Enna. Al processo “Quadrifoglio” che vede alla sbarra quattro dipendenti della casa comunità di corso Sicilia, esclusa la titolare, Olimpia Arangio, che viene processata a parte, il Pm, Lucia Brescia ha chiesto che ai quattro imputati sia applicata la pena che era stata data dai giudici in primo grado. Si tratta di Mario Marasà, che svolgeva il ruolo di contabile-collaboratore diretto di Olimpia Arancio e che in primo grado era stato condannato ad un anno e sei mesi di reclusione per maltrattamenti ai minori e appropriazione indebita poi derubricata in truffa, mentre tre ex dipendenti Francesco Maddalena, Luigi Riviera e Gino Timbra sono stati condannati ad otto mesi di reclusione ciascuno con la sospensione condizionale della pena ed il risarcimento dei danni alla parte civile. L’inchiesta sulla comunità “Il Quadrifoglio”era stata aperta dalla squadra mobile ennese nel 2007 quando qualcuno presentò una denuncia dichiarando che i bambini venivano maltratti e che ad essi veniva dato da mangiare del cibo scaduto che i negozi regalavano alla comunità. La squadra mobile intervenne e su ordine della Procura chiuse l’attività della comunità di corso Sicilia, mentre i bambini furono mandati in altre case d’accoglienza. La principale protagonista di questa vicenda, Olimpia Arangio, difesa dall’avvocato Antonio Impellizzeri, subirà un processo a parte, essendo imputata con giudizio ordinario e sarà giudicata dal tribunale collegiale ennese. I quattro imputati sono difesi dagli avvocati Giovanni Palermo e Giuliana Conte. Ci sono state la requisitoria del Pg di appello e le arringhe dei legali di parte civile, gli avvocati Calogero Buscarino, Patrizia Di Mattia, Eleanna Parasiliti, Vito Vignera perché alcuni genitori dei bambini ricoverati si sono costituiti parte civile, mentre l’avvocato Fabio Artimagnella difende il comune di Troina che si è costituito parte civile per i bambini di cui pagava la retta. Le arringhe degli avvocati si dovrebbero concludere il 25 febbraio, quando potrebbe arrivare anche la sentenza.
Enna. Processo Quadrifoglio: Pm in appello chiede conferma condanne di primo grado
Barrafranca. Lite tra agricoltori: concesso risarcimento per ingiusta detenzione
La Corte di Appello di Caltanissetta, costituita dal presidente Giuseppe Nicastro e dai giudici a latere Miriam D’Amore e Giovanni Tomaselli, ha preso in esame l’istanza, presentata il 13 settembre dello scorso anno, dall’avvocato Antonio Giuseppe Bonanno, difensore dell’agricoltore Angelo Giulla, 74 anni di Barrafranca, per un risarcimento del danno subito, avendo dovuto espiare un’ ingiusta detenzione in carcere per 6 mesi e nove giorni dal 31 ottobre 204 al 9 aprile 2005 e agli arresti domiciliari per un mese e 13 giorni dal 20 luglio al 3 settembre del 2005 in quanto responsabile di avere provocato una ferita lacero contusa a Gaetano Bonfirraro a seguito di una lite scaturita in campagna, dove i due sono proprietari di due terreni confinanti. Tutto parte dal fatto che il tribunale di Enna ha assolto con sentenza del 14 novembre 2007 Angelo Ciulla, sostenendo che “il fatto non costituisce reato, configurandolo come legittima difesa nel corso della discussione e della lite che i due avevano avuto, durante la quale Bonfirraro subì una ferita lacero contusa,mentre Ciulla riportò una ferita alla gamba, colpita da un tondino di ferro da parte di Bonfirraro. I giudici della Corte di appello, in accoglimento dell’istanza presentata dall’avvocato Bonanno, hanno condannato il Ministero dell’Economia al pagamento di una somma di 43.272, oltre agli interessi legali per ingiusta detenzione. Una causa che è durata circa nove mesi, che ha subito i tre gradi di giudizio compreso una sentenza di colpevolezza annullata dai giudici della Cassazione e, quindi il ritorno di tutto il carteggio di nuovo alla corte di appello di Caltanissetta.
Omicidio a Barrafranca. 41enne, nel suo bar, ucciso con un colpo di pistola
Barrafranca. Si tinge di giallo l’omicidio avvenuto questa mattina intorno alle 9,10 quando un uomo incappucciato è entrato all’interno del “Bar 2000″ di via Garibaldi ed ha sparato al proprietario Antonino Morabito, 41 anni, uccidendolo sul colpo.
Al momento dell’omicidio dentro il bar, che si trova nel centro della cittadina ennese, c’erano diversi testimoni che hanno assistito alla scena.
Morabito, sposato e con due figli, è originario della provincia di Messina e sposato con una donna barrese e dalle prime indagini è emersa la sua, e della famiglia, estranità ad ambienti criminali.
Già nel 2012, era il 3 marzo, Morabito scampò ad una aggressione, fu duramente picchiato, ma l’incasso non fu portato via. Anche questa mattina l’incasso non è stato portato.
Le indagini sono svolte dai carabinieri del Comando provinciale di Enna.
Seguono maggiori particolari
A 105 anni Salvatore Messina, ennese residente a Modena, chiede il rimborso di un ilbretto bancario, regalo di battesimo: ben 650mila euro
A 105 anni ritrova un libretto bancario del 1909 con un saldo di 5mila lire, oggi un tesoro da 650mila euro. E’ accaduto a Salvatore Messina, originario di Enna ma da anni residente con la famiglia a Modena. Durante alcuni lavori di ristrutturazione della casa dei parenti, diverse settimana fa, i familiari di Salvatore Messina hanno ritrovato un involucro contenente alcuni vecchi ricordi di famiglia dell’anziano signore, tra i quali un libretto bancario del 1909 con un saldo ancora aperto di 5mila lire. Il titolo è stato fatto stimare da un consulente contabile Agitalia – il quale ha rimarcato come l’epoca giolittiana, da poco al tramonto, in quegli anni aveva fatto sì che la vecchia lira facesse aggio sull’oro – ed è risultato un valore monetario attuale, tra interessi, rivalutazione e capitalizzazione, per oltre 100 anni di giacenza nelle casse dello Stato di circa 650mila euro.
La somma gli era stata donata da un ricchissimo zio di Brescia in occasione del battesimo di Salvatore allora un bimbo di pochi mesi.
La famiglia dell’anziano signore ha conferito mandato all’ufficio legale Agitalia (Associazione per la Giustizia in Italia) per agire al fine del recupero della somma presso Bankitalia e il Ministero delle Finanze obbligati in solido ad “onorare” tutti i debiti esistenti anche prima dell’avvento della Repubblica Italiana. La richiesta agli enti pubblici presposti per la restituzione della somma maggiorata con tutti gli emolumenti di legge nella misura sopraindicata è già stata inoltrata da Agitalia. Per espresso volere della famiglia Messina parte della somma, non appena onorata, sarà devoluta in opere di beneficenza.
by modenaonline.info
A Barrafranca iniziati gli interrogatori per l’omicidio di Morabito
Nel giro di 48 ore gli interrogatori presso la caserma dei carabinieri di Barrafranca sono stati tanti a cominciare dalle persone che si trovavano all’interno del “Bar 2000” domenica mattina, intorno alle 9,10,quando il killer è entrato e senza problemi ha sparato quattro colpi di pistola 7.65, inseguendo Antonino Morabito, 41 anni sposato con due figli, sino a dietro il bancone per finirlo e poi tranquillamente è andato via. Uno dei colpi ha colpito Morabito alla testa, un altro si è conficcato nel bancone del bar. Ovviamente si stanno interrogando parenti ed amici per ricostruire le ultime giornate del titolare del bar di via Garibaldi, per vedere se da questo esame possa uscire qualche pista concreta sulle motivazioni dell’omicidio e se questo è legato all’attentato che lo stesso ha subito nel marzo del 2012 quando fu accoltellato da due aggressori e ridotto in fin di vita, poi salvato dai medici dell’ospedale di Palermo. Più di venti persone sono stati interrogati per ore e gli indizi che sono venuti fuori, nonostante il massimo riserbo, sono veramente pochine.Si segue qualsiasi pista a cominciare dalla vendetta personale, a problemi di carattere economico, addirittura si segue la pista legata al “racket dei videopoker”, che chi li gestisce vorrebbe imporre agli esercizi commerciali l’installazione di questi videopoker ed incomincia a nascere qualche movente da collegare con problemi legati alla famiglia di Cosa Nostra, perchè l’esecuzione di Morabito è tipica del mondo mafioso. Vero è che Antonio Morabito non aveva precedenti penali ne amicizie pericolose però c’è un omicidio che è stato portato a compimento. è stato eseguito da un professionista, che è entrato con tranquillità dentro il bar, travisato, poi se ne andato facendo subito perdere le tracce, il che vuol dire che la missione di morte è stata preparata in tutti i dettagli. Non bisogna dimenticare che l’omicidio arriva a due anni da quello mancato, quindi si è aspettato con calma per arrivare al risultato definitivo. Questo tipo di atteggiamento è tipico del mondo mafioso, che ha la pazienza di aspettare con calma per compiere la propria vendetta. Si potrà anche approfondire le indagini di Antonio Morabito, quando si trovava a Messina, se nella città dello stretto aveva delle amicizie molto pericolose e che possono essere i retaggi di questo delitto. Sono state due le persone aver assistito al delitto ed i due non hanno potuto fornire particolari interessanti, dichiarando che non hanno visto in volto l’omicida, coperto da una specie di berretto passamontagna. Intanto si aspettano i risultati dell’autopsia, che sarà eseguita dal medico legale Cataldo Raffino. Ieri sera, intorno alle 18, nella sala del consiglio comunale di Barrafranca, su iniziativa del prefetto, Fernando Guida, si è riunito il Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza “per far sentire la presenza dello Stato” e per cercare di adottare delle misure che possano tranquillizzare la collettività barrese che è rimasta molto scossa da questa omicidio.
Colpo di scena: anche quattro compagnie teatrali ennesi nella truffa per spettacoli. Regione come bancomat. Spettacolo fantasma con Pippo Franco a Piazza Armerina
Falsificazioni documentali, messa in scena di spettacoli ‘fantasma’, false attestazioni, costi dichiarati ma mai effettivamente sostenuti, contributi previdenziali non versati, utilizzazione di fatture false. Sono alcune delle irregolarità riscontrate in due anni di indagini della Guardia di finanza di Palermo sfociate nella denuncia di 72 persone per truffa aggravata e falso. Nei loro confronti la Procura ha già emesso avvisi di conclusione indagini. Vittima della truffa da 2,3 milioni di euro complessivi, per le attività teatrali del 2008, è la Regione Siciliana. Le indagini delle Fiamme gialle del nucleo di polizia tributaria delle Fiamme gialle di Palermo, coordinate dai sostituti procuratori Daniele Paci e Roberto Tartaglia, hanno permesso di fare luce su un presunto sistema di frode messo in piedi da imprenditori del settore artistico. Responsabilità sono emerse per 72 dei 91 organismi teatrali controllati. Dall’inchiesta emergono diversi casi di falsità dei documenti presentati alla Regione, soprattutto per quelli sui costi sostenuti per la realizzazione di rassegne e festival e per la produzione di attività teatrali per il 2008 su tutto il territorio nazionale ed anche all’estero, che mancavano delle specificazioni necessarie o addirittura artatamente predisposti e contraffatti. In particolare, un ente teatrale, che era stato escluso dal contributo per aver predisposto una ‘stagione di modesto livello’, ha tempestivamente prodotto una falsa documentazione attestante l’avvenuta rappresentazione di uno spettacolo a cui avrebbe partecipato un noto artista di fama nazionale, ma che, di fatto, non è mai stato realizzato.
(Fonte ANSA)
Le indagini delle Fiamme gialle hanno permesso di fare luce su un presunto sistema di frode messo in piedi da imprenditori del settore artistico. I nomi dei coinvolti riguardanti la provincia di Enna:
Salvatore Amore di Piazza Armerina, nato a Catania nel ’1968. L’ipotesi di reato è truffa aggravata nella qualità di presidente e direttore artistico dell’associazione culturale compagnia teatrale “Il Sipario”. Nel suo caso, oltre alle autocertificazioni sugli oneri fiscali e previdenziali, avrebbe pure dichiarato di avere organizzato uno spettacolo fantasma. Nell’ottobre 2009 l’associazione era stata esclusa dall’elenco degli enti da finanziare. Il cartellone, infatti, era stato valutato come “stagione teatrale di modesto livello”. E così Amore avrebbe fatto carte false sostenendo di avere ospitato la performance di Pippo Franco. Di fronte ad uno degli storici maestri della risata il Nucleo di valutazione dell’assessorato ai Beni culturali fece dietrofront e diede il via libera al pagamento di un contributo a fondo perduto di 3.826. La tentata truffa nel suo caso riguarderebbe una richiesta totale di 55 mila euro.
Angelo Di Dio nato ad Enna nel 68, con l’accusa di truffa, come legale rappresentante dell’associazione culturale “L’Arpa” abbia omesso alla Regione, che gli ha liquidato un contributo di 7 mila euro, di non essere in regola con i contributi previdenziali e assistenziali.
Giuseppe Truscia nato ad Enna nel ’1953. La cooperativa “Nuove Proposte”, di cui era legale rappresentante, “con artifici e raggiri pur in presenza di un non regolare posizione ai fini previdenziali, assistenziali e di collocamento alla data del 09/10/2009, autocertificava la correttezza nell’assolvimento di detti obblighi, circostanza che, se rappresentata, avrebbe escluso il richiedente dal contributo regionale, e con ciò inducendo in errore l’assessorato regionale Beni Culturali ed ambientali e della Pubblica istruzione sul possesso dei requisiti previsti dalla legge, otteneva un contributo a fondo perduto nella misura di 3.618 euro”.
Vittorio Spampinato nato a Catania inel ’1964. Nel 2009 il Teatro Stabile di Enna, di cui era legale rappresentante, ha incassato 3.700 euro di contributo regionale “pur in presenza di un non regolare posizione ai fini fiscali, previdenziali, assistenziali e di collocamento”.
“Quanto emerso dalle indagini della Guardia di Finanza sui contributi a imprese operanti nel settore artistico conferma la necessità di una riforma della legislazione sui finanziamenti alla cultura e allo spettacolo nella nostra regione”: lo sostengono Ferruccio Donato, della segreteria regionale Cgil e Marcello Cardella, segretario della Slc Sicilia. Per i due esponenti della Cgil è necessaria “una legge che, sulla scorta di quanto previsto dal ministero dei beni culturali con il Fondo unico dello spettacolo, assegni i contributi sulla base di criteri legati alla qualità e alla trasparenza dei bilanci, premiando il merito ed evitando contributi a pioggia che offendono e mortificano le tante professionalità presenti nell’isola”.
“La giustizia deve fare il suo corso, ma l’immagine di una Regione-bancomat, che traspare dalla prime notizie che trapelano e che ripercorre il cammino di tante altre truffe è inaccettabile e deve essere spazzata via al più presto. La cosa è ancora più indigesta se si pensa che la cultura, quella con la “C” maiuscola, boccheggia per mancanza di finanziamenti e rischia di vedere chiudere teatri storici e mandare per strada artisti e personale altamente qualificato”. E’ questo il duro commento del Movimento 5 stelle all’Ars alla notizia delle indagini sulla truffa degli spettacoli fantasma finanziati dalla Regione. Sulla stessa lunghezza d’onda il commento dei deputati palermitani alla Camera. “E un danno materiale non da poco, visto che si parla di cifre intorno ai 2,3 milioni di euro, ma quello morale a danno di tutti gli artisti siciliani onesti è forse ancora più grande”, afferma Chiara di Benedetto, componente della commissione Cultura della Camera. “La cultura, in Sicilia come in tutta Italia, rappresenta una possibilità concreta di riscatto e il volano per una sana ripresa economica, un inestimabile tesoro da tutelare e incentivare piuttosto che da mortificare con miseri strumenti, quali fatture gonfiate quando non falsificate. Auspichiamo a questo punto che le indagini si intensifichino e vadano ben oltre agli spettacoli finanziati nel 2008”.
