Il comando provinciale della Polizia Stradale di Enna, diretto dal vice questore Fabio D’Amore, ha effettuato il solito dispositivo speciale per effettuare un controllo sull’autostrada Palermo-Catania , presso l’area di parcheggio “S.Barbara”, deviando tutto il flusso autostradale, proveniente da Palermo-Caltanisseta-Enna, dentro l’area di parcheggio. Con la deviazione è stato possibile effettuare accurati controlli sulle autovetture, sui mezzi pesanti e sugli occupanti in transito. All’attività di controllo, oltre al personale del comando provinciale, ha partecipato pure la squadra di Polizia Giudiziaria al completo, ed alcune pattuglie dei Distaccamenti di Catenanuova e Nicosia. L’obiettivo di questa operazione è rivolta alla repressione delle violazioni al Codice della Strada e dei reati in genere. In particolare, sono stati effettuati anche controlli sui conducenti attraverso l’uso dell’etilometro, nonché sulle autovetture e sui mezzi pesanti. Sono stati sottoposti a controlli anche alcuni autobus in transito sia di linea che a noleggio. Il bilancio dell’operazione ha visto il controllo di 73 veicoli, identificate 82 persone, anche con l’utilizzo degli strumenti per verificare il tasso alcolemico e sono state contestate 34 violazioni al Codice della Strada e decurtati 40 punti dalle patenti. Le violazioni hanno riguardato sia autovetture che mezzi pesanti. In particolare, per questi mezzi sono stati verificati anche i tempi di guida e di riposo dei conducenti ed il superamento dei limiti di velocità. Inoltre sono state ritirate 6 carte di circolazione e 2 patenti. Sono stati effettuati anche 6 fermi e 2 sequestri amministrativi di veicoli. Le sanzioni al codice della strada hanno riguardato, principalmente, il mancato uso delle cinture di sicurezza e la circolazione con mezzi privi della prevista revisione periodica. Sono stati sanzionati anche due conducenti perché sorpresi alla guida di un veicolo privo della prevista copertura assicurativa ed uno perché trovato con una patente di guida scaduta, sanzionato un conducente di un autocarro a cui era agganciato un carrello fuori misura.
Enna. A19: trentaquattro violazioni al codice della strada, tolti 40 punti dalla patenti
Condannati tre aidonesi ed una assoluzione nell’operazione antidroga San Martino
Nel processo sull’operazione antidroga, effettuata dal nucleo investigativo del comando provinciale dei carabinieri e coordinata dalla Dda di Caltanissetta ci sono stati tre patteggiamenti e un’assoluzione. I tre imputati sono Fabio Catania di 27 anni, Mario D’Itria di 35 anni e Raffaele Salvia di 37 anni tutti di Aidone, i quali hanno patteggiato e sono stati condannati ad un anno e 4 mesi di reclusione, con pena sospesa, mentre ad essere assolto Salvatore Raccuglia di 34 anni, difeso dall’avvocato Gaetano Gugliara. La vicenda risale al periodo che va dal 2007 al 2008 e gli imputati erano accusati di detenzione ai fini di spaccio di cannabis, siccome si trattava di piccoli quantitativi i tre hanno ottenuto un attenuante specifica, oltre alla condizionale. L’avvocato Gugliara ha difeso pure Mario D’Itria, gli avvocati Caterina Galati Rando e Sonia Ganci hanno difeso Raffaele Salvia, mentre l’avvocato Lorenzo Minacapilli era il difensore di Fabio Catania. L’inchiesta che riguardava gli aidonesi è stata coordinata dal procuratore Calogero Ferrotti, che aveva depositato la richiesta di rinvio a giudizio ed è stata trasmessa al tribunale di Enna in quanto non era ipotizzabile un’ipotesi di associazione a delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti. Il procuratore Ferrotti ha accolto la richiesta di applicazione della pena formulata dai difensori dei tre imputati, in quanto tutti giovani incensurati. Il Gup ha accolto la tesi difensiva dell’avvocato Gugliara e ha assolto con formula piena Salvatore Raccuglia. L’operazione San Martino, eseguita dai carabinieri del comando provinciale nel febbraio del 2010, portò all’arresto di otto persone di Aidone, Agira e Valguarnera. Salvatore Raccuglia, al momento degli arresti, si consegnò spontaneamente ai carabinieri, ottenendo i domiciliari, dopo qualche giorno il Tribunale del Riesame annullò l’ordinanza per carenza di indizi e la liberazione dell’imputato.
