è stato spedito alla Commissione Europea, al ministro della Salute, all’assessore regionale e ai vertici dell’Asp di Enna. I medici denunciano la grave situazione lavorativa, dove rispetto ai 10 turni mensili di pronta disponibilità per singolo medico previsti dal contratto di lavoro, ne vengono svolti anche 20 al mese. Ma come sostengono i medici sindacalisti, la circostanza che i medici siano sottoposti a turni di lavoro stressanti non conformi a legge, oltre a violare la Direttiva Europea sull’orario di lavoro, e la stessa Costituzione italiana, costituisce violazione dei “Lea”, i livelli essenziali di assistenza ai cittadini, e questo è causa di violazione ripetuta del diritto alla salute, garantito dalla Costituzione. Ciò si traduce nel rischio, che all’ospedale di Nicosia, le prestazioni mediche possano provocare danni alle persone a causa della condizione di stress psico-fisico al quale sono sottoposti i medici operanti.
«Come sindacalisti potevamo limitarci alla mera difesa delle condizioni di lavoro ma, in quanto medici, abbiamo ritenuto di svolgere la nostra azione anzitutto a difesa della garanzia di cura dei cittadini, diritto fondamentale – commenta il dott. Castelli – che nessun taglio della spesa pubblica può limitare. Lo Stato italiano e la Regione siciliana debbono trovare le risorse per assumere nuovi medici e se non lo faranno ci penserà l’Europa».
La stessa Commissione europea, infatti, ha deferito l’Italia alla Corte di giustizia dell’Unione europea per non aver applicato correttamente la Direttiva sull’orario di lavoro dei medici operanti nel servizio sanitario pubblico. Da qui la richiesta alla Corte di Giustizia Europea, primo caso in Italia, da parte dei firmatari, che le eventuali somme cui dovesse essere condannata l’Italia come sanzioni per la mancata attuazione della direttiva, siano utilizzate per l’assunzione dei medici in modo da garantire l’utenza. I firmatari hanno preannunciato di ricorrere alla Corte europea dei Diritti dell’Uomo. «I rischi ai quali sono sottoposti i cittadini – commenta l’avv. Agozzino – derivanti dalle condizioni di stress cui sono sottoposti i medici ospedalieri, è una chiara violazione del diritto alla vita tutelato dalla Convenzione europea dei diritti dell’Uomo, e una violazione dell’art. 35 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea». Proprio la Carta dell’Ue sancisce che «ogni individuo ha il diritto di accedere alla prevenzione sanitaria e di ottenere cure mediche alle condizioni stabilite dalle legislazioni e prassi nazionali». I medici hanno dichiarato di non volere alcun risarcimento ma di devolvere eventuali indennizzi alle necessarie assunzioni.
L’esposto è stato spedito anche a Jonathan Todd, il responsabile europeo della procedura di infrazione. Nell’immediato i firmatari hanno chiesto alla Commissione di effettuare un’ispezione a Nicosia e agli organi statali e regionali di adottare tutte le misure necessarie a tutela della salute ed integrità psico-fisica dei medici ed a tutela e garanzia dell’effettivo diritto alla salute e all’assistenza sanitaria dei cittadini.
Enna. Interrogato l’anziano che palpeggiava le ragazzine
Salvatore D., artigiano ennese di 74 anni, che era stato arrestato e posto ai domiciliari, due settimane fa, perché accusato da polizia e dai carabinieri di violenza sessuale a danno di due ragazzine del suo quartiere, Montesalvo, ha lasciato l’ospedale, dopo essere stato ricoverato per alcuni giorni a causa di un disturbo al cuore. Secondo gli inquirenti, l’anziano con la scusa di regalare delle ricariche telefoniche, delle merendine e dei capi di abbigliamento avrebbe ripetutamente palpeggiato e si sarebbe fatto toccare da due ragazzine, dopo averle attirate in casa. Una volta lasciato l’ospedale Salvatore D. , difeso dall’avvocato Gabriele Cantaro, è comparso di fronte al Gip Luisa Maria Bruno per l’interrogatorio di garanzia. L’anziano si professa totalmente estraneo ad ogni accusa, sostenendo che alcuni atteggiamenti cordiali sono stati fraintesi, si sarebbe trattato di un enorme equivoco, per cui ha voluto chiarire la sua posizione davanti al giudice. Il numero delle ragazzine “attenzionate sessualmente” è salito, anche se con due i contatti sono stati più frequenti. Infatti le due quindicenni passavano interi pomeriggi nel suo garage per assecondare le fantasie erotiche dell’artigiano, toccandole ripetutamente nelle parti intime; le altre tre ragazze avrebbero subito molestie di altro tipo, non sessuali. L’indagine della squadra Mobile e coordinata dal Sostituto Marco Di Mauro, risale ad un paio d’anni fa, è ancora in itinere, e vede anche coinvolti nelle indagini i Carabinieri della compagnia di Enna. L’anziano, aveva i numeri dei telefonini delle ragazze, ed inviava messaggini come “Ti voglio bene amò”, quindi le attirava a casa sua promettendo loro ricariche telefoniche o altri regalini, poi le palpeggiava ripetutamente, facendosi toccare da loro. I messaggini sono stati estrapolati dai poliziotti, mentre i carabinieri hanno eseguito le intercettazioni, ma ci sono anche le dichiarazioni delle due ragazzine, che agli investigatori avrebbero confermato tutto quello che è successo nei rapporti con l’artigiano. Ieri mattina c’è stato l’interrogatorio di garanzia di fronte al Gip Maria Luisa Bruno e l’anziano si è giustificato dicendo che “c’era un rapporto di buon vicinato e di affetto, ma mai nulla di più, soprattutto nulla a che vedere con il sesso”.
