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Enna In Corte d’Appello al processo Trishelion: condanne ed un’assoluzione

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Ci sono state sei pene ridotte, una conferma ed un’assoluzione con scarcerazione, dopo tre anni di carcere nel processo di mafia Triskelion. Giovedì sera è arrivata la sentenza d’appello Triskelion, sulla presenza in Lombardia della famiglia Cosa Nostra con richiesta di pizzo ed altro. La giuria presieduta dall’ex Procuratore di Enna, Salvatore Cardinale, ha assolto per “non aver commesso il fatto” Giovanni Meo, 59 anni, ragioniere del comune di Cologno Monzese, difeso dall’avvocato Antonio Impellizzeri, che era stato accusato di associazione mafiosa. Angelo Cacici ha avuto ridotta la pena detentiva da nove a sei anni lo stesso dicasi per Felice Cannata e Vincenzo Monachino; Francesco Viola, difeso dall’avvocato Danilo Tipo, è passato da una condanna da quattro anni a 3 anni, 2 mesi e 20 giorni. Sconti di pena ci sono stati anche per Calogero Ferruggia e Giovanni Monachino, difesi entrambi dall’avvocato Antonio Impellizzeri. Ferruggia da una condanna a quattordici anni e sette mesi è passato a 11 anni e 11 mesi; mentre per Monachino la pena è passata da dodici anni e quattro mesi a 9 anni e 8 mesi. E’ stata confermata la condanna a 18 mesi a Filippo Argento responsabile di intestazione fittizia di beni. I difensori degli imputati sono stati gli avvocati Pietro Gorgoglione Francesco Occhipinti, Giovanni Palermo e Gaetana Palermo. La scarcerazione di Giovanni Meo ha lasciato soddisfatto l’avvocato Antonio Impellizzeri, anche se non si possono risarcire le umiliazioni e le sofferenze patite in tre anni di carcere: “Il caso Meo è emblematico di come un innocente può subire il carcere per lungo tempo, ma nel contempo c’è la dimostrazione che la Corte d’Appello possiede assoluta autorevolezza, accogliendo la tesi della difesa, vuol dire conoscenza degli atti e dei fatti del processo”.
Giovanni Meo, 59 anni, ascoltata la sentenza che lo rendeva libero dopo tre anni ed assolto è scoppiato a piangere.Tre anni di sofferenze ingiuste. Tra qualche giorno tornerà a Cologno Monzese dove potrà riprendere il suo posto di ragioniere al Comune. Sconvolgente il fatto che l’accusa lo riteneva un affiliato al presunto boss Calogero Ferruggia, coinvolto nell’operazione “Triskelion”, effettuata dal Gico della Guardia di Finanza a febbraio 2010. Un detenzione di tre anni, due mesi e venti giorni; giovedì sera, subito dopo la sentenza ha lasciato il carcere Malaspina di Caltanissetta, dove ha passato l’ultima detenzione, prima era stato nel carcere di Monza. Sentenza abbastanza chiara, sostenuta a spada tratta dal suo difensore, Antonio Impellizzeri, assolto “per non aver commesso il fatto”. Per ora vuole liberarsi delle tossine del carcere, poi assieme all’avvocato Impellizzeri, si deciderà se chiederà il risarcimento per ingiusta detenzione. “Ha già preso contatti con il Comune di Cologno e quindi riprenderà il suo lavoro – dichiara l’avvocato Impellizzeri – stanco ma contento; nessuno può risarcirlo delle umiliazioni e delle sofferenze patite in oltre mille giorni di detenzione”. “Il caso Meo – evidenzia il legale di Valguarnera – è emblematico di come si possa rimanere in Italia in carcere da innocente, ma anche c’è da sottolineare che la Corte di appello ha una sua autorevolezza ed è in grado di capire dove si è sbagliato e accettare la tesi della difesa, segno che c’è stata conoscenza esauriente degli atti e dei fatti del processo. Tra le novità più interessanti della sentenza d’appello ci sono anche sconti di pena per i due presunti boss Calogero Ferruggia e Giovanni Monachino, difesi entrambi dall’avvocato Impellizzeri, accusati di avere esportato in Lombardia il metodo e gli affari di Cosa Nostra della famiglia di Enna. “La riduzione di pena comporta che, dato che la pena è in continuazione con le pregresse condanne (per Ferruggia si unisce ai processi Leopardo e Sgarbo, per Monachino Leopardo e Ferro Battuto) tenuto conto del pre-sofferto e della buona condotta – spiega l’avvocato Impellizzeri – ho consigliato loro di non ricorrere in Cassazione, di rinunciare e chiedere immediatamente la liberazione anticipata perché, tra riduzione e condono, entro la fine dell’estate saranno liberi”.


