La Corte di cassazione ha respinto il ricorso presentato dall’avvocato Michele Caruso per conto del rumeno Aurel Negrut, 44 anni, che il 23 marzo del 2010 cercò di uccidere la moglie Carmen, in una strada di campagna di Enna bassa, perché aveva deciso di lasciarlo e tornare in Romania e poi con dei pezzi di vetro cercò di uccidersi colpendosi più volte al ventre. Respinto il ricorso in Cassazione, la sentenza nei confronti di Aurel Negrut diventa esecutiva per cui dovrà scontare la condanna ad otto anni e 4 mesi di reclusione, inflitta dai giudici della Corte di appello di Caltanissetta. L’avvocato aveva chiesto di annullare la condanna, anche perché la donna lo aveva perdonato, lo ha difeso dalle accuse e quello che è di più si erano riappacificati quasi subito, invece la conferma sta a significare che la sentenza passa in giudicato. La Corte nissena aveva concesso a Negrut le attenuanti generiche, che aveva portato una riduzione della pena, prevista intorno ai dieci anni, pena inflitta in primo grado dal Gup Elisabetta Mazza. Aurel Negrut, che ha già scontato quattro anni esatti, con l’indulto e la buona condotta in carcere tra qualche mese potrebbe lasciare il carcere, ma la sua condanna rimane per tentato omicidio, aggravato dovuto anche al fatto che la vittima è la moglie. In questo tentato omicidio è stata esclusa la premeditazione perchè è stato fatto tutto in un momento di grande tensione psicologica, tanto è vero che Aurel Negrut ha tentato di uccidersi con lo stesso vetro con cui aveva ferito la moglie ed il suo difensore ha dimostrato che non c’era la volontà di ucciderla, ma soltanto punirla violentemente perché lo voleva lasciare e ritornare in Romania. Nonostante l’evidenza dei fatti, in sostanza, secondo il legale non c’era alcuna prova per sostenere che Negrut avesse la chiara e lucida intenzione di uccidere la moglie.
Tentò di sgozzare la moglie. Respinto ricorso in Cassazione sul rumeno Negrut
Piazza Armerina. Anziano palpeggiatore di due ragazze collaboratrici domestiche che chiedono maxi risarcimento
Enna. Il PM Ferdinando Lo Cascio ha chiesto la condanna a 2 anni ed otto mesi di reclusione e il risarcimento alla parte civile per M.S. 85 anni, pensionato di Piazza Armerina, che avrebbe tentato di abusare delle sue collaboratrici domestiche, riuscendo soltanto a palpeggiare la domestica italiana, mentre ha cercato di impaurire la seconda, rumena, puntandole la pistola in faccia per costringerla ad aderire ai suoi desideri sessuali. M.S. all’epoca della denuncia da parte delle due donne, avvenuta alcuni mesi fa, fu anche arrestato e tenuto conto della sua età concessi gli arresti domiciliari. Le due donne sono decise a fargliela pagare, costituendosi parte civile, hanno chiesto, nel corso del processo che si sta svolgendo con il rito abbreviato, dei risarcimenti abbastanza onerosi, tenuto conto dello stato agiato del pensionato. Nel minacciare la giovane rumena, che è assistita dall’avvocato Francesco Alberghina, con la pistola, l’anziano voleva costringerla ad aderire ai suoi desideri e al suo rifiuto prima l’ ha afferrata per il collo e poi le ha sferrato un pugno. La ragazza ha chiesto un risarcimento di 100 mila euro, mentre la ragazza italiana, assistita dall’avvocato Salvatore Spinello, che ha subito dei palpeggiamenti aggressivi, e che ha anche subito un trauma di carattere psichico , ha chiesto un risarcimento di 500 mila euro. Anche la donna, dopo l’episodio, è stata costretta ad andare in ospedale, dove le hanno diagnosticato uno stato d’ansia post-aggressione. M.S. viene assistito dall’avvocato Marco Di Dio Datola, che, nel corso della sua arringa, ha chiesto l’assoluzione, sostenendo che non ci sono riscontri obiettivi per cui possano essere considerato valido quello che hanno denunciato le due ragazze. Tra oggi e domani dovrebbe arrivare la sentenza.
Aidone: arrestato pregiudicato del luogo
I Carabinieri della Stazione di Aidone, comandata interinalmente dal Maresciallo Ordinario Rampello Giuseppe e dipendenti dalla Compagnia Carabinieri di Piazza Armerina, continuano la loro costante attività di controllo del difficile territorio, dove l’Arma è l’unico presidio della Forze dell’Ordine.
I militari della Benemerita aidonese, nella tarda serata di ieri, in ottemperanza dell’ordine di esecuzione per l’espiazione di pena detentiva in regime detenzione domiciliari, emesso in data 12.03.2014 dall’Ufficio Esecuzioni Penali del Tribunale di Enna, hanno tratto in arresto Ribaudo Angelo, 34enne nato a Piazza Armerina ma residente ad Aidone, separato, disoccupato, pluripregiudicato.
Il Ribaudo, riconosciuto definitivamente colpevole dei reati di violazioni inerenti le misure di prevenzione) e guida con patente revocata, commessi in Aidone il 04.09.2012, dovrà scontare in regime di detenzione domiciliare presso la propria abitazione, mesi 7 (sette) e giorni 11 (undici) di reclusione. Lo stesso Ribaudo è stato condannato anche al pagamento di euro seicento di multa.
Ribaudo Angelo, espletate le formalità di rito, è stato quindi tradotto presso la propria abitazione in regime degli arresti domiciliari a disposizione dell’Autorità Giudiziaria mandante del provvedimento.