Pietraperzia: Carabinieri arrestano pregiudicato
I Carabinieri della Stazione di Pietraperzia, comandata dal Luogotenente Lomoro Nicola e dipendenti dalla Compagnia Carabinieri di Piazza Armerina, continuano la loro costante attività di controllo del difficile territorio, dove l’Arma è l’unico presidio della Forze dell’Ordine.
I militari della Benemerita pietrina, nella tarda serata di ieri, in ottemperanza a provvedimento emesso dalla Procura della Repubblica – Ufficio esecuzioni penali – presso il Tribunale di Torino, traevano arresto Miccichè Salvatore, 67enne nato e residente a Pietraperzia, coniugato, disoccupato, pregiudicato.
Il Miccichè, riconosciuto definitivamente colpevole di diversi reati contro il patrimonio, dovrà scontare la pena detentiva residua di cinque anni, cinque mesi diciotto giorni di reclusione e dovrà pagare anche euro mille di multa.
Miccichè, espletate le formalità di rito, è stato tradotto presso la casa circondariale di Enna a disposizione dell’Autorità Giudiziaria mandante del provvedimento.
Processo Nickname. Droga: a Massimiliano Scaminaci, detto “picuraru”, concessi gli arresti domiciliari
Massimiliano Scaminaci, 37 anni di Agira, detto “picuraru”, che viene ritenuto tra i componenti di un’organizzazione che spaccia droga, ha avuto concessi dal Gup Marcello Testaquadra gli arresti domiciliari, su precisa richiesta dei difensori, Antonio Impellizzeri e Gaetano Grassia e mercoledì ha lasciato il carcere. Nel processo Nickname, proprio per Scaminaci, il pm Roberto Condorelli ha chiesto la condanna a 11 anni e 4 mesi di reclusione. Scaminaci ha lasciato il carcere intorno alle 16 di mercoledì pomeriggio, dopo essere stato in carcere dal 18 giugno dell’anno scorso. Nel corso dell’ultima udienza è intervenuto con la sua arringa l’avvocato Grassia, mentre le conclusioni saranno affidate all’avvocato Antonio Impellizzeri nella prossima udienza. Proprio il 18 giugno scattò l’operazione Nickname da parte degli agenti del commissariato di Leonforte, che arrestarono oltre quaranta persone che rappresentavano due gruppi malavitosi che si erano divisi il territorio tra Leonforte-Agira-Regalbuto-Assoro nello spaccio della droga ed anche nel campo delle estorsioni e per gli investigatori del commissariato di Leonforte, diretto dal commissario capo Salvatore Tognolosi, Massimiliano Scaminaci era uno dei capi di questo gruppo di spacciatori.
Piazza Armerina, si ribalta trattore, muore operaio 40enne
Piazza Armerina. Si ribalta il trattore e muore schiacciato, mentre effettuava alcuni lavori di disboscamento, nella serata di giovedì l’operaio Lorenzo Mazzola, 40 anni, sposato e padre di due figli, in contrada Sambuco, a pochi chilometri dalla città.
L’uomo sarebbe morto praticamente sul colpo, subendo uno schiacciamento del cranio.
Agli arresti domiciliari l’autore di due tentate rapine a donne di Piazza Armerina
Arresti domiciliari nei confronti di G.E., piazzese di 19 anni, ritenuto l’autore di due rapine una consumata e l’altra tentata, nelle mattine del 17 e del 21 settembre, nel centro storico di Piazza Armerina, ai danni di due donne. Nel tardo pomeriggio di ieri, agenti del Commissariato di P.S. di Piazza Armerina, diretti dal Commissario Capo dott. Fabio Aurilio, hanno eseguito un’ordinanza applicativa della misura cautelare.
Le due donne erano state aggredite alle spalle da una persona travisata, che le aveva spintonate e strattonate nel tentativo di appropriarsi delle collane indossate dalle due donne. Solo nel primo caso, il 17 settembre, la rapina era stata portata a compimento, nonostante l’intervento dei presenti, che, però, non riuscivano a bloccare l’autore.
Nel secondo caso, la reazione della vittima e l’intervento di alcuni passanti inducevano il rapinatore a fuggire, impedendogli di impossessarsi della collana. La vittima, spintonata a terra, riportava traumi agli arti ed al collo, giudicati guaribili i n cinque giorni.
Il Commissariato di Piazza Armerina, nell’immediatezza dei fatti, aveva avviato la propria attività investigativa, raccogliendo già nei primi giorni elementi indiziari sulla responsabilità del giovane piazzese, già noto alle forze dell’ordine, giungendo, al termine di complesse ed articolate indagini, coordinate dal Sostituto Procuratore della Repubblica, dott. Augusto Rio, alla compiuta identificazione dello stesso quale autore dei reati in parola.
Visto il grave, concordante e circostanziato quadro probatorio raccolto al termine delle indagini condotte, su richiesta del P.M., il Giudice per le Indagini Preliminari presso il Tribunale di Enna, dott.ssa Mazza, ha ritenuto sussistenti le esigenze cautelari e ha applicato la misura degli arresti domiciliari.