Enna. Rinviato a gennaio il processo agli ex amministratori dell’Ato Rifiuti
Il collegio giudicante del tribunale di Enna ha deciso, ieri mattina, che il processo ai cinque ex amministratori dell’Ato Rifiuti, imputati di avere assunto 100 persone, non subirà alcuna prescrizione ma proseguirà normalmente e la prossima udienza si svolgerà il prossimo 20 gennaio con l’escussione dei testimoni, che sono stati citati dal Procuratore della Repubblica, Calogero Ferrotti. Il pericolo, in questo processo, era che potesse intervenire la prescrizione, visto che si tratta di fatti che sono successi nel 2006, quindi quasi 7 anni e mezzo per cui poteva anche scattare la prescrizione, tenuto conto che la composizione del collegio giudicante poteva costituirsi con due giudici a latere nuovi, quelli che c’erano sono stati trasferiti in altri tribunali ed a questo punto poteva scattare la prescrizione. Ieri il tribunale ha deciso che il processo prosegue perché nessun reato è stato estinto. Il processo riguarda fatti che risalgono al 2006 quando il Consiglio di Amministrazione dell’Ato Rifiuti, presieduto da Serafino Cocuzza, amministratore delegato Antonio Cammarata, ebbe ad assumere 101 persone con una logica clientelare e provocò ovviamente proteste e varie denunce anonime per cui la Procura della Repubblica iscrisse i cinque amministratori nel registro degli indagati per abuso d’ufficio. Gli avvocati difensori non hanno acconsentito che si rinnovassero gli atti e questo ha provocato la ripetizione dell’istruttoria che è stata già espletata. I cinque amministratori hanno da sempre proclamato la loro innocenza sottolineando che quelle assunzioni erano necessarie per poter espletare il servizio di raccolta dei rifiuti tenuto conto che l’organico del personale in quel momento era deficitario e non era possibile soddisfare le esigenze di tutti i comuni della provincia. In questo processo cinque comuni della provincia si sono costituiti parte civile ed hanno anche chiesto la nomina di esperti che dovranno eseguire una perizia collegiale per vedere se effettivamente la società aveva bisogno di tutto quel personale.
Enna: trasferiti due giudici
Dopo 13 mesi trascorsi nei Tribunali di Nicosia ed Enna, il giudice Stefano Zammuto, nisseno di nascita, ma agrigentino d’adozione, viene trasferito al Tribunale di Agrigento. Stefano Zammuto ha ripreso il posto che aveva lasciato: quello di Gip-Gup, andando ad occupare il posto lasciato dal collega Alberto Davico, trasferito a Caltanissetta. Nella sua ultima esperienza agrigentina, Zammuto aveva ricoperto anche la carica di presidente della sottosezione agrigentina dell’Associazione nazionale magistrati. Ha lasciato pure il tribunale di Enna, tre giorni fa, il pm Paola D’Ambrosio, che è stata trasferita al tribunale di Napoli Nord.
Ennese, 41enne, a Parma condannato per atti osceni
E’ stato condannato a quattro mesi di reclusione, senza la sospensione condizionale della pena un ennese di 41 anni, residente in provincia di Parma, che si era abbassato i pantaloni dedicandosi ad atti osceni nell’area di servizio Cortile San Martino, proprio mentre passavano una madre con la figlia adolescente. La vicenda è avvenuta nel settembre del 2011. L’uomo, nonostante sia stato scoperto e visto dalla due, ebbe a continuare nel suo atteggiamento. L’enense poi è stato rintracciato grazie al numero di targa della sua auto che le due testimoni avevano memorizzato, per cui venne denunciato per atti osceni aggravati dalla presenza di una minorenne. Ieri è avvenuto il patteggiamento con la condanna a quattro mesi di reclusione e la pena non sospesa.