Barrafranca. Antonino Morabito aveva chiesto indennizzo dopo essere stato accoltellato
Antonino Morabito, 41 anni, ucciso la scorsa domenica nel suo bar di Via Garibaldi, a Barrafranca, aveva avviato un procedimento per farsi riconoscere l’indennizzo come vittima di un reato violento commesso da autori rimasti ignoti. Fino ad oggi è stato riconosciuto un solo indennizzo di questo tipo, a Milano. Il procedimento, avviato dall’avvocato Concetta Bevilacqua, si aprirà al tribunale civile di Enna il 18 febbraio; ma la vittima del “reato violento”, l’accoltellamento avvenuto 2 anni fa, è stata uccisa, forse dalle stesse persone che la colpirono più di 20 volte.L’autopsia sarà effettuata oggi dal medico legale Cataldo Raffino, incaricato dal pm Augusto Francesco Rio. La famiglia ha scelto di non nominare consulenti di parte per assistere all’esame autoptico. Ad uccidere Morabito sarebbe stato il proiettile calibro 9, sparato sul volto, dopo che l’uomo aveva tentato un’inutile fuga dietro al bancone e probabilmente era già stato raggiunto da un altro proiettile. Intanto, da stamani è stato rinforzato l’organico della stazione dei carabinieri di Barrafranca.
Barrafranca. Polstrada sequestra veicolo a giovane per guida in stato di ebbrezza e sprovvisto di patente perché mai conseguita
Continua l’impegno della Sezione della Polizia Stradale di Enna sotto la direzione del Vice Questore Aggiunto Dott. Fabio D’Amore, nell’attività finalizzata alla prevenzione e repressione delle violazioni al Codice della Strada e per garantire la sicurezza della circolazione veicolare. In particolare, giorno 7 febbraio una pattuglia della Polizia Stradale di Enna impiegata di vigilanza stradale in viabilità minore, alle ore 22.15 circa, durante un posto di controllo effettuato in Barrafranca (EN) viale Signore Ritrovato, intimava l’alt con l’apposito paletta di segnalazione ad un’autovettura Fiat Panda di colore grigio. Il conducente invece di fermarsi si dava a precipitosa fuga. Gli Agenti della Polstrada riuscivano a vedere distintamente la persona che si trovava alla guida, trattandosi di un giovane con un capellino, ma trovandosi in quel momento in un centro abitato ed al fine di evitare pericolo agli utenti della strada, desistevano dall’intendo di mettersi immediatamente all’inseguimento di tale autovettura, anche in considerazione del fatto che avevano identificato il veicolo attraverso il numero di targa ed avevano ben visto la persona che si trovava alla guida. Da accertamenti esperiti nell’immediatezza, veniva accertata la proprietà dell’autovettura in questione, che risultava essere di un individuo di Barrafranca. Pertanto gli uomini della Stradale si portavano presso tale abitazione, ove accertavano che il proprietario era di recente venuto a mancare e che l’autovettura veniva usata di frequente dal figlio. Successivamente giungeva sul posto a piedi il figlio, il quale veniva identificato dagli Agenti quale conducente che, poco tempo prima, non si era fermato all’ALT della pattuglia. Questi, interrogato, cadeva in contraddizione e posto di fronte alle insistenze degli operatori della pattuglia, dichiarava di non essersi fermato perché non aveva mai conseguito la patente di guida. Inoltre, il giovane nel raccontare ciò dimostrava palesi difficoltà nell’eloquio e spesso pronunciava frasi disconnesse. Inoltre, gli operatori si accorgevano che l’individuo mostrava di avere un forte alito vinoso. Alla fine lo stesso confessava di avere fatto uso di alcool nella stessa serata. Sottoposto a controllo preliminare a mezzo Alcool-Blow e, successivamente, a mezzo etilometro, si evinceva un tasso alcolemico di 0.94 gr/l. Per tale motivo il sig. P.C., nativo di Piazza Armerina, di 33 anni, con vari pregiudizi di Polizia, veniva deferito all’Autorità Giudiziaria competente per guida in stato di ebbrezza e per essersi posto alla guida sprovvisto della patente di guida perché mai conseguita. Inoltre, il veicolo veniva sottoposto a fermo amministrativo.
Formazione, Regione: stop all’accreditamento per l’Anfe di Enna
Palermo. Il dipartimento regionale della formazione guidato dalla dirigente generale Anna Rosa Corsello ha revocato la “patente” che consente di organizzare i corsi. Lo stop all’accreditamento riguarda l’Anfe di Enna, mentre per l’Eureka e l’Esfo Ctrs l’accreditamento è stato sospeso. Gli enti perderanno pure la possibilità di accesso ai fondi, all’Anfe erano destinati 535 mila euro, all’Esfo Ctrs 590 mila euro, all’Eureka 2,4 milioni. In tutto i tre enti impiegavano una sessantina di lavoratori: l’assessorato assicura comunque che sono pronte soluzioni per metterli in sicurezza. La revoca arriva al termine delle ispezioni ordinate dall’assessorato guidato da Nelli Scilabra.
Piazza Armerina. Processo dirigente scolastico Giovanni Scollo, chiesta relazione ispettiva
Enna. Ieri mattina, riprendendo l’udienza preliminare nel processo a carico di Giovanni Scollo, ex dirigente scolastico dell’Istituto tecnico per Geometri Leonardo da Vinci di Piazza Armerina, i due avvocato difensori Antonio Impellizzeri e Marco Di Dio Datola hanno chiesto ed ottenuto un supplemento nell’istruttoria. L’altro imputato di questa vicenda, il direttore amministrativo Giovanni Delle Cave, difeso dall’avvocato Giovanni Palermo, ha chiesto il patteggiamento ed è stato condannato a venti mesi di reclusione con la sospensione condizionale della pena. I due sono accusati di avere dilapidato con viaggi all’estero circa 300 mila euro in dieci anni, prelevando questi soldi dalle casse dell’Istituto con falsi mandati di pagamento. La Procura della Repubblica, dopo le denunce presentate, incaricò la squadra Mobile, diretta dal vice questore Giovanni Cuciti che a seguito dell’indagine della squadra mobile, sostenne che i due, in tempi diversi hanno sperperato molti soldi della scuola, effettuando viaggi all’estero ed andando a giocare nei casinò. Il Gup Vittorio La Placa è subentrato al giudice Elisabetta Mazza che ha ratificato il patteggiamento di Delle Cave, e si è fatta inviare una relazione ispettiva dell’Ufficio scolastico regionale, che presiede a tutte le scuole della Sicilia. Giovanni Scollo si dice di essere innocente e di avere lui chiesto l’ispezione della contabilità dell’istituto perché aveva sentore che Giovanni Delle Cave avesse effettuato molte infrazioni, addirittura apponendo la firma falsa del dirigente scolastico. Pare che la relazione ispettiva si sia conclusa con la proposta di prendere provvedimenti nei confronti del direttore amministrativo, quindi Giovanni delle Cave, a firma di un funzionario ispettivo, si concluderebbe, secondo fonti di difesa, con la proposta di prendere provvedimenti per Delle Cave, dando, quindi, ragione ai difensori di Giovanni Scollo che sostengono la estraneità del loro assistito nel prelevare i soldi dalle casse dell’Istituto. Per questo motivo Impellizzeri e Di Dio Datola hanno chiesto un supplemento d’indagine per potere acquisire la relazione ispettiva. Il giudice La Placa ha accolto la richiesta, ed ha disposto che questi allegati vengano esibiti al giudice, e che arrivino in cancelleria entro il 30 marzo per essere a disposizione delle parti visto che poi il 17 aprile si riprende con la prosecuzione dell’udienza preliminare.
Condannati due nisseni per caccia abusiva in territorio di Enna
Due nisseni Ettore Allegro, 50 anni e Salvatore Iannello, 30 anni sono stai condannati rispettivamente ad 11 mesi di reclusione ed a 20 giorni arresto il secondo con sospensione della pena per avere esercitato la caccia di conigli abusivamente nel gennaio del 2010, nella zona boschiva di contrada Grottacalda. I due, in possesso di un fucile calibro 12 di proprietà di Salvatore Iannello cacciavano, sparando direttamente dalla jeep. La sentenza è stata emessa, ieri, dal giudice monocratico Vittorio La Placa, che ha riconosciuto ad Allegro le attenuanti generiche, ritenute prevalenti sulla recidiva, e gli ha concesso lo sconto della continuazione. I carabinieri del nucleo radiomobile di Piazza Armerina, quel giorno, avevano organizzato un servizio antibracconaggio, per individuare persone che, nonostante la caccia a particolari specie fosse vietata da qualche giorno, avrebbero continuato a farlo abusivamente tra i territori di Piazza Armerina e Valguarnera. I militari, vicino Grottacalda, hanno sentito colpi di fucile, si sono appostati e hanno visto la jeep, una Suzuki Vitara, con due persone a bordo. Iannello avrebbe guidato la macchina, mentre Allegro sparava ed hanno anche trovato un coniglio ucciso.
foto repertorio
Enna, un arresto per furto di autovettura e guida senza patente perché mai conseguita
La notte scorsa gli uomini delle volanti, diretti dal Commissario Capo dott. Giovanni Martino, hanno tratto in arresto, nella flagranza di reato, Chirculescu Lucian-Daniel, nato Romania, classe ‘91, residente a Catania, senza fissa dimora.
Alle ore 04.25 della notte, personale dipendente, durante il normale servizio di prevenzione e repressione dei reati svolto dalla Volante, nel transitare sulla corsia Sud della A/19 notava, sulla corsia di emergenza, una persona appiedata con in mano un bidone in plastica.
Constatato quanto sopra, gli Agenti procedevano al controllo del soggetto, successivamente identificato nell’odierno indagato, il quale informalmente riferiva che poco prima, unitamente ad un suo amico, era rimasto in panne a causa della mancanza della benzina nei pressi dello svincolo autostradale di Enna.
L’immediato controllo al terminale permetteva di acclarare come il soggetto annoverasse numerosi precedenti di Polizia.
In seguito gli agenti, unitamente all’odierno arrestato, raggiungevano il km 117+000 dell’A/19, ove era stata lasciata l’autovettura, una Fiat Punto di colore grigio chiaro metallizzato.
Lì si appurava come all’interno dell’autovettura, contrariamente a quanto riferito, non vi fosse alcuno ad attendere il Chirculescu.
Nelle fasi di controllo del mezzo, emergevano chiari elementi che portavano a dubitare delle dichiarazioni dell’arrestato suffragati dal fatto che lo stesso seguitava a tenere un comportamento teso e insofferente.
Sollecitato in merito alla proprietà del mezzo questi spontaneamente riferiva che aveva poco prima rubato l’auto in un condominio sito nel Comune di San Cataldo (Cl), luogo in cui la macchina, a suo dire, era parcheggiata con le chiavi inserite nel quadro di avviamento.
Gli accertamenti effettuati nell’immediatezza, permettevano di accertare che il mezzo, era stato appena rubato ad un soggetto che, contattato, confermava come nella notte appena trascorsa avesse subito il furto della propria autovettura, lasciata in sosta alle ore 21.30 nei pressi della sua abitazione.
Il Chirculescu annovera numerosi precedenti di Polizia per i reati di porto abusivo d’armi e oggetti atti ad offendere, ricettazione, possesso ingiustificato di chiavi adulterate e grimaldelli, reiterati furti, violazione di domicilio, resistenza a Pubblico Ufficiale, invasione di terreni o edifici, nonché rimpatrio con foglio di via obbligatorio, con divieto di ritornare in questo Comune per tre anni, emesso dal Questore di Enna in data 04.04.2013; lo stesso è stato anche segnalato per guida senza patente perché mai conseguita.
Stante la gravità del quadro indiziario raccolto, ed in ragione dei pregiudizi di polizia specifici, Chirculescu Lucian- Daniel, nato Romania nel ‘91, residente a Catania, senza fissa dimora, veniva tratto in arresto nella flagranza di reato, in attesa del giudizio per direttissima, giuste disposizioni del p.m. dott. Fabio Scavone.
Celebrato il giudizio per direttissima, convalidato l’arresto, al Chirculescu veniva applicata la misura cautelare del divieto di dimora nel territorio delle provincie di Enna e Caltanissetta.
Ancora una volta, l’attività di prevenzione disposta dal Questore di Enna, ha consentito di conseguire significativi risultati.
Leonforte – Agira. Tribunale Riesame Caltanissetta dispone scarcerazione di quasi tutti gli indagati operazione antidroga “More solito”
Il tribunale del Riesame di Caltanissetta ha disposto la scarcerazione di quasi tutti gli indagati dell’operazione antidroga “More solito”. Le difese dei 10 giovani indagati per traffico e spaccio di sostanze stupefacenti avevano chiesto l’annullamento delle misure cautelari per mancanza dei presupposti gravi che motivano la misura. Sono stati scarcerati Mario Di Bella detto “cocorito” 20 anni, Beniamino D’Agostino 22 anni accusati di avere capeggiato il gruppo; scarcerati Luigi Di Dio 22 anni detto “u smàlitu”, Giusepe Iacona 23 anni detto “u muoddu”, Michele “poli poli” Giacone, 23 anni, Filippo Rosalia 23 anni. Consessi gli arresti domiciliari a Paolo Contino. L’unico per il quale è stata confermata la misura in carcere è Angelo Venticinque 24 anni detto “u ruossu”. Il Riesame deve ancora pronunciarsi per Orazio Valle, che si trova comunque agli arresti domiciliari. In attesa di riesame anche Salvatore Monsù, 21 anni di Leonforte che da qualche tempo si trovava all’estero e che pertanto non era in casa quando era scattata l’operazione. Il giovane aveva comunicato tramite un familiare che sarebbe rientrato in Italia appena possibile per consegnarsi e chiarire la sua posizione. Il giovane, arrivato all’aeroporto di Comiso con un volo dalla Germania e si era consegnato agli agenti del Commissariato di Leonforte che lo attendevano e che gli hanno notificato l’ordinanza di custodia cautelare. Bisogna ora attendere le motivazioni del Riesame, ma sostanzialmente i giudici nisseni non hanno ritenuto che gli elementi a carico dei giovani indagati e i fatti loro contestati fossero tali da motivare la custodia cautelare, perché non hanno ravvisato il pericolo di fuga, inquinamento delle prove e reiterazione del reato. Nell’inchiesta è coinvolto anche il pregiudicato di Augusta Giuseppe Rapisarsa 42 anni che i ragazzi chiamavano “u patruozzu” e che sarebbe stato il fornitore presso il quale gli indagati di Agira e Leonforte acquistavano gli stupefacenti. Nel corso degli interrogatori di garanzia che si erano tenuti subito dopo gli arresti i giovani avevano ammesso l’acquisto di hashish e marijuana, ma tutti avevano parlato di consumo di gruppo, negando di spacciare. A sostegno di questa tesi le difese hanno subito sottolineato come, già dalle indagini è emerso che i ragazzi ad un certo punto erano preoccupati perché avevano accumulato un ingente debito con il fornitore, tanto che qualcuno, spaventato voleva addirittura fare un piccolo prestito in banca.