Il giovane dovrà ora rispondere di rapina e di tentata rapina, entrambe aggravate (dal fatto di avere agito travisato e, nel primo caso, nei confronti di vittima ultrasessantacinquenne). Per il secondo fatto, dovrà rispondere anche delle lesioni cagionate alla vittima.
Piazza Armerina. Distrugge cantiere a colpi di mazza, denunciato 49enne anche per possesso di decine di armi
Denunciato in stato di libertà C.S., di anni 49, residente a Piazza Armerina, dagli agenti del Commissariato di P.S., diretti dal Commissario Capo dott. Fabio Aurilio.
Nel corso della mattina del 14 aprile, l’uomo, uscendo di casa per andare a lavorare, ha avuto un diverbio con gli operai di una ditta di costruzioni impegnata in alcuni lavori edili nella stessa strada, scaturita da opposte vedute sulla realizzazione di una scala in legno provvisoria.
Rientrato per pochi istanti nella sua abitazione, ne è uscito, in evidente stato di alterazione, brandendo una grossa mazza da cantiere, con cui ha distrutto, colpendola violentemente, la scala in legno. Dopodichè, si è allontanato a bordo della propria auto, portando con sé la mazza.
I presenti, temendo ulteriori conseguenze, visto l’evidente stato di agitazione, hanno subito allertato il Commissariato, il cui personale è subito intervenuto sul luogo per constatare i fatti e ricostruirne la dinamica, ma anche per individuare l’autore del gesto e cercare di rintracciarlo, posto che sembrava essersi reso irreperibile.
Durante i primi controlli, emergeva, inoltre, che l’uomo e sua moglie detenevano legalmente decine di armi, comuni, da caccia e sportive.
Mentre alcuni agenti, dopo un paio d’ore di ricerche riuscivano a rintracciare l’uomo, accompagnandolo in Commissariato, altri agenti procedevano al controllo delle armi, riscontrando alcune violazioni.
Emergeva, in particolare, che l’uomo era l’unico in casa ad avere la materiale disponibilità delle armi (custodite in armadi blindati di cui solo lui aveva la chiave, che teneva nascosta persino alla propria moglie) ed aveva, così, abilmente “sfruttato” l’ulteriore denuncia di detenzione della moglie per avere nella propria disponibilità un numero di armi comuni (4 nello specifico) superiore al consentito (3 armi comuni e 6 sportive, mentre illimitato è il numero di armi da caccia). Venivano, inoltre, rinvenute 65 cartucce cal. 45 mai denunciate all’Autorità di P.S.
Visti i fatti, l’uomo è stato denunciato alla Procura della Repubblica di Enna, per i fatti commessi nella mattinata, per esercizio arbitrario delle proprie ragioni con violenza sulle cose, per avere distrutto la scala in legno e per avere portato fuori dalla propria abitazione senza giustificato la mazza, oggetto atto ad offendere, e per le irregolarità nella detenzione delle armi. La moglie dell’uomo, S.R. di anni 44, è stata parimenti denunciata in stato di libertà, per l’omessa custodia di armi, reato previsto dall’art. 20 della legge 110/1975.
Le armi costituenti corpo del reato, due pistole semi-automatiche Beretta, 265 cartucce cal. 9, 22 e 45, sono state sequestrate e poste a disposizione dell’A.G. competente.
Tutte le altre armi, stante l’accertato abuso nella loro custodia e l’evidente pericolo di ulteriori e più gravi conseguenze, soprattutto alla luce del reato commesso nella mattinata, sono state ritirate, in via cautelare, ed i due coniugi sono stati segnalati al Prefetto di Enna.
Valguarnera. Scippa ultrasettantenne, facendola finire all’ospedale: arrestato minore
I Carabinieri della Stazione di Valguarnera, nella tarda serata di sabato, hanno tratto in arresto un minore del luogo, L. C., 17enne, nato ad Enna ma residente a Valguarnera, celibe, nullafacente, già noto alle forze dell’ordine per i suoi precedenti di polizia.
Il minore è gravemente indiziato di aver commesso una rapina aggravata in danno di un’anziana donna di Valguarnera Caropepe.
Il minorenne voleva forse trascorrere una Pasqua ed una “pasquetta” con qualche soldo in tasca, ma invece gli si sono spalancate le porte dell’istituto penale per minorenni di Caltanissetta.
Sabato pomeriggio è stata una telefonata giunta alla Centrale Operativa dei Carabinieri di Piazza Armerina a lanciare l’allarme, con una richiesta d’intervento da parte di una donna valguarnerese, P. R., la quale richiedeva il soccorso di una pattuglia in quanto l’anziana madre era appena stata scippata in via Campania.
Immediatamente veniva contattata la pattuglia della Stazione di Valguarnera che, in brevissimi istanti, si portava sul posto. I militari operanti, dopo essersi sincerati delle condizioni di salute dell’anziana signora, P. M. G., 77enne valguarnerese, iniziavano a cristallizzare “a caldo” le sue dichiarazioni. La donna riferiva ai Carabinieri che un giovane l’aveva strattonava due volte, riuscendo a portarle via la borsa dalla mano destra. L’anziana ha anche rischiato di cadere a terra in quei momenti concitati, a causa dello scippo, riuscendo ad aggrapparsi ad un inferriata ed evitando danni fisici molto più gravi. All’interno della borsa la signora vittima della rapina ha raccontato di avere la somma contante di euro 110,00 circa, la carta d’identità, il codice fiscale, la tessera sanitaria, le chiavi di casa, un telefono cellulare, un paio di occhiali da vista ed altri oggetti personali. Importante ai fini dei riscontri d’indagine immediati la descrizione fatta dall’anziana ai carabinieri dello scippatore.