Piazza Armerina. Per un anziano palpeggiatore un’assoluzione ed una condanna
Enna. Un’assoluzione ed una condanna per M.S, l’anziano di 85 anni di Piazza Armerina che era accusato di avere tentato di abusare di due sue collaboratrici domestiche, addirittura utilizzando una pistola per impaurire una ragazza rumena, puntandogliela in faccia per costringerla ad accettare le sue avances sessuali, mentre, a detta dell’accusa, con l’altra collaboratrice, che è italiana, l’avrebbe palpeggiata nel momento in cui la stessa stava per uscire dalla casa dove abitava l’anziano armerino. Nella sua requisitoria il Pm Ferdinando Lo Cascio aveva chiesto la condanna dell’imputato a 2 anni ed otto mesi di reclusione e il risarcimento alla parte civile, mentre i difensori delle due ragazze, Alberghino per la rumena e Spinello per l’italiana hanno chiestola condanna dell’imputato ed il risarcimento dei danni, l’avvocato Di Dio Datola l’assoluzione del suo assistito perché mancano dei riferimenti obiettivi sulla vicenda e tutto è riposto nelle dichiarazioni delle due ragazze. M.S., subito dopo la presentazione della denuncia da parte delle due ragazze fu anche arrestato e gli furono concessi gli arresti domiciliari, considerata la sua età avanzata. Nel corso del processo che si è svolto con il rito abbreviato, sono stati richiesti dei risarcimenti molto consistenti. Mentre per l’episodio del palpeggiamento alla ragazza italiana M.S. è stato assolto, per quanto riguarda l’aggressione con la pistola alla ragazza rumena il giudice ha condannato M.S. ad un anno e due mesi con la sospensione condizionale della pena in quanto ritenuto responsabile di tentata violenza sessuale, di risarcimento da quantificare in sede civile e la rifusione delle spese di costituzione a giudizio. Per quanto riguarda l’assoluzione per l’aggressione alla ragazza italiana, l’avvocato Spinello attende di leggere le motivazioni della sentenza prima di presentare ricorso in Corte d’Appello, ma pare che anche la Procura voglia presentare ricorso. Ma per l’anziano i guai non finiscono mai, perché, nonostante l’arresto quando si sono verificati i fatti, intorno a metà ottobre, M.S. avrebbe continuato a chiamarle continuamente per cui è stato rinviato a giudizio per molestie telefoniche. Sarà processato di fronte al Tribunale monocratico di Enna per questa accusa fra tre mesi.
Leonforte. Cinque arresti per ricettazione e riciclaggio di materiale ferroso
Nei giorni scorsi i Carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale, collaborati dalle pattuglie del Nucleo Radiomobile di Enna, hanno proceduto al controllo di un TIR per il trasporto di materiale ferroso notato nel piazzale di una ditta di movimento terra di Leonforte mentre stava effettuando delle operazioni carico.
Il controllo del materiale di natura ferrosa che si trovava già posizionato all’interno del cassone dell’autoarticolato ha fatto emergere la presenza, in particolare, di un numero consistente di grandi contenitori denominati “Big. Bag” all’interno dei quali si trovavano presenti diverse tonnellate di rame.
Diversi altri “big-bag” sono risultati contenere altro materiale quale ottone ed alluminio mentre diverse centinaia di vecchi cerchi di autovetture stavano per essere collocati nel grande cassone.
Chiesta contezza ai presenti, tra cui i due autotrasportatori provenienti da Napoli, della provenienza di tale materiale nessuno ha ritenuto di rivendicare la proprietà dell’enorme quantitativo di rame rinvenuto, costituito da cavi, trecce piattine e barre di rame puro per un quantitativo prossimo a circa 8.000 / 9.000 kilogrammi, per un valore sul mercato di circa € 45.000,00 /50.000,00
Gli accertamenti avviati sul posto, hanno portato pertanto a classificare il materiale rinvenuto quale di provenienza illecita, anche per la presenza di notevole documentazione cartacea rinvenuta all’interno dei mezzi pesanti sottoposti a sequestro, tra la quale numerosi moduli e registri in materia di rifiuti rigorosamente in bianco, motivo per cui tutte le persone presenti sono state ritenute a vario titolo concorrenti nel reato di ricettazione e riciclaggio e sono quindi state dichiarate in stato arresto.
La sede della ditta di movimento terra dove erano in corso le operazioni è risultata non possedere alcuna autorizzazione in materia di trattamento di rifiuti speciali motivo per cui sono risultati immediatamente emergenti numerose violazioni in materia di codice dell’ambiente e di trattazione dei rifiuti.
Gli arrestati sono:
· M.V. di anni 37 di Leonforte, titolare di una ditta di autorottamazione con sede in Nissoria;
· S.L.P. , di anni 63 di Napoli, autotrasportatore, dipendente di una società di trasporto materiale ferrosi con sede in Casalnuovo di Napoli;
· V.G. di anni 37, di Casalnuovo di Napoli, autotrasportatore, dipendente di una società di trasporto materiale ferrosi;
· S.R.L. di anni 32, di Leonforte, della ditta di movimento terra di Leonforte dove stavano avvenendo le operazioni;
· G.M. di anni 43 di Leonforte, dipendente della Ditta di Autorottamazione con sede in Nissoria.
Degli avvenuti arresti è stato immediatamente notiziato il Sost. Proc. Dott. Marco Di Mauro, Magistrato di Turno presso la Procura della Repubblica di Enna.
L’udienza di convalida dell’arresto si terrà nella mattinata di lunedì presso il Tribunale di Enna.