Enna. Arrestati cinque romeni, avevano appena tranciato sette campate della linea elettrica
Enna. Grazie a varie segnalazioni telefoniche pervenute verso mezzanotte sui numeri di pronto intervento 112 e 113 che segnalavano movimenti sospetti nelle Contrade Bubudello e Gerace, i Carabinieri unitamente ad una pattuglia della Polizia di Stato, si portavano tempestivamente sul posto riuscendo a bloccare con una manovra a tenaglia due autovetture con a bordo cinque persone che cercavano di darsi alla fuga.
Dai successivi accertamenti si appurava che i fermati, trovati in possesso di vari attrezzi atti allo scasso, avevano appena tentato di rubare mt. 1.200,00 circa di rame, tranciando in più punti sette campate della linea elettrica di proprietà dell’Enel S.p.a. e non riuscendo nell’intento proprio per la tempestività delle forze dell’ordine.
Il danno, ancorché la refurtiva sia stata interamente recuperata, è comunque di ingente valore, obbligando i tecnici dell’Enel ad un intervento particolarmente oneroso per il ripristino della rete elettrica.
Portati in caserma, al termine delle procedure per l’identificazione, sono risultati essere tutti cittadini romeni residenti nelle Province di Agrigento e di Caltanissetta, di cui tre già con precedenti per reati specifici.
Le due autovetture utilizzate sono state sottoposte a fermo in quanto prive della prescritta copertura assicurativa ed i conducenti non avevano mai conseguito la patente di guida.
Tutti gli arrestati, su disposizione dell’Autorità Giudiziaria (Dott. Fabio Scavone), sono stati trasferiti presso la Casa Circondariale di Enna.
Enna. Aggredì passante, mise a soqquadro la camera di sicurezza, ora processo da rifare, deciso da Corte di appello di Caltanissetta
Enna. La Corte di Appello di Caltanissetta, Presidente Dr. Aloisi, giudici a latere D.ssa Occhipinti e Dr. Tona, ha annullato la sentenza di condanna emessa dal Tribunale di Enna, nei confronti di Salvatore Cutaia, 49 anni,che era stato condannato a dieci mesi di reclusione perché il 6 agosto, nella centralissima piazza Vittorio Emanuele, aveva preso per il collo un passante e, a seguito dell’intervento dei carabinieri per bloccarlo, si era voltato contro di loro, poi, giunto in caserma aveva anche messo a soqquadro la camera di sicurezza. Il motivo dell’annullamento è di tipo procedurale. L’imputato è un sorvegliato speciale con obbligo di soggiorno era stato condannato a 4 mesi di arresto per violazione della misura di prevenzione. L’avvocato Andrea Di Salvo fa notare che nella rubrica della sentenza sono indicati due capi d’imputazione completamente diversi (probabilmente dovuti a refuso con altra sentenza), individuandosi le imputazioni in due episodi di resistenza a pubblico ufficiale. La procura della Repubblica (nella persona del Procuratore della Repubblica) aveva individuato l’errore ed aveva chiesto al Tribunale di Enna di procedere e il Tribunale, con ordinanza del 8 Aprile 2013, aveva provveduto a correggere l’errore. La Corte d’Appello nissena ha accolto la tesi difensiva dell’avvocato secondo cui non si tratta di errore materiale ma di “vizio di forma comportante la nullità assoluta della sentenza emessa per violazione del principio di corrispondenza tra imputazione e condanna, che non consente, ad avviso dell’avvocato Andrea Di Salvo, di difendersi compiutamente dal momento che “le motivazioni sono totalmente estranee ai fatti indicati in sentenza”. Pertanto, per il “cavillo” suddetto, la Corte d’Appello ha dovuto rinviare gli atti al Tribunale di Enna perché si rifaccia il processo di “primo grado”.
Rapporto sulla giustizia. Ad Enna aumentati i reati a sfondo sessuale
All’inaugurazione dell’Anno Giudiziario la Corte di Appello di Caltanissetta ha passato in rassegna anche quello che è avvenuto nei circondari del Tribunale di Enna e Nicosia. Sono aumentati i reati a sfondo sessuale, le aggressioni, le rapine e i casi di stalking, sono diminuiti del 9 per cento i reati legati al traffico di droga e si riducono, in generale, i procedimenti penali, mentre resta costante il numero dei furti in appartamento. Sui furti uno su cinque, viene scoperto. Sono dati questi emersi nell’annuale report distribuito, a margine dell’inaugurazione dell’anno giudiziario, avvenuta qualche settimana fa, firmato dal presidente della Corte di Appello Salvatore Cardinale, ex Procuratore ad Enna. I reati “contro la libertà sessuale” scoperti sono stati 19, con un incremento del 271 per cento rispetto ai soli 7 casi dell’anno precedente, mentre nel circondario di Nicosia, che comprende anche la zona di Leonforte, non si registra alcuna denuncia per violenze sessuali. Aumentano anche gli atti persecutori, i cosiddetti casi di “stalking”, che nell’ultimo anno sono stati 58, contro i 41 dell’anno precedente; un dato che evidenzia come le vittime iniziano a trovare la forza di denunciare i propri persecutori. Diminuiscono i reati contro la pubblica amministrazione, 176, a differenza dei 216 dell’anno prima. Fra questi, i reati di peculato sono stati 11, contro i 15 del periodo precedente, ma ci sono anche tre casi di concussione e due di corruzione. Per i reati “contro il patrimonio” privato (furti, rapine, appropriazione indebite o truffe varie) sono state aperte 1.686 inchieste nell’ultimo anno, in calo del 18,4 per cento rispetto a quelle dell’anno prima; e 280 volte gli autori, o i sospetti, sono stati individuati. Aumentano le aperture di procedimenti penali per furti, passati da 1.461 a 1.630 nel giro di un anno, ma riguardano piccoli furti: meno di un sesto riguardano i casi che più di tutto destano preoccupazione per la sicurezza, ovvero quelli negli appartamenti. “In particolare – si legge nella relazione del presidente Cardinale – le iscrizioni per il delitto di furto in abitazione sono state 218 (206 nell’anno precedente), di cui 40 a carico di noti. Il fenomeno dei furti non ha risparmiato il mondo contadino e le attività agricole, colpiti in varia misura da sottrazioni di macchinari, attrezzi agricoli e bestiame finalizzate, molto spesso, alla successiva consumazione di estorsioni in danno dei derubati, costretti a pagare somme di denaro. Aumentano le rapine, ben 34, rispetto alle 23 dell’anno precedente, mentre diminuiscono le estorsioni, passate da 25 a 13. Nel circondario di Nicosia, invece, i furti in abitazione sono stati 195, in calo rispetto all’anno precedente, che sono stati 216.
Enna. Cinque rumeni patteggiano pena, rubarono mille chili di cavi elettrici Enel
I cinque rumeni, che sono stati sorpresi dai carabinieri del nucleo operativo della compagnia di Enna con la collaborazione di una pattuglia della polizia hanno chiesto ed ottenuto, tramite il loro difensore, l’avvocato Stefano Argento del foro di Agrigento, dal Pm Fabio Scavone, il patteggiamento, con pene che sono andati da 22 a 23 mesi con la sospensione condizionale della pena per cui sono stati scarcerati. Il giudice del rito per direttissima Giuseppe Tigano ha condannato ad un anno e 10 mesi di reclusione a Costel Andrei Apetri, Moscu Vasilie Cristi, Gheorghe Ganea, mentre Dorel Teodor Sirbu e Sorin Ioan Turcea, che rispondevano anche di guida senza patente, sono stati condannati ad un anno ed 11 mesi di reclusione. I cinque si erano portati nelle contrade ennesi di Pergusa, Bubudello e Cerace dove hanno tagliato i fili di rame delle condotte elettriche agricole, mettendo in difficoltà le aziende e gli agriturismo che si trovano in quelle zone.
I cinque rumeni sono tutti incensurati ed abitano nelle province di Agrigento e Caltanissetta e ad incastrarli sono stati gli indumenti che sono stati rinvenuti nella macchina, tutti sporchi di fango umido, dello stesso tipo della zona del furto. I vertici dell’Enel hanno formalizzato la denuncia, precisando che il furto ha riguardato mille chili di rame, per un danno stimato intorno ai 4 mila euro, considerando solo i fili asportati, ma a questi vanno aggiunti gli interventi che si dovranno fare per ripristinare la corrente elettrica alle aziende ed alle decine di famiglie che abitano nella zona. Al Questore, Ferdinando Guarino, è stata proposta l’emissione del foglio di via obbligatorio e il divieto di frequentare le zone di Enna per tre anni. Le segnalazioni di cittadini e la chiamata al 112 e 113 hanno consentito l’intervento immediato di carabinieri e polizia, i quali sono riusciti a sorprende i cinque ladri mentre stavano portando via circa 1200 metri di fili di rame e c’è da sottolinea che il piano predisposto per il controllo del territorio ennese sta avendo un discreto successo e la possibilità di un intervenendo rapido da parte delle forze di polizia.
Enna. Operazione “Go Kart” 49 arresti + 2 per traffico stupefacenti, estorsioni, rapine, detenzione di armi a Catenanuova, Regalbuto e Centuripe
Disarticolate le famiglie mafiose di “Cosa Nostra” e del “clan Cappello” operanti sui comuni cerniera fra le provincie di Enna e Catania
49 persone sono state arrestate, nel corso della notte, per associazione per delinquere di tipo mafioso finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, estorsioni, rapine, detenzione di armi ed altro; altre due colti in nottata in flagranza di reato, presso l’abitazione di uno degli arrestati Michael Prestifilippo Cirimbolo), con armi e droga.
Le indagini, coordinate dalla Procura Distrettuale Antimafia di Caltanissetta, sono state eseguite dai Carabinieri del Nucleo Investigativo di Enna e della Compagnia di Nicosia
L’ operazione oggi eseguita –a coronamento di indagini condotte dai militari del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Enna e della Compagnia Carabinieri di Nicosia e dirette dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Caltanisetta– ha colpito le famiglie delle organizzazioni di stampo mafioso -“Cosa Nostra“ e “Clan Cappello”- che hanno operato in modo sanguinoso per il controllo dei Comuni al confine tra la Provincia di Enna e la Provincia di Catania, in particolare, Catenanuova, Regalbuto e Centuripe.
Malgrado una popolazione di soli 5.000 abitanti, Catenanuova è stata teatro, a partire dal 1995 circa, di sette omicidi di stampo mafioso e tre casi di lupara bianca, a seguito di contrasti interni alle organizzazioni criminali e poi tra le diverse organizzazioni.
L’operazione “Fiumevecchio”, eseguita nel corso del 2011, aveva portato all’arresto per il reato di associazione mafiosa, tra gli altri, di PASSALACQUA Filippo, ritenuto capo carismatico di un’ articolazione del Clan Cappello operante a Catenanuova, che aveva assunto il controllo del paese dopo l’attentato all’uomo d’onore RICCOMBENI Prospero e dopo l’eliminazione di PRESTIFILIPPO CIRIMBOLO Salvatore ucciso il 15 luglio 2008. Per quest’ ultimo delitto è in corso il processo a carico del predetto PASSALACQUA Filippo e del cognato SALVO Giovanni Piero, vertice di una squadra del Clan Cappello di Catania, operante nel quartiere di Librino.
Dopo gli arresti dell’operazione Fiumevecchio, che avevano indebolito la squadra di PASSALACQUA riconducibile al Clan Cappello, i vecchi uomini di Cosa Nostra tentavano di riorganizzare la famiglia a Catenanuova. A tal fine LEONARDI Salvatore, detenuto attualmente al 41 bis, dava incarico, nei primi mesi del 2012, al cugino LEONARDI Prospero ed al cognato DRAGO Angelo, (quest’ ultimo tra gli odierni arrestati) di riportare Catenanuova sotto il controllo di Cosa Nostra. Il tentativo di LEONARDI Prospero, che già aveva preso contattati con esponenti mafiosi di altri centri, aveva avvisato alcune persone sottoposte al “pizzo” della nuova leadership e aveva intimato agli esponenti del gruppo di PASSALACQUA Filippo di ritirarsi e di lasciare alla sua organizzazione il controllo del territorio, veniva stroncato il 23.05.2012, con l’uccisione dello stesso LEONARDO Prospero ed il ferimento di DRAGO Angelo.
Nello stesso attentato si salvava fortunosamente Salvatore DI GIOVANNI, al quale il LEONARDI Prospero aveva chiesto aiuto per il suo progetto criminale.
Da quel momento la squadra criminale riconducibile al Clan Cappello prendeva il controllo assoluto del territorio.
Le indagini si sono avvalse dell’apporto di due collaboratori di giustizia, MAVICA Antonino, uomo d’onore poi transitato nella squadra di PASSALACQUA Filippo, che ha iniziato a collaborare nel luglio 2012 dopo l’uccisione del cognato LEONARDI Prospero e del predetto DI GIOVANNI, che ha iniziato a collaborare la notte stessa dell’uccisone del LEONARDI Prospero. Tuttavia gran parte degli elementi di prova sono stati acquisiti grazie a numerosissime attività tecniche corredate da servizi di O.C.P. (osservazione, controllo e pedinamento) arresti in flagranza per reati in materia di stupefacenti, sequestri.
Si è evidenziata una profonda differenza tra gli interessi criminali della vecchia famiglia di Cosa Nostra e quelli della nuova organizzazione criminale di Catenanuova legata al Clan Cappello.
Cosa Nostra controllava il territorio, assicurandosi i proventi illeciti prevalentemente attraverso l’attività estorsiva ed operando solo occasionalmente nel settore degli stupefacenti.
L’articolazione costituita a Catenanuova dal clan CAPPELLO aveva inizialmente “rilevato” l’attività estorsiva di Cosa Nostra, che permetteva alla famiglia ed ai catanesi del clan CAPPELLO (in particolare della squadra di SALVO Giampiero) un introito annuo di circa trenta mila euro (in particolare le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia catanesi D’AQUINO e PETTINATI), ma progressivamente aveva spostato la sua azione sulla gestione quasi integrale del traffico di stupefacenti, che garantiva ampi profitti anche agli esponenti catanesi del clan CAPPELLO.
Negli ultimi due anni, infatti, il traffico di stupefacenti risulta essere diventato l’attività principale e maggiormente redditizia.
Tuttavia, ancora nell’estate del 2013, i vertici catanesi del clan CAPPELLO ratificavano la nomina di VENIA Salvatore quale esponente dell’associazione specificamente incaricato della attività di riscossione delle estorsioni.
In ogni caso, secondo quanto è emerso dalle indagini, l’interesse dei vertici catanesi del clan CAPPELLO non era quello di assicurarsi i proventi, peraltro presumibilmente non particolarmente ingenti delle attività estorsive sul territorio, ma quello di far sentire in maniera tangibile la presenza di un’organizzazione mafiosa capace di controllare il paese, in modo da “avere una spalla” anche a Catenanuova.
Il reale interesse dell’organizzazione mafiosa era quello di assicurarsi il monopolio assoluto per la vendita degli stupefacenti in un paese di confine, dove potevano arrivare acquirenti sia dai paesi della provincia di Catania sia da paesi della provincia di Enna
Attraverso “squadre” specificamente organizzate, gli esponenti di Catenanuova del Clan CAPPELLO, avvalendosi del controllo mafioso esercitato sul territorio, hanno potuto gestire lo spaccio degli stupefacenti (della marijuana e dello SKUNK in particolare) escludendo ogni “concorrenza” ed assicurandosi, con metodi mafiosi, un monopolio di fatto, che ha garantito a loro ed ai loro referenti catanesi, fornitori dello stupefacente, tutti inquadrati nel clan CAPPELLO, consistenti profitti.