Enna. “Patenti facili” sarebbero 4 i funzioni indagati della Motorizzazione Civile

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Enna. Nell’ennesima operazione “patenti facili”, effettuata dagli agenti della squadra Mobile, diretti dal vice questore Giovanni Cuciti, e collaborati dai colleghi dell’Ufficio prevenzione generale e soccorso pubblico, ci sono ancora 40 fascicoli da esaminare di soggetti che hanno acquisito la patente, grazie alla presentazione di “un esperto scelto dalle autoscuole incriminate, per cui è possibile che ci siano altre indagini che consentano di chiarire tutta la vicenda che si trascina da qualche anno. Intanto ci sono quattro indagati dell’Ufficio della Motorizzazione Civile perché si vuole esaminare con attenzione quale ruolo questi dipendenti avevano nelle vicenda degli esami e della concessione delle patenti. Addirittura si parla che molti soggetti incriminati pare che non avessero fatto l’esame della prova pratica della guida con la macchina, e non si riesce a capire perché questo sia successo, visto che la prova pratica è necessaria per concedere la patente. I quattro dipendenti saranno sentiti dal Sostituto procuratore Mauro Di Mauro, che sta coordinando le indagini della squadra Mobile, alla presenza del loro difensore di fiducia per conoscere quale ruolo questi dipendenti hanno recitato. La Mobile ha anche indagato sui certificati medici falsi, con bollo e firma di due medici siracusani, i quali interpellati non sapevano niente. I timbri erano falsi, così come i certificati ed anche i moduli di richiesta del certificato medico, per cui sono stati esclusi dalla vicenda, ma bisognerà accertare chi ha prodotti questi timbri, quale tipografia ha stampato i fogli dei certificati medici e il modulo di richiesta. Nell’operazione delle patenti c’era una procedura, che i titolari e gli esaminandi effettuavano. Tra quelli che hanno conseguito la patente c’era anche un pregiudicato di Torino, il quale, il giorno in cui ha preso la patente, è stato accertato ufficialmente che lo stesso si trovava a Torino. Una volta sostituita la foto nel documento di identità e coperta dalla plastica, c’era poi da correggere la foto, che era quella dell’esperto che si era presentato agli esami. Allora tutti quelli che avevano conseguito la patente, dopo circa quindici giorni, facevano la denunzia di avere perduto la patente e quindi si presentavano alla Motorizzazione Civile con la foto giusta del soggetto per riavere poi la nuova patente con la foto “aggiornata”. L’esame dei 40 fascicoli potrebbe portare alla luce nuovi elementi in questa operazione che ha scoperto ancora una volta come ad Enna, e lo sanno in tutta Italia, si può avere la patente, anche non essendoci di presenza. Il vice questore Giovanni Cuciti ha dichiarato che “tutta la vicenda è partita da una segnalazione acquisita dai colleghi dell’ufficio di prevenzione generale. Durante una seduta d’esame abbiamo notato un ragazzo che si allontanava velocemente, abbiamo preso il fascicolo e verificato che la foto applicata sul fascicolo d’esame risultava diversa da quella depositata al Comune. Alcuni hanno ammesso di aver pagato per prendere la patente senza fare l’esame. Abbiamo poi verificato che almeno una decina, in occasione degli esami alla Motorizzazione di Enna, non erano presenti: i telefoni si agganciavano presso altre località”.