Sono in corso indagini al fine di poter risalire all’origine del rame rinvenuto.-
Scarcerato Sebastiano Russo Fano,tra gli arrestati operazione Go-kart di Catenanuova
Il tribunale del Riesame ha annullato l’ordinanza di arresto, emessa dal Gip Davide Salvucci, nei confronti di Sebastiano Russo Fano, 39 anni di Catenanuova, ma residente in provincia di Monza, che era stato accusato, nell’operazione antimafia “Go kart”, di far parte della famiglia mafiosa di Cosa Nostra. Sostanzialmente è stato accolto il ricorso che è stato presentato dell’avvocato Carmelo Terranova del foro di Caltanissetta e il Tribunale del Riesame lo ha rimesso in libertà. Nel corso dell’interrogatorio di Garanzia l’arrestato aveva respinto ogni accusa, dichiarando che lui non ha alcun rapporto con le persone che sono state arrestate nel corso dell’operazione. I giudici del Riesame, presieduto da Mario Amato, giudici a latere Leone e Petralia, hanno accolto la tesi difensiva e hanno rimesso in libertà Russo Fano. La difesa ha puntato, nel suo ricorso, tutto contestando le dichiarazioni del pentito Nino Mavica, ritenute contraddittorie su alcuni punti; così come sono state contestate altre motivazioni su cui puntava l’accusa. Russo Fano era accusato di essere associato al clan capeggiato da Salvatore Leonardi. Per il presunto boss Salvatore Leonardi, difeso dall’avvocato Egidio La Malfa, il Tribunale del Riesame sarà chiamato a pronunciarsi martedì prossimo. Tutti gli arrestati nel corso dell’operazione hanno presentato ricorsi, ben quindici, al Tribunale del Riesame ma sono stati tutti respinti. Nel corso della settimana che va ad incominciare dovrebbero esaurirsi le udienze per tutti coloro che, fra i 49 arrestati, hanno chiesto al Tribunale del Riesame. L’operazione Go Kart ha svelato le attività estorsive di ben quattro clan che operavano a Catenanuova, Centuripe e Regalbuto e che imponevano il pizzo alle imprese, mentre si spacciava la droga da parte di gruppi che avevano assegnato ognuno il loro territorio.
Leonforte. Michele La Delfa non ce l’ha fatta. E’ morto all’ospedale Civico di Palermo
Michele La Delfa, 42 anni, sposato e padre di tre figli, non ce l’ha fatta. E’ morto oggi all’ospedale Civico di Palermo. Martedì scorso, nella tarda mattinata, il disperato gesto sul tetto del Comune durante l’assegnazione deglle case popolari.
Michele La Delfa non ce l’ha fatta. E’ morto -oggi- all’ospedale Civico di Palermo il disoccupato di 42 anni, sposato e padre di tre figli, che martedì scorso, nella tarda mattinata, si era dato fuoco sul tetto del municipio di Leonforte, in provincia di Enna. L’uomo aveva riportato profonde ustioni su tutto il corpo e oggi il suo cuore ha cessato di battere per le complicazioni sopravvenute.
Il tragico gesto durante l’assegnazione degli alloggi popolari quando La Delfa che da tempo era in attesa di un alloggio e che già lo scorso giugno era stato protagonista di una forte protesta lamentando irregolarità nella formazione delle graduatorie, si era allontanato dalla sala dove si stavano proclamando gli assegnatari per compiere l’ultimo atto disperato.
Poco dopo dalla strada era stato lanciato l’allarme perché i passanti avevano visto sul tetto del Comune una figura avvolta dalle fiamme. Erano immediatamente accorsi il sindaco Francesco Sinatra, diversi amministratori e le forze dell’ordine e proprio il sindaco che è un vigile del fuoco, nel tentativo di spegnere le fiamme che ormai avvolgevano il quarantaduenne, era rimasto ustionato al volto e alle mani. La Delfa in gravissime condizioni era stato trasportato con un elicottero del 118 all’ospedale Civico di Palermo.
Secondo la ricostruzione della polizia e dei carabinieri, La Delfa dopo essersi allontanato dagli uffici comunali era andato a prendere una tanica di benzina era salito sul tetto del Palazzo comunale e dopo essersi cosparso gli abiti di liquido infiammabile ha appiccato le fiamme. Durante questi cinque giorni di ricovero La Delfa era rimasto in prognosi riservata.
A19. Pauroso incidente sulla PA-CT tra un autoarticolato e la Fiat Panda di un trentenne di Catenanuova
Sulla A19, alle ore 22.40 del 14 marzo, un autoarticolato, condotto da T.G. di anni 48, di Bagheria, mentre transitava al km.166, direzione PA-CT, per cause in corso di accertamento, impattava contro una autovettura Fiat Panda condotta da N.S. di anni 33, di Catenanuova. A seguito del violento urto, l’autovettura veniva sbalzata contro il guard-rail, carambolando da destra a sinistra della corsia, mentre l’autoarticolato si poneva di traverso alla carreggiata, sfondando a sua volta il guard-rail di destra e per metà della sua lunghezza fuoriusciva verso la scarpata antistante. La pattuglia della Polstrada, prontamente intervenuta, messa in sicurezza la zona, faceva intervenire i soccorsi. Pertanto i conducenti dei veicoli coinvolti sono stati trasportati in ambulanza presso l’ospedale “Vittorio Emanuele” di Catania. Entrambi, visto il tremendo impatto sono stati fortunati, poiché il conducente dell’autoarticolato veniva giudicato guaribile in gg.7, mentre il conducente della Panda veniva giudicato guaribile in gg. 30. A causa dell’incidente l’autostrada è stata chiusa al traffico nella direzione Palermo Catania, dalle ore 01,40 circa alle ore 4,07 del mattino. Infine, il giorno successivo, alle ore 09,20, nei pressi dello svincolo di Catania, un conducente L.G. di anni 29 di Catania, a bordo di una autovettura Fiat Punto, veniva controllato da una pattuglia della Polstrada e sorpreso alla guida senza avere mai conseguito la patente di guida. Inoltre, nella circostanza, guidava il veicolo sprovvisto di copertura assicurativa. Per lui è scattata una denuncia all’Autorità Giudiziaria di Catania ed il veicolo sequestrato.