In particolare nell’ambito dell’unica articolazione di Catenanuova del clan CAPPELLO, venivano organizzate due distinte squadre che trattavano gli stupefacenti; la prima faceva capo a TIRENDI Salvatore e TIRENDI Antonio (dopo l’uscita di scena di PASSALACQUA Filippo), entrambi contemporaneamente organizzatori della squadra che si occupava del traffico dello Skunk ed affiliati dell’associazione mafiosa; l’altra squadra , che si occupava anche di cocaina secondo i collaboratori di giustizia, faceva capo a PASSALACQUA Gaetano, anch’egli simultaneamente organizzatore della squadra degli stupefacenti e affiliato della stessa organizzazione mafiosa.
Nel corso delle indagini sono stati eseguiti vari sequestri di marijuana e Skunk.
In particolare nel febbraio 2013 TIRENDI Salvatore ed il figlio Carmelo venivano tratti in arresto con 2 Kg. di Skunk.
Nell’agosto del 2013 uno dei fornitori catanesi tale SAPUPPO Ignazio lasciava in un luogo convenuto nelle campagne nei pressi del kartodromo dei TIRENDI 1 Kg di marijuana all’interno di un cuscino, a disposizione della squadra finalizzata al traffico di stupefacenti, diretta in quel momento da Antonio TIRENDI.
Tuttavia i Carabinieri arrivavano prima dell’organizzazione a recuperare lo stupefacente che dunque non veniva rinvenuto dagli affiliati di Catenanuova che iniziavano a cercalo freneticamente, tentando di individuare coloro che avrebbero potuto rubarlo.
Malgrado ciò la fiducia tra i fornitori catanesi e la squadra di Catenanuova non si incrinava in nessun modo a dimostrazione di un legame criminale serio e consolidato.
Con le recenti indagini è stato possibile, da una parte, di delineare l’organico dell’articolazione del “Clan CAPPELLO” operante a Catenanuova, facente riferimento al detenuto PASSALACQUA Filippo ed attualmente dominante nel territorio, malgrado lo stato di detenzione del suo temuto capo. Dall’altra si è riusciti completare, anche grazie all’apporto dei collaboratori di giustizia di Catenanuova già citati, il quadro dei soggetti inseriti nella famiglia di “Cosa Nostra” sin dagli anni 90, alcuni dei quali già colpiti da precedenti ordinanze e da sentenze di condanna.
Su questo versante si è potuto fare luce sulla ventennale attività estorsiva posta in essere dalla famiglia di cosa nostra sin dagli anni 90; tale attività criminale era stata ereditata e fatta propria intorno al 2007 dall’articolazione del clan CAPPELLO capeggiata da PASSALACQUA Filippo.
Alcuni imprenditori, hanno ammesso, a fronte delle stringenti contestazioni, di aver pagato la messa a posto sin dagli anni 90 ai vari “Boss” che si sono succeduti (tra questi anche l’ucciso PRESTIFILIPPO CIRIMBOLO Salvatore). Altri, hanno negato anche perché secondo quanto emerso dalle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia e dalle attività tecniche di indagine, di fatto “vicini” alle organizzazioni criminali.
LE INDAGINI SU REGALBUTO
La parte dell’indagine su Regalbuto, dove è stata dimostrata l’esistenza di una articolazione consistente di cosa nostra ennese, ha preso avvio dall’azione di contrasto al traffico di stupefacenti operata dalla locale compagnia Carabinieri.
I successivi sviluppi investigativi hanno portato alla individuazione di diversi esponenti della famiglia mafiosa locale, tutti dediti oltre che al traffico di stupefacenti, anche alle estorsioni.
È stato dimostrato come gli esponenti di vertice di un tempo, identificati nelle indagini in Militello Enzo e successivamente in Raisi Salvatore, deceduto durante le indagini, siano stati sostituiti da nuove leve, tra le quali gli elementi principali sono certamente i fratelli ARCODIA PIGNARELLO Antonio e Sebastiano, e SCHILLACI Silvestro, che si sono avvalsi di numerosi soggetti con i quali venivano commesse le attività di spaccio e le estorsioni. Tra questi vanno menzionati SCRAVAGLIERI Vito, CATALANO PUMA Mario, CARDACI Samuele e PINTAUDI Davide.
Altri ragazzi sono stati utilizzati di volta in volta come manovalanza sia per lo spaccio al minuto che per la commissione di incendi.
Le attività tecniche, che hanno messo in luce i legami dell’associazione mafiosa di Regalbuto con la città di Catania e con altri centri dell’ennese, hanno portato ad accertare l’interessamento della criminalità mafiosa catanese ed in particolare di SCALIA Mario, vicino al clan Santapaola, al mercato degli stupefacenti dei paesi limitrofi della provincia di Enna.
Inevitabile, si è quindi profilato tra l’estate e la fine del 2009 il contrasto con gli esponenti del clan Cappello che avevano preso il controllo del vicino centro di Catenanuova.
Sono gli stessi collaboratori MAVICA e DI GIOVANNI a descrivere con particolari che hanno trovato ampio riscontro, un incontro per dirimere il contrasto avvenuto a Catenanuova tra uomini di cosa nostra regalbutese e i membri del clan Cappello venuti a Catenanuova, incontro avvenuto prima dell’arresto di Passalacqua Filippo, e che finisce con il lasciare il paese di Regalbuto a cosa nostra ennese, senza spargimento di sangue proprio per tale evento.
Alle dichiarazioni dei due collaboratori, oltre a numerosissime intercettazioni telefoniche ed ambientali, si sono affiancata da un lato le involontarie propalazioni di Leonardi Salvatore e della moglie Cicero Agata, che nei loro colloqui in carcere intercettati nel 2010 accennano esplicitamente alla situazione di Regalbuto ed ai fratelli Arcodia, e le dichiarazioni di un giovane spacciatore consumatore di Regalbuto – Minissale Alessandro – che avendo recentemente deciso di lasciarsi alle spalle i guai giudiziari già subiti ha iniziato dapprima spontaneamente, e poi in conseguenza delle minacce ricevute dagli associati, a raccontare fatti ed episodi dei quali egli stesso è stato protagonista per conto degli associati Arcodia Tony ed in particolare Schillaci Silvestro detto Silvio.
Di rilievo appare in particolare la sua confessione dell’incendio a scopo intimidatorio di un azienda di produzione di prodotti in p.v.c. per l’agricoltura, avvenuto nella notte tra il 24 ed il 25 agosto del 2011 ed ancora la confessione di altro incendio a scopo estorsivo, nonché le sue dichiarazioni circa l’attività di spaccio operata per il gruppo mafioso ed in particolare per il duo Schillaci – Arcodia Pignarello.
Riscontro di eccezionale rilievo alle sue dichiarazioni emerge in ogni caso dalle attività tecniche avviate in ordine al riferito pestaggio di altro giovane del gruppo, costretto ad allontanarsi da Regalbuto in conseguenza di contrasti legati verosimilmente al ritardo nel pagamento di partite di stupefacenti.
È certo comunque che il gruppo sin dal 2008 si occupasse tanto dello spaccio di cocaina che di sostanze come l’hashish e la marjuana.
Di particolare rilievo per la dimostrazione della finalità estorsiva dell’associazione è comunque la collaborazione prestata da alcune delle persone offese, che hanno consentito di chiudere, con le loro dichiarazioni, il quadro indiziario a carico dei personaggi di spicco dell’associazione mafiosa di Regalbuto.
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L’operazione è stata denominata “Go Kart” in quanto il centro direzionale del traffico di stupefacenti a Catenanuova da parte della squadra dei TIRENDI si svolgeva nei pressi della pista di “Go Kart” gestita dalla famiglia TIRENDI.
SOGGETTI FACENTI PARTE DELL’ASSOCIAZIONE “COSA NOSTRA” FAMIGLIA DI CATENANUOVA – GRUPPO LEONARDI SALVATORE
1. LEONARDI Salvatore, nato a Catania il 17.06.1966, in atto detenuto presso la Casa Circondariale dell’Aquila in regime dell’art. 41 bis Reg. Pen;
2. MARLETTA Salvatore, nato a Catania il 02.07.1959, in atto detenuto presso la Casa Circondariale di Caltanissetta;
3. CHISARI Salvatore, nato a Paternò (CT) il 21.03.1977, in atto detenuto presso la Casa Circondariale di San Cataldo (CL);
4. RICCOMBENI Prospero, nato a Catania il 03.12.1971, in atto detenuto presso la Casa Circondariale di Caltanissetta;
5. DRAGO Angelo, nato a Siegen (D) il 17.02.1970, residente a Catenanuova (EN);
6. RUSSO FANO Sebastiano, nato a Catania il 27.02.1975, residente a Cesano Maderno (MB) .
SOGGETTI FACENTI PARTE DELL’ ARTICOLAZIONE DEL CLAN CAPPELLO OPERANTE A CATENANUOVA
1. PASSALACQUA Filippo, nato a Catenanuova (EN) il giorno 1 gennaio 1980, residente a Catania, in atto ristretto presso la Casa Circondariale di Milano Opera in regime dell’art. 41 bis Reg. Pen.;
2. PASSALACQUA Gaetano, nato a Catania il 28.09.1978, residente a Catenanuova (EN) ;
3. CARDACI Orazio, alias “favi frischi”, nato a Paternò (CT) il 10.10.1980, residente a Catenanuova (EN) ;
4. VENIA Salvatore, alias “faccia di vecchia”, nato a Catenanuova il 15.06.1962, ivi residente,
5. SACCONE Antonino, nato a Regalbuto (EN) il 06.07.1973, residente a Catenanuova (EN) ;
6. GUAGLIARDO Stefano, nato a Enna il 20.12.1983, residente a Catenanuova (EN),
7. TIRENDI Salvatore, nato a Catenanuova (EN) il 18.12.1965, ivi residente, in atto detenuto presso la Casa Circondariale di Caltanissetta;
8. TIRENDI Antonino, nato a Enna il 27.05.1990, residente a Catenanuova (EN) ;
9. TIRENDI Carmelo, nato a Catania il 27.09.1994, residente a Catenanuova (EN), celibe, già agli arresti domiciliari.
TRAFFICANTI CATANESI COLLEGATI AL CLAN CAPPELLO, FORNITORI DELLA SQUADRA DEI TIRENDI
1. FINOCCHIARO Rocco, nato a Catania il 04.12.1974, ivi residente, fioraio;
2. SAPUPPO Ignazio, nato a Catania il 17.12.1968, ivi residente,
3. CAVALLARO Sebastiano, nato a Catania il 02.01.1992, ivi residente;
4. FINOCCHIARO Alessio, nato a Catania il 29.071994, ivi residente,
5. SCALISI Antonino, nato a Biancavilla (CT) il 21.05.1988, residente ad Adrano (CT),
6. SCALISI Nicolò, nato a Adrano (CT) il 27.11.1955, ivi residente;
7. SCALISI Valerio, nato a Biancavilla (CT) il 14.07.1990, residente ad Adrano, .
ALTRI FORNITORI DELLA SQUADRA DEI TIRENDI
1. FIORENZA Mariano, inteso “Don Mario” nato a Centuripe (EN) il 25.01.1946, residente a Catenanuova (EN);
ASSOCIATI ALLE SQUADRE FINALIZZATE AL TRAFFICO DI STUPEFACENTI OPERANTI NELL’AMBITO DEL CLAN CAPPELLO A CATENANUOVA
2. FRISENNA Filippo, nato a Catenanuova (EN) il 29.12.1980, ivi residente ;
3. CAPUTA Mario, nato a Desio (MI) il 14.11.1985, residente a Catenanuova;
4. DI MARCO Prosperino, inteso “Rino” nato a Catania il 28.04.1990, residente a Catenanuova (EN) ;
5. ZAMMATARO Salvatore, alias “Turi u Nanu” nato a Catania il 21.12.1989 residente a Catenanuova (EN);
6. SPICUZZA Giacomo, nato a Catania il 18.10.1981, residente a Catenanuova (EN) .;
7. SCAFFIDI Giuseppe, alias “cocorito”, nato a Enna il 23.01.1993, residente a Catenanuova (EN) ;
8. SAITTA Davide, nato a Catania il 08.01.1989, residente a Catenanuova (EN);
9. MAUGERI Andrea, nato ad Enna il 06.01.1990, residente a Catenanuova (EN);
10. PRESTIFILIPPO CIRIMBOLO Michael, nato a Catania il 12.05.1990, residente a Catenanuova (EN) ;
ALTRI INDAGATI DI RAPINA ED ESTORSIONE
1. DISTEFANO Angelo, inteso Zu Angelo, nato a Paternò (CT) il 23.03.1958 ivi residente, in atto detenuto presso la Casa Circondariale Catania-Piazza Lanza,
2. CANCEMI Alessandro, nato Biancavilla (CT) il 31.07.1982, residente a Catenanuova, già agli arresti domiciliari per altra causa;
3. MAZZAGLIA Emanuele, nato a Biancavilla (CT) il 12.12.1977, residente a Belpasso,
4. MAZZAGLIA Giuseppe Carmelo, nato a Ragalna (CT) il 16.07.1960, anagraficamente residente a Iolanda di Savoia (FE), domiciliato a Santa Maria di Licodia (CT) .
FORNITORE DI ARMI
1. CARBONARO Antonino, detto Tony, nato a Paternò (CT) il 28.03.1984, residente Santa Maria di Licodia (CT),
SOGGETTI FACENTI PARTE DELL’ASSOCIAZIONE COSA NOSTRA- OPERANTE A REGALBUTO – SCHILLACI / ARCODIA PIGNARELLO
2. SCHILLACI Silvestro, nato Catania il 05.08.1981, residente Regalbuto ;
3. ARCODIA PIGNARELLO Antonio, detto “Tony”, nato Enna il 08.08.1978, residente Regalbuto (EN);
4. ARCODIA PIGNARELLO Sebastiano, detto “Seby”, nato Catania il 31.01.1977, residente Regalbuto (EN) ,
5. CARDACI Samuele, nato Catania 01.01.1984, residente Regalbuto,
6. SCRAVAGLIERI Vito, nato ad Adrano (CT) il 11.08.1984, residente Regalbuto;
7. PINTAUDI Davide, nato ad Enna il 21.5.1981, residente a Regalbuto;
8. CATALANO PUMA Mario, nato Catania il 09.09.1983, residente Regalbuto C.da Difesa s.n. in atto detenuto per altra causa presso la Casa Circondariale di Enna.
SPACCIATORI COLLEGATI O SOTTOPOSTI AL GRUPPO SCHILLACI / ARCODIA PIGNARELLO.
1. SCALIA Mario, nato Catania il 01.10.1954, ivi residente ;
2. CHIANETTA Massimo, nato Bollate (MI) il 26.03.1971, residente Regalbuto (EN),
3. SCAGLIONE Salvatore Calogero, nato ad Adrano (CT) il 27.12.1984, residente a Regalbuto (ai domiciliari).
SOGGETTI FACENTI PARTE DI COSA NOSTRA A CENTURIPE
1. GALATI MASSARO Gianni, detto anche Giovanni, nato a Biancavilla (CT) il 31.01.1975, di fatto domiciliato a Regalbuto (EN), già detenuto presso la Casa Circondariale Catania Bicocca per altra causa;
2. GALATI MASSARO Santo, nato a Biancavilla (CT) il 22.07.1981, residente a Centuripe (EN)
Gli arrestati sono stati tradotti presso diverse carceri dell’Isola (Enna, Palermo, Augusta e Messina) ed il RUSSO FANO Sebastiano presso la Casa Circondariale di Monza, mentre ai soggetti già detenuti l’Ordinanza di Custodia Cautelare è stata notificata presso le sedi delle Case Circondariali già di rispettiva reclusione.