Enna. Chiesto il patteggiamento dalla zia della baby prostituta
Enna. Non ci sono solo i clienti della baby prostituta a chiedere il patteggiamento, ma anche la cosiddetta zia L.B. , che avrebbe avviato alla prostituzione la ragazzina quando aveva meno di quindici anni. Il difensore, l’avvocato Francesco Puzzo lunedì ha presentato la richiesta di rito abbreviato. Otto clienti della ragazza hanno già patteggiamento la pena e si tratta di condanne che vanno da un anno e sei mesi a secondo se i rapporti sessuali sono avvenuti prima o dopo che la ragazza ha compiuto sedici anni. L.B. viene accusata di sfruttamento della prostituzione anche quando la ragazza era minorenne. Il processo si aprirà il prossimo 21 gennaio e vedrà imputati altri 4 presunti clienti della ragazzina, accusati di prostituzione minorile. La ragazzina, che si trova ricoverata in una comunità fuori provincia si è costituita parte civile. Per un quinto cliente, residente a Campobello di Licata, che avrebbe “incontrato” la sedicenne nella sua città è stato disposto lo stralcio e il rinvio al Gup del Tribunale di Agrigento per competenza territoriale. Sono stati gli agenti della squadra Mobile, diretti dal vice questore Giovanni Cuciti, che nel controllare la zia hanno scoperto che la stessa di accompagnava con questa ragazzina, che lei definiva nipote, senza esserlo, e che poi la ragazza veniva accolta dai clienti con maggiore frequenza, quindi con la quasi certezza che la stessa veniva utilizzata per soddisfare le esigenze sessuali dei clienti e la zia aveva un bel profitto che le consentiva di andare a giocare e di vivere con una certo agio. A quel punto l’attività investigativa, coordinata dal pm della Dda di Caltanissetta Maria Pia Ticino, prosegue con più attenzione, venivano effettuate intercettazioni ambientali e telefoniche e alla fine scattava l’operazione, Pandemia, che portava all’arresto della zia e dei clienti della ragazzina.
Villarosa. Raggirato settantenne, processo per tre persone ma reati prescritti
Tre persone di Villarosa, che sono accusati di avere raggirato e truffato un ultrasettantenne, facendosi dare somme di denaro con la promessa di fargli conoscere una bella donna, non riceveranno alcuna condanna perché i reati sono estinti per prescrizioni. La vicenda si è verificata nel 2001 e le continue promesse dei tre imputati, Salvatore P. di 38 anni, la moglie Graziella di 30 ed il fratello minore di 27, avrebbe consentito a tre di spillare all’anziano villarosano qualcosa come 160 milioni delle vecchie lire. I giudici del Tribunale ennese non hanno potuto far altro che dichiarare il “non doversi procedere” perché i reati sono estinti per prescrizione. Il motivo dei continui rinvii del processo sono state causate dalle condizioni di salute dell’anziano in quanto si tratta di un cardiopatico che ha avuto diversi infarti. Il Tribunale ha dovuto rinviare più volte l’udienza e lo scorso anno aveva accolto la richiesta del pm di spostarsi a casa dell’anziano, per un’udienza a casa sua, ma anche in quel caso l’udienza non si è potuta tenere perché, in quel momento, l’anziano non era nelle condizioni di rispondere perché stava male ed ha soltanto confermato le sue accuse nei confronti dei tre. Il difensore dell’anziano l’avvocato Alessandro Faraci, ha ottenuto che il giudice acquisisse agli atti le denunce. Poi per un anno i processi non si sono potuti svolgere a causa della paralisi della giustizia e così il tempo si allungato sino ad arrivare alla prescrizione dei reati ed i tre imputati escono da questa vicenda assurda innocenti.
Piazza Armerina. Forestale sequestra frantoio
Piazza Armerina. Nell’ambito di un servizio disposto e pianificato dall’Ispettorato Forestale di Enna, finalizzato alla prevenzione e repressione dei reati ambientali, il Nucleo Operativo Provinciale ha denunciato alla competente Autorità Giudiziaria S. B., amministratore unico di un oleificio sito in contrada Cicciona, territorio di Piazza Armerina, sequestrando il frantoio. Il proprietario si era disfatto, nei giorni precedenti, delle acque di vegetazione residuate dalla lavorazione meccanica delle olive, immettendole nel depuratore comunale di Piazza Armerina ubicato in contrada Santa Croce, e contravvenendo, quindi a quanto prescritto dal Decreto Legislativo 152/06. Gli ufficiali di P.G. del Nucleo Operativo Provinciale della Forestale unitamente a personale dell’A.R.P.A. Sicilia, struttura territoriale provinciale, si sono recati presso il depuratore comunale armerino e nel frantoio per un’ispezione e campionamento delle acque reflue. Dai risultati delle analisi è stato accertato che il depuratore riceveva acque di vegetazione provenienti dall’impianto oggetto d’indagine. Le ulteriori verifiche tecniche effettuate hanno provato la riconducibilità del rifiuto liquido al processo produttivo dell’oleificio in questione. Tale azione, oltre a costituire violazione alla vigente normativa, danneggia il processo di depurazione delle acque reflue, poiché il superamento dei valori di tabella determina l’apertura del by-pass del depuratore con conseguente immissione di acque reflue nel corpo ricettore, provocando danno all’ambiente. Al proprietario del frantoio, B. S., è stato sequestrato il frantoio, affidandoglielo in custodia giudiziale.