Elementi che hanno subito indirizzato i sospetti dei militari su un giovane, L. C., soggetto già noto alle forze dell’ordine per i suoi precedenti di polizia e che gli uomini di pattuglia avevano visto qualche ora prima, proprio con indumenti del tutto simili a quelli indicati dalla vittima. Una volta accompagnata la donna in Caserma, i militari dell’Arma hanno iniziato subito a mettersi sulle tracce del minore per le vie cittadine, rintracciandolo circa mezz’ora dopo, presso la propria abitazione dove si era appena recato. All’interno della sua cameretta, nel corso della perquisizione domiciliare, sono stati rinvenuti e sequestrati gli indumenti che il ragazzo indossava quando era stato notato poco prima dai militari.
Nel frattempo, presso gli uffici della Stazione dei Carabinieri di via Angelo Pavone, si recava la signora P. M. G., che sporgeva la denuncia – querela in conseguenza della rapina subita.
Alla donna rapinata venivano mostrati gli indumenti sequestrati al ragazzo e la stessa li riconosceva senza ombra di dubbio come quelli indossati dall’autore della rapina perpetrata ai suoi danni.
Dopo la formalizzazione dell’atto querelatorio la signora, dolorante all’avambraccio destro e con un vistoso ematoma sul dorso della mano destra, veniva accompagnata dalla figlia presso il pronto soccorso dell’Ospedale “Chiello” di Piazza Armerina, dove veniva visitata dai sanitari che le diagnosticavano: “Dolore al polso e all’avambraccio dx con ipovalidità funzionale” con prognosi di gg 4 s.c..
I militari dell’Arma, durante le ricerche di L. C., hanno rinvenuto per le vie cittadine anche la borsa ed il suo contenuto, ad eccezione del denaro, che venivano restituiti, in tarda serata, alla legittima proprietaria.
In considerazione della flagranza del reato, della personalità di L. C., degli indizi gravi – plurimi e concordanti, delle lesioni cagionate alla donna, del rinvenimento del giubbotto e della felpa indossati per compiere il reato – riconosciuti dalla vittima – , L. C. veniva tratto in arresto per il reato rapina aggravata.
Espletate le formalità di rito l’arrestato è stato tradotto presso il carcere minorile di Caltanissetta, a disposizione del sostituto procuratore Antonino Patti, Magistrato di turno alla Procura della Repubblica presso il Tribunale per i minorenni di Caltanissetta.
La banca dati delle forze di Polizia e gli atti in possesso all’Arma di Valguarnera hanno permesso di accertare come sul conto di L. C., anche se ancora minorenne, figurino innumerevoli precedenti di polizia, specificatamente per reati contro il patrimonio, contro la persona, per porto abusivo di armi o strumenti atti ad offendere, nonché violazioni amministrative in materia di sostanze stupefacenti.
In particolare il 30.04.2011, L. C. fu sottoposto a fermo di polizia giudiziaria – poi convalidato dalla Magistratura – per il reato di concorso in furto aggravato in abitazione allorquando, in data 20 Aprile 2011, con un altro minore, aveva asportato la somma contante di trentamila euro dalla casa di un pensionato valguarnerese.
Ponte di Pasqua. Polstrada in tutta provincia di Enna rileva 49 infrazioni al Codice della Strada
Ai fini dell’attività di prevenzione e repressione delle violazioni al Codice della Strada e per garantire la sicurezza della circolazione stradale, per il periodo pasquale, in particolare dal Venerdì Santo alla giornata di Pasquetta, la Sezione della Polizia Stradale di Enna, diretta dal Vice Questore Aggiunto Dott. Fabio D’Amore, unitamente ai dipendenti Distaccamenti di Nicosia e Catenanuova, alle dipendenze dell’Ispettore Capo Cosimo Greco e Francesco Mondo, ha assicurato la presenza sul territorio della provincia di Enna, complessivamente, di 37 pattuglie. L’attività di controllo si è attuata, in particolare, lungo il tratto autostradale della A19 di competenza e nelle località di maggiore traffico per la massiccia partecipazione di persone alle manifestazioni religiose in occasione della Santa Pasqua e nei pressi delle mete preferite dai vacanzieri della Pasquetta, come il Parco Ronza, il lago di Pergusa e Piazza Armerina. Nei giorni tra venerdì e lunedì, sono stati controllati 200 veicoli e 191 persone, utilizzando anche le apparecchiature in dotazione per la verifica del tasso alcolemico. Nella circostanza sono state levate 49 infrazioni al Codice della Strada. Le infrazioni riguardano, principalmente, il mancato uso delle cinture di sicurezza, la mancata sottoposizione del veicolo alla revisione periodica e la mancanza, al seguito, della documentazione per la guida. Si è, infine, rilevato, anche per le incerte condizioni meteo, una ridotta presenza veicolare nelle strade, ma comunque 5 utenti della strada sono stati soccorsi dal personale della Polstrada, mentre, fortunatamente, non si sono registrati incidenti stradali.
Enna 22.04.2014
Enna, giovane ghanese arrestato per violenza, resistenza ed oltraggio
Enna. La notte scorsa, gli uomini dell’U.P.G. e S.P. – diretti dal Commissario Capo dott. Alessandro Scardina – hanno arrestato, in flagranza di reato, un giovane di nazionalità ghanese, G. E., classe 1987, resosi responsabile dei reati di violenza o minaccia, e resistenza a Pubblico Ufficiale.