Capi di imputazione:
1. ARCODIA PIGNARELLO Antonio, detto Tony, nato Enna l’8.8.1978,
2. ARCODIA PIGNARELLO Sebastiano, detto Seby, nato Catania il 31.1.1977,
3. CAPUTA Mario, nato a Desio il 14.11.1985, residente a Catenanuova,
4. CARBONARO Antonino, detto Tony, nato a Paternò il 28.3.1984, residente Santa Maria di Licodia,
5. CARDACI Orazio, alias favi frischi, nato a Paternò il 10.10.1980, residente a Catenanuova,
6. CARDACI Samuele, nato Catania l’1.1.1984, residente Regalbuto,
7. CATALANO PUMA Mario, nato Catania il 9.9.1983, residente Regalbuto,
8. CAVALLARO Sebastiano, nato a Catania il 2.1.1992, ivi residente,
9. CHIANETTA Massimo, nato Bollate il 26.3.1971, residente Regalbuto,
10. CHISARI Salvatore, nato a Paternò il 21.3.1977, in atto detenuto presso la Casa Circondariale di Piazza Armerina;
11. DI MARCO Prosperino, inteso Rino, nato a Catania il 28.4.1990, residente a Catenanuova,
12. DISTEFANO Angelo, inteso Zu Angelo, nato a Paternò 23.3.1958 ed ivi residente, di fatto domiciliato in Paternò,
13. DRAGO Angelo, nato a Siegen il 17.2.1970, residente a Catenanuova,
14. FINOCCHIARO Alessio, nato a Catania il 29.7.1994, ivi residente,
15. FINOCCHIARO Rocco, nato a Catania il 4.12.1974 ed ivi residente,
16. FIORENZA Mariano, inteso Don Mario, nato a Centuripe il 25.1.1946, residente a Catenanuova,
17. FRISENNA Filippo, nato a Catenanuova il 29.12.1980 ed ivi residente,
18. GALATI MASSARO Gianni, detto anche Giovanni, nato a Biancavilla il 31.1.1975, residente ad Adrano, di fatto domiciliato a Regalbuto;
19. GALATI MASSARO Santo, nato a Biancavilla il 22.7.1981, residente a Centuripe,
20. GUAGLIARDO Stefano, nato ad Enna il 20.12.1983, residente a Catenanuova,
21. LEONARDI Salvatore, nato a Catania il 17.6.1966, in atto detenuto presso la Casa Circondariale dell’Aquila;
22. MARLETTA Salvatore, nato a Catania il 22.7.1959, in atto detenuto presso la Casa Circondariale di Sulmona;
23. MAUGERI Andrea, nato ad Enna il 6.1.1990, residente a Catenanuova,
24. PASSALACQUA Filippo, nato a Catenanuova l’1.1.1980, in atto ristretto presso la Casa Circondariale di Milano Opera;
25. PASSALACQUA Gaetano, nato a Catania il 28.9.1978, residente a Catenanuova,
26. PINTAUDI Davide, nato ad Enna il 21.5.1981, residente a Regalbuto,
27. PRESTIFILIPPO CIRIMBOLO Michael, nato a Catania il 12.5.1990, residente a Catenanuova,
28. RICCOMBENI Prospero, nato a Catania il 3.12.1971, in atto detenuto presso la Casa Circondariale di Agrigento;
29. RUSSO FANO Sebastiano, nato a Catania il 27.2.1975, residente a Cesano Maderno,
30. SACCONE Antonino, nato a Regalbuto il 6.7.1973, residente a Catenanuova,
31. SAITTA Davide, nato a Catania l’8.1.1989, residente a Catenanuova,
32. SCAFFIDI Giuseppe, alias cocorito, nato ad Enna il 23.1.1993, residente a Catenanuova,
33. SCAGLIONE Salvatore Calogero, nato ad Adrano il 27.12.1984, residente a Regalbuto,
34. SCALIA Mario, nato Catania l’1.10.1954 ed ivi residente,
35. SCALISI Antonino, nato a Biancavilla il 21.5.1988, residente ad Adrano,
36. SCALISI Nicolò, nato ad Adrano il 27.11.1955 ed ivi residente,
37. SCALISI Valerio, nato a Biancavilla il 14.7.1990 e residente ad Adrano, in atto sottoposto alla misura di prevenzione della Sorveglianza Speciale di P.S. con obbligo di soggiorno nel comune di Centuripe;
38. SCHILLACI Silvestro, nato Catania il 5.8.1981, residente Regalbuto, ;
39. SCRAVAGLIERI Vito, nato ad Adrano l’11.8.1984, residente Regalbuto,
40. SPICUZZA Giacomo, nato a Catania l’1.10.1981, residente a Catenanuova,
41. TIRENDI Antonino, nato ad Enna il 27.5.1990, residente a Catenanuova,
42. TIRENDI Carmelo, nato a Catania il 27.9.1994, residente a Catenanuova,
43. TIRENDI Salvatore, nato a Catenanuova il 18.12.1965 ed ivi residente,
44. ZAMMATARO Salvatore, alias Turi u Nanu, nato a Catania il 21.12.1989,
45. VENIA Salvatore, nato a Catenanuova il 15.6.1972 ed ivi residente,
46. SAPUPPO Ignazio, nato a Catania 17.12.1968 ed ivi residente,
47. CANCEMI Alessandro, nato a Biancavilla il 31.7.1982, residente a Santa Maria di Licodia, in via Contarino n. 83, di fatto domiciliato in Catenanuova, in atto sottoposto alla misura cautelare degli arresti domiciliari per altra causa;
48. MAZZAGLIA Giuseppe Carmelo, nato a Ragalna il 16.7.1960, residente a Iolanda di Savoia (FE),
49. MAZZAGLIA Emanuele, nato a Biancavilla il 17.4.1986,
INDAGATI
CARDACI Orazio, TIRENDI Salvatore, TIRENDI Antonino e PASSALACQUA Gaetano:
A. In ordine al delitto di cui all’art. 416 bis c.p. comma I, III, IV e VI perché, unitamente ad altri soggetti in corso di identificazione, facevano parte di una articolazione, costituita e operante a Catenanuova, dell’associazione denominata “Clan Cappello”, organizzazione strutturata in “squadre” operanti in vari quartieri di Catania ed in altri centri del territorio siciliano, da qualificarsi di tipo mafioso perché gli affiliati si avvalevano concretamente della forza di intimidazione scaturente dal vincolo associativo e della situazione di assoggettamento e di omertà che ne deriva, per commettere una serie indeterminata di delitti contro la persona, quali omicidi, perpetrati al fine di mantenere i rapporti di forza nel territorio, di tutelare gli stessi membri della consorteria, nonché per espandere il proprio predominio criminale; delitti contro il patrimonio (rapine, furti, estorsioni), nonché delitti di altro genere quali quelli relativi al traffico di sostanze stupefacenti.
Fatti accertati in Catenanuova dal 2007 fino al settembre 2013.
VENIA Salvatore:
A bis) In ordine al delitto di cui all’art. 416 bis c.p. comma I, III, IV e VI perché, unitamente a CARDACI Orazio, TIRENDI Salvatore, TIRENDI Antonino e PASSALACQUA Gaetano ed altri, faceva parte di una articolazione, costituita e operante a Catenanuova, dell’associazione denominata “Clan Cappello”, organizzazione strutturata in “squadre” operanti in vari quartieri di Catania ed in altri centri del territorio siciliano, da qualificarsi di tipo mafioso perché gli affiliati si avvalevano concretamente della forza di intimidazione scaturente dal vincolo associativo e della situazione di assoggettamento e di omertà che ne deriva, per commettere una serie indeterminata di delitti contro la persona, quali omicidi, perpetrati al fine di mantenere i rapporti di forza nel territorio, di tutelare gli stessi membri della consorteria, nonché per espandere il proprio predominio criminale; delitti contro il patrimonio (rapine, furti, estorsioni), nonché delitti di altro genere quali quelli relativi al traffico di sostanze stupefacenti.
Con l’aggravante di cui all’art. 416 bis comma 2° di aver diretto l’associazione in qualità di “responsabile” di Catenanuova.
In Catenanuova da epoca anteriore e prossima all’agosto 2013 fino al febbraio 2014.
CARDACI Orazio, PASSALACQUA Filippo, PASSALACQUA Gaetano, GUAGLIARDO Stefano, SACCONE Antonino e PRESTIFILIPPO CIRIMBOLO Michael:
B. In ordine al delitto p. e p. dagli articoli 74 comma I, II, III e IV, D.P.R. 9 ottobre 1990, nr.309, e art.7 legge 203/91, per essersi associati allo scopo di commettere più delitti di cui all’art. 73 stessa legge, e specificamente per acquistare, ricevere, trasportare, offrire, mettere in vendita, cedere, vendere, distribuire, commerciare, consegnare, ed illecitamente detenere sostanze stupefacenti di tipo Delta-8- tetraidrocannabinolo (marijuana) e “cocaina” di cui alla tab. I prevista dall’art. 14 della legge medesima.
Con l’aggravante di aver commesso il fatto avvalendosi delle condizioni di cui all’articolo 416 bis c.p., derivanti dall’appartenenza di PASSALACQUA Filippo e Gaetano all’articolazione operante a Catenanuova (EN) dell’organizzazione mafiosa convenzionalmente denominata “Clan Cappello””, nonché tutti dell’aver favorito l’attività di quest’ultima organizzazione mafiosa e della sua articolazione costituita e operante nel territorio di Catenanuova (EN).
Con l’aggravante per PASSALACQUA Filippo, CARDACI Orazio e PASSALACQUA Gaetano di avere organizzato e diretto l’attività criminosa, e per tutti dell’essere l’associazione armata.
Fatti accertati in Catenanuova per il PASSALACQUA Filippo fino alla data del suo arresto il 24.5.2011, per CARDACI Orazio da epoca imprecisata anteriore e prossima al 24.5.2011 fino alla metà del 2012, e per gli altri accertati dal 2011 al settembre 2013.
CARDACI Orazio, PASSALACQUA Filippo, PASSALACQUA Gaetano, GUAGLIARDO Stefano, SACCONE Antonino e PRESTIFILIPPO CIRIMBOLO Michael:
C. In ordine al delitto p. e p. dagli artt. 81 cpv., 110 c.p. e 73 D.P.R. 309/90 perché, in concorso fra loro, con più azioni esecutive del medesimo disegno criminoso, operando anche avvicendandosi tra loro, anche in tempi diversi senza l’autorizzazione di cui all’art. 17 D.P.R. 309/90, illecitamente acquistavano, ricevevano, trasportavano, offrivano, mettevano in vendita, cedevano, vendevano, distribuivano, commerciavano consegnavano, ed illecitamente detenevano sostanze stupefacenti di tipo Delta-8-tetraidrocannabinolo (marijuana) e “cocaina” di cui alla tab. I prevista dall’art. 14 della legge medesima del predetto D.P.R.
Con l’aggravante dell’art. 7 L. 2013/91 di aver commesso il fatto avvalendosi delle condizioni di cui all’articolo 416 bis c.p. e per agevolare l’attività dell’organizzazione mafiosa denominata “Clan Cappello” e della sua articolazione costituita e operante nel territorio di Catenanuova (EN).
Fatti accertati in Catenanuova per il PASSALACQUA Filippo fino alla data del suo arresto il 24 maggio 2011, per CARDACI Orazio fino alla metà del 2012, e per gli altri accertati dal 2011 al settembre 2013.
TIRENDI Salvatore, TIRENDI Antonino, TIRENDI Carmelo, FINOCCHIARO Rocco, DI MARCO Prosperino, ZAMMATARO Salvatore, SCAFFIDI Giuseppe, SPICUZZA Giacomo, CAPUTA Mario, FRISENNA Filippo, MAUGERI Andrea, SAITTA Davide:
D. In ordine al delitto p. e p. dagli articoli 74 comma I, II, III e IV, D.P.R. 9 ottobre 1990, nr.309, e art.7 legge 203/91, per essersi associati allo scopo di commettere più delitti di cui all’art.73 stessa legge, e specificamente per acquistare, ricevere, trasportare, offrire, mettere in vendita, cedere, vendere, distribuire, commerciare, consegnare, ed illecitamente detenere sostanze stupefacenti di tipo Delta-8-tetraidrocannabinolo (marijuana anche nella varietà denominata SKUNK) di cui alla tab. I prevista dall’art. 14 della legge medesima.
Associazione nella quale il FINOCCHIARO assumeva il ruolo di fornitore abituale – ed in alcuni casi di finanziatore – della sostanza stupefacente acquistata dal gruppo TIRENDI che ne curava lo spaccio al dettaglio sulla piazza di Catenanuova, gestendo la cassa per gli acquisti successivi, e controllando che non venisse introdotta sulla piazza di Catenanuova altra sostanza non proveniente dalle loro forniture.
Con l’aggravante di aver commesso il fatto avvalendosi delle condizioni di cui all’articolo 416 bis c.p., derivanti dall’appartenenza di TIRENDI Salvatore, Antonino e Carmelo all’articolazione operante a Catenanuova (EN) dell’organizzazione mafiosa convenzionalmente denominata “Clan Cappello” e inoltre dal rapporto di collaborazione degli indagati con gli esponenti del “Clan Cappello”, e per favorire l’attività di quest’ultima organizzazione mafiosa e della sua articolazione costituita e operante nel territorio di Catenanuova (EN).
Con la aggravante specifica per FINOCCHIARO Rocco, TIRENDI Salvatore e TIRENDI Antonino del reato di cui al 1° comma per aver organizzato e diretto l’associazione e per tutti dell’avere l’associazione la disponibilità di armi.
In Catenanuova (EN) dal 2011 al settembre 2013.
TIRENDI Salvatore, TIRENDI Antonino, TIRENDI Carmelo, DI MARCO Prosperino, ZAMMATARO Salvatore, SCAFFIDI Giuseppe, SPICUZZA Giacomo, CAPUTA Mario, FRISENNA Filippo, MAUGERI Andrea, SAITTA Davide:
E. In ordine al delitto p. e p. dagli artt. 81 cpv., 110 e 73 D.P.R. 309/90 e art.7 legge 203/91, perché, in concorso fra loro, con più azioni esecutive del medesimo disegno criminoso, operando anche avvicendandosi tra loro, anche in tempi diversi senza l’autorizzazione di cui all’art.17 D.P.R. 309/90, illecitamente acquistavano, ricevevano, trasportavano, offrivano, mettevano in vendita, cedevano, vendevano, distribuivano, commerciavano, consegnavano, ed illecitamente detenevano sostanze stupefacenti di tipo Delta-8-tetraidrocannabinolo (marijuana) e “cocaina” di cui alla tab. I prevista dall’art. 14 della legge medesima del predetto D.P.R.
Con l’aggravante di aver commesso il fatto avvalendosi delle condizioni di cui all’articolo 416 bis, derivanti dalle circostanze descritte al precedente capo D) e per agevolare l’attività dell’organizzazione mafiosa denominata “Clan Cappello” e della sua articolazione costituita e operante nel territorio di Catenanuova (EN).
Fatti accertati in Catenanuova dal 2012 fino al settembre 2013.
FINOCCHIARO Rocco:
F. In ordine al delitto p. e p. dagli artt. 81 cpv., e 73 D.P.R. 309/90 perché, con più azioni esecutive di un medesimo disegno criminoso, in tempi diversi, senza l’autorizzazione di cui all’art.17 D.P.R. 309/90, illecitamente deteneva, trasportava, vendeva, offriva, cedeva, procurava, consegnava all’organizzazione di cui al capo D, in particolare a TIRENDI Salvatore, TIRENDI Carmelo, TIRENDI Antonino, in più occasioni, quantità imprecisate di sostanza stupefacente, comprese da 1 o 2 kg. di tipo “marijuana (in particolare nella varietà denominata “SKUNK”) di cui alla tab. I prevista dall’art. 14 del predetto D.P.R.