Piazza Armerina. SS 117: Incidente mortale, salgono a tre le vittime, altri cinque ricoverati
Incidente mortale nel pomeriggio di oggi in territorio di Piazza Armerina, contrada Furma, dove intorno alle ore 15 hanno perso la vita tre persone, della provincia di Catania, sulla SS 117, la “curva della morte”, l’ormai terribile e temuto chilometro 35+700 che ogni anno provoca sistematicamente decine e decine di incidenti.
Ancora da accertare la dinamica dell’incidente che ha coinvolto tre veicoli, una Opel Corsa, una Peugeot 208 ed una Lancia Musa.
Le vittime sono Maria Carmela Jucuvano Mammao 21 anni di Paternò, Jenisha Soorkea 24, nata a Catania, e Federica Barbagallo, 19 anni, di Valverde (Catania). Grave uno dei cinque feriti, P.M., 37 anni. Sulla sua stessa auto, una Opel, viaggiava un trentaduenne, P.D., le cui condizioni non sembrano preoccupanti; mentre all’ospedale Chiello di Piazza Armerina sono stati trasportati gli altri feriti di cui due piazzesi, Baione e Purrazza.
Le tre ragazze morte viaggiavano tutte su una Peugeot, insieme a due ragazzi di 19 e 23 anni., tutte giovani che lavoravano per un’agenzia interinale che pare si occupi di contratti porta a porta.
Sul posto sono intervenuti i carabinieri, la polizia stradale, l’Anas ed i vigili del fuoco.
Il luogo dell’incidente, il bivio Furma, è tristemente noto specialmente nel periodo invernale dove la pioggia ed il ghiaccio sono causa di incidenti l’ultimo dei quali ieri dove hanno perso la vita tre giovani.
Foto Roberto Palermo per il GdS
situazione alle 8 dell’ 1 dicembre
deceduti in tre
ricoverati all’Umberto I di Enna: 2 in ortopedia ed uno in rianimazione
i due ricoverati al Chiello di Piazza Armerina già dimessi
Ancora furti di rame nella zona di Nicosia
Nicosia. Dopo una lunga pausa tornano in azione i ladri di rame e lasciano al buio decine di famiglie. Nella notte tra sabato e domenica, mentre imperversava una pioggia violenta e ininterrotta, o ladri per asportare circa 300 metri di cavo dell’energia elettrica dalla rete Enel, hanno mandato in cortocircuito una cabina per isolare il tratto di cavidotto che intendevano asportare. La conseguenza è stata un black out per una vastissima area che va dalle contrade Santa Maria La Nova, monte San Giovanni, San Pietro, Cirata, fino al Fiumetto. Si tratta di un’area densamente abitata, dove si trovano anche diverse aziende ed attività produttive. Ad essere interessati dal black out, sono i residenti delle aree servite dalla cabina mandata in cortocircuito dai ladri, che hanno provocato un enorme danno per poche centinaia di euro di rame. Quanti nella notte si sono accorti della mancanza di energia elettrica hanno pensato che l’interruzione fosse causata dal maltempo, dato che nelle aree di campagna del nicosiano basta un temporale ad interrompere sia l’erogazione di energia elettrica che le reti di telefonia fissa a mobile. I più, però data l’ora, dormivano e si sono resi conto che non si trattava del semplice guasto temporaneo ieri mattina. Sul posto sono intervenuti gli agenti del commissariato di Ps che conducono le indagini e i tecnici dell’Enel che per tutta la mattinata ed il pomeriggio hanno lavorato per ripristinare la cabina di distribuzione. Decine di famiglie sono rimaste comunque non solo senza luce, ma anche al freddo e senza acqua, dato che nelle zone di campagna l’approvvigionamento idrico nelle abitazioni viene garantito da pompe e motorini elettrici. Per la sostituzione dei cavi sottratti interverrà la ditta di Gagliano Castelferrato che ha l’appalto per questo tipo di interventi.