Ed intensa è stata l’attività della Polstrada di Enna e dei dipendenti Distaccamenti nel fine settimana. La Sezione della Polizia Stradale della Provincia di Enna, nella prima mattinata del 14 marzo u.s., ha predisposto un dispositivo speciale di controllo di veicoli in transito sull’autostrada A/19. Con tale dispositivo si è attuata la deviazione totale del flusso autostradale dentro l’area di parcheggio “S.Barbara”, dove sono stati effettuati accurati controlli di Polizia sulle autovetture, sui mezzi pesanti e sugli occupanti in transito. In tale attività è stato impegnato tutto il personale della Sezione della Polizia Stradale di Enna, della squadra di Polizia Giudiziaria, unitamente a pattuglie del Distaccamento di Catenanuova e Nicosia. Tale attività coordinata direttamente dal Vice Questore Aggiunto Fabio D’Amore, Dirigente della Sezione Polstrada di Enna, è mirata alla repressione delle violazioni al Codice della Strada, ai fini della sicurezza stradale. Nella circostanza sono stati controllati 90 veicoli e 100 persone e sono state contestate 43 violazioni al Codice della Strada. Inoltre, sono stati effettuati 3 sequestri amministrativi, 6 fermi amministrativi, il ritiro di 7 carte di circolazione e la decurtazione di 46 punti. Anche in questa occasione positivo è stato il bilancio di tale operazione, sia sul piano della prevenzione, sia sul piano della repressione della violazione alle norme sulla sicurezza stradale, in particolare nella lotta alle irregolarità nel trasporto professionale ed alla falsità di documentazione. Le sanzioni hanno riguardato, principalmente, il mancato uso di cinture di sicurezza durante la guida e la mancanza di copertura assicurativa.
Enna. Gelese condannato a tre mesi per tentativo di furto
Giuseppe Retucci, 25 anni di Gela, è stato condannato con sentenza definitiva a tre mesi di reclusione da scontare con i domiciliari in quanto è stato ritenuto responsabile di un tentativo di furto in un’abitazione di Enna, avvenuta circa due anni fa. Retucci era accompagnato da due minorenni MGS e CS di 17 anni, in possesso di un grosso cacciavite cercò di forzare la porta di un’abitazione di Enna alta, nei pressi del Duomo, ma i tre fecero troppo rumore, i vicini avvertirono la centrale operativa dei carabinieri, che inviarono una loro pattuglia, i tre gelesi tentarono di scappare a piedi per le vie del centro storico, ma i carabinieri li inseguirono e li arrestarono. La sentenza di condanna a tre mesi ai domiciliari è diventata definitiva per Giuseppe Retucci. La zona del furto è un quartiere dove vivono tanti anziani anche da soli e dove, secondo i militari, nei giorni precedenti erano avvenuti diversi tentativi di furto, si trova a ridosso della strada che porta al Castello di Lombardia. Durante la fuga Retucce, cercò di buttare via il grosso cacciavite che gli servire per forzare la porta, ma i carabinieri recuperarono anche quello, che al processo è diventata la prova che c’era l’intenzione di scassinare la porta dell’abitazione, non si conosce quale è stata la sorte dei due minorenni che erano con lui al momento del tentato furto.
Enna. In tre rischiano cinque anni di reclusione per furto di cavalli
Per un furto di cavalli, avvenuto a Enna nel giungo del 2007, tre persone rischiano cinque anni di carcere. Tutto parte dall’inchiesta antimafia “Green Line” e secondo gli investigatori i proventi del furto dovevano servire a finanziare la famiglia di Cosa Nostra di Enna. Gli imputati in questo sono Santo Galati Massaro, 32 anni di Centuripe, Giuseppe Costanzo Zammataro, 31 anni di Tortorici, in provincia di Messina, e Biagio Savoca, 59 anni di Valguarnera. Del furto dei cavalli sono già stati condannati altri due imputati, con sentenza passata in giudicato, in quanto ritenuti i mandanti. Santo Galati Massaro, Costanzo Zammataro e Biagio Savoca, invece, sono quelli che hanno effettuato materialmente il furto. L’ultima udienza si è svolta con la requisitoria del pm Roberto Condorelli, il sostituto Procuratore della Dda di Caltanissetta, che ha coordinato le indagini della Squadra mobile di Enna e del commissariato di Leonforte. Nelle intercettazioni si faceva riferimento al furto di quattro cavalli, che erano stati rubati in contrada Galizi. Per domani ci sarà anche, in un altro processo-stralcio di Green Line, la requisitoria del pm Condorelli, che vede imputati per tentata estorsione di stampo mafioso, Luigi Russo e Alfonso Di Marco di Valguarnera. Luigi Russo è accusato di tentata estorsione e incendio doloso; mentre Di Marco solo di tentata estorsione.