Con l’aggravante dell’art. 7 L. 203/91 di aver commesso il fatto avvalendosi delle condizioni di cui all’articolo 416 bis c.p., derivanti dall’appartenenza di TIRENDI Salvatore, Antonino e Carmelo all’articolazione operante a Catenanuova (EN) dell’organizzazione mafiosa convenzionalmente denominata “Clan Cappello” e inoltre dal rapporto di collaborazione degli indagati con gli esponenti del “Clan Cappello”, e per favorire l’attività di quest’ultima organizzazione mafiosa.
In Catania e Catenanuova da ottobre 2012 fino al settembre 2013.
SCALISI Nicolò, SCALISI Antonino e SCALISI Valerio:
G. In ordine al delitto p. e p. dagli artt. 110 e 73 D.P.R. 309/90 perché, in concorso fra loro, senza l’autorizzazione di cui all’art.17 D.P.R. 309/90, illecitamente detenevano, trasportavano, vendevano, cedevano, procuravano, consegnavano all’organizzazione di cui al capo D), in particolare a TIRENDI Salvatore, TIRENDI Carmelo, TIRENDI Antonino, 500 grammi di sostanza stupefacente di tipo “marijuana” di cui alla tab. I prevista dall’art. 14 del predetto D.P.R.
In Paternò (Catania) contrada Schettino il 29 ottobre 2012.
FIORENZA Mariano:
H. In ordine al delitto p. e p. dall’art. 73 D.P.R. 309/90 perché, senza l’autorizzazione di cui all’art. 17 D.P.R. 309/90, illecitamente coltivava, deteneva, trasportava, vendeva, offriva, cedeva, procurava, consegnava all’organizzazione di cui al capo D, in particolare a TIRENDI Salvatore, TIRENDI Carmelo, TIRENDI Antonino, cento grammi di sostanza stupefacente di tipo “marijuana” di cui alla tab. I prevista dall’art.14 del predetto D.P.R.
In Centuripe il 22 gennaio 2013.
CAVALLARO Sebastiano e FINOCCHIARO Alessio:
I. In ordine al delitto p. e p. dagli artt. 110 e 73 D.P.R. 309/90 e art.7 legge 203/91 perché in concorso fra loro e con altri soggetti non identificati, senza l’autorizzazione di cui all’art.17 D.P.R. 309/90, con più azioni esecutive di un medesimo disegno criminoso, in tempi diversi detenevano, trasportavano, vendevano, offrivano, cedevano, procuravano, consegnavano all’organizzazione di cui al capo D, in particolare a TIRENDI Antonino, FRISENNA Filippo e MAUGERI Andrea, in più occasioni partite, di peso compreso tra 1 o 2 Kg. di sostanza stupefacente di tipo “marijuana” (in particolare nella varietà denominata “SKUNK”) di cui alla tab. I prevista dall’art. 14 del predetto D.P.R.
In Catenanuova da aprile 2013 fino a luglio 2013.
LEONARDI Salvatore, DRAGO Angelo, RUSSO FANO Sebastiano, MASSIMINO Alfio e CHISARI Salvatore:
L. In ordine al delitto di cui all’art. 416 bis c.p. comma I, III, IV e VI perché facevano parte dell’associazione denominata “Cosa Nostra” – specificamente del nucleo della “famiglia” di Enna che controllava il territorio di Catenanuova – strutturata in organismi territoriali costituiti dalle “Province”, a loro volta articolate in “famiglie” operanti unitariamente insieme con analoghe strutture insediate nel territorio siciliano, da qualificare di tipo mafioso perché i suoi appartenenti si avvalevano della forza intimidatrice del vincolo associativo e della condizione di assoggettamento e di omertà da esso derivante per commettere delitti di ogni genere, e principalmente estorsioni, detenzione e porto di armi, danneggiamenti, nonché per acquisire in modo diretto e indiretto, la gestione o comunque il controllo di attività economiche, quali forniture per la realizzazione di opere pubbliche o private, concessione, appalti di opere pubbliche e pubblici servizi, e ancora per realizzare profitti ingiusti di vario genere per sé e per altri, e per procurare voti in occasione di consultazioni elettorali.
Con l’aggravante per tutti, dell’aver fatto parte di una associazione armata avente disponibilità di armi per il conseguimento delle finalità associative, nonché di avere finanziato le attività economiche assunte o controllate in tutto o in parte con il prezzo, il prodotto e il profitto dei delitti commessi.
Con l’ulteriore aggravante dell’art. 99 co I, II, III, IV e V c.p. della recidiva specifica, infraquinquennale e reiterata per LEONARDI Salvatore.
Per LEONARDI Salvatore, accertato in provincia di Enna, in epoca successiva al novembre 2010 fino al dicembre 2012.
Per DRAGO Angelo nel corso del 2012.
Per MASSIMINO Alfio nel corso degli anni novanta e fino al 2007 circa.
Per RUSSO FANO Sebastiano e per CHISARI Salvatore nel corso degli anni novanta e fino al dicembre 2012.
GALATI MASSARO Gianni e GALATI MASSARO Santo:
M. In ordine al delitto di cui all’art. 416 bis c.p. comma I, III, IV e VI perché facevano parte dell’associazione denominata “Cosa Nostra” – specificamente del nucleo che controllava il territorio di Centuripe – strutturata in organismi territoriali costituiti dalle “Province”, a loro volta articolate in “famiglie” operanti unitariamente insieme con analoghe strutture insediate nel territorio siciliano, da qualificare di tipo mafioso perché i suoi appartenenti si avvalevano della forza intimidatrice del vincolo associativo e della condizione di assoggettamento e di omertà da esso derivante per commettere delitti di ogni genere, e principalmente estorsioni, detenzione e porto di armi, danneggiamenti, nonché per acquisire in modo diretto e indiretto, la gestione o comunque il controllo di attività economiche, quali forniture per la realizzazione di opere pubbliche o private, concessione, appalti di opere pubbliche e pubblici servizi, e ancora per realizzare profitti ingiusti di vario genere per sé e per altri, e per procurare voti in occasione di consultazioni elettorali.
Con l’aggravante per tutti, dell’aver fatto parte di una associazione armata avente disponibilità di armi per il conseguimento delle finalità associative, nonché di avere finanziato le attività economiche assunte o controllate in tutto o in parte con il prezzo, il prodotto e il profitto dei delitti commessi.
In Centuripe fino al settembre 2013.
M.E.:
N. In ordine al delitto p. e p. dagli artt. 110, 416 bis c.p. perché concorreva all’attività dell’associazione mafiosa di cui al capo A, mettendosi a disposizione prima del nucleo della famiglia di “Cosa Nostra” di Enna operante a Catenanuova e successivamente dell’articolazione costituita a Catenanuova del “Clan Cappello” di Catania, avvalendosi della sua qualità di imprenditore per fare da intermediario tra la famiglia di “Cosa Nostra” e le ditte che eseguivano i lavori nonché tra le vittime delle estorsioni con il metodo del cavallo di ritorno e gli esponenti dell’articolazione operante a Catenanuova del “Clan Cappello”, nonché finanziando economicamente le organizzazioni; avvalendosi quale contropartita dell’appoggio delle predette organizzazioni nello svolgimento della loro attività economica.
Accertato in Enna nel luglio 2011.
MARLETTA Salvatore e LEONARDI Salvatore:
O. In ordine al delitto p. e p. dagli artt. 81 cpv., 110, 629 co. I e II, in relazione all’art. 628 co. III nr.1, e 7 l. 203/91, perché, con più azioni esecutive di un medesimo disegno criminoso, in tempi diversi, in concorso fra loro, con MAVICA Antonino nei cui confronti si procede separatamente e con PRESTIFILIPPO CIRIMBOLO Salvatore, deceduto, il LEONARDI quale mandante, MARLETTA contattando un imprenditore, effettuando la richiesta di mettersi in regola con l’organizzazione mafiosa ed iniziando l’attività di riscossione del pizzo, gli altri riscuotendo il pizzo alternandosi fra loro nei periodi di impedimento per carcerazione, facendo parte dell’associazione mafiosa denominata “Cosa Nostra” – con la minaccia, diretta …, sito in Catenanuova, derivante dall’appartenenza alla predetta organizzazione e dalla forza intimidatrice della stessa, di frapporre gravi ostacoli alla attività commerciale del ristorante se non si fosse “messo in regola” con la famiglia mafiosa di “Cosa Nostra” operante a Catenanuova, ed altresì, inizialmente collocando una bottiglia piena di liquido infiammabile e dei proiettili davanti al ristorante – costringevano il predetto a pagare un pizzo mensile inizialmente di 500 mila lire mensili e poi di 250 euro mensili circa, da versarsi mediamente in tre rate nel corso dell’anno, procurandosi così un ingiusto profitto un ingiusto profitto con danno per l’imprenditore.
Con l’aggravante di avere commesso il fatto avvalendosi delle condizioni di cui all’art. 416 bis c.p. ed al fine di agevolare l’attività dell’associazione di tipo mafioso “Cosa Nostra”.
In Catenanuova dal 1997 al 2007.
PASSALACQUA Filippo e PASSALACQUA Gaetano:
P. In ordine al delitto p. e p. dagli artt. 81 cpv., 110, 629 co. I e II, in relazione all’art. 628 co. III nr.1, e 7 l. 203/91, perché, con più azioni esecutive di un medesimo disegno criminoso, in tempi diversi, in concorso fra loro, con MAVICA Antonino nei cui confronti si procede separatamente e con Leonardi Prospero, deceduto il PASSALACQUA Filippo quale mandante, PASSALACQUA Gaetano riscuotendo il pizzo dopo l’arresto di MAVICA Antonino (esattamente incassando tremila euro circa nel giugno 2012), facendo parte della squadra operante e costituita a Catenanuova dell’organizzazione mafiosa “Clan Cappello” – con la minaccia, diretta un imprenditore sito in Catenanuova, derivante dall’appartenenza alla predetta organizzazione e dalla forza intimidatrice della stessa, di frapporre gravi ostacoli alla attività commerciale del ristorante se non si fosse “messo in regola” con la predetta organizzazione mafiosa – costringevano il predetto a pagare un pizzo mensile inizialmente di 500 mila lire mensili e poi di 250 euro mensili circa, da versarsi mediamente in tre rate nel corso dell’anno, procurandosi così un ingiusto profitto un ingiusto profitto con danno per l’imprenditore.
Con l’aggravante di avere commesso il fatto avvalendosi delle condizioni di cui all’art. 416 bis c.p. ed al fine di agevolare l’attività dell’associazione di tipo mafioso “Clan Cappello”, in particolare della squadra operante e costituita a Catenanuova.
In Catenanuova dalla fine del 2007 al giugno 2012.
RICCOMBENI Prospero:
Q. In ordine al delitto p. e p. dagli artt. 81 cpv., 110, 629 co. I e II, in relazione all’art. 628 co. III nr.1, e 7 l. 203/91, perché, con più azioni esecutive di un medesimo disegno criminoso, in tempi diversi, facendo parte dell’associazione mafiosa denominata “Cosa Nostra” – con la minaccia, diretta a imprenditore, sito in Catenanuova, derivante dall’appartenenza alla predetta organizzazione e dalla forza intimidatrice della stessa, di frapporre gravi ostacoli alla attività imprenditoriale se non si fosse “messo in regola” con la famiglia mafiosa di “Cosa Nostra” operante a Catenanuova – costringevano l’imprenditore a pagare in tre occasioni somme comprese tra tre e quattrocento euro, procurandosi così un ingiusto profitto un ingiusto profitto.
Con l’aggravante di avere commesso il fatto avvalendosi delle condizioni di cui all’art. 416 bis c.p. ed al fine di agevolare l’attività dell’associazione di tipo mafioso “Cosa Nostra”.
In Catenanuova tra il 2006 ed il febbraio 2007 circa.
PASSALACQUA Filippo:
R. In ordine al delitto p. e p. dagli artt. 81 cpv. , 110, 629 co. I e II, in relazione all’art. 628 co. III nr.1, e 7 l. 203/91, perché, con più azioni esecutive di un medesimo disegno criminoso, in tempi diversi, in concorso con MAVICA Antonino, nei cui confronti si procede separatamente, facendo parte della squadra operante a Catenanuova dell’organizzazione mafiosa “Clan Cappello” – con la minaccia, diretta ad imprenditore, sito in Catenanuova, derivante dall’appartenenza alla predetta organizzazione e dalla forza intimidatrice della stessa, di frapporre gravi ostacoli alla attività imprenditoriale se non si fosse “messo in regola” con la predetta organizzazione – costringevano a pagare in varie occasioni nel corso dell’anno somme comprese tra tre e quattrocento euro procurandosi così un ingiusto profitto un ingiusto profitto.
Con l’aggravante di avere commesso il fatto avvalendosi delle condizioni di cui all’art. 416 bis c.p. ed al fine di agevolare l’attività dell’associazione di tipo mafioso “Clan Cappello”, in particolare della squadra operante e costituita a Catenanuova.
In Catenanuova dalla fine del 2007 al febbraio 2011 circa.
RICCOMBENI Prospero:
S. In ordine al delitto p. e p. dagli artt. 81 cpv. , 110, 629 co. I e II, in relazione all’art. 628 co. III nr.1, e 7 l. 203/91, perché, con più azioni esecutive di un medesimo disegno criminoso, in tempi diversi, in concorso con RAINERI Maurizio, deceduto, MAVICA Antonino nei cui confronti si procede separatamente e con PRESTIFILIPPO CIRIMBOLO Salvatore, deceduto, il RAINERI “mettendo in regola” l’impresa con l’organizzazione “Cosa Nostra”, gli altri riscuotendo il pizzo, alternandosi fra loro nei periodi di impedimento per carcerazione, facendo parte dell’associazione mafiosa denominata “Cosa Nostra” -con la minaccia, diretta a diretta due soci di due ditte/società, derivante dall’appartenenza alla predetta organizzazione e dalla forza intimidatrice della stessa, di frapporre gravi ostacoli alla attività imprenditoriale se non si fosse “messo in regola” con la famiglia mafiosa di “Cosa Nostra” operante a Catenanuova, ed altresì, inizialmente provocando vari danneggiamenti tra i quali l’incendio della casa di campagna in contrada Muglia – costringevano i predetti a pagare a titolo di protezione all’organizzazione mafiosa una somma fissa inizialmente pari a circa settemilioni di lire, incrementatasi negli anni fino a circa seimila euro annui, versata in più riprese in occasione delle festività, ed ulteriori somme commisurate ai lavori ottenuti dall’impresa, procurandosi così un ingiusto profitto un ingiusto profitto con danno per i due soci.
Con l’aggravante di avere commesso il fatto avvalendosi delle condizioni di cui all’art. 416 bis c.p. ed al fine di agevolare l’attività dell’associazione di tipo mafioso “Cosa Nostra”.
In Catenanuova da data anteriore e prossima al 18 maggio 1995 fino al marzo 2013.
PASSALACQUA Filippo e P.G.:
T. In ordine al delitto p. e p. dagli artt. 81 cpv. , 110, 629 co. I e II, in relazione all’art. 628 co. III nr.1, e 7 l. 203/91, perché, con più azioni esecutive di un medesimo disegno criminoso, in tempi diversi, in concorso fra loro, il PASSALACQUA Gaetano intervenendo quando esattore del pizzo tra gli ultimi mesi del 2012 ed il marzo 2013, e con PRESTIFILIPPO CIRIMBOLO Salvatore, deceduto, e MAVICA Antonino nei cui confronti si procede separatamente, e successivamente al gennaio 2010 e fino ad epoca anteriore e prossima al maggio 2012 con LEONARDI Prospero, deceduto, facendo parte della squadra operante a Catenanuova dell’organizzazione mafiosa “Clan Cappello” – con la minaccia, diretta a due soci di ditte società, derivante dall’appartenenza alla predetta organizzazione e dalla forza intimidatrice della stessa, di frapporre gravi ostacoli alla attività imprenditoriale se non avesse continuato a pagare la messa a posto, prima destinata a “Cosa Nostra”, all’organizzazione mafiosa denominata “Clan Cappello” – costringeva i predetti a pagare in varie occasioni nel corso dell’anno somme comprese tra tre e quattrocento euro “mensili”, procurandosi così un ingiusto profitto con danno.
