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Leonforte – Agira. Operazione “More solito” traffico di stupefacenti: 7 arrestati, 3 ai domiciliari, un undicesimo latitante all’estero

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Pianta rinvenuta in casa di Contino

Pianta rinvenuta in casa di Contino

A seguito di indagini svolte dal Commissariato di P.S. di Leonforte (En), dirette dalla D.D.A. di Caltanissetta, personale della Questura di Enna, con la collaborazione di personale del Commissariato di P.S. di Augusta (SR), ha eseguito la notte scorsa l’operazione “More solito”, che ha portato all’arresto di 10 persone.

I fatti contestati sono associazione finalizzata al traffico di stupefacenti.

L’ordinanza cautelare, emessa su richiesta della DDA nissena dal GIP di Caltanissetta, è di custodia in carcere per 7 degli indagati arrestati  e di arresti domiciliari per altri 3; un undicesimo soggetto risulta attualmente latitante all’estero.

L’indagine, denominata “More solito” e condotta con attività tecniche di intercettazione e classici metodi investigativi come l’attività di appostamento e pedinamento, ha permesso di acclarare come, nella zona nord della Provincia ennese (Agira e Leonforte in primis, ma non solo),  fosse attiva un’associazione dedita al traffico di stupefacenti, prevalentemente marjiuana, hashish e cocaina. Nel corso dell’indagini sono stati operati numerosi  sequestri  di stupefacente  ed alcuni arresti in flagranza; la Polizia di Stato ha anche  segnalato, quali assuntori, molteplici soggetti alla locale Prefettura.

L’associazione criminale in oggetto era capeggiata dai giovani Mario Di Bella, alias “cocorito”, e Beniamino D’Agostino, che, collaborati dai fidati agirini Iacona Giuseppe (alias “u muoddu”), Di Dio Luigi (alias “u smalitu”), Giacone Michele (alias “poli poli”), Rosalia Filippo, Valle Orazio (alias “u mala”), e dal leonfortese Angelo Venticinque (alias “Angelu u ruossu”), si rifornivano, in via quasi esclusiva, dal pregiudicato di Augusta Giuseppe Rapisarda (alias “u patrozzu”), vicino ad ambienti malavitosi catanesi e siracusani. L’agirino Paolo Contino, invece, pur collaborandovi, manteneva una sorta di autonomia dall’associazione in questione, rifornendosi, per il successivo spaccio, non solo dal citato Rapisarda, ma anche da Cuccia Pietro (alias “zio Giulio”), tratto in arresto dal Commissariato di Leonforte nel giugno 2013 durante l’operazione “Nickname”.

Gli associati erano soliti recarsi, con frequenza quasi settimanale, dal fornitore augustano, per poi riunirsi nel garage in uso al Michele Giacone, sito in via Emilia, ad Agira, dove sistemavano lo stupefacente da spacciare tra Agira e Leonforte ai molteplici assuntori (alcuni dei quali anche minorenni), e dove disponevano altresì anche di una “cassa comune” in cui far confluire i guadagni.

Tuttavia, i frequenti viaggi dei sodali presso il centro augustano comportavano un cospicuo accumulo di migliaia di euro di debiti verso il “patrozzu”, tanto da spingere questi a giungere fino ad Agira per definire la questione in data 24 Gennaio 2012, allor quando veniva notato da personale del Commissariato leonfortese, appositamente appostato. Il Rapisarda si adirava con il Di Bella (che evidentemente considerava il soggetto “garante” della consorteria) non solo per i debiti accumulati, ma altresì ritenendolo co-responsabile del fatto che Contino Paolo, anch’egli pluri-debitore del “patrozzu”, si fosse recato in Piemonte, pur di non saldare il dovuto. Rapisarda gli rimproverava di averlo lasciato andare via, e pertanto contattava, tramite il telefono del Di Bella, il Contino Paolo, minacciandolo palesemente (Rapisarda:“ …taliiti a bella pelliccia taliiti”). Contino, che si  riforniva ad interim dal Cuccia Pietro, e dal Rapisarda Giuseppe, risultava debitore sia del fornitore di stupefacenti “locale”, ossia Cuccia, che del “forestiero” Rapisarda, tanto che il suo amico Valle in una conversazione avuta in data 18 Febbraio 2012, gli evidenziava che erano in due a cercarlo, “quello di qua e quello di là” . Successivamente Rapisarda chiariva del tutto al Di Bella (con il quale comunicava utilizzando schede intestate a improbabili cittadini extracomunitari, di solito peruviani o salvadoregni) le ragioni per cui non avrebbe più rifornito stupefacente, avendo avuto disposizioni “dall’alto” per cui doveva “tagliarla” con loro, disposizioni che non poteva disattendere. Le pretese del Rapisarda cessavano in data 29 marzo 2012, quando questi, nell’ambito dell’operazione dei Carabinieri denominata “Carte false”, veniva tratto in arresto.

Gli indagati spesso usavano termini convenzionali per indicare la sostanza  stupefacente e le loro contropartite in denaro; parlavano così telefonicamente talora di “cioccolato”, talaltra di “telecomandi” o “magliette”, “CD”, “panini”, o “telefonini”. Il linguaggio convenzionale  non impediva tuttavia la decodificazione dei discorsi. Infatti, i riferimenti per alludere allo stupefacente, risultavano del tutto incoerenti con il contesto o l’attività lavorativa svolta dagli interlocutori; inoltre, la natura allusiva e criptica delle conversazioni intercettate risultava a volte dal fatto che le stesse erano evidentemente incongrue ed illogiche se considerate nel contesto complessivo della situazione invece che nelle singole frasi (per esempio quando un indagato chiedeva ad un altro di fare arrivare “non il telefono, ma un telefono”).

leonforte agira arresti 28gen14

Sono stati condotti presso istituti di detenzione i seguenti soggetti:

1.     DI BELLA Mario, alias “cocorito”, nato a Leonforte (EN) il nel ‘93, residente ad Agira (EN);

2.     D’AGOSTINO Beniamino, nato a Catania il 29.06.1991, residente ad Agira (EN);

3.     CONTINO Paolo, nato a Nicosia (EN) nell’86, residente ad Agira (EN);

4.     DI DIO Luigi, alias “u smàlitu”, nato a Caltagirone (CT) nel ‘92, residente ad Agira (EN);

5.     IACONA Giuseppe, alias “u muoddu”, nato a Enna il nel ‘90, residente ad Agira (EN);

6.     RAPISARDA Giuseppe, alias “u patrozzu”, nato a Augusta (SR) nel 72, ivi residente;

7.     VENTICINQUE Angelo alias “Angelo u ruossu”, nato a Bologna nel ‘90, residente a Leonforte (EN).

 

Sono stati posti al regime degli “arresti domiciliari”:

1.     GIACONE Michele, alias “poli-poli”, nato a Leonforte (EN) nel ‘90, residente ad Agira (EN);

2.     ROSALIA Filippo, nato a Leonforte (EN) nel ‘90, residente ad Agira (EN);

3.     VALLE Orazio, alias “u mala”, nato a Leonforte (EN) nel ‘90, residente ad Agira (EN).

 

Un undicesimo soggetto risulta attualmente latitante all’estero.

 


Ergastolo per Gaetano Leonardo e Piddu Madonna per gli omicidi Cammarata e Mungiovino

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Enna. Non ci sono stati sconti di pena, per Gaetano Leonardo e Piddu Madonia arrivano due ergastoli per l’uccisione dell’imprenditore Giuseppe Cammarata e per l’omicidio di Giovanni Mungiovino, ex assessore comunale DC e presidente dell’Ospedale Umbertino I di Enna. In questa sentenza c’è anche l’ergastolo per il superboss corleonese Totò Riina che ha condiviso e programmato anche lui l’omicidio di Giovanni Mungiovino. A sorpresa è stato annullato l’ergastolo per Pietro Pernagallo di Grammichele, che era stato accusato dell’omicidio di Totò Saita di Barrafranca, mentre lo stesso stava uscendo dall’ufficio della sua impresa edile, omicidio avvenuto nel giungo del 1992; per lui si dovrà ripetere il processo presso la Corte di Appello di Catania. Ovviamente a Totò Riina, in questo contesto spetta il ruolo importante di coordinatore di questi omicidi. L’omicidio di Giovanni Mungiovino fu programmato dalla famiglia di Cosa Nostra ed eseguito il 9 agosto del 1983. Due killer hanno affiancato la sua Panda, mentre Mungiovino stava percorrendo la statale 117 bis per recarsi nella campagna di un suo fraterno amico, si sono avvicinati la macchina ha rallentato, Giovanni Mungiovino aveva il vetro dello sportello abbassato e gli hanno sparto alcuni colpi di pistola colpendolo alla testa ed alla guancia sinistra, uccidendo sul colpo. Immediato è stato l’intervento dell’ambulanza e degli agenti della Mobile, ma non c’era più niente da fare. Giovanni Mungiovino era inviso ai Corleonesi perché si era rifiutato di far entrare la droga nel territorio di Enna, e nel corso di una riunione del consiglio regionale fu decisa la sua sorte. Piddu Madonia è stato condannato per esser stato il mandante del delitto dell’imprenditore edile Giuseppe Camarata, vittima della lupara bianca, scomparso il 9 maggio del 1989 ed in questo delitto i giudici ritengono che una parte importante abbia avuto Gaetano Leonardo, che, in quel periodo, era il punto di riferimento della famiglia di Cosa Nostra. Giuseppe Cammarata, che si dice stesse preparando l’uccisione di Piddu Madonna, in quanto voleva emergere all’interno della famiglia di Cosa Nostra, è sparito nel nulla, e non si sono trovate tracce della sua presenza, il suo corpo non si sa dove è stato sotterrato, ma sicuramente nelle campagne tra Enna e Barrafranca ed in questo si dice che Madonia abbia avuto la totale collaborazione di Gaetano Leonardo, che temeva l’ingerenza di Cammarata al vertice della famiglie ennese. Ergastolo pure per Giacomo Sollami, pastore di Villarosa, che è stato ritenuto dagli investigatori, uno degli esecutori materiali del l’omicidio di Mungiovino.

Sconto di pena per un giovane di Leonforte accusato di detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti

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Antonio Chiavetta, leonfortese, di 20 anni, era stato condannato per ben due volte perché responsabile in tutte e due i casi di detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti a quattro anni e due mesi e a due anni e otto mesi, ma il suo difensore, l’avvocato Pirfrancesco Buttafuoco con la presentazione di una memoria difensiva, ha ottenuto una riduzione della pena di due anni e due mesi, pari quindi alla seconda condanna. In sostanza Antonico Chiavetta avrebbero dovuto rimanere in carcere sino alla fine di marzo del 2018, ma il suo avvocato ha anche presentato istanza perché il ragazzo venga affidato in prova ai servizi sociali, questo perché Antonio Chiavetta fra meno di due anni (settembre 2015) dovrebbe uscire per avere scontato tutta la sua pena. Proprio perché manca poco alla scadenza della pena è possibile chiedere al tribunale un pena alternativa al carcere. Antonio Chiavetta era stato arrestato il 23 ottobre 2011 dagli agenti del commissariato di polizia di Leonforte, coordinati dal commissario capo Salvatore Tognolosi nel corso di un’operazione antidroga. Gli agenti nel corso di appostamenti e pedinamenti lo avevano visto consegnare una dose di marijuana a due amici, quindi Chiavetta ha nascosto altra marijuana nella sua biancheria intima, prima di allontanarsi, solo che gli agenti lo hanno bloccato e lo hanno arrestato, quindi effettuando la perquisizione nella sua abitazione gli avevano trovato 160 grammi della stessa sostanza. Il suo difensore ha chiesto il rito del patteggiamento ed è stato condannato a due anni e otto mesi di reclusione. Ovviamente soddisfatto l’avvocato Buttafuoco perché il sistema processuale penale italiano possiede delle alternative al carcere, che sono più compatibili, specie in queste situazioni e “nei fatti sarebbe stata applicata una pena troppo onerosa per due condotte di spaccio, distanti l’una dall’altra di appena 10 mesi”.

Nubifragio nell’Ennese, frane e strade chiuse

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Territorio ennese sotto un pesante nubifragio; la pioggia incessante delle ultime dodici ori sta creando i primi pesanti danni al territorio. Incessanti le richieste di soccorso ai vigili del fuoco di Enna che sono intervenuti chiudendo alcune strade.