Leonforte. Cinque arresti per riciclaggio di materiale ferroso: già quattro scarcerati
Dei cinque arrestati dai carabinieri del nucleo investigativo del comando provinciale giovedì scorso alla periferia di Leonforte e trovati in possesso di rame di provenienza furtiva, nascosto in un Tir, proveniente da Napoli, assieme ad altro materiale, sono stati tutti scarcerati tranne uno. Ieri mattina c’è stata la convalida dell’arresto di tutti e cinque, che non hanno alcun precedente specifico, accusati di ricettazione e riciclaggio di materiale, da parte del Gip Elisabetta Mazza. Dei cinque arrestati resta in carcere solo uno Marco V., incensurato, 37 anni, titolare di una ditta di rottamazioni di Nissoria. Gli altri sono i leonfortesi G.M. di 43 anni e S.L.R. di 32 anni, i napoletani S.L.P. di 63 anni e V.G. di 37 sono stati tutti scarcerati. Per il napoletano V.G. è stato disposto un provvedimento di divieto di dimora in provincia di Enna per almeno tre anni. I cinque nel corso dell’interrogatori di garanzia hanno cercato di negare ogni addebito. I due leonfortesi hanno cercato di fornire chiarimenti circa la loro posizione, negando di non aver avuto nulla a che fare con la presenza del rame sul Tir di competenza dei due napoletani. Marco V. per i carabinieri, invece, avrebbe avuto i contatti con i napoletani, ha fornito chiarimenti ed ha sostenuto che il rame presente nel Tir non è di provenienza illecita. Ovviamente le sue dichiarazioni non ha di certo convinto il Gip presso il Tribunale di Enna, che ha deciso di lasciarlo in carcere. I carabinieri del comando provinciale, in servizio di controllo del territorio, secondo le disposizioni del comandante Baldassare Daidone, coordinati dal capitano Michele Cannizzaro, sono intervenuti a sorpresa in una contrada di Leonforte dove si trova un’impresa di movimento terra di Leonforte, insospettiti dalla presenza di un Tir che stava caricando del materiale diverso e tra questo anche 9 tonnellate di rame, del valore di circa 50 mila euro. Nessuno degli arrestati ha alcun tipo di precedente specifico, solo che al momento del controllo nessuno ha saputo dire ai carabinieri di chi era la merce che stavano caricando.
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Barrafranca: 41enne arrestato per espiazione di pena detentiva
I Carabinieri della Stazione di Barrafranca, dipendenti dalla Compagnia di Piazza Armerina e comandata dal Luogotenente Giordano Epifanio, nella tarda serata di ieri, in ottemperanza dell’ordine di esecuzione per l’espiazione di pena detentiva in regime di detenzione domiciliari, emesso in data 14.03.2014 dall’Ufficio Esecuzioni Penali del Tribunale di Enna, hanno tratto in arresto Simonte Giuseppe, 41enne nato e residente a Barrafranca, celibe, disoccupato, con precedenti di polizia.
Il Simonte è stato definitivamente riconosciuto colpevole del reato di furto, commesso in Barrafranca agli inizi del 2006 e dovrà scontare in regime di detenzione domiciliare presso la propria abitazione, mesi 7 (sette) di reclusione. Lo stesso Simonte è stato condannato anche al pagamento di euro duecento di multa.
Simonte Giuseppe, espletate le formalità di rito, è stato tradotto presso la propria abitazione in regime di detenzione domiciliare a disposizione dell’Autorità Giudiziaria mandante del provvedimento.
Niscemi. Avrebbero finto rapina, arrestato autotrasportatore di Piazza Armerina ed un agente
Ieri sera i Carabinieri della Stazione di Niscemi, in esecuzione dell’Ordinanza di Custodia Cautelare in Carcere emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari presso il Tribunale di Caltagirone al termine di un attività di indagine dirette dal sostituto procuratore Antonia Sartori e coordinate dal procuratore Francesco Puleio della Procura di Caltagirone, hanno tratto in arresto un autotrasportatore di 40 anni, residente a Piazza Armerina e un agente della Polizia Penitenziaria 30enne in servizio a Milano, ma residente a Niscemi.
Le indagini sono state avviate all’indomani di una rapina a mano armata perpetrata il 16 febbraio scorso sulla SS 417, all’altezza della zona industriale di Caltagirone, quando un individuo armato di fucile e con il volto travisato, ha bloccato e sequestrato un autotreno con dentro uno degli occupanti dove si e’ poi fatto consegnare dall’autista una busta sigillata custodita sull’autoarticolato e 700 euro in contanti per poi fuggire a piedi nelle campagne circostanti.
Molti i punti oscuri della vicenda, denunciati in particolare da una delle due vittime, in particolare sebbene armato di fucile, un uomo potesse arrestare la marcia di un tir lanciato su una strada statale, maggiori perplessità sarebbero sorti in relazione alla dinamica della rapina: oggetto dell’attenzione del rapinatore infatti, oltre a 700 euro in contanti, una busta consegnata agli autotrasportatori a Latina, nel Lazio, il cui contenuto non sarebbe dovuto essere noto nemmeno agli stessi autotrasportatori.
L’attivita’ di indagine avviate nell’immediatezza avrebbero portato ad accertare come la busta contenesse circa 28 mila euro in contanti e 15 mila euro in assegni. Sviluppati tali elementi preliminarmente acquisiti, l’attenzione degli inquirenti si e’ concentrata presto proprio su uno degli autotrasportatori, e dal discreto ma incessante censimento degli spostamenti e delle relazioni di quest’ultimo, sul cognato della guardia carceraria.
In meno di due settimane gli esiti investigativi raccolti dai Carabinieri di Niscemi avrebbero consentito una precisa ricostruzione dei fatti, pienamente condivisa dalla Procura Calatina: Secondo la ricostruzione degli inqurenti, il camion, dopo aver raccolto la preziosa busta a Latina, avrebbe fatto ritorno in Sicilia con alla guida il presunto complice, che evidentemente secondo l’accusa, ben conosceva il contenuto del plico. Arrivato alla zona industriale di Caltagirone, l’autotreno si sarebbe fermato per far salire a bordo il rapinatore travisato e armato di fucile, secondo l’accusa la guardia penitenziaria.