In particolare, nella tarda serata scorsa, i poliziotti, in servizio di controllo del territorio, all’altezza di Via S. Agata, notavano l’arrestato, che pronunciando delle parole incomprensibili, alla vista degli agenti, gesticolava vistosamente.
Effettuato un ulteriore passaggio al fine di appurare quali fossero le condizioni psicofisiche del giovane, gli operatori notavano nuovamente il soggetto al quale chiedevano le ragioni dei gesti indirizzati loro.
In risposta, il giovane iniziava ad apostrofare i poliziotti con parole offensive e volgari, e, alla richiesta di fornire i documenti di riconoscimento volti alla sua identificazione, rispondeva con ulteriori frasi ingiuriose e di minaccia.
Invitato a seguire gli agenti in Ufficio, anziché ottemperare, il giovane sferrava un pugno ad uno degli operatori di polizia, che riusciva a limitare le conseguenze della violenza, grazie alla sua prontezza di riflessi.
L’agente, portatosi presso l’ospedale Umberto I di Enna, veniva refertato dai sanitari, che gli diagnosticavano una contusione temporale sinistra e al braccio sinistro.
Data la dinamica dei fatti, gli operanti procedevano all’arresto del giovane, mostratosi assolutamente refrattario ai controlli di polizia.
Informato dei fatti su esposti il p.m. di turno, dott. Marco Di Mauro, questi disponeva che, ultimate le formalità di rito, il giovane venisse condotto agli arresti domiciliari, a disposizione dell’A.G. procedente, in attesa della celebrazione del giudizio direttissimo.
Stamani, processato per direttissima, il giudice ha disposto nei suoi confronti la misura
Gagliano, 46enne rimane schiacciato da un eucaliptus durante un’operazione di potatura
Gagliano. Una tragedia si è consumata ieri mattina in contrada Sant’Ippolito, a pochi metri dal cimitero. Un uomo di 46 anni, Rosario Timpanaro, è rimasto schiacciato da un eucaliptus durante un’operazione di potatura. L’uomo, operaio in mobilità presso una ditta di palificazione, non era un principiante nella potatura degli alberi. Un errore però deve essergli costato la vita. Lungo la strada provinciale numerosi alberi erano già stati abbattuti. Ieri mattina Timpanaro si era recato sul posto per fare un lavoro di routine, ma qualcosa deve essere andato storto. Il tronco dell’albero si è abbattuto su di lui fracassandogli il petto. Al momento dell’incidente l’uomo era da solo, per cui nessuno ha potuto prestargli aiuto. Solo successivamente un passante si è accorto della tragedia ed ha allertato i soccorsi. Sul posto sono giunti i carabinieri della stazione di Gagliano, l’ambulanza proveniente da Agira, il medico Giuseppe Fiamma e i vigili del fuoco da Nicosia. La gravità della situazione è stata subito chiara ai soccorritori, i quali non riuscivano ad estrarre il corpo bloccato sotto il peso dell’albero. Per poter rimuovere il tronco è stato necessario tagliarlo in parti più piccole. Solo al termine di questa operazione è stato possibile estrarre il corpo ormai senza vita, trasportandolo al cimitero, dove sono state rilevate delle gravi lesioni interne.
Valentina La Ferrera
Emesso DASPO per un tifoso del Catania residente ad Assoro, minacciò bambino
Nella serata del 23.3.2014 ha avuto luogo l’incontro di calcio Catania – Juventus, presso lo stadio “A. Massimino” di Catania.
Nel corso della partita un supporter del Catania, residente ad Assoro, rivolgeva a piccoli tifosi juventini ed altri tifosi della Vecchia Signora, provenienti da un centro della provincia ennese, degli epiteti ingiuriosi e minacciosi, intimando gli stessi, dopo averli mal apostrofati, di non tifare per la squadra ospite pena non meglio specificate ritorsioni.
Poiché i fatti di cui sopra sono stati denunciati dalle parti offese presso il Commissariato di P.S. di Leonforte, il Questore di Enna ha trasmesso al Questore di Catania, competente per territorio, il relativo carteggio per l’adozione del DASPO, atteso che il predetto tifoso, con il suo comportamento si è reso responsabile di un episodio di violenza idoneo a porre in pericolo l’Ordine e la sicurezza pubblica in occasione del citato incontro di calcio, ai sensi dell’art. 6 della legge nr. 401 del 13 dicembre 1989 e successive modifiche, considerata la probabile reazione degli altri tifosi presenti sugli spalti, oltre ad aver creato un metus nei minori; per quanto sopra, il Questore di Catania ha disposto il divieto di accesso, per il periodo di anni tre, in tutti i luoghi ove si svolgono competizioni calcistiche della società Catania Calcio, nonché in tutti gli stadi o altri impianti sportivi in occasione di eventi calcistici del Catania, della Nazionale Italiana, della Nazionale Italiana Under 21, delle squadre che militano nei Campionati di serie “A” e “B”, della LEGA Pro 1 ^ e 2^ Divisione, “D”, Lega Nazionale Dilettanti.
Allo stesso è stato imposto, altresì, per la durata di un anno di comparire personalmente presso il Commissariato di P.S. di Leonforte al 10° minuto ed al 40° minuto di ogni tempo di tutti gli incontri casalinghi disputati dal “Catania”; per gli incontri in trasferta, invece, dovrà comparire personalmente presso il citato Commissariato al 15° del primo e del secondo tempo.