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Patenti facili: 4 arresti tra Enna, Piazza Armerina ed il calatino, sequestrate 10 autoscuole, 60 indagati

Enna. Condannato promotore finanziario per appropriazione indebita

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Un promotore finanziario ennese, R.V. di 52 anni, è stato condannato a quattro mesi di reclusione ed al pagamento delle spese processuali perché responsabile di appropriazione indebita. Sostanzialmente R.V. si sarebbe fatto dei soldi da un conoscente per farli fruttare, mentre invece se li è tenuti. La vittima del raggiro lo ha denunziato ed ora lo stesso promotore dovrà risarcire i danni che verranno quantificati davanti ad un tribunale civile. A decidere la condanna è stato il giudice monocratico Giovanni Milano. La sentenza è stata emessa dal giudice Giovanni Milano. Il promotore finanziario viene difeso dagli avvocati Sinuhe Curcuraci e Luca Di Salvo, mentre il denunciante, che in questa operazione ha perso circa 13.500 euro è assistito dagli avvocati Salvatore e Luigi Spinello. In aula l’imputato ha cercato di giustificarsi, dicendo che i soldi non li aveva chiesti per investirli in obbligazioni, ma per un prestito, dato che momentaneamente si trovava in difficoltà, ma la sua giustificazione non ha convinto il giudice che lo ha condannato ed ora dovrà affrontare il processo civile. Non vedendo alcun risultato concreto la vittima aveva chiesto invano di avere restituiti i suoi soldi, allora costretto a denunciarlo. Per la Procura, l’imputato non ha restituito i soldi avuti per impiegarli, nonostante il cliente glieli avesse chiesto più volte, da qui l’aggravante dell’abuso di relazioni di prestazione d’opera. Per il promotore c’è stata un aggravante in quanto ha provocato alla vittima un danno patrimoniale di notevole entità. La vicenda risale al luglio del 2009.

Enna. Eros Crisafulli trovato in possesso di marijuana ai domiciliari

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Ha lasciato il carcere di Enna Eros Crisafulli, 28 anni, titolare di scuole guida nell’ennese, arrestato a seguito dell’operazione “patente facili“ assieme ad altri tre colleghi, ma anche per essere stato trovato in possesso di 17 ovuli di marijuana, perché gli sono stati concessi gli arresti domiciliari. Il gip Luisa Maria Bruno lo ha scarcerato per quanto riguarda l’accusa di detenzione ai fini di spaccio di marijuana. Nel corso dell’interrogatorio, che si è svolto sabato mattina nella saletta del carcere, Eros Crisafulli ha risposto solo sull’argomento che riguarda la presenza della droga, sostenendo che la marijuana sarebbe stata posseduta solo per uso personale. Il giovane ha anche aggiunto che gli ovuli li avrebbe comprati già confezionati, particolare confermato dal fatto che a casa sua non è stata trovata alcuna traccia del cellophane utilizzato per impacchettarli. Manca sostanzialmente la finalità di spaccio. Per questo motivo il gip ha accolto l’istanza del difensore dell’indagato, l’avvocato Edoardo Bonasera, e lo ha rimesso in libertà, anche se per questa ipotesi resta indagato. Intanto prosegue l’indagine principale, quella delle patenti facili, degli agenti della Mobile, diretta dal vice questore Giovanni Cuciti, martedì e mercoledì davanti al gip Luisa Maria Bruno i quattro titolari delle scuole guida, Giuseppe Muscarà, Antonino Lambusta, Eros Crisafulli, Salvatore Roccazzella. Secondo l’accusa, parecchi clienti, circa 60 dai fascicoli sequestrati pagavano fino a 2 mila euro per non dover sostenere gli esami di guida sia la prova teorica e la prova pratica, addirittura qualcuno non ha neanche effettuato la prova pratica. Al loro posto entravano in gioco “esperti del settore”, che non avevano alcuna difficoltà a superare l’esame, presentando un documento personale dove era stata sostituita la foto, quindi una volta ottenuta la patente, dopo circa quindici giorni presentavano una denunzia di smarrimento e così davano la foto, quella giusta, del cliente che non aveva effettuato esami.