La situazione più pesante sembra essere a Pergusa tanto da chiudere al transito la 561 “Pergusina” che collega Enna Bassa con la frazione.

I vigili del fuoco, la Protezione Civile e la Polstrada sono all’opera ed hanno intanto chiuso la Sp4 che collega l’autostrada a Valguarnera; la Sp2 in prossimità del bivio Kamut per una frana (vicino la “Madonnina”) e vicina SS 117 Bis con mezzi di soccorso posti all’uscita dell’autostrada per deviare il traffico veicolare.

Interventi rilevanti sono in corso per frane ed alberi caduti anche ad Agira, Leonforte, Calascibetta e nel nicosiano.

L’Anas comunica che, a causa di una frana verificatasi stanotte a seguito delle avverse condizioni meteorologiche, è provvisoriamente chiusa al traffico, in entrambe le direzioni, la strada statale 117bis Centrale Sicula dal km 0 al km 1 a Enna.

Seguono aggiornamenti

Leonforte. Giuseppe Chiavetta condannato per l’omicidio di Violeta, ma il cadavere non è stato mai trovato

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Il Gup del tribunale di Enna, Giuseppe Tigano, ha depositato le motivazioni che lo hanno portato a condannare a 20 anni di reclusione, perché ha chiesto il rito abbreviato, Giuseppe Chiavetta, leonfortese di 45 anni, ritenuto responsabile dell’omicidio della giovane rumena Violeta Corion, 35 anni scomparsa alla fine del mese di ottobre del 2012 ed il cui cadavere non è stato mai trovato, ma tracce del suo sangue sono state trovate all’interno della una macchina che era di proprietà di Giuseppe Chiavetta. Il Pm Anna Granata, nonostante il rito abbreviato, aveva chiesto l’ergastolo per Chiavetta perché riteneva l’omicidio volontario e premeditato oltre all’occultamento del cadavere. Per il giudice, in questo omicidio, non c’è stata premeditazione, magari è venuta fuori per una lite scoppiata in macchina tra i due, dopo che la ragazza ebbe a comunicare che la sua storia con Giuseppe era finita, il suo avvenire era altrove, aveva un altro ragazzo a Catania che la voleva sposare, quindi aveva la possibilità di ricostruirsi la propria vita. Non bisogna dimenticare che Giuseppe Chiavetta si è sempre dichiarato innocente, di avere detto che ha incontrato Violeta, ma di lei non ha saputo più notizie. Gli avvocati difensori di Chiavetta, i penalisti leonfortesi Ones Benintende e Damiana La Delfa, probabilmente la prossima settimana, presenteranno ricorso in appello. Dalle motivazioni emerge un altro particolare interessante perché le tracce di sangue trovate nell’ascia che si trovava nel garage di Chiavetta non appartengono a Violeta e nella sentenza di questo non si parla, quindi cade quell’elemento che era sorto all’indomani dell’arresto di Chiavetta e che aveva fatto pensare che Chiavetta con l’ascia avesse squartato la ragazza e poi avrebbe sotterrato in qualche luogo i resti di Violeta. Nel corso della lettura della sentenza, avvenuta, il 22 ottobre scorso, era il papà di Violeta, il signor Nicodim Viorel, assistito dagli avvocati Rosaria Di Pietro e Anna Maria Amato, il quale ha giudicato “benevole” la sentenza per Chiavetta, “ci voleva la pena di morte“ ha concluso.

Due extracomunitari, domiciliati a Piazza Armerina, autori di omicidi durante la traversata, Procura chiede aumento pene

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La procura Generale di Palermo ha fatto ricorso in appello, chiedendo per un nigeriano, Emeka Ohakete, ed un ghanese, Faisl Igala, che a novembre del 2012, che vivono a Piazza Armerina, di non riconoscere nella condanna inflitta le attenuanti, ma di aumentare le pene in quanto si sono resi responsabili, nella traversata effettata nel 2011, di omicidio aggravato assieme ad altre quattro persone. I due extracomunitari, nel novembre del 2012, a pochi mesi dalla traversata, furono arrestati dalla squadra Mobile di Enna e dagli agenti del commissariato di Piazza Armerina in esecuzione di ordine di cattura che era stato emesso dai giudici del tribunale di Agrigento. I due erano accusati di avere gettato in mare ed ucciso altri migranti che stavano facendo la traversata assieme a loro. La Procura di Palermo sostiene che le condanne inflitte dalla Corte d’Assise di Agrigento a 18 anni a Ohalete e a 14 anni ai Faisal sono poche, bisogna togliere le attenuanti ed aumentare la pena, anche condannandoli all’ergastolo per quello che hanno fatto durante la traversata. Ohalete è accusato di aver tolto la vita a “un numero indeterminato di uomini”, durante la traversata, mentre Faisal è accusato di avere ucciso una persona buttandola a mare. La Corte d’assise della Città dei Templi, grazie all’intervento difensivo dell’avvocato ennese Luca Di Salvo per Ohalete e di Andrea Di Salvo per Faisal ha concesso le attenuanti generiche, prevalenti sull’unica aggravante rimasta che è quella di aver approfittato di circostanze di tempo e di luogo tali da ostacolare le possibilità di autodifesa delle vittime. E’ stato anche detto che molti avevano bevuto acqua di mare che crea allucinazioni ed anche che un santone a bordo invitava di buttare in mare e picchiare le persone inermi, perché secondo lui “portavano male”.

Maltempo: Enna isolata, chiuso svincolo A19. Chiuse le scuole superiori

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ss117bisEnna isolata dopo la pioggia battente che ha flagellato il capoluogo fino alle prime luci dell’alba. Stamani un tiepido sole e si contano i danni. Chiusa la Sp 2, l’arteria che dal Corso Sicilia porta verso l’autostrada, per uno smottamento. Anche la SS 117 bis (nella foto) che dall’autostrada porta verso Enna Bassa e poi Enna alta è chiusa per una grossa frana proprio nei pressi della casa dell’Anas. Chi da Catania vuole raggiungere Enna deve uscire allo svincolo di Mulinello e raggiungere il capoluogo per vie interne. Così chi viene da Palermo deve uscire allo svincolo di Caltanissetta. Chi arriva dalla zona nord della provincia può raggiungere Enna solo imboccando l’autostrada e uscendo a Mulinello. Tra i danni registrati ci sono almeno tre famiglie isolate in contrada Tremurli, nella strada per Villarosa, per il crollo di un ponte che collega la contrada alla statale. Sul posto già le ruspe stanno lavorando per creare un guado di emergenza e permettere alle famiglie di raggiungere la strada statale. Si registrano frane e smottamenti in tutta la provincia mentre il meteo prevede ancora pioggia in serata.