A questo punto il rapinatore, fingendosi violento con entrambi gli occupanti del mezzo, inspiegabilmente ne ha fatto scendere solo uno, l’unica vera vittima dell’episodio, un 28 enne niscemese, proseguendo inspiegabilmente la marcia con solo Salvaggio. Pochi chilometri più avanti ed una manciata di minuti, l’autista del mezzo pesante e’ ritornato indietro con il camion per prelevare il collega, ma del rapinatore e della busta nessuna traccia. Tutti gli elementi raccolti ed evidenziati da Procura della Repubblica e dai militari dell’Arma ha consentito l’emissione dell’ordinanza, in esecuzione alla quale i due, nella serata di ieri, sono stati tratti in arresto e tradotti presso la Casa Circondariale di Caltagirone.
Enna. Domiciliari per Nunzio Schilirò, arrestato operazione zero in condotta
Il Gip presso il tribunale di Enna, Elisabetta Mazza, accogliendo la tesi difensiva presentata dagli avvocati Luca Fosco e Daniele Guzzetta, ha concesso gli arresti domiciliari a Nunzio Schilirò, che era stato arrestato nel corso dell’operazione antidroga “zero in condotta” effettuata dal comando provinciale della Guardia di Finanza e della tenenza di Piazza Armerina in alcuni comuni della provincia di Enna e della provincia di Catania. Nell’istanza, presentata al Gip, i due avvocati difensori hanno specificato che Nunzio Schilirò, in sede di interrogatorio di garanzia, aveva respinto le accuse mossegli dal magistrato e di aver alleggerito la sua posizione processuale, spiegando: di non avere avuto alcun vincolo di parentela con Gianfilippo Inghilterra, 51 anni di Mirabella Imbaccari che nelle intercettazioni veniva chiamato “zio Flavio” e che era uno dei coordinatori principali nello spaccio di droga; di non aver mai spacciato sostanza stupefacente del tipo marijuana; di averne fatto sempre e solo uso personale; di avere acquistato marijuana da Gianfilippo Inghilterra e se taluno gli chiedeva da chi poter acquistare della marijuana lo indirizzava verso Inghilterra, che era molto conosciuto nel campo del tossicodipendenti. Inoltre, Nunzio Schlirò, nell’interrogatori, aveva affermato di non essere mai stato in affari per spaccio droga con Inghilterra e di aver sempre svolto lecita attività lavorativa. Altro motivo inserito nell’istanza di scarcerazione, presentata dai due avvocati, la rivisitazione delle esigenze cautelari, che nella fattispecie erano scemate, in considerazione della sentenza della Corte Costituzionale n° 32 del 12.02.14 che abrogava la normativa del 2006 e per l’effetto, in materia di stupefacenti qualificabili come “leggeri”, tornava ad applicarsi la previgente normativa, con trattamento sanzionatorio fortemente ridotto. Gli avvocati Fosco e Gazzetta stanno preparando la richiesta per il Tribunale del Riesame per ottenere la scarcerazione completa del loro assistito, richiesta che verrà presentata nel corso della settimana.
Polstrada Enna, controlli sui veicoli adibiti al trasporto degli animali vivi destinati alla macellazione
Nell’ambito del potenziamento dei controlli di legalità nel settore dell’autotrasporto, la Sezione della Polizia Stradale di Enna, diretta dal Vice Questore Aggiunto Dott. Fabio D’Amore, unitamente ai dipendenti Distaccamenti di Nicosia e Catenanuova, ha effettuato mirati controlli sui veicoli adibiti al trasporto degli animali vivi destinati alla macellazione. Tali accertamenti sono stati effettuati d’intesa con il Servizio Veterinario delle Aziende Sanitarie di Enna, con puntuali controlli su tutta la filiera del trasporto animali, per accertare eventuali episodi di maltrattamento e per garantire la sicurezza alimentare. L’Unione Europea già dal 2005 ha tracciato le linee guida in materia di protezione e di benessere degli animali, invitando i Paesi appartenenti ad aderire allo specifico Regolamento n. 1/2005, che va a definire le regole da rispettare per ridurre al minimo lo stress a cui sono sottoposti gli animali, riconosciuti nel trattato di Lisbona – in vigore dal 13 dicembre 2007 – «come esseri senzienti», esseri dotati di sensi e sensibilità. Per tale motivo nelle giornate del 17 e 18 u.s., nel territorio di Pietraperzia e Troina, le pattuglie della Polizia Stradale, unitamente a personale del servizio Veterinario alle dipendenze del Dott. Sferlazza, si sono posizionate nelle strade di accesso ai locali delle aziende di macellazione verificando i veicoli che trasportavano animali. Nella circostanza, sono state rilevate 6 infrazioni, di cui una specifica riguardante agli aspetti tecnici del veicolo in relazione al benessere degli animali. Tale controlli saranno effettuati periodicamente, estendendoli anche in altri sedi di macellazione.
Donna di Aidone trovata morta dopo 28 giorni dalla scomparsa da una comunità in Piemonte
Aidone. E’ stata ritrovata morta la donna di origine aidonese, ma residente da molto tempo in Piemonte, che era scomparsa la fine di febbraio scorso. Palma Tuttobene, 57 anni, si era allontanata, il 23 febbraio, dalla comunità protetta Emmaus di Alba, facendo perdere le sue tracce. La donna si trovava ricoverata, presso la struttura, da sei anni a causa della depressione di cui era affetta. Alcuni testimoni l’avevano vista passeggiare lungo le rive del fiume Tanaro.
Per questo le ricerche di carabinieri, vigili del fuoco e numerosi volontari, si sono subito concentrate in questa zona. Il corpo, in avanzato stato di decomposizione, è stato trovato distante dal luogo della sparizione. Il ritrovamento è avvenuto mercoledì 19 marzo ma la notizia ad Aidone, dove vivono alcuni parenti della donna, si è diffusa solo ieri, giovedì. La donna, che era andata via dal paese natìo quando era ancora piccola, abitava a Cannelli. Era sposata con un calabrese e aveva due figli. Questo il commento del cugino che diverse volte si è trovato ad ospitare nella sua abitazione Palma Tuttobene.