Piazza Armerina: Carabinieri arrestano noto pregiudicato del luogo
I Carabinieri della Stazione di Piazza Armerina nella tarda mattinata, in ottemperanza dell’ordine di esecuzione per l’espiazione della pena in regime di detenzione domiciliare emesso dalla Procura della Repubblica – ufficio esecuzioni penali – del Tribunale di Enna, hanno tratto in arresto Castoro Filippo, 32enne nato e residente a Piazza Armerina, convivente, disoccupato, pregiudicato.
Il Castoro, riconosciuto definitivamente colpevole del reato di concorso in furto aggravato di capitelli asportati presso il vecchio Ospedale di Piazza Armerina, è stato condannato alla pena di anni tre, mesi tre di reclusione ed una multa di euro seicento, espletate le formalità di rito, è stato associato presso la casa circondariale di Enna.
Aidone: Carabinieri arrestano noto pregiudicato
I Carabinieri della Stazione di Aidone alle prime luci dell’alba odierna, hanno tratto in arresto Ribaudo Angelo, 33enne nato a Piazza Armerina, residente ad Aidone, coniugato, pregiudicato, già Sorvegliato Speciale di P.S. con obbligo di soggiorno nel comune di Aidone.
Una pattuglia di militari, nel corso di un mirato servizio finalizzato al controllo dei soggetti sottoposti a provvedimenti e misure di prevenzione, nel corso di un servizio di osservazione espletato lungo la SS 288 sl km 51, in località Bellia, ha notato giungere da Aidone proprio l’autovettura Alfa Romeo 147 in uso al Ribaudo.
I Carabinieri, notata l’auto, hanno prontamente intimato l’alt anche con la paletta rifrangente ma il veicolo proseguiva la corsa sino a quando, immediatamente inseguito, veniva bloccato lungo il Viale Conte Ruggiero di Piazza Armerina.
Alla guida c’era Ribaudo Angelo che veniva dichiarato in stato d’arresto per le violazioni degli obblighi inerenti la misura di prevenzione della Sorveglianza Speciale di P.S. con obbligo di soggiorno.
In virtù della misura di prevenzione a cui è sottoposto il Ribaudo era tra l’altro sprovvisto della patente di guida perché revocatagli dal Prefetto di Enna. All’arrestato è stata contestata anche un’altra violazione amministrativa e cioè la mancata copertura assicurativa del veicolo su cui viaggiava che è stato quindi sequestrato ed affidato in custodia giudiziale ad una ditta autorizzata.
Angelo Ribaudo, espletate le formalità di rito, è stato tradotto presso la casa circondariale di Enna a disposizione dell’Autorità Giudiziaria.
Nicosia. Scippano anziani in pieno centro, vengono subito arrestati
Nicosia. Su segnalazione di un utente, ieri alle ore 16.30 circa, personale del Commissariato di P.S. di Nicosia, diretto dal Commissario Capo dott. Daniele Manganaro, interveniva in via IV Novembre, ove era stato rappresentato che poco prima due soggetti avevano compiuto un borseggio ai danni di un anziano cittadino.
I due venivano rintracciati, controllati e sottoposti a perquisizione personale.
Uno veniva trovato in possesso della somma di euro 50,00, mentre l’altro recava con sè la somma di euro 615.
Questi i fatti.
Il Commissariato di Nicosia aveva ricevuto delle segnalazioni negli ultimi giorni in merito ad altri scippi avvenuti nella stessa zona, ed una descrizione dettagliata dei soggetti che avevano operato.
Ieri, mentre era in corso un servizio mirato di appostamento, gli operatori, in abiti civili, notavano due soggetti che rispondevano perfettamente alle descrizioni raccolte dagli operatori.
In quel frangente, giungeva chiamata al “113” di un utente il quale riferiva che il proprio parente anziano era appena stato scippato da due persone, la cui descrizione corrispondeva a quella assunta nelle precedenti segnalazioni.
In relazione a ciò, i poliziotti in borghese, intervenuti, provvedevano a bloccare la Ford Fiesta segnalata, con all’interno i due individui, rispondenti alla descrizione, di cui uno indossava un vestito elegante di colore scuro, un cappello di colore grigio, di bassa statura, sul viso presentava dei baffi ed e aveva capelli rossi; l’altro, corrispondeva a colui il quale veniva segnalato permanere all’interno della vettura.