Aggiornamento:
Il maltempo di queste ore ha causato la chiusura delle scuole superiori nella giornata di domani. La decisione nasce a causa dell’intransitabilità di alcune strade d’accesso ad Enna.
Aperte inveve le scuole elementari e medie anche se non è garantito il servizio dei trasporti degli alunni legato alle condizioni meteorologiche.

Assoluzione di due giovani nicosiani dopo bliz Polizia in piazza Garibaldi a Nicosia

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Il Tribunale di Enna, giudice Dott. Giuseppe Tigano, ha assolto dall’imputazione di oltraggio a pubblico ufficiale i due giovani nicosiani Buzzanga Samuele e La Porta Francesco, difesi dall’avvocato Salvatore Timpanaro. I due erano accusati di oltraggio: per avere offeso l’onore e il decoro del Commissario di P.S. e degli agenti del locale commissariato il 1° settembre del 2012.
I fatti risalgono alla notte del 1 settembre 2012 quando, al termine di un’operazione di controllo di polizia in piazza Garibaldi, una folla di giovani avrebbe oltraggiato gli operatori della P.S. con epiteti e grida ingiuriose, nel contempo deridendoli con applausi.
La notizia fece molto scalpore. Era in corso una manifestazione musicale che fu interrotta dalla polizia che intervenne anche con unità cinofile alla ricerca di droga. I controlli dettero, però, esito negativo.
Il difensore di fiducia dei due imputati ha chiesto ed ottenuto il giudizio abbreviato ed il giudice ha disposto, quindi, l’acquisizione al fascicolo del dibattimento delle copiose investigazioni difensive svolte dallo studio Timpanaro & Partners: ben quattro verbali di sommarie informazioni ed una gigantografia con una legenda di Piazza Garibaldi, teatro degli eventi.
Il difensore degli imputati ha manifestato soddisfazione per l’esito positivo del processo e ha dichiarato: “Il Tribunale, attentissimo alla nostra non breve arringa, ha in pieno accolto le nostre tesi difensive, assolvendo entrambi gli imputati con la formula “per non aver commesso il fatto”. Teniamo, tuttavia, a precisare che la Polizia ha fatto il suo dovere, compiendo azioni di controllo assolutamente legittime. Le nostre investigazioni difensive – che ancora una volta si sono rivelate l’arma più importante della difesa – hanno però dimostrato con certezza l’estraneità dei due imputati ai fatti di reato e l’erronea individuazione dei responsabili (i miei due assistiti) nell’ambito della folla vociante in Piazza Garibaldi”.