L’obbligo di comparizione è stato convalidato dal G.I.P. del Tribunale di Catania, su richiesta del Sostituto Procuratore della Repubblica presso il medesimo Tribunale.
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Enna. Casa di riposo Sant’Antonio di Pergusa: quietanza di 15 mila euro per acquisto sigarette per una anziana
Enna. Nuovo incidente probatorio è stato ottenuto dalla Procura della Repubblica nell’inchiesta della casa di riposo Sant’Antonio di Pergusa, effettuata dalla Guardia di Finanza del comando provinciale, e che ha evidenziato i maltrattamenti o casi di abbandono ai quali erano soggetti i ricoverati. Ma il discorso ora si allarga perché si stanno svolgendo delle indagini, sempre da parte della Guardiani Finanza, su spese effettuate con i soldi dei ricoverati. Tra questi sperperi di soldi, ci sono anche quelli di un’anziana alla quale sono stati prosciugati dal suo conto corrente ben 18 mila euro ed addirittura una di queste quietanze evidenzierebbe la spesa di 15 mila euro per l’acquisto di sigarette. L’incidente probatorio, richiesto dalla Procura, riguarda l’accertamento delle condizioni mentali della signora e capire se era in grado di disporre dei propri beni, come è stato possibile prosciugare un conto così consistente per cui si potrebbe configurare il reato di circonvenzione d’incapace. I difensori dei due imputati, il titolare, Paolo Luciano Tomaselli, ed il dipendente-nipote, Carmelo Murasò, sostengono che non ci sarebbe nulla di illecito, ma anzi che è stato fatto un favore all’anziana, e che addirittura sono state anticipate alcune somme per suo conto in un momento in cui le sarebbe stata sospesa la pensione. Il 29 maggio è prevista la relazione del perito, il dottore Salvatore Bruno, che è stato nominato dal Gip. La Procura sta indagando su due morti sospette oltre a quella della “signora Lina”, che, sempre secondo la Procura, sarebbe morta fra atroci sofferenze perché abbandonata a sé stessa. I difensori hanno contestato tutto, anche appoggiandosi alle testimonianze dei medici che hanno visitato la signora all’interno della struttura. Questi altri due casi, che hanno insospettito il pm Marco Di Mauro, coordinatore dell’inchiesta, che aprono scenari preoccupanti. Ancora una volta sarà la Guardia di Finanza, ad indagare sulle circostanze delle morti di queste due donne, ricoverate nella casa di riposo. Nasce il sospetto che si siano verificati altri casi analoghi a quello della signora Lina. Sempre per quanto riguarda la signora Lina, i finanzieri hanno accertato, che sei giorni dopo la morte, qualcuno si è recato presso l’ufficio postale di competenza per andare a riscuotere la pensione e qui si stanno facendo accertamenti anche presso l’ufficio postale e nei confronti del funzionario addetto.
Enna. Quindici persone rinviate a giudizio per circonvenzione di incapace 75enne
Enna. Il Procuratore della Repubblica, Calogero Ferrotti, ha rinviato a giudizio quindici persone in quanto si sono resi responsabili di circonvenzione di incapace nei confronti di un anziano di 75 anni, O.S., affetto da schizofrenia cronica con deterioramento cognitivo. Tra i rinviati a giudizio ci sono due extracomunitari N.Z. di 40 anni e la sorella F.Z. di 42 anni, che hanno circuito l’anziano abusando dei suoi bisogni e delle sue passioni e facendosi dare un assegno di mille euro la prima, assegni per sedici mila euro la seconda. La vicenda è stata scoperta da un’indagine dei carabinieri della stazione di Enna sulla base di alcuni accertamenti particolari che avevano evidenziato che l’anziano, finanziariamente consistente, firmava assegni a getto continuo e superiore ai mille euro. Le quindici persone hanno operato a gruppi di due o singolarmente se no sarebbe scattato il reato di associazione a delinquere finalizzata alla circonvenzione di incapace. La vicenda si è consumata nel 2010 e nei primi mesi del 2011. Tra i rinviati a giudizio Giovanni Di Prima, ennese di 67 anni, difeso dall’avvocato Silvano Domina del foro di Enna, che ha ricevuto assegni per 8 mila euro, quindi il figlio Gianfilippo Di Prima, ennese di 37 anni, che ha ricevuto assegni per 4900 euro, Filippo Laneri, 65 anni di Leonforte, il quale era l’uomo di fiducia dell’anziano, quello che gli faceva la spesa. Laneri ha ricevuto 24 assegni per un importo di 43 mila euro, ma lo stesso imputato si è difeso dichiarando che gli assegni gli venivano dati per andarli a scambiare e poi portava i soldi in contanti all’anziano. S.L.P. di 49 anni per un assegno di mille euro, M.P. ennese di 60 anni per assegni pari a 8 mila euro, D.O. di 62 anni assegni per 10 mila euro, G.S. di 37 anni assegni per 13 mila euro, G.S.C., 34 anni, mille euro, V.L.S., ennese 69 anni per assegni pari ad 8 mila euro, M.C.A, 38 anni ,assegni per 4 mila euro, T.S, 39 anni, e S.S, 46 anni, assegni per complessivi 6.500 euro, P.U. ,ennese 45 anni, assegni per 4900 euro. Complessivamente nel giro di un anno tra il gennaio 2010 e il febbraio del 2011, l’anziano ha firmato assegni per un importo pari a circa 150 mila euro.Qualcuno degli imputati, rinviati a giudizio, si è giustificato, dicendo di avere eseguito dei lavori nell’abitazione dell’anziano, comperando anche il materiale che era necessario per eseguire i lavori. Il processo dovrebbe aprirsi entro metà novembre, comunque le indagini dei carabinieri continuano.