Con l’aggravante di avere commesso il fatto avvalendosi delle condizioni di cui all’art. 416 bis c.p. ed al fine di agevolare l’attività dell’associazione di tipo mafioso “Clan Cappello”, in particolare della squadra operante e costituita a Catenanuova.
In Catenanuova in epoca successiva al settembre 2007 fino ad epoca anteriore al 31 marzo 2013.
PASSALACQUA Filippo:
T.1 In ordine al delitto p. e p. dagli artt. 81 cpv. , 110, 629 co. I e II, in relazione all’art. 628 co. III nr.1, e 7 l. 203/91, perché, con più azioni esecutive di un medesimo disegno criminoso, in concorso con MAVICA Antonino nei cui confronti si procede separatamente, facendo parte della squadra operante a Catenanuova dell’organizzazione mafiosa “Clan Cappello” – con la minaccia, diretta ad unimprenditore edile che stava eseguendo lavori di ristrutturazione, derivante dall’appartenenza alla predetta organizzazione e dalla forza intimidatrice della stessa, di frapporre gravi ostacoli alla attività imprenditoriale se non avesse pagato in occasione delle festività la messa a posto all’organizzazione mafiosa denominata “Clan Cappello” ed in particolare la somma di duemila euro in occasione del Natale 2007 – costringeva il predetto imprenditore a pagare cinquecento euro procurandosi così un ingiusto profitto un ingiusto profitto con danno.
Con l’aggravante di avere commesso il fatto avvalendosi delle condizioni di cui all’art. 416 bis c.p. ed al fine di agevolare l’attività dell’associazione di tipo mafioso Clan Cappello”, in particolare della squadra operante e costituita a Catenanuova.
In Centuripe nel dicembre 2007.
TIRENDI Salvatore, DISTEFANO Angelo, TIRENDI Carmelo e TIRENDI Antonino:
U. In ordine al delitto p. e p. dagli artt. 81 cpv., 110, 629 co. I e II, 628 co. III nr. 3 c.p. come richiamato dall’art. 629 co. II c.p. e 7 legge 203/91, perché, in concorso fra loro, facendo parte dell’associazione mafiosa di cui al capo A), con minacce – consistite nel chiedere il pagamento della somma di 1.000,00 euro per ottenere la restituzione di un autocarro FIAT 30 intestato al coniuge, che gli era stata sottratto, prospettando, in caso di rifiuto, l’impossibilità di recuperare il predetto mezzo – costringevano a corrispondere la predetta somma di denaro, procurandosi così un ingiusto profitto con danno della persona offesa.
Con l’aggravante di aver commesso il fatto avvalendosi delle condizioni di assoggettamento e di omertà di cui all’art. 416 bis c.p. ed al fine di agevolare l’attività dell’associazione di cui al capo A).
In Catenanuova tra il 21 ed il 23 ottobre 2012.
TIRENDI Salvatore, TIRENDI Carmelo, TIRENDI Antonino e DISTEFANO Angelo:
V. In ordine al delitto p. e p. dagli artt. 81 cpv., 110, 629 co. I e II, 628 co. III nr. 3 c.p. come richiamato dall’art. 629 co. II c.p. e 7 legge 203/91, perché, in concorso fra loro e con soggetti in corso di identificazione, facendo parte dell’associazione mafiosa di cui al capo A), con minacce – consistite nel chiedere il pagamento della somma di 3.500,00 euro per ottenere la restituzione di un trattore gommato marca SAME modello Centauro 60 con, che era stato sottratto, prospettando, in caso di rifiuto, l’impossibilità di recuperare il predetto mezzo – costringevano a corrispondere la predetta somma di denaro, procurandosi così un ingiusto profitto con danno della persona offesa.
Con l’aggravante di aver commesso il fatto avvalendosi delle condizioni di assoggettamento e di omertà di cui all’art. 416 bis c.p. ed al fine di agevolare l’attività dell’associazione di cui al capo A).
Tra Centuripe e Catenanuova tra il 24 ed il 30 ottobre 2012.
TIRENDI Salvatore, TIRENDI Carmelo, TIRENDI Antonino e DISTEFANO Angelo:
Z. In ordine al delitto p. e p. dagli artt. 81 cpv., 110, 629 co. I e II, 628 co. III nr. 3 c.p. come richiamato dall’art. 629 co. II c.p. e 7 legge 203/91, perché, in concorso fra loro e con altri soggetti in corso di identificazione, facendo parte dell’associazione mafiosa di cui al capo A), con minacce – consistite nel chiedere il pagamento della somma di 5.000,00 euro per ottenere la restituzione di un trattore marca SAME con agganciata una fresa marca CELLI, che era stato sottratto, prospettando, in caso di rifiuto, l’impossibilità di recuperare il predetto mezzo – costringevano a corrispondere la somma di 3.550,00 euro, procurandosi così un ingiusto profitto con danno della persona offesa.
Con l’aggravante di aver commesso il fatto avvalendosi delle condizioni di assoggettamento e di omertà di cui all’art. 416 bis c.p. ed al fine di agevolare l’attività dell’organizzazione mafiosa di cui al capo A).
Tra Regalbuto, Centuripe e Catenanuova, tra il 25 ottobre ed il 2 novembre 2012.
T.S. e D.A.:
AA. In ordine al delitto p. e p. dagli artt. 110, 61 nr. 2 e 5, 624, 625 nr.2 c.p. e 7 legge 203/91, perché, al fine di trarne profitto, in concorso fra loro e con altri soggetti in corso di identificazione, quali mandanti ed organizzatori si impossessavano di un autocarro di un trattore marca SAME con agganciata una fresa marca CELLI, sottraendola all’interno di una azienda agricola, dove il bene era custodito, mediante effrazione, consistita nella rottura del lucchetto del cancello di ingresso, nel taglio della rete di recinzione e nella rottura della serratura del portone del magazzino.
Con le ulteriori aggravanti di aver commesso il fatto approfittando di condizioni di luogo (trattandosi di abitazione isolata) che ostacolavano la pubblica e privata difesa e per commettere il reato di cui al precedente capo.
Con l’aggravante di aver commesso il fatto avvalendosi delle condizioni di assoggettamento e di omertà di cui all’art. 416 bis c.p. ed al fine di agevolare l’attività dell’associazione mafiosa di cui al capo A.
In Regalbuto il 25 ottobre 2012.
TIRENDI Salvatore, DISTEFANO Angelo e …:
BB. In ordine al delitto p. e p. dagli artt. 81 cpv., 110, 56, 629 co. I e II, 628 co. III nr. 3 c.p. come richiamato dall’art. 629 co. II c.p. e 7 legge 203/91, perché, in concorso fra loro e con soggetti in corso di identificazione, DISTEFANO Angelo quale mandante e organizzatore, TIRENDI Salvatore e MARLETTA Edoardo quali intermediari tra la vittima e il DISTEFANO, facendo parte TIRENDI e … dell’associazione mafiosa, compivano atti idonei – specificamente minacce, consistite nel chiedere ad una persona in corso di identificazione il pagamento della somma di 1.200,00 euro e di un ulteriore regalo per ottenere la restituzione di un pompa idraulica, che gli era stata precedentemente sottratta, prospettando, in caso di rifiuto, l’impossibilità di recuperare il predetto mezzo e di proseguire i lavori – diretti in modo non equivoco a costringere il predetto soggetto in corso di identificazione a corrispondere la predetta somma di denaro, procurandosi così un ingiusto profitto con danno della persona offesa.
Non verificandosi l’evento per causa indipendenti dalla loro volontà ossia per la resistenza della persona offesa.
Con l’aggravante di aver commesso il fatto avvalendosi delle condizioni di assoggettamento e di omertà di cui all’art. 416 bis c.p. ed al fine di agevolare l’attività dell’associazione di cui al capo A).
Tra Centuripe e Catenanuova tra il 24 ed il 30 ottobre 2012.
TIRENDI Salvatore, TIRENDI Carmelo e DISTEFANO Angelo:
CC. In ordine al delitto p. e p. dagli artt. 81 cpv., 110, 629 co. I e II, 628 co. III nr. 3 c.p. come richiamato dall’art. 629 co. II c.p. e 7 legge 203/91, perché, in concorso fra loro e con soggetti in corso di identificazione, facendo parte dell’associazione mafiosa con minacce – consistite nel chiedere il pagamento della somma di 500,00 euro per ottenere la restituzione di un autovettura NISSAN, che gli era stata sottratta, prospettando, in caso di rifiuto, l’impossibilità di recuperare il predetto mezzo – costringevano a corrispondere la predetta somma di denaro, procurandosi così un ingiusto profitto con danno della persona offesa.
Con l’aggravante di aver commesso il fatto avvalendosi delle condizioni di assoggettamento e di omertà di cui all’art. 416 bis c.p. ed al fine di agevolare l’attività dell’associazione di cui al capo A).
In Catenanuova tra il 20 ed 22 febbraio 2013.
CARBONARO Antonino:
DD. Dei delitti di cui agli artt. 81 cpv. 110 c.p. , 4 e 7 Legge 12 ottobre 1967 n. 895, 7 D.L. 152/91 per avere, con più azioni esecutive di un medesimo disegno criminoso, illegalmente portato in luogo pubblico una pistola, arma comune da sparo.
In Catenanuova ed altrove nel gennaio 2013.
TIRENDI Antonino, TIRENDI Salvatore e TIRENDI Carmelo:
EE. Dei delitti di cui agli artt. 81 cpv. 110 c.p. 4 e 7 Legge 12 ottobre 1967 n. 895, 7 D.L. 152/91, per avere, con più azioni esecutive di un medesimo disegno criminoso, in concorso tra loro, illegalmente portato in luogo pubblico, una pistola, arma comune da sparo.
In Catenanuova ed altrove nel gennaio 2013.
DISTEFANO Angelo, TIRENDI Antonino, TIRENDI Salvatore e TIRENDI Carmelo:
FF. Dei delitti di cui agli artt. 110 c.p., 2 e 7 Legge 12 ottobre 1967 n. 895, 7 D.L. 152/91 per avere, in concorso tra loro, illegalmente detenuto all’interno dell’ azienda agricola di DISTEFANO Angelo, una pistola, arma comune da sparo.
In Paternò dal gennaio 2013.
SCALIA Mario, SCRAVAGLIERI Maurizio, SCRAVAGLIERI Vito, CATALANO PUMA Mario, SCHILLACI Silvestro, … , ARCODIA PIGNARELLO Antonio, ARCODIA PIGNARELLO Sebastiano, CHIANETTA Massimo e … :
GG. del delitto di cui all’art. 74 co. 3 e 4 D.P.R. 9 ottobre 1990 n. 309, 112 n. 4 c.p., 7 D.L. 152/91 per essersi associati tra loro al fine di commettere più delitti tra quelli previsti dall’art. 73 del D.P.R. 309/90, associazione in cui gli esponenti di Regalbuto acquisivano la sostanza stupefacente da SCALIA Mario e da altri fornitori e ne organizzavano la cessione a terzi in Regalbuto, operavano lo spaccio della sostanza in luoghi di ritrovo di giovani, anche in tempo di notte, procedendo altresì al reciproco scambio e rifornimento di sostanza già suddivisa in dosi, dandosi reciproco supporto nell’attività di spaccio allorché alcuno degli acquirenti non pagava, informandosi delle attività di controllo operate dalle varie forze dell’ordine.
Associazione nella quale SCHILLACI Silvestro, ARCODIA PIGNARELLO Tony, RAISI Salvatore, deceduto, e SCALIA Mario – quest’ultimo almeno fino alla primavera del 2009 – rivestivano il ruolo di promotori delle operazioni di acquisizione sul mercato di rilevanti quantitativi di sostanza stupefacente di tipo cocaina ed hashish e di organizzatori delle operazioni di cessione al minuto, di raccolta del ricavato, e di reciproca assistenza in caso di mancanza di sostanza stupefacente da cedere a terzi, ed in cui SCRAVAGLIERI Vito, …, …, CHIANETTA Massimo, SCAGLIONE Salvatore Calogero, CATALANO PUMA Mario, MINISSALE Alessandro e … assumevano nel tempo il ruolo di spacciatori al minuto, trasportatori e detentori della sostanza stupefacente cocaina ed hashish per conto dell’associazione.
Con l’aggravante dell’essere l’associazione armata avendo gli associati, ed in particolare SCHILLACI Silvestro, Tony ARCODIA PIGNARELLO, SCRAVAGLIERI Vito ed altri la disponibilità di più armi comuni da sparo, anche clandestine, lunghe e corte, e dell’esservi tra gli associati persone dedite all’uso di sostanze stupefacenti.
Con l’aggravante dell’essersi avvalsi nell’organizzazione delle condizioni di assoggettamento e di omertà di cui all’art. 416 bis c.p., e della forza di intimidazione che da tale appartenenza derivava nell’imporre ai più giovani pusher di rifornirsi dall’organizzazione pressoché in via esclusiva, anche al fine di favorire l’attività di cosa nostra mantenendo con la loro condotta il controllo del territorio e delle diverse attività criminali poste in essere dai singoli ragazzi loro assoggettati, nonché per avere associato nell’attività di spaccio soggetti ancora minorenni all’epoca del fatto.
In Regalbuto dal 2008 ad oggi con condotta in atto
ARCODIA PIGNARELLO Antonio, detto “Tony, ARCODIA PIGNARELLO Sebastiano, SCHILLACI Silvestro, …, SCRAVAGLIERI Vito, PINTAUDI Davide, CARDACI Samuele e …:
HH. del reato di cui all’art. 416 bis c.p., perché, unitamente ad altri soggetti già perseguiti – come Militello Enzo, Leonardo Gaetano ed altri – facevano parte dell’associazione di tipo mafioso denominata “cosa nostra” operante nel territorio di REGALBUTO, in cui in tempi diversi, SCRAVAGLIERI Maurizio e SCHILLACI Silvestro e ARCODIA PIGNARELLO Antonio assumevano compiti di direzione ed organizzazione dell’associazione criminale su Regalbuto, che riportandosi alla più vasta organizzazione di cosa nostra, a sua volta strutturatasi in organismi a base piramidale, costituita dalle “province”, a loro volta articolate in “mandamenti”, ciascuno dei quali composto da diverse “famiglie”, operanti unitariamente ad analoghe strutture criminali insediate in altre zone del territorio nazionale ed estero, si avvale della forza intimidatrice del vincolo associativo e della condizione di assoggettamento e di omertà da esso derivante per commettere delitti di ogni genere – tra cui, in particolare: omicidi, estorsioni, usura, incendi, traffico di sostanze stupefacenti, rapine, traffico di armi, reati contro la persona – nonché per acquisire in modo diretto o indiretto la gestione o, comunque, il controllo di attività economiche quali forniture per la realizzazione di opere pubbliche e private, concessioni, appalti di opere pubbliche, nonché per realizzare ingiusti vantaggi di vario genere e per procurare voti in occasioni di consultazioni elettorali.