Consuntivo del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Enna nel 2013

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Il Comandante Provinciale della Guardia di Finanza di Enna, Col. Giovanni Carlo Liistro, nel corso dell’odierna conferenza stampa indetta per l’occasione, ha illustrato il bilancio dei risultati conseguiti dai reparti dipendenti nell’anno 2013.
enna guardia finanza 3 feb 14
L’attività della Guardia di Finanza a contrasto dell’evasione fiscale nell’intera provincia si è sviluppata seguendo le priorità e gli indirizzi programmatici tracciati del Comando Generale del Corpo sulla base delle direttive impartite dall’Autorità di Governo.
Il piano d’azione è stato mirato a supportare le priorità di politica economico-finanziaria tracciate dal Ministro dell’Economia e delle Finanze:
- lotta all’evasione ed elusione fiscale;
- contrasto degli illeciti in materia di spesa pubblica;
- rafforzamento dell’attività di prevenzione e repressione della criminalità economico – finanziaria e dei traffici illeciti;
- tutela del mercato dei beni e servizi.
L’impegno a contrasto dell’evasione fiscale, esplicatosi in 98 verifiche e 172 controlli fiscali, ha portato alla scoperta di ricavi non dichiarati e di costi non deducibili ai fini delle imposte sui redditi per un totale superiore ai 32 milioni di euro, nonché di violazioni alla normativa sull’I.V.A. per un ammontare di imposta evasa per oltre 3,6 milioni di euro; con la segnalazione all’autorità giudiziaria di 19 soggetti per illeciti fiscali di natura penale.
Nel campo del contrasto all’economia sommersa, l’attività ispettiva ha consentito l’individuazione di 22 evasori totali, con un recupero a tassazione di una base imponibile di 20 milioni di euro.
Particolare attenzione è stata rivolta al settore del “contrasto al sommerso da lavoro”, nei confronti degli imprenditori che si sono avvalsi di forza lavoro irregolare, con conseguente evasione contributiva e fiscale. In tale contesto, orientato anche verso le attività gestite da cittadini extracomunitari, sono stati scoperti 24 lavoratori completamente in nero e 8 lavoratori in posizione comunque irregolare.
La cornice di tutela ispettiva è stata completata da 1536 interventi in materia di ricevute e scontrini fiscali, con la constatazione di 321 casi di mancata emissione del previsto documento fiscale.
L’attività a tutela delle imposte indirette ed in particolare delle “accise”, che gravano su diversi prodotti di largo consumo tra i quali i prodotti petroliferi e le bevande alcoliche, ha permesso anche nella nostra provincia di scoprire 16 violazioni di natura amministrativa.
Particolare attenzione è stata posta anche al comparto relativo alle frodi al bilancio nazionale e comunitario, altro settore di intervento assolutamente prioritario per il Corpo. L’attività, che si è concretizza nell’accertamento di indebite percezioni di finanziamenti a carico dei fondi comunitari FEAGA (Fondo Europeo Agricolo di Garanzia) e FEASR (Fondi Europeo Agricolo per lo Sviluppo Rurale), si è sviluppata attraverso l’esecuzione di 23 interventi, che hanno consentito la segnalazione di 34 soggetti per l’indebita percezione di fondi pubblici per complessivi 1,5 milioni di euro.
La verifica del corretto impiego delle risorse pubbliche è stata completata attraverso l’esecuzione di 30 controlli di soggetti fruitori di prestazioni sociali agevolate per la verifica dei requisiti legittimanti l’aiuto statale.
Notevole è stato l’impegno nella lotta al carovita, nel cui ambito sono stati esperiti numerosi controlli (55) sulla disciplina dei prezzi anche al fine di scoprirne ingiustificati incrementi in particolare nel settore del commercio al dettaglio.
L’azione di contrasto al fenomeno del gioco clandestino e quella di controllo dei videogiochi, esplicatasi con l’esecuzione di 42 interventi, ha portato al sequestro di 7 apparecchi irregolari; nonché alla verbalizzazione di 49 soggetti di cui 10 denunziati a piede libero.
Nella lotta alla criminalità organizzata le attività investigative sono state indirizzate soprattutto sul versante economico e finanziario. Gli obiettivi primari sono, infatti, la ricostruzione, il sequestro e la confisca del patrimonio dei soggetti responsabili del crimine organizzato nonché l’individuazione dei canali di riciclaggio dei proventi delle organizzazioni criminali, che vengono ripuliti o reinvestiti nel circuito legale, creando gravi ripercussioni sul mercato. Sono stati conclusi nel comparto 5 accertamenti nei confronti di 16 soggetti; avanzate all’A.G. proposte di sequestro per un valore di 350.000 euro. Sono stati infine confiscati terreni e fabbricati per un controvalore prossimo ai 500.000 euro.
Il fronte della lotta al riciclaggio vede la Guardia di Finanza in prima linea, sia quale organismo investigativo di polizia sia nella sua veste di organo amministrativo di controllo del settore dell’intermediazione finanziaria in collaborazione con la Banca d’Italia e la D.I.A.. Nel settore sono stati verbalizzati 42 soggetti.
Particolarmente qualificanti sono le attribuzioni svolte in ordine agli approfondimenti investigativi delle segnalazioni di operazioni sospette che gli operatori del mercato finanziario sono obbligati ad inoltrare; in tale ambito sono state approfondite 7 operazioni della specie.
Il settore del contrasto al traffico ed allo spaccio degli stupefacenti è stato caratterizzato dall’attuazione di specifici servizi di prevenzione nei pressi degli istituti scolastici e luoghi di ritrovo giovanile della provincia, anche mediante ausilio delle unità cinofile, allo scopo di contrastare l’uso e/o la diffusione delle droghe tra i giovani.
Nel corso dell’anno sono stati sequestrati oltre 69 grammi di droghe leggere. Verbalizzati 23 soggetti di cui 4 denunciati a piede libero.
Il controllo del territorio ha consentito anche di rilevare 65 infrazioni al Codice della Strada per alcune delle quali è scaturita anche la prescritta segnalazione di decurtazione dei punti sulla patente di guida.
Per ciò che concerne il contrasto alla contraffazione di brevetti e di marchi e l’indebito sfruttamento delle opere dell’ingegno, l’incisiva opera della Guardia di Finanza è stata rivolta a colpire sia i centri di produzione che quelli di distribuzione, al fine di tutelare l’integrità del mercato e la libera concorrenza nonché a salvaguardare gli interessi della collettività e degli operatori economici legittimi.
Sono stati circa 1.741 i capi di abbigliamento, accessori ed altri articoli contraffatti sequestrati, 4 soggetti denunziati a piede libero; mentre sul fronte della pirateria fonografica-audiovisiva-informatica il materiale audiovisivo e/o il software illegalmente riprodotto è stato sequestrato nella misura di 2.253 supporti e 18 libri, con la denunzia di 5 soggetti di cui 1 tratto in arresto.
Una notevole quota di capacità operativa sviluppata dal Corpo riguarda le funzioni di Polizia Giudiziaria svolte, in particolar modo, a contrasto delle fattispecie criminose che hanno una prevalente valenza finanziaria e/o economica giacché, in virtù della sua particolare qualificazione e delle specifiche competenze, il Corpo è il principale referente dell’Autorità Giudiziaria in grado di approfondire complesse problematiche di diritto societario, tributario e finanziario, normalmente connesse a tali reati. In tale ambito l’attività svolta ha consentito la denunzia a piede libero di 134 soggetti di cui 4 in stato di arresto. Segnalati alla Corte dei Conti danni erariali per 2.818.000,00 Euro.
Si sottolinea infine l’impegno di uomini e mezzi profuso nello svolgimento del servizio di pubblica utilità “117”, che si è tradotto in una più incisiva presenza delle pattuglie sul territorio (per un totale di 1.086 proiezioni esterne), in termini di concorso con le altre forze dell’ordine, contribuendo così nell’azione globale di mantenimento dell’ordine e della sicurezza pubblica. Il servizio ha anche risposto a circa 3.120 chiamate da parte dei cittadini per richieste di varia natura, dalle quali sono scaturite 79 segnalazioni di cui 14 sono state oggetto di approfondimenti investigativi che hanno portato alla constatazione di illeciti sia amministrativi che penali.
Oltre alla continua e costante lotta ad ogni forma di evasione fiscale, il 2014 vedrà il Corpo sempre più impegnato nelle azioni di controllo della corretta erogazione della spesa pubblica, attraverso la lotta alle frodi per l’indebita percezione di finanziamenti comunitari e nazionali ed alle frodi nel comparto della spesa sanitaria, nonché alla tutela del corretto funzionamento del sistema finanziario. Si tratta di azioni di contrasto che assumono una rilevanza “a presidio della legalità del sistema” e che comprendono la caccia a sprechi, inefficienze e inadempienze nella gestione della cosa pubblica

Leonforte. Tratto in arresto l’undicesimo destinatario l’operazione “More Solito

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monzù salvatoreE’ stato tratto in arresto, da personale del Commissariato di P.S. di Leonforte, l’undicesimo ed ultimo destinatario dell’ordinanza di custodia cautelare in carcere per l’operazione “More Solito”, ossia il leonfortese Salvatore Monzù, nato a Leonforte, classe ‘93, anch’egli accusato di associazione a delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti.
Il Monzù è stato fermato all’aereoporto di Comiso (RG), di rientro dall’estero,e ove si è consegnato a personale del Commissariato leonfortese.
Il Monzù era, unitamente ad Angelo Venticinque, terminale leonfortese dell’associazione (soggetto al quale era legato da un forte vincolo di reciproca solidarietà, e al quale portava “quattro pacchetti di sigarette” quando questi si trovava agli arresti domiciliari), ed in qualche occasione si premurava anche di condurre direttamente ad Agira dei giovani tossicodipendenti leonfortesi per l’acquisto, in loco, di sostanza stupefacente. Il Monzù aveva anche un rapporto diretto con il fornitore principale di stupefacente della congrega, ossia il pregiudicato augustano Rapisarda Giuseppe, alias “u patrozzu”.
Il Monzù, una volta tratto in arresto presso l’aeroporto di Comiso, non appena giunto sul suolo nazionale, è stato condotto, a disposizione dell’A.G. procedente, nel carcere di Caltanissetta.