Per cui i due venivano tratti in arresto per il reato di furto con destrezza ai danni di alcuni anziani di Nicosia e, dopo le incombenze di rito, venivano tradotti presso la Casa Circondariale di Enna, così come disposto dal P.M. di turno della Procura di Enna, dott. Marco Di Mauro.
Monti Nebrodi. Terromoto tra Cesarò e Troina: magnitudo (Ml) 2.1 ore 9:20:21
Un terremoto di magnitudo (Ml) 2.1 è avvenuto alle ore 09:20:21 italiane del giorno 04/Dic/2013 (08:20:21 04/Dic/2013 – UTC).
Il terremoto è stato localizzato dalla Rete Sismica Nazionale dell’INGV nel distretto sismico: Monti Nebrodi.
Dati evento
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Event-ID 7231024200
Magnitudo(Ml) 2.1
Data-Ora 04/12/2013 alle 09:20:21 (italiane)
04/12/2013 alle 08:20:21 (UTC)
Coordinate 37.805°N, 14.67°E
Profondità 31.5 km
Distretto sismico Monti_Nebrodi
Comuni entro i 10Km
CESARO’ (ME)
SAN TEODORO (ME)
TROINA (EN)
Comuni tra 10 e 20km
CAPIZZI (ME)
CENTURIPE (EN)
CERAMI (EN)
GAGLIANO CASTELFERRATO (EN)
REGALBUTO (EN)
BRONTE (CT)
MALETTO (CT)
MANIACE (CT)
Innovativa sentenza dal Tribunale di Enna in tema di sequestro della sansa umida
Una decisione estremamente importante è stata emessa nei giorni scorsi dal Tribunale di Enna quale Giudice del riesame in tema di sequestro della sansa umida. La P.G.-Corpo Foretale di Enna durante i controlli svolti a tappeto in tutta la provincia ennese nel corso della campagna olearia, nei primi di novembre aveva sequestrato a Pietraperzia ad un autotrasportatore della sansa umida ritenendola rifiuto speciale e sequestrando anche il rimorchio ed un’area dove era stata momentaneamente collocata. L’indagato C.V., assistito, dal suo legale, avv. Salvatore Bevilacqua, da subito si è difeso sostenendo che la sansa umida non è rifiuto bensì sottoprodotto e perciò trasportabile liberamente senza alcuna speciale autorizzazione. Il sequestro era stato poi convalidato dal GIP che aveva anche concesso il sequestro preventivo richiesto dalla Procura.
Tale provvedimento del GIP è stato perciò impugnato dall’avv. Salvatore Bevilacqua avanti il Tribunale di Enna, giudice del riesame, appunto evidenziando l’insussistenza del reato perché trattavasi di sansa umida e non disoleata e come tale semplice sottoprodotto e non rifiuto.
La vicenda proprio perché intervenuta nel corso della campagna olearia aveva gettato nello sconforto l’azienda pietrina che, in questo momento di gravissima crisi, aveva cercato un po’ di ossigeno proprio nel trasporto della sansa umida dagli oleifici presenti in provincia di Enna ai sansifici dove era sottoposta al trattamento dell’estrazione dell’olio di sansa e l’ottenimento della c.d. sansa disoleata utilizzata anche come combustibile.
Il Tribunale presieduto nell’occasione dal dr. Stefano Zammuto ha accolto in pieno la tesi difensiva ritenendo appunto che la sansa in questione è da considerare, a sensi della modifica introdotta nel 2010, a tutti gli effetti come sottoprodotto e non rifiuto ed ha perciò disposto il dissequestro.
L’avv. Salvatore Bevilacqua sulla vicenda si è così espresso: “La decisione del Tribunale pone un importante punto fermo sulla questione, condividendo la tesi da noi sostenuta secondo la quale con l’introduzione nel 2010 nel Codice dell’Ambiente dell’art. 184 bis nel 2010 sono stati fissati i nuovi criteri per l’individuazione del sottoprodotto non costituente rifiuto per cui la sansa umida non è da considerare rifiuto. Al contrario, invece, la tesi accusatoria non teneva conto di questa innovazione e richiamava tesi giurisprudenziali attinenti all’altro tipo di sansa e cioè quella disoleata. Sono lieto di questo importante arresto giurisprudenziale non solo perché frutto del nostro Tribunale, ma anche per i giovani del mio studio (la collega avv. Laura Corvo ed i dottori Antonio e Filippo Bevilacqua e la dr.ssa Michela Ciulla nonché) che hanno svolto un’approfondita ricerca che ha costituito la base della nostra tesi difensiva. Mi auguro infine che questa innovativa interpretazione del dato normativo possa aiutare gli operatori del settore”.