Anziano morto a Troina – si indaga sulle cause

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Ieri sera a Troina si è consumato l’ennesimo suicidio. La vittima è un ottantenne, P.N., che ha deciso di togliersi la vita nel modo più tragico, conficcandosi un coltello nella gola e morendo dissanguato. A trovarlo privo di vita il coinquilino della palazzina in cui viveva, in Via Ugo Giuffrida, che dopo aver aperto il portone di casa, si è trovato davanti una scena raccapricciante. L’uomo era riverso in una pozza di sangue e col coltello ancora infilato in gola. I soccorsi sono stati immediati, ma per l’uomo non c’era più nulla da fare. Sulla scena sono arrivati anche i Carabinieri della stazione di Troina, che hanno immediatamente chiamato il medico legale, per accertare le cause della morte.

In un primo momento, infatti, la scena aveva fatto pensare ad un’aggressione e al conseguente omicidio. Il corpo si trovava fuori dall’appartamento, sul pianerottolo. Proprio per questo la Procura di Nicosia ha disposto l’autopsia, per accertare le reali cause della morte.

Il suicidio dell’uomo segue alla morte della moglie, avvenuta per cause naturali, circa una settimana prima. Forse non ha retto alla solitudine e al dolore, compiendo un gesto estremo.

A Troina, quello di ieri, non è il primo caso di suicidio, ed in particolare di persone più in là con gli anni. Lo scorso luglio, un altro anziano si era tolto la vita sparandosi un colpo di fucile alla testa. Segnale inquietante, che dovrebbe far riflettere su come vivono la loro età gli anziani di oggi.

Sandra La Fico

Arrestato un rumeno ennese per furto di due telefonini all’Auchan di Catania

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Vasile Neculau Negreanu, 20 anni, rumeno-ennese è stato arrestato per furto. Sono state le riprese delle videocamere del supermercato Auchan a Catania ad incastrarlo mentre assieme ad un complice, stava rubando due telefonini. Il rumeno è stato trasferito nel carcere di Enna, in esecuzione di un’ordinanza emessa dal gip di Catania Dorotea Catena. Negreanu viene difeso dall’avvocato Carmelo Mirisciotti del foro di Enna. L’episodio del furto risale all’agosto di tre anni fa. Gli addetti che curano il reparto di telefonia hanno fatto relazione al dirigente ed il responsabile della sicurezza, ha messo a disposizione della polizia le immagini con la quale è stato identificato Vasile Neculau Negreanu. Gli agenti del Commissariato lo hanno fermato nel corso di un normale controllo a Piazza Armerina, gli inquirenti si sono accorti che il rumeno era stato colpito da un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, che è stata eseguita con immediatezza. L’interrogatorio di garanzia è stata notificata dagli agenti della squadra mobile. L’interrogatorio si è svolto per rogatoria al carcere di Enna, dove è stato portato il rumeno, davanti al gip Luisa Maria Bruno. Il ragazzo, si è avvalso della facoltà di non rispondere. L’avvocato Mirisciotti sta valutando di presentare ricorso contro l’ordinanza davanti al tribunale del Riesame di Catania, che potrebbe presentare la prossima settimana.

Enna. Conclusione indagini operazione Pandemia, zia sfruttava nipote minorenne, 14 gli indagati