Le rapine ai commercianti controllate dalla mafia di Aidone e Piazza Armerina

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Nel corso dell’inaugurazione dell’anno giudiziario avvenuta la scorsa settimana a Caltanissetta si è parlato anche dell’attività della Dia nissena nel territorio di Enna con la collaborazione della squadra mobile e del comando provinciale dei carabinieri. Nel corso del semestre ci sono state delle indagini di polizia che hanno consentito di accertare l’attività della famiglia di Cosa Nostra di Enna, e specificamente del gruppo che controlla i territori di Aidone e Piazza Armerina. Infatti è emerso che gli arrestati, ritenuti a capo del clan già particolarmente attivo nel campo delle estorsioni, non disdegnavano di organizzare anche rapine a danno di commercianti. Nell’ambito del contrasto all’accumulazione di patrimoni illeciti, c’è stata il sequestro di imprese, beni mobili e immobili, eseguita dalla Dia e dai carabinieri di Enna, nei confronti del presunto referente provinciale di Cosa nostra Salvatore Seminara, beni che ammontano a circa 10 milioni di euro.
Inoltre nel primo semestre del 2013 non si è registrato alcun caso di usura, sfruttamento della prostituzione o pornografia minorile, oppure attentati, associazioni finalizzate allo spaccio di stupefacenti, associazioni mafiose; si sono registrati un solo caso di estorsione, tre incendi, cinque rapine, nove danneggiamenti seguiti da incendi, ventotto danneggiamenti. Sono tutti dati in calo rispetto al semestre precedente, anche se va considerato che in realtà, riguardo al traffico di stupefacenti, c’è stata almeno un’operazione, denominata «Nickname» condotta dal commissariato di Leonforte nel giugno 2013. Dunque all’interno del semestre in esame della Dia si evidenzia la presenza di organizzazioni, anche più o meno direttamente collegate a Cosa Nostra.

Molestie sessuali: chiesti quattro anni di condanna per un avvocato ennese

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Enna. Per un professionista ennese V.M., 38 anni, nel corso del processo che lo vede imputato di molestie il pm Francesco Rio ha chiesto 4 anni di reclusione nel corso della sua requisitoria. V.M., in piazza VI Dicembre, pieno centro storico, davanti la scuola media “Pascoli”, nel mese di novembre del 2010, si era avvicinato ad alcune ragazzine dicendo che era il “nuovo prof di matematica”, ed aveva tentato, secondo l’accusa, il sequestro di altre due adolescenti, poi derubricata nel reato di violenza privata. Oltre ai 4 anni di reclusione, il pm ha chiesto pene accessorie come l’interdizione dai pubblici uffici per cinque anni e l’interdizione legale per la durata della pena. Nell’aula penale del tribunale ieri mattina c’è stata la requisitoria del pm e le arringhe dell’avvocato di parte civile e del difensore dell’imputato. Il Tribunale collegiale, formato dal presidente Giuseppe Tigano, giudici a latere Calogero Commandatore e Eugenio Stancanelli, dopo questi interventi, ha rinviato tutto al prossimo 10 marzo, per una replica del pm e, quindi, dovrebbe arrivare la sentenza. V.M. è difeso dall’avvocato Michele Caruso, mentre la parte civile è assistita dall’avvocato Tiziana Lipani. L’avvocato Caruso, difensore dell’imputato, ha chiesto l’assoluzione piena dell’imputato, sollevando dubbi sia sui riconoscimenti dell’imputato e sia su presunte incongruenze legate al racconto emerso in aula.

Mafia. Accusato di omicidio: Pernagallo salvato dall’ergastolo, è stato liberato

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Nelle decisioni da parte dei giudici della Cassazione di confermare gli ergastoli per il nisseno Piddu Madonna e per l’ennese Gaetano Leonardo, detto “Tano u liuni” perché responsabili degli omicidi di Mungiovino e Giuseppe Cammarata, l’unico che si sia salvato è stato Pietro Pernagallo, 47 anni di Grammichele, al quale veniva assegnata la responsabilità dell’uccisione dell’imprenditore edile barrese Salvatore Saitta, uomo di spicco della famiglia di Cosa Nostra di di Barrafranca, ucciso a colpi di pistola, mentre stava scendendo le scale del suo studio il 25 giugno 1992, che era la risposta degli avversari all’uccisione di Borino Miccichè, pochi giorni prima delle elezioni regionali. Pernagallo era stata segnalato come esecutore dell’omicidio Saitta da diversi collaboratori di giustizia a cominciare da Leonardo Messina, Ciro Vara e Carlo Alberto Ferrato. Pietro Pernagallo, avendo i giudici della Cassazione annullato la sua condanna all’ergastolo, assegnatagli in primo e secondo grado sostanzialmente è stato graziato per cui ha lasciato il carcere per decorrenza dei termini della custodia cautelare. A decidere la sua scarcerazione è stata la Corte di appello di Catania, perché a Caltanissetta manca un’altra sezione della Corte di appello per poter decidere. A presentare l’istanza scarcerazione è stato l’avvocato difensore di Pernagallo, il penalista valguarnerese Antonio Impellizzeri. Soddisfatto al massimo il penalista valguarnerese per i risultati ottenuti sia in Cassazione sia presso la Corte di Appello di Catania che ha deciso la sua scarcerazione.