In particolare:
- SCHILLACI Silvestro ed ARCODIA PIGNARELLO Antonio incaricavano MINISSALE Maurizio di incendiare un capannone;
- PINTAUDI Davide invitava, recandosi presso un esercizio commerciale, per conto di ARCODIA PIGNARELLO Antonio e di non meglio precisate persone di Catania a mettersi a posto;
- SCHILLACI Silvestro e SCRAVAGLIERI Vito tentavano identico approccio nei confronti di titolare di impresa;
- CARDACI Samuele conduceva MINISSALE Salvatore ad incendiare un camion nei pressi di Gagliano Castelferrato all’interno di un cantiere;
- SCRAVAGLIERI Vito, BARBERIO Luca e MINISSALE Alessandro incendiavano una Alfa Romeo 147, in Enna;
- SCHILLACI Silvestro ordinava a MINISSALE Alessandro l’incendio di una Ford Mondeo.
Fatti accertati nei Comuni di Regalbuto (EN), Catenanuova (EN) Enna e Catania nel periodo tra il marzo 2008 e il 31.12.2012
ARCODIA PIGNARELLO Antonio, SCHILLACI Silvestro e MINISSALE Alessandro:
II. Del reato di cui agli artt. 61 n. 2 e 5, 110, 624, 625 n. 7 c.p. 7 D l. 152/91 per essersi impossessati, al fine di trarne profitto e di commettere il reato che segue, agendo il MINISSALE come autore materiale e gli altri come mandanti, dell’autovettura marca Lancia, modello Y10, colore bordeaux, che successivamente veniva dato alle fiamme al fine di occultare eventuali tracce e di garantirsi l’impunità per il reato che segue.
Fatto avvenuto in Regalbuto tra le ore 21.30 del 24.08.2011 e le ore 07.00 del 25.08.2011.
LL. Del reato p. e p. dall’art. 61 n. 2 e 5, 81 cpv., 110, 423 c.p. 7 D l. 152/91 per avere al fine di incutere timore ed indurre il titolare ed amministratore unico di società a cercare protezione, cagionato l’incendio del capannone ove erano posizionati gli impianti mediante versamento di liquido infiammabile su un pannello elettrico da cui l’incendio si diffondeva al capannone ed ai macchinari ivi posizionati.
Fatto avvenuto tra le ore 02.00 e le ore 03.00 del 25.08.2011 in c.da Monte di Regalbuto con l’aggravante dell’aver agito con metodo mafioso.
SCHILLACI Silvestro e SCRAVAGLIERI Vito:
MM. Del reato di cui agli artt. 56, 81 cpv. 110, 629 cpv in relazione al 628 co. 3 c.p., 7 D l. 152/91 per avere, avvicinato e prendendolo sottobraccio titolare di ditta, dicendogli che doveva “…dare una mano per aiutare dei suoi amici”, e lo SCRAVAGLIERI Vito, anch’egli dalla vittima ben conosciuto, chiedendogli “come era finita con quel discorso poiché doveva recarsi a Catania per riferire a degli amici” compiuto atti idonei e diretti in modo non equivoco a costringere, mediante la minaccia implicita contenuta nel messaggio apparentemente di aiuto, a versare ad entrambi per gli scopi dell’organizzazione alla quale riferivano a “Catania”, somme di denaro non quantificate, non riuscendo nell’intento per l’opposizione della vittima che si recava a sporgere denunzia di quanto accaduto.
In Regalbuto tra il febbraio ed il maggio 2012 con l’aggravante dell’aver agito con metodo mafioso.
PINTAUDI Davide e ARCODIA PIGNARELLO Antonio:
NN. Del reato di cui agli artt. 56, 81 cpv. 110, 629 cpv. in relazione al 628 co. 3 c.p. 7 D l. 152/91 per avere, presentandosi in due occasioni presso un commerciante, persona da lui conosciuta, ed invitandolo a versare la somma di 2.000,00 euro ad un non meglio precisato gruppo di persone che riferivano a Catania, ed ammettendo con un cenno di assenso alla domanda della vittima che dietro la richiesta vi era Tony ARCODIA, nonché affermando che a Regalbuto già tutte le imprese edili pagavano, nonché che in caso contrario c’era il rischio di eventi spiacevoli per la sua persona ed i suoi beni, compiuto atti idonei e diretti in modo non equivoco a costringere a versare all’organizzazione mafiosa operante a Regalbuto la somma di euro 2000,00.
In Regalbuto in epoca antecedente e prossima al 30.12.2010, in esecuzione di un medesimo disegno criminoso e con l’aggravante dell’aver agito con metodo mafioso.
ARCODIA PIGNARELLO Antonio, SCHILLACI Silvestro, CHIANETTA Massimo e SCAGLIONE Salvatore Calogero:
OO. Del reato di cui agli artt. 110, 61 n. 2, 582, 585 in relazione all’art. 576 n. 1 c.p. 7 D.L. 152/91 per avere, al fine di indurre … a rispettare le disposizioni impartitegli in relazione al compimento di attività criminose ed in ogni caso per intimorirlo nei confronti dell’associazione, nonché a riversare loro i proventi dello spaccio di stupefacenti operato dal medesimo con sostanza fornita dal gruppo facente capo a SCHILLACI e ARCODIA PIGNARELLO, i quali agivano quali mandanti, ed agendo il CHIANETTA Massimo e lo SCAGLIONE quali esecutori, provocato – pestandolo selvaggiamente – lesioni personali giudicate guaribili in giorni 20 s.c. e segnatamente la frattura della V, VI e VII costa in corrispondenza dell’arco medio e la frattura della IX costa posteriormente.
Con l’aggravante per tutti di aver commesso il fatto avvalendosi delle condizioni di cui all’art. 416 bis c.p. ed al fine di agevolare l’attività della associazione stessa di cui lo SCHILLACI e l’ARCODIA erano organizzatori e promotori.
Con la recidiva specifica reiterata per il CHIANETTA e specifica per lo SCAGLIONE Salvatore Calogero
In Regalbuto in epoca antecedente e prossima al 29.6.2012
…, …, SCHILLACI Silvestro, SCRAVAGLIERI Vito e …:
PP. Del reato p. e p. dagli artt. 81, 110 c.p. 424 in relazione al 423 c.p. 7 D.L. 152/91 perché, in concorso con SCHILLACI Silvestro e ARCODIA PIGNARELLO Antonio, mandanti, e con SCRAVAGLIERI Vito e MINISSALE Alessandro, in esecuzione di un medesimo disegno criminoso, danneggiava appiccandovi l’incendio l’autovettura Alfa 147 tg.
In Enna il 22.9.2011
SCHILLACI Silvestro e MINISSALE Alessandro:
QQ. Del reato p. e p. dagli artt. 81, 110 c.p. 424 in relazione al 423 c.p. 7 D.L. 152/91 perché, lo SCHILLACI quale mandante al fine di imporre il potere dell’associazione mafiosa dal medesimo capeggiata ed avvalendosi delle condizioni di cui all’art. 416 bis c.p., ed il MINISSALE quale esecutore materiale danneggiavano appiccandovi l’incendio l’autovettura Ford Mondeo.
In Regalbuto il 03.07.2010
SAPUPPO Ignazio
RR. In ordine al delitto p. e p. dagli artt. 81 cpv., e 73 D.P.R. 309/90 perché, con più azioni esecutive di un medesimo disegno criminoso, in tempi diversi, senza l’autorizzazione di cui all’art.17 D.P.R. 309/90, illecitamente deteneva, trasportava, vendeva, offriva, cedeva, procurava, consegnava all’organizzazione di cui al capo A bis, in particolare a TIRENDI Antonino e FRISENNA Filippo, in almeno 3 occasioni, 1 kg., 500 gr. e 500 gr. di sostanza stupefacente, di tipo “marijuana (in particolare nella varietà denominata “SKUNK”) di cui alla tab. I prevista dall’art. 14 del predetto D.P.R.
Con l’aggravante di aver commesso il fatto avvalendosi delle condizioni di cui all’articolo 416 bis c.p., derivanti dall’appartenenza di TIRENDI Antonino all’articolazione operante a Catenanuova (EN) dell’organizzazione mafiosa convenzionalmente denominata “Clan Cappello” e inoltre dal rapporto di collaborazione degli indagati con gli esponenti del “Clan Cappello”, e per favorire l’attività di quest’ultima organizzazione mafiosa.
Accertato in Catenanuova da agosto 2013 fino a novembre 2013.
CANCEMI Alessandro, MAZZAGLIA Giuseppe Carmelo, MAZZAGLIA Emanuele
SS. Per il reato di cui agli artt. 81cpv, 110, 628 comma I° e III° nr. 1 c.p., poiché in concorso tra loro, al fine di procurarsi un ingiusto profitto, con violenza e minacce, consistita nel gettare a terra ed immobilizzare …, nel puntare alla gola dello stesso un grosso coltello, si impossessavano, strappandogliele da dosso, di due fedi in oro, di un orologio, di una grossa collana in oro con annessa una medaglietta in oro e di un ciondolo raffigurante il volto di Cristo, di un portafoglio contenente una banconota da 10,00 euro, di un cellulare, sottraendoli al predetto … che li aveva addosso.
Con l’ulteriore aggravante di cui all’art. 61 n. 5 di aver profittato di circostanze di luogo (aperta campagna) e di persona, avendo la vittima 79 anni, tali da ostacolare la pubblica e privata difesa.
Con l’ulteriore aggravante della recidiva specifica, infraquinquennale e reiterata di cui all’art.99 commi I, II n.1 e 2, III, IV e V per MAZZAGLIA Giuseppe Carmelo e CANCEMI Alessandro.
In Catenanuova, contrada Isola di Niente, in data 5 settembre 2013.
Complimenti di S.E. il Prefetto all’Arma dei Carabinieri
Il personale del Nucleo Investigativo dei Carabinieri di Enna e della Compagnia di Nicosia hanno eseguito nella mattinata di oggi n. 49 ordinanze di custodia cautelare in carcere, emesse dal Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Caltanissetta, su richiesta della Procura della Repubblica della Direzione Distrettuale Antimafia per i reati di associazione a delinquere di stampo mafioso, estorsione, rapina e spaccio di sostanze stupefacenti, nell’ambito dell’operazione denominata “Go-Kart”.
Il Prefetto Guida, nell’esprimere vivo apprezzamento, ha sottolineato come tale operazione costituisca un’ulteriore conferma della costante dedizione della Magistratura e dell’instancabile operato delle Forze dell’Ordine sul territorio della provincia di Enna nel contrasto alla criminalità organizzata.
Enna. Ulteriori tre provvedimenti d’arresto scaturiti nel corso dell’operazione “go kart”
L’operazione GO KART condotta dagli uomini del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale Carabinieri di Enna, con la collaborazione nella fase esecutiva dei colleghi della Compagnia Carabinieri di Enna, come anticipato nel corso della conferenza stampa tenutasi presso la Procura della Repubblica di Caltanissetta e presieduta dal Procuratore Capo Dott. Sergio LARI, ha consentito di acquisire e poter portare all’attenzione dell’ A.G. ulteriori elementi di rilevante peso probatorio sulle singole posizioni di taluni indagati.
Parecchio turbolenta è stata, in particolare la perquisizione effettuata presso l’abitazione di PRESTIFILIPPO CIRIMBOLO Michael, il quale insieme a due suoi amici, che erano stranamente presenti con lui all’interno del suo appartamento alle tre di notte, hanno tentato di disfarsi di quanto era evidentemente custodito dagli stessi proprio in quel momento.
Nel momento in cui i militari hanno infatti bussato al portone d’ingresso della palazzina di contrada Zotta Papera è stato immediatamente rilevato un certo trambusto. Immediatamente i Carabinieri sono penetrati con decisione all’interno nella palazzina rilevando che presso l’abitazione del PRESTIFILIPPO CIRIMBOLO Michael vi era solo la sua convivente con una bambina piccola. Chiesta contezza del soggetto che era ricercato la convivente ha dichiarato addirittura inizialmente di non conoscerlo. Nel frattempo i militari intervenuti erano saliti ai piani superiori dove si trovano dei ripostigli di pertinenza degli appartamenti bloccando il predetto che insieme ai suoi amici LONGO Salvatore e SCALIA Mirko stavano simulando l’improbabile spostamento di una panca impolverata in piena notte.
Una volta bloccati i tre giovani veniva eseguito un rapido controllo della zona delle cantine che portava al rinvenimento di alcuni involucri contenenti cocaina che erano rimasti dispersi sulle scale e sul pavimento di una cantina aperta, dove erano presenti un’altra decina di piccoli involucri contenenti le classiche dosi di cocaina.
Mantenendo bloccati i tre giovani il proseguo delle operazioni portava i carabinieri operanti, con l’ausilio di un’unità cinofila antidroga, a rinvenire sotto delle tegole di una delle cantine altri due bustine di plastica contenenti rispettivamente nr. 16 e nr. 26 dosi di cocaina.
In tutto venivano rinvenuti e sequestrati 68 piccoli involucri di cocaina da mezzo grammo cadauno per un totale di 34 grammi di sostanza stupefacente.
La costanza del personale portava tutti ad approfondite ricerche fino al rinvenimento, nascosta sotto altre tegole, anche una pistola cal. 22 perfettamente oliata e funzionate.
Venivano altresì rinvenute pure due bilancine elettroniche di precisione e la somma di 590,00 € tenuti in una delle piccole custodia in pelle di una bilancina, segno inconfondibile che si trattava di denaro proveniente da attività di spaccio.
Atteso l’evidente concorso dei tre giovani del tentativo di disfarsi della cocaina e della pistola cal. 22 tutti venivano dichiarati in arresto per il reato di detenzione ai fini di spaccio e detenzione illegale di arma.
Ai giovani LONGO Salvatore e SCALIA Mirko, attesa la sostanziale incensuratezza il Magistrato di turno della Procura di Enna, Sostituto Dott. Ferdinando Lo Cascio, immediatamente informato, convalidava l’arresto disponendo per gli stessi gli arresti domiciliari.
Il PRESTIFILIPPO CIRIMBOLO Michael, sul quale pendeva l’ordine di carcerazione, veniva invece tratto in arresto e condotto presso una casa circondariale in regime di iniziale isolamento e divieto per cinque giorni di conferire con alcuno.
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Enna. Operazione “Go Kart” 49 arresti + 2 per traffico stupefacenti, estorsioni, rapine, detenzione di armi a Catenanuova, Regalbuto e Centuripe
Il Kartdromo di Catenanuova punto di riferimento per lo spaccio di sostanze stupefacenti
Nell’operazione antimafia “Go Kart”, eseguita dal Comando provinciale dei carabinieri e dalla compagnia di Nicosia, un luogo di incontro propedeutico per l’acquisto di sostanze stupefacenti il kartodromo gestito da Salvatore Tirendi e dai figli Carmelo ed Antonio e la campagna circostante; qui a volte veniva mascosta la droga, soprattutto marijuana. La famiglia Tirendi formava una delle due “squadre” che avevano il compito di smerciare la droga. Gli allenamenti e le gare di kart avrebbero in qualche modo favorito lo spaccio ed il consumo della droga. Gli investigatori ritengono altresì che la presenza di copertoni ed altri ostacoli consentiva di nascondere molto bene la droga. Il primo passo falso Salvatore Tirendi lo ha commesso nel febbraio 2013 quando, tornando con il figlio Crmelo da Catania, dove aveva acquistato due chili di skunk, venne intercettato dai carabinieri. Salvatore Tirendi all’alt dei carabinieri non si fermò e poi nell’attraversare un ponte cercò di buttare tutto sul fiume, ma i carabinieri recuperarono lo stesso l’involucro con la droga. Nelle campagne vicino al kartodromo Ignazio Saputo all’interno di un cuscino lasciò un chilo di marijuana, ma i carabinieri che seguivano da tempo questi movimenti attorno al kartodromo lo recuperarono prima che arrivassero i componenti l’organizzazione che si disperarono a cercarlo, pensando che lo avessero rubati i loro concorrenti.