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Enna. Il Sostituto Procuratore della Dda di Caltanissetta, Maria Pia Dicono, che si sta interessando dell’operazione Pandemia che coinvolge una ragazzina ennese costretta a prostituirsi, ha notificato la conclusione delle indagini preliminari. Sono tredici i soggetti che si ritiene siano stati protagonisti di questa squallida vicenda. Gli agenti della squadra Mobile, diretti del vice questore Giovanni Cuciti, prima di passare tutto il carteggio alla Procura ha effettuato intercettazione ambientali e telefoniche ed anche pedinamenti visto che le prestazioni sessuali non avevano solo Enna come epicentro, ma anche Calascibetta e Villarosa e fuori provincia anche Campobello di Licata, Misterbianco e Catania, prestazioni dalla fine del 2011 sino a settembre del 2012 . Una volta scattata l’operazione della Mobile la ragazzina è stata trasferita in una comunità di accoglienza fuori provincia. La ragazza dalla presunta zia, L.B., ennese di 41 anni, difesa dall’avvocato di Catania, veniva sfruttata ampiamente e consentiva a lei di avere disponibilità di liquido da utilizzare per i suoi capricci dalla sigarette, ai liquori, alle cartelle del “Gratta e Vinci”. Il lavoro di persuasione della famosa “zia” ha portato la ragazzina prima ad assistere alle performance della donna, poi ha incominciato lei stessa a prostituirsi ed ovviamente diventava la preferita di queste persone, molti dei quali erano anziani, tra cui due ultrassettantenni, quattro sono delle province di Agrigento e Catania. L’indagine “Pandemia” provocò l’arresto della zia, che oggi è agli arresti domiciliari, e ai soggetti che hanno partecipato a questi incontri particolari, hanno ricevuto dalla Procura gli avvisi di garanzia. Ovviamente ai tredici che hanno ricevuto gli avvisi di garanzia c’è da aggiungere la donna L.B. Gli altri indagati sono gli ennesi A.C. di 56 anni, G.C. di 67 anni L.A. di 51 anni,L.P. di 58 anni, L.F. di 43 anni, P.T. di 70 anni, G.T. di 62, , S.P. di 41, e G.C, C.B. di 77 anni di Calascibetta; i catanesi F.A., 56 anni di Ramacca e F.M., 65 anni di Belpasso; gli agrigentini C.C. di 49 anni e M.A. di 74 di Campobello di Licata. In quattro, L.A., G.T., P.T. e L.P., sono accusati anche di avere avuto rapporti sessuali con la ragazza prima ancora di avere sedici anni. Gli avvocati difensori degli indagati sono Michele Baldi, Gabriele Cantaro, Giuliana Conte, Mario Costa, Francesco Costantino, Michela Lapertosa, Giovanni Lo Leggio, Salvatore Ganci, Giovanni Palermo, Alessandro Faraci, Salvatore Manganello e Mario Mangiapane. La ragazza li ha riconosciuti, facendo anche il loro nome nel corso di un incidente probatorio.

Si susseguono sulla A19 i controlli della Polizia Stradale

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La Sezione della Polizia Stradale della Provincia di Enna, nella prima mattinata del 28 maggio u.s., ha predisposto un dispositivo speciale di controllo di veicoli in transito sull’autostrada A/19. Con tale dispositivo si è attuata la deviazione totale del flusso autostradale dentro l’area di parcheggio “S.Barbara”, dove sono stati effettuati accurati controlli di Polizia sulle autovetture, sui mezzi pesanti e sugli occupanti in transito. In tale attività è stato impegnato tutto il personale della Sezione della Polizia Stradale di Enna, della squadra di Polizia Giudiziaria, unitamente a pattuglie del Distaccamento di Catenanuova e Nicosia. Tale attività coordinata direttamente dal Vice Questore Aggiunto Fabio D’Amore, Dirigente della Sezione Polstrada di Enna, è mirata alla repressione delle violazioni al Codice della Strada, ai fini della sicurezza stradale. Nella circostanza sono stati controllati 81 veicoli e 96 persone e sono state contestate 26 violazioni al Codice della Strada. Inoltre, è stato effettuato 1 sequestro penale, 1 sequestro amministrativo, 2 fermi amministrativi, il ritiro di 3 carte di circolazione e la decurtazione di 42 punti. Anche in questa occasione positivo è stato il bilancio di tale operazione, sia sul piano della prevenzione, sia sul piano della repressione della violazione alle norme sulla sicurezza stradale, in particolare nella lotta alle irregolarità nel trasporto professionale ed alla falsità di documentazione. Le sanzioni hanno riguardato, principalmente, il mancato uso di cinture di sicurezza durante la guida, l’inosservanza dei tempi di guida e di riposo da parte dei conducenti di mezzi pesanti e l’irregolarità nel trasporto di animali vivi. Nella circostanza è stata sequestrata una autovettura di grossa cilindrata, in quanto il conducente viaggiava con al seguito un certificato assicurativo che, dagli accertamenti degli agenti della Polstrada, è risultato falso.


Ss288. Incidente mortale lungo la Catania-Enna: muore 22enne

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Incidente mortale lungo la Catania-Enna: muore ad appena 22 anni Fabio Di Benedetto che, in sella alla sua moto, si è schiantato contro un albero, sulla SS 288. Una tragedia che ha colpito tutto il paese di Ramacca e che ha lasciato sgomenti. E scoppia la polemica su un’arteria stradale per la quale era stata promessa la messa in sicurezza.