Enna. Chiedeva prestazioni sessuali ad una donna via sms, condannato pietrino

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E’ stato condannato a due mesi di arresto e al pagamento delle spese processuali Francesco Panvini, 49 anni, di Pietraperzia, perchè “con più azioni esecutive di un medesimo disegno criminoso, inviava numerosi sms al telefonino di una donna di Pietraperzia, alla quale chiedeva in termini espliciti prestazioni sessuali e con cui le comunicava le sue capacità di compiere atti sessuali vari, effettuando anche numerosi squilli al cellulare, quindi recando molestie per petulanza o altro motivo”. I fatti sono avvenuti a Pietraperzia, dal 2 maggio al 4 maggio 2008. La donna, a seguito dei continui sms, presentò denuncia alla stazione dei Carabinieri di Pietraperzia. Ieri si è celebrato il processo a suo carico ed il giudice monocratico Giovanni Milano ha riconosciuto Francesco Panvini responsabile del reato a lui ascritto, condannandolo alla pena di 2 mesi di arresto e al pagamento delle spese processuali, oltre al risarcimento dei danni alla parte civile, da quantificarsi in sede civile, oltre al pagamento delle spese di costituzione a giudizio.

Furto in piena notte in una nota gioielleria del centro storico di Piazza Armerina

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gioielleriaPiazza Armerina. Nel cuore della notte tra lunedì e martedì una nota gioielleria del centro storico ha subito un furto. Dalle prime ricostruzioni il furto sarebbe stato perpetrato ai danni del negozio di preziosi, sito in via Marconi, intorno alle due del mattino. I carabinieri hanno subito avviato le indagini. Dai sistemi di videosorveglianza sarebbe già stata ricostruita la dinamica. A compiere il furto a quanto pare sarebbero state tre persone che indossavano guanti e passamontagna. Dapprima i ladri avrebbero tentato di entrare nella gioielleria dalla vetrina principale del locale ma non riuscendovi si sarebbero direzionati verso un ingresso secondario laterale, che è chiuso da un vetro blindato anti intrusione, che però non ha retto al colpo che i malviventi gli hanno inferto utilizzando un chiusino di ghisa divelto da un tombino sul posto. I malviventi sarebbero riusciti a portare via dalla gioielleria una decina di paia di orecchini e qualche altro oggetto di valore. Le indagini da parte dei Carabinieri adesso proseguono per identificare gli autori del furto.


Falsi incidenti, in 62 alla sbarra: frode assicurazioni che si costituiscono parte civili

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incidente stradaleEnna. Otto compagnie di assicurazione si sono costituite parte civili nel processo “Postumio” in corso di svolgimento presso l’aula penale del tribunale di Enna in cui si parla di falsi incidenti stradali, denunciati solo per frodare le assicurazione e che vede alla sbarra ben 62 persone direttamente o indirettamente implicate in questo processo, di cui venti donne. Questi incidenti sono avvenuti tra il 2008 ed la fine del 2011. E’ stato il giudice monocratico Daniela Sedia ad accogliere favorevolmente la richiesta di costituzione civile delle otto compagnie di assicurazione. Si parla, in questa vicenda,  di ben 19 incidenti stradali fasulli, al fine di truffare le assicurazioni per un importo complessivo che si aggira sui 200 mila euro. Tutte le questioni preliminari sono state respinte dal giudice Sedia, respinte quasi tutte le questioni preliminari, c’è stata poi la presentazione delle liste di testimoni presentate dal pm Santo Di Gregorio e i difensori gli avvocati Maria Concetta Bevilacqua, Carlo Cannada, Zaira Cassaro,  Giuseppe Di Dio, Gaetano Giunta, Giuseppe Lo Monaco, Giovanni Palermo, Angela Patelmo, Paolo Giuseppe Piazza, Angelo Tambè. La prima udienza dibattimentale sarà il prossimo 6 marzo ed in quella occasione saranno sentiti i primi testimoni dell’accusa, per la maggior parte si tratta degli investigatori della squadra mobile, diretta dal vicequestore Giovanni Cuciti, che sostanzialmente hanno esperito le indagini  le indagini dopo le varie denuncie presentate. Nel giro di quattro anni e mezzo, gli imputati avrebbero messo a segno diverse frodi con la simulazione di incidenti automobilistici e la presenza di sette feriti; per la maggior parte si è trattato di  tamponamenti, a volte con la presenza di mezzi agricoli.

Turi Seminara, ritenuto il responsabile provinciale di Cosa Nostra, accusato di truffa

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Salvatore-SEMINARAEnna. I guai per Turi Seminara, l’imprenditre agricolo di Mirabella Imbaccari, ritenuto  il responsabile provinciale della famiglia di Cosa Nostra, non finiscono mai, perché non solo viene accusato di operazione malavitosi, come le estorsioni, di avere un patrimonio che supera i 10 milioni di euro, ma, ora secondo i carabinieri lo stesso  sarebbe responsabile di avere perpetrato una truffa nel campo dei contributi agricoli di parecchie  centinaia di migliaia di euro. E’ stata la Procura di Caltagirone a chiudere nei confronti di Turi Semiara, difeso dagli avvocati Silvano Domina e Francesco Maglione, il quale viene accusato di avere ricevuto contributi comunitari da parte dell’Agenzia nazionale Agea per un valore di  circa 250 mila euro e sono stati contributi ricevuti indebitamente in quanto Seminara non aveva i requisiti per averli. Questo è sicuramente un capitolo nuovo a carico dell’imprenditore agricolo di Mirabella Imbaccari, che ora dovrà dimostrare che i contributi ricevuti dall’Agea erano regolari a monte di una certificazione anch’essa regolare. Tutto, ovviamente, non ha niente a che fare con le accuse che gli muovono la Dda di Caltanissetta, che lo additano come il responsabile provinciale della famiglia di Cosa Nostra e che lo avevano portato ad essere condannato a sei anni di reclusione per associazione mafiosa, condanna  che la Cassazione ha annullato, trasmettendo tutto il carteggio alla Corte di appello per la rivisitazione del processo. L’accusa della procura di Caltagirone è altra cosa in quanto si sostiene che l’azienda agricola, chiamata dai carabinieri  “Grande Feudo” , che si trova tra Mirabella Imbaccari e Piazza Armerina, è cresciuta grazie ai contributi comunitari indebitamente percepiti e che raggiungono, in dieci anni, la ragguardevole cifra di circa 450 mila euro. Per i carabinieri, i tanti  terreni avuti  in affitto, e che gli hanno consentito di ottenere i contributi comunitari, non era stati presi con certificazione corrette, in quanto i contratti di locazione vengono ritenuti falsi, e quel che è peggio le firme delle persone proprietarie dei terreni non sapevano niente di  richieste di contributo, e qualche proprietario addirittura era deceduto da tempo.