«Abbiamo avuto la conferma – ha detto – che si tratti proprio di mia cugina. Il luogo della scomparsa e la depressione di cui era affetta fin da subìto ci ha messo in seria preoccupazione. Ora la notizia della sua morte».
Angela Rita Palermo
Nicosia, discarica Canalotto: a giudizio due ex assessori all’ambiente
Nicosia. Disposto il giudizio per due ex assessori all’ambiente, nell’ambito delle indagini sulla discarica Canalotto che hanno portato lo scorso agosto, al sequestro del sito, che è chiuso dal 2006. Il procuratore capo Fabio Scavone che ha coordinato l’indagine sul Canalotto, ha ritenuto gli elementi a carico sufficienti ed ha emesso il decreto che dispone direttamente il giudizio, con il processo che si aprirà a settembre.
Le ipotesi contestate sono sostanzialmente per condotte omissive, perché l’ex assessore all’Ambiente della giunta Catania e quello della giunta Malfitano, che non copre più la delega ma rimane nell’amministrazione, devono rispondere di mancati interventi di messa in sicurezza della discarica e di non avere attivato le procedure previste per il cosiddetto “post mortem”, cioè quegli interventi di bonifica che sono necessari quando le discariche sono sature o comunque non vengono più utilizzate. Le ipotesi loro contestate si riferiscono al periodo successivo al dissequestro della discarica, avvenuto nella primavera del 2010, quando il sito ritornò nella disponibilità del Comune. I difensori potrebbero avanzare richiesta di rito abbreviato che se pure in caso di condanna prevede la riduzione di un terzo della pena, non permette di presentare al giudice, con testi e dibattimento, tutte le eventuali prove a discolpa.
Tecnicamente che la discarica Canalotto non è stata bonificata né messa in sicurezza è un dato di fatto, considerato che ancora oggi a distanza di quasi 8 anni dalla chiusura, su di essa non sono stati garantiti interventi di alcun tipo se non uno svuotamento del percolato sotto l’amministrazione Catania. al momento tutta la procedura di bonifica è arenata, ma grado la società che gestiva Canalotto avesse prestato una garanzia di 2 milioni di euro, finalizzati proprio al “post mortem”. La somma è disponibile da oltre 2 anni ma una questione di competenze alla riscossione e poi all’utilizzo, tra Prefettura e Regione, ha allungato i tempi.
Enna. Venti ragazzi della scuola Media Savarese colpiti dalla “processionaria”, finiscono in ospedale
Ieri mattina allarme nella scuola media “Nino Savarese” di Enna Bassa dove circa 20 ragazzi di alcuni classi hanno incominciato a sentire dei fastidi alla pelle ed hanno incominciato a grattarsi. Insegnanti si sono preoccupati di questo malessere generale ed hanno allertato con una certa immediatezza i carabinieri del Nucleo Operativo del comando provinciale, diretto dal capitano Michele Cannizzaro, il quale si è subito recato presso la scuola per capire la causa di questo malessere generale, notando che i ragazzi incominciavano a manifestare disagio e la voglia matta di grattarsi. Immediatamente i ragazzi sono stati trasferiti al Pronto Soccorso dell’Ospedale Umberto I, che dista dalla scuola qualche centinaio di metri, ed i medici si sono accorti che i ragazzi erano stati attaccati da un insetto, chiamato la “processionaria”, che solitamente attacca gli alberi di Pino. Del fenomeno si sono interessati anche gli agenti del posto di Polizia dell’Ospedale che si trovano accanto al Prono Soccorso. I sintomi ponfi rossi sulla pelle del viso, del collo e delle mani, difficoltà a respirare e occhi gonfi e lacrimanti. Due sono finiti in shock anafilattico. Nella scuola, proprio all’ingresso ci sono alcuni alberi di Pino e gli insetti, lasciati gli alberi, entrati nella scuola hanno attaccato i ragazzi che hanno incominciato a manifestare la presenza di soggetti urticanti e poi sono stati i medici a provvedere alla disinfettazione delle braccia e delle gambe tenuto conto che il perdurare della presenza dell’insetto nella pelle potrebbe provocare delle gravi dermatiti. Il problema sicuramente rimane perché gli alberi di pino presente davanti la scuola saranno sicuramente pieni di questo insetto e, quindi bisogna intervenire per eliminare questo inconveniente che ha creato qualche preoccupazione ad insegnanti e genitori.
Valguarnera: arrestato giovane rumeno per furto
I Carabinieri della Stazione di Valguarnera, in tarda serata di ieri, in ottemperanza dell’ordinanza di applicazione della misura cautelare personale della custodia cautelare in carcere, emessa dal Tribunale di Enna –hanno tratto in arresto Ginga Gabriel, 27enne nato a Timisoara (Romania) residente a Catania, convivente, bracciante agricolo, con precedenti di polizia.
Ginga Gabriel è indagato di concorso in furto aggravato, simulazione di reato e detenzione di armi e/o strumenti atti ad offendere.
Il Ginga, unitamente ad altri soggetti allo stato non identificati, intorno alle ore 3:30 circa del 1 Marzo 2014, si introduceva all’interno della stazione di servizio “Esso – Valservice”, asportando della merce ivi custodita. In particolare il Ginga, unitamente ai complici, al fine di conseguire un profitto, si impossessava di numerose confezioni di dolciumi, di stecche di sigarette, di biglietti della lotteria istantanea “Gratta e Vinci” ed altra merce, per un valore complessivo di circa 5.000,00 euro. Il furto è aggravato in quanto commesso da più persone, travisate, in orario notturno, in luogo isolato e mediante violenza consistita nell’aver tranciato il lucchetto posto sulla porta d’ingresso nonché nell’aver danneggiato la porta blindata presente all’interno dei locali adibiti a bar dell’area di servizio “Valservice”.