Sant’Agata Li Battiati, dopo 50 anni di violenze e soprusi denuncia il marito
Un 74enne, originario della provincia di Enna, è stato arrestato a Sant’Agata Li Battiati per maltrattamenti in famiglia. Dopo una lunga convivenza matrimoniale incominciata nel lontano 1963 e costellata da vessazioni, violenze e minacce, una donna di 70 anni all’ennesimo episodio di maltrattamento, verificatosi nella tarda serata di ieri, ha deciso grazie al sostegno morale delle due figlie di chiamare i carabinieri e denunciare il suo aguzzino.
I militari accorsi nell’abitazione sono riusciti a bloccare e arrestare l’energumeno ancora in preda ad impulsi violenti, nonché a sequestrare varie armi da punta e da taglio. La vittima, dopo avere presentato formale denuncia ha deciso di allontanarsi dal domicilio coniugale e, si è trasferita a casa delle figlie.
cataniatoday.it
Regalbuto. Processo omicidio Prospero Catalano da rifare, fu ucciso con 50 colpi di cacciavite
Il processo per l’omicidio di Prospero Catalano, il pensionato di 68 anni di Regalbuto, ucciso con 50 colpi di cacciavite, il 21settembre 2007, mentre si trovava a lavorare nel suo garage, e di cui viene accusato il giovane Francesco Colica è stato annullato dai giudici della Cassazione, che lo hanno rinviato per un nuovo esame alla Corte d’assise d’appello di Catania. Francesco Colica, 28 anni, per questo delitto è stato condannato a 14 anni. Sostanzialmente i giudici della Corte di Cassazione, presidente Umberto Giordano, hanno accolto il ricorso dell’avvocato Antonio Impellizzeri, difensore di Colica. Nei confronti della sentenza di appello il Pg era stato molto critico avendola definita “carente nella motivazione” e quindi apprezzando la tesi difensiva ritenuta “efficace e strutturata nei motivi di ricorso”. L’avvocato Impellizzeri, nel corso della sua arringa, ha evidenziato tutte le manchevolezza della sentenza di appello ed ha convinto la Suprema Corte che ha accolto il ricorso e ha deciso che il dibattimento si debba ripetere di fronte ad un’altra sezione della stessa corte d’appello, ma Caltanissetta ne ha una sola per cui si passa alla Corte di appello di Catania. Gli avvocati Calogero e Rossana Cavallaro, che assistono la parte civile attendono le motivazioni per capire quali sono le motivazioni che hanno indotto la Suprema Corte ad annullare la sentenza. L’avvocato Impellizzeri, molto soddisfatto, ha dichiarato che nei confronti del suo assistito non c’è una sola prova e si meraviglia come siano state ignorate le argomentazioni difensive. Le indagini dell’omicidio di Catalano sono state eseguite dai carabinieri, sono durate un anno e poi hanno indicato nel giovane Colica il possibile omicida.
Università Kore Enna. Sconti di pena per occupazione autostrada
Enna. La seconda sezione della Corte di Appello di Caltanissetta, presidente Sergio Nicastro, giudici a latere Miriam D’Amore e Giovanni Carlo Tomaselli, ha ridimensionato le pene detentiva emesse con la sentenza del tribunale di Enna il 20 gennaio 2010, nei confronti di coloro che parteciparono all’occupazione dell’autostrada Palermo – Catania il 5 maggio del 2005 per spingere l’allora Ministro della Pubblica Istruzione Letizia Moratti a firmare il decreto per dare il via alla libera università Kore. Intanto c’è stata l’assoluzione per l’ex senatore Mirello Crisafulli, per il consigliere comunale Angelo Salamone, Giuseppe Mazzola e Filippo Caccamo dal reato di resistenza a pubblico ufficiale. Inoltre ha assolto Roberto Marino di interruzione di pubblico servizio perché il fatto non sussiste. Ha rideterminato la pena nei confronti di Mirello Crisafulli in ordine al reato di interruzione di pubblico servizio in tre mesi di reclusione, mentre per Angelo Salamone, Giuseppe Mazzola, Filippo Caccamo ad un mese, sostituisce la pena detentiva inflitta in una pena pecuniaria di 3.420 euro di multa per Mirello Crisafulli, per Giovanni Barbano, Filippo Cancarè, Angelo Caramazza, Maxi Crisafulli, Paolo Garofalo, Marzia Giangreco, Maria Lo Verde, Salvatore Muratore, Luigi Savarese e Cataldo Salerno la sostituisce in una pena pecuniaria di 2.280 euro di multa, mentre Filippo Caccamo e Angelo Salamone viene sostituita in una pena pecuniaria di 1.140 euro di multa.