 

Si partirebbe in anticipo ad Enna per il processo civile telematico

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telematica tribunaleEntra in vigore il 30 giugno prossimo, ma al tribunale di Enna il processo civile telematico dovrebbe partire tra marzo ed aprile, in via sperimentale e con un “doppio binario”. In sostanza fino all’entrata in vigore della legge che sancisce l’obbligo del deposito telematico degli atti processuali, al tribunale di Enna si partirebbe in anticipo. L’Ordine degli avvocati ha organizzato corsi di formazione sulle procedure ed i mezzi telematici necessari al deposito degli atti nei procedimenti civili. Praticamente a partire dal 30 giugno tutto dovrà essere depositato attraverso Internet e con lo stesso mezzo gli atti potranno essere visualizzati e scaricati dagli avvocati. La procedura telematica è obbligatoria per il civile, per i processi esecutivi e per le procedure concorsuali.
La legge del dicembre 2012 prevede che il termine del 30 giugno può essere anticipato sentito il parere dell’Avvocatura dello Stato e degli organi degli avvocati, previa la verifica della funzionalità dei servizi di comunicazione. A Enna tuttavia non si anticiperebbe il termine ma si partirà con una fase sperimentale in modo che, quando il processo telematico sarà obbligatorio, il sistema sarà già “rodato” e gli avvocati, come anche gli uffici e le cancellerie avranno dimestichezza con il nuovo sistema. Nell’Ennese le preoccupazioni riguardano soprattutto l’efficienza delle reti telematiche che soprattutto nella zona Nord sono soggette a frequenti interruzioni anche a causa di un temporale.
In sostanza il timore è che un atto urgente non possa essere depositato entro i termini per in black out di Internet. In ogni caso da quando partirà la sperimentazione e fino alla fine di giugno gli avvocati potranno depositare o ritirare gli atti anche con il sistema attuale, recandosi direttamente in cancelleria. L’ordine degli avvocati ha organizzato più corsi di formazione per consentire a tutti i legali di apprendere la nuova metodologia e l’uso degli apparati informatici che questa richiede. Il legale deve formare il fascicolo interamente su computer in modo da trasmetterlo poi via Internet, ma per alcuni procedimenti come ad esempio quelli fallimentari o quelli per danni che possono contenere anche documenti “pesanti” come planimetrie o fotografie, le attuali reti telematiche disponibili nel territorio ennese potrebbero non riuscire a garantire la trasmissione.

Leonforte. Polstrada salva 10 piccoli cuccioli

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leonforte polstrada cucciolileonforte polstrada cucciolileonforte polstrada cucciolileonforte polstrada cuccioliNel quadro delle attività di controllo per la prevenzione e repressione di comportamenti illeciti ai fini della sicurezza stradale, una pattuglia della Polizia Stradale della Sezione di Enna, alle dipendenze del Distaccamento di Nicosia, coordinata del Comandante del Distaccamento, Ispettore Cosimo Greco, mercoledì 5 febbraio, 14,30 circa, nei pressi del comune di Leonforte, veniva notiziata da alcuni utenti in transito che in contrada Conte, nel territorio del predetto comune, vi erano numerosi cuccioli di cane abbandonati. Pertanto, gli operatori della Polstrada si portavano in zona e dopo attente ricerche, rinvenivano ben 10 piccoli cuccioli di cane, alcuni ancora all’interno di uno scatolo di cartone, altri che vagavano pericolosamente sulla sede stradale, con il rischio di essere investiti dalle autovetture in transito, creando, altresì, pericolo per la circolazione. Gli Agenti della Polizia Stradale raccoglievano i cuccioli e dopo averli posti in un luogo sicuro, venivano accuditi, in quanto infreddoliti ed affamati. Inoltre, gli operatori si adoperavano per richiedere l’intervento dell’Associazione di protezione e recupero degli animali. Poco più tardi, giungeva sul posto personale dell’associazione E.N.P.A. di Leonforte, che prendeva in consegna i cuccioli. Sovente la Polizia Stradale interviene per prestare soccorso o raccogliere animali abbandonati sulla strada. Tale deprecabile fenomeno, oltre che sanzionato dalla legge, è altamente pericoloso, perché può essere causa di gravi incidenti determinati dalla presenza su strada di tali animali. La Polstrada è, comunque, sempre attenta a tale fenomeno. Infine, sempre nell’ottica della tutela della salute degli animali, la Polizia Stradale effettua anche continui e costanti controlli sul trasporto di animali vivi, avvalendosi, nella circostanza, anche di personale veterinario qualificato dell’ASP.

Delitto Minacapilli: Corte di appello di Catania ha assolto i due imputati

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Bancarotta, arrestato Mario De Felice per fallimento La CelereLa Corte di appello di Catania ha assolto i due imputati del processo per il delitto di Giovanni Minacapilli, ucciso a colpi di pistola mentre tornava a casa sua ad Aidone, la sera 24 gennaio del 1998. Assolti l’ennese Sebastiano Varelli, difeso dagli avvocati Giovanni Palermo e Francesca Denaro e Vincenzo Giunta di Assoro, accusati di avere avuto un ruolo nel delitto, rispettivamente, di mandante e di basista. Ma i racconti dei collaboratori di giustizia Angelo Leonardo e Maurizio Vinciguerra, componenti del gruppo di fuoco che uccise Minacapilli, non hanno convinto i giudici. Del resto i loro resoconti erano già stati definiti “discordanti” e “privi di riscontri” dalla Cassazione, che aveva annullato, rinviando tutto a Catania, la sentenza emessa dalla Corte di appello di Caltanissetta, con cui erano stati condannati all’ergastolo entrambi gli imputati. In primo grado Varelli e Giunta erano stati assolti, dal Gup di Caltanissetta, ormai dieci anni fa; e ora, dunque, sono ritenuti innocenti anche in appello.

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