Dalle indagini è emerso anche che Ginga Gabriel ha portato in luogo pubblico – l’area di servizio “Valservice” – una mazza con manico giallo della lunghezza di 85 centimetri per consumare il furto.
Il Ginga è gravemente indiziato anche del reato di “simulazione di reato” in quanto, alle ore 10:15 del 1 Marzo 2014, ha presentato una denuncia di furto della propria autovettura che invece era stata ritrovata dinanzi l’area di servizio. Infatti, tra le ore 03:15 e le ore 03:40 dell’01.03.2014 più soggetti di nazionalità rumena hanno effettuato un furto aggravato presso il bar dell’area di servizio “VALSERVICE s.r.l.” ubicata in Valgurnera Caropepe, alla Contrada Paparanza, SP 4 Km 4 +100. Il furto fu interrotto solo grazie all’arrivo di una pattuglia dell’Aliquota Radiomobile della Compagnia della città dei mosaici allertata dalla Centrale Operativa. Al loro arrivo i militari hanno notato due persone travisate allontanarsi velocemente a piedi per le campagne retrostanti brandendo tra le mani alcuni sacchi neri pieni verosimilmente di refurtiva. L’equipaggio della Radiomobile ha constatato, nel contempo, anche la presenza, a pochi metri di distanza dall’ingresso dell’area di servizio, in una stradella sterrata in zona defilata nei pressi dalla S.P. 4., di un’autovettura dal cui interno, alla vista dei militari, è sceso un altro soggetto che si è dileguato anch’egli a piedi per le campagne circostanti.
La summenzionata auto è, dunque, con assoluta certezza, il veicolo con il quale i rumeni erano arrivati in loco e con il quale sarebbero dovuti fuggire dopo la commissione del colpo.
Da accertamenti esperiti presso la banca dati delle Forze di Polizia, l’autovettura in questione, un’Opel Astra, è risultata intestata, dal mese settembre del 2013 a Ginga Gabriel.
L’autovettura rinvenuta, si presentava con le chiavi inserite nel vano accensione e, da un controllo in banca dati FF.PP., non risultava essere oggetto di furto.
All’interno dell’autovettura erano presenti indumenti, guanti, un cappello nero di lana, un mazzo di chiavi di casa ed un sacco nero con diverse confezioni di dolciumi che erano stati appena asportati dal bar. Da accertamenti effettuati dai Carabinieri, il mazzo di chiavi era relativo proprio all’abitazione dell’odierno arrestato.
Subito i militari della benemerita valguarnerese inviavano presso l’abitazione del Ginga i colleghi di Catania che suonando ripetutamente al citofono della casa senza ricevere alcuna risposta. Di lì a breve furono raggiunti proprio dai Carabinieri di Valguarnera. Ginga Gabriel si è presentato presso la propria abitazione solo alle 11:00 circa e dopo aver presentato presso la Questura di Catania la “falsa” denuncia di furto della sua autovettura. Nel pomeriggio del furto, presso gli uffici del Comando Compagnia di Piazza Armerina, altri militari dell’Arma hanno attentamente visionato alcune immagini videofilmate da una telecamera posta sopra la cassa del bar dell’area di servizio “ESSO” Valservice.
In particolare i Carabinieri hanno notato i ladri in azione, uno dei quali, per caratteristiche fisiche ed abbigliamento indossato, riconduceva fortemente a Ginga Gabriel. Infatti si poteva distinguere chiaramente che il ladro aveva corporatura esile ed era travisato con cappuccio grigio e giubbotto blu, indossante scarpe nere con cuciture chiare, che riconducevano fortemente al Ginga.
Al momento del controllo, quest’ultimo vestiva gli stessi indumenti notati nei filmati non avendo avuto il tempo materiale di cambiarli in quanto sia i Carabinieri di Catania che i colleghi di Valguarnera erano arrivati a casa sua prima di lui.
Ultimati tutti gli accertamenti, sia il PM – Dr.ssa Fiammetta Modica – che il G.I.P. – Dr.ssa Luisa Maria Bruno – hanno lavorato alacremente alla redazione della richiesta ed all’ordinanza di applicazione della misura cautelare della custodia cautelare in carcere, eseguita ieri dai Carabinieri dell’Arma valguarnerese.
Ginga Gabriel, espletate le formalità di rito, è stato tradotto presso la casa circondariale di Enna a disposizione dell’Autorità Giudiziaria mandante del provvedimento.
Ad Agira operaio ennese resta incastrato con il braccio in un rullo
Grave incidente sul lavoro ieri mattina in territorio di Agira dove un uomo è stato ferito ad un braccio rimasto incastrato in un rullo. L’allarme è stato lanciato alle 12,55 quando la sala operativa del Comando provinciale dei vigili del fuoco di Enna veniva allertata per un caso di infortunio sul lavoro avvenuto in contrada Mantre Bianche nel comune agirino. A rimanere ferito un uomo di 46 anni, A. D., di Enna; incerta, fino a ieri sera, la dinamica dell’incidente ancora in fase di accertamento; tra le ipotesi quella che l’operaio durante le fasi di lavoro sia rimasto con il braccio incastrato nel rullo di un nastro trasportatore per materiali di cava. I vigili del fuoco, appena giunti sul posto, hanno subito provveduto a liberare l’operaio malcapitato, consegnandolo al personale sanitario che mediante elisoccorso l’ha subito trasferito presso l’ospedale S. Elia di Caltanissetta.