Miniera Pasquasia: Tribunale Riesame, illegalità era ‘modus operandi’
Per il Tribunale del Riesame di Caltanissetta le modalità illecite di gestione dei lavori di bonifica del sito minerario dismesso di Pasquasia, affidati alla ditta 1 Emme soluzioni ambientali srl, erano “il normale modus operandi nella conduzione dei lavori”. Appare evidente, inoltre, ai giudici “l’esistenza del fine specifico di profitto (sia in termini di risparmio di costi che di guadagno illecito in virtù di operazioni non rientranti nella gestione ordinaria prevista, come l’asportazione fraudolenta del materiale ferroso) che ha ispirato l’intera operazione”. Con queste motivazioni, il Riesame ha rigettato il ricorso proposto dal Pasquale Gattuso, legale rappresentante della 1 Emme, che chiedeva il dissequestro del sito e delle somme in sequestro. Il sequestro, eseguito a marzo su disposizione della Direzione distrettuale antimafia di Caltanissetta, era stato preceduto da un’operazione analoga che aveva portato anche all’arresto di cinque persone trovate con una grossa quantità di rame e di altri rifiuti ferrosi rubati nel sito minerario.
Sequestrata pure una somma di denaro trovata all’interno di automezzi provenienti dal casertano sul quale si sarebbe dovuto trasportare il rame. Le ipotesi di reato per cui si procede vanno dal traffico illecito di rifiuti tossico nocivi all’associazione per delinquere finalizzata alla frode in pubbliche forniture ed a vari reati contro la pubblica amministrazione e la fede pubblica.
“E’ emerso – si legge nel pronunciamento del Riesame – che i rifiuti ferrosi e di amianto presenti all’interno del sito minerario venivano trattati con delle modalità di gestione che consentivano di configurare quella condizione di totale illegalità di conduzione del cantiere ipotizzata dal pm e convalidata dal gip”. In particolare, i giudici fanno riferimento alle verifiche a campione su cinque semirimorchi contenenti 106 tonnellate di cemento amianto prevale da Pasquasia. I tecnici dell’Arpa e del Noe dei carabinieri hanno analizzato un pacco di lastre per ogni semirimorchio constatando che la “superficie delle lastre non era stata preliminarmente trattata per rendere efficace il riferimento incapsulante; inoltre, la vernice incapsulante, necessaria al fine di evitare l’aerodispersione delle fibre di amianto, risultava non uniformemente distribuita”.
La prova, secondo il collegio, viene fornita dalle intercettazioni. In un dialogo del 22 gennaio scorso, il dipendente della 1 Emme, Giacomo Aranzulla, chiedeva al direttore tecnico Sergio Lo Faro perché l’incapsulante non venisse passato sia nella parte superiore che in quella inferiore delle lastre. Lo Faro rispose che questa procedura non veniva seguita per risparmiare. Il Riesame ha affrontato anche la gestione dei rifiuti ferrosi, avvalendosi delle dichiarazioni del coindagato Vicari, arrestato per furto di rame dalla miniera di Pasquasia. Vicari ha raccontato dell’accordo tra lui e un funzionario della Forestale, fatto l’estate scorsa, per la “depredazione del sito minerario”. Un altro accordo sarebbe stato fatto tra Vicari e Gattuso per la “sottofatturazione – scrive il Riesame – del ferro che veniva acquistati per un prezzo pari alla metà del valore effettivo”. Queste dichiarazioni evidenziano, secondo i giudici, “l’esistenza di un più ampio sistema di illegalità all’interno del sito con la consapevolezza e anzi per iniziativa dei referenti della società appaltatrice”.
(ANSA)
Enna. Aggredisce il cognato all’interno del Tribunale: arrestato pregiudicato
Un pregiudicato di Enna Alfredo Mingrino, classe 1974, nella mattinata di oggi si è reso protagonista di unaviolenta aggressione fisica dapprima ai danni del cognato, e, successivamente, nei confronti degli agenti di polizia presenti sul posto ed intervenuti in soccorso alla vittima.
Il tutto si è svolto all’interno dei locali del Tribunale in appena pochi minuti: il diverbio iniziale tra i due uomini è improvvisamente degenerato allorquando il Mingrino si è letteralmente scagliato contro il familiare colpendolo con calci e pugni.
Alla scena assistevano due poliziotti della locale Squadra Mobile presenti in qual frangente all’interno del Tribunale per l’espletamento di attività d’ufficio.
I due Ufficiali di P.G. intervenivano prontamente adoperandosi per dividere i due litiganti ed evitare che l’aggressione si traducesse in un vero e proprio pestaggio.
L’azione dei poliziotti non scoraggiava il Mingrino il quale, lungi dal desistere, opponeva nei confronti dei primi una forte resistenza dimenandosi con braccia e gambe nel vano tentativo di sfuggire alla presa degli agenti.
A questo punto, in ausilio ai predetti operatori di polizia interveniva anche un militare dell’Arma dei Carabinieri presente sul posto il quale riportava uno squarcio all’uniforme provocato dall’azione violenta del Mingrino.
Il Mingrino, pregiudicato per delitti contro la persona e contro il patrimonio, ha manifestato già in precedenti occasioni di essere proclive a condotte violente dirette agli appartenenti alle forze dell’ordine ed alle persone, in genere.