Squadre Mobili di Caltanissetta ed Enna arrestano un allevatore capitino residente a Leonforte
Personale delle Squadre Mobili di Caltanissetta e di Enna ha tratto in arresto Giuseppe Fascetto, nato a Capizzi (ME) il 16.7.1968, residente a Leonforte in contrada Bozzetta s.n.c., coniugato, allevatore, pregiudicato, poiché colpito da ordinanza di applicazione della misura cautelare personale della custodia in carcere in sostituzione della misura cautelare degli arresti domiciliari, cui lo stesso era sottoposto già dal 4 febbraio 2013.
La misura cautelare della custodia in carcere è stata disposta dal GIP presso il Tribunale di Caltanissetta in quanto Giuseppe Fascetto, nel periodo di sottoposizione agli arresti domiciliari, ha violato gli obblighi imposti dallo stesso GIP.
Dopo le formalità di rito Giuseppe Fascetto è stato associato presso la Casa Circondariale di Caltanissetta.
Il 20 luglio 2012, Giuseppe Fascetto era stato tratto in arresto, unitamente ad altre tre persone, nell’ambito della “operazione”antimafia denominata “Sole Nero”, condotta dalle Squadre Mobili di Caltanissetta ed Enna, per associazione a delinquere di stampo mafioso, estorsione ed usura.
Cassazione. Troina: separati in casa, lecito dare del ‘porco’ all’ex se viola patti
Non va punita l’ingiuria rivolta all’ex, con il quale si vive da separati in casa, se questi viola i patti stabiliti, portando nella parte dell’abitazione da lui occupata la nuova compagna. Per questo la quinta sezione penale della Cassazione ha confermato l’assoluzione che il giudice di pace di Troina aveva pronunciato nei confronti di una donna, applicando l’esimente della “non punibilita’”. L’imputata, dopo essersi separata legalmente dal marito, aveva continuato a vivere con lui sotto lo stesso tetto: la casa familiare era stata divisa in due unita’ abitative, e tra gli ex coniugi era stato stabilito l’accordo di non ospitare nelle rispettive abitazioni estranei con cui si intrattenevano relazioni. La donna, dunque, era finita sotto processo per ingiuria poiche’, sporgendosi dalla finestra, aveva apostrofato l’ex marito – il quale era in quel momento con la nuova compagna – definendolo “porco” e accusandolo di portare “tutte le prostitute in casa”.
Il giudice di pace l’aveva assolta, ma il verdetto era stato impugnato in Cassazione dal procuratore capo di Nicosia. Il ricorso del pm, pero’, e’ stato rigettato dalla Suprema Corte, che ha condiviso la sussistenza dell’esimente della provocazione, che il giudice di pace aveva posto alla base della sentenza di assoluzione. Il comportamento dell’uomo, si legge nella sentenza depositata oggi in Cassazione, e’ “da definire quale ‘fatto ingiusto’, perche’ contrario alle regole della lealta’ familiare”. Per applicare l’esimente, rilevano i giudici di piazza Cavour, “e’ sufficiente che la reazione sia determinata dal fatto ingiusto altrui e l’ingiustizia non deve essere valutata con criteri restrittivi, cioe’ limitatamente ad un fatto che abbia un’intrinseca illegittimita’, ma con criteri piu’ ampi, anche quando cioe’ esso sia lesivo di regole comunemente accettate nella civile convivenza”. Nel caso in esame, il comportamento dell’uomo, “essendo consistito nella violazione della regola, stabilita di comune accordo dagli ex coniugi, di non ospitare persone, nelle rispettive abitazioni, con cui si intrattenevano relazioni sentimentali, ha concretato – conclude la Corte – gli estremi della ‘ingiustizia’” che ha reso applicabile l’esimente “al fatto ingiurioso posto in essere” dall’imputata.
AGI