Espletate le formalità di rito, il pregiudicato tratto in arresto è stato associato alla Casa Circondariale di Enna, come disposto dal Sostituto Procuratore della Repubblica procedente Dr. Francesco Augusto Rio.
Ex CdA Ato Rifiuti respinge assoluzione per prescizione
Si vuole puntare all’assoluzione piena più che accettare la prescrizione del reato come richiesto dal pubblico ministero. Sono i componenti degli ex consigli di amministrazione dell’Ato Rifiuti che attraverso i loro avvocati difensori invocano l’assoluzione anche se sono già trascorsi otto anni dai fatti contestati. Nel 2006 la Procura di Enna, infatti, iscrisse nel registro degli indagati diversi ex amministratori dell’Ato rifiuti, accusandoli di abuso d’ufficio perché avevano provveduto ad assumere per conto dell’Ato rifiuti 101 lavoratori, incidendo notevolmente nella casse della società d’ambito.
Il pm Francesco Rio, adesso, per questa complicata vicenda ha chiesto ai giudici di dichiarare la prescrizione perché ormai sono passati più di otto anni e il reato di abuso d’ufficio cade in prescrizione dopo sette anni e mezzo. L’accusa, infatti, sollecita di dichiarare un “non doversi procedere”, perché il reato è stato estinto dalla prescrizione. Imputati sono il primo presidente dell’Ato rifiuti, Serafino Cocuzza di Leonforte, difeso dall’avvocato Alessandro Messina; Antonio Cammarata, di Enna ex amministratore delegato, difeso dall’avvocato Piero Patti; gli ex membri del consiglio di amministrazione Giovanni Vitale di Leonforte, difeso dall’avvocato Francesco Azzolina, Francesco Santangelo di Regalbuto, difeso dall’avvocato Rosario Pellegrino; e Claudio Cravotta di Enna, difeso dall’avvocato Michele Baldi.
Ma i difensori non vogliono accettare la prescrizione, così nell’udienza di ieri è intervenuto il pm Rio e l’avvocato Salvatore Spinello, che è il difensore di parte civile per conto di uno dei cinque Comuni che si sono costituiti nel corso del processo. Le arringhe di altri avvocati di parte civile riprenderanno il 9 giugno. Gli imputati hanno sempre dichiarato la loro innocenza e di avere agito nell’interesse della società evitando che nel territorio potesse scattare l’emergenza rifiuti con gravi ripercussioni di carattere igienico-sanitario.
Qualche legale di parte civile aveva chiesto di nominare degli esperti per stabilire se era necessario assumere 101 persone per il servizio di raccolta dei rifiuti urbani.
Nicosia. Sposta cavo elettrico, 35enne folgorato
Tragedia sul lavoro questa mattina a Nicosia dove un uomo ha perso la vita folgorato. L’uomo era sceso dal trattore per spostare un cavo rimanendo però folgorato. Si tratta di un cittadino romeno di 35 anni che sembra avesse cominciato a lavorare solo ieri in una azienda agricola di Nicosia.
La tragedia è avvenuta in contrada Vaccarra e a dare l’allarme è stato l’uomo che si trovava sul trattore insieme al trentacinquenne.
I due stavano raggiungendo un campo da dissodare quando hanno notato il cavo della rete elettrica sul terreno da attraversare e posto vicino alla strada. Il giovane romeno è sceso dal mezzo per spostare il cavo, ma appena lo ha sfiorato è stato investito dalla scarica elettrica che non gli ha lasciato scampo.
Enna. Cani randagi sbranano sedici pecore e capre
Enna. Ancora cani randagi all’assalto di pecore e capre degli allevamenti ennesi. L’attacco avvenuto da parte di un branco di cani randagi che hanno assaltato un allevamento che si trova in contrada San Tomasello. Il branco, nella notte, ha sbranato sedici fra pecore e capre e ne hanno ferite altre trenta. Ad accertarlo sono stati gli esperti del Dipartimento di prevenzione veterinaria dell’Azienda sanitaria. A novembre era accaduto ad allevamenti che si trovavano nelle vicine contrade Torre e San Giuseppe. In quell’occasione furono uccise 15 pecore e ne rimasero ferite 5; e Cozzo di Povero, il bilancio fu di 7 pecore morte e 12 ferite. Praticamente si tratta di zone che distano pochi chilometri l’una dall’altra per cui si ritiene che il branco sia lo stesso. L’aggressione è stata accertata intorno alla seconda settimana di aprile. Il sindaco Paolo Garofalo ha emesso un’ordinanza, con cui sostanzialmente il primo cittadino ordina l’isolamento per 4 mesi dell’allevamento, considerato che i cani randagi sono ignoti e che, quindi, non si conosce il loro status sanitario, e non si può escludere che possa essersi verificato il ferimento, anche di altri animali. Gli animali dovranno essere tenuti sotto osservazione e resteranno sotto sequestro, affidati ai loro proprietari. Il provvedimento del sindaco dovrebbe durare quattro mesi dalla data dell’aggressione, che risalirebbe al 15 aprile, e riguarderà tutti gli animali che erano presente nell’ allevamento. E’ stato imposto il divieto di movimentazione degli animali per tutta la durata dell’osservazione e di macellazione previa autorizzazione da parte delle autorità competenti. Il latte prodotto, durante tutto il periodo di osservazione, è consentito solo dopo un processo di risanamento termico documentato.