Finto notaio 54enne della provincia di Enna con finto lascito cerca di truffare parroco della cattedrale di Alife (Caserta)

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I carabinieri hanno identificato e denunciato alla procura di Santa Maria Capua Vetere un falso notaio di 54 anni che ha tentato una truffa ai danni del parroco della cattedrale di Alife, in provincia di Caserta. L’uomo, secondo quanto accertato dai militari dell’Arma, attraverso alcune telefonate fatte al parroco da un cellulare risultato poi intestato a uno straniero, lo aveva informato che una anziana donna del posto (risultata poi inesistente) aveva devoluto in beneficenza 25mila euro in assegni Il truffatore aveva poi raccontato che il denaro si trovava in giacenza presso l’ufficio postale, ma per incassare i titoli avrebbe dovuto saldare una parcella notarile di 2.500 euro con un vaglia on-line. Il parroco, pero’, insospettito dall’insistenza e dalla fretta imposta dal sedicente notaio nell’effettuare l’operazione di versamento della parcella, la scorsa settimana si e’ rivolto ai carabinieri che hanno attivato le loro indagini, smascherando, cosi’ il truffatore che diceva di telefonare da Torino. Si tratta di G. R., 54 anni, originario della provincia di Enna. A suo carico, una lunga sfilza di precedenti per truffa ed altri reati contro il patrimonio e la persona. Sulla vicenda, che ricorda il film ‘Toto’ truffa’, le indagini continuano per accertare se il falso notaio sia coinvolto in altri episodi e se si sia avvalso di qualche complice.

Operazione “Sole Nero”, imputato nega conoscenza con Emmanuello

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Nel processo “Sole Nero, operazione antimafia della squadra Mobile di Enna, “per usura ed associazione a delinquere di stampo mafioso, che si sta svolgendo al tribunale di Enna, presidente Elisabetta Mazza, è arrivato l’interrogatorio del principale imputato, il pregiudicato di Villarosa, imprenditore agricolo, Maurizio Nicosia, il quale ha dichiarato di non avere mai conosciuto Daniele Emmanuello, capo mafia di Gela, ucciso in territorio di Villapriolo, in un conflitto con la polizia nel dicembre del 2007. Maurizio Nicosia ha risposto alle domande del pm Roberto Condorelli, del suo difensore, avvocato Antonio Impellizzeri, ed anche alle domande della Corte. Ovviamente il tema centrale dell’interrogatorio era l’operazione di usura perpetrata a danno di un imprenditore agricolo di Bronte, venuto ad Enna, consigliato da un consulente catanese, per ottenere dei prestiti, visto che si trovava in un momento difficile. Nicosia ha ammesso di avere accolto la richiesta dell’imprenditore e di avergli consegnato circa 183 mila euro in tre fasi, e di aver ricevuto indietro circa 80 mila euro del suo capitale, ammettendo di avere usato toni minacciosi sia di presenza che per telefono per farse li restituire. Il dottor Condorelli ha chiesto all’imputato se conoscesse Gabriele Stanzù, imprenditore di Valguarnera, anche lui sospettato di essere stato un amico di Emmanuello di di avere favorito la sua latitanza, offrendogli abitazioni in città ed in campagna sia in provincia di Enna che in provincia di Messina. Nicosia ha risposto di averlo conosciuto ma per che per un certo periodo avrebbe, secondo la Dda, favorito la latitanza di Emmanuello; Nicosia ha risposto di averlo conosciuto solo in quanto allevatore. Rispondendo alle domande di Impellizzari ha anche affermato di non avera saputo che Emmanuello si nascondesse in territorio di Villapriolo e di non aver mai avuto contatti con gli attuali pentiti Billizzi e Smorta, e di Carmelo Barbieri, ma solamente in carcere. Il 19 giugno deporrà proprio Barbieri, esauriti i testimoni dell’accusa dal mese prossimo inizieranno a sfilare i testimoni della difesa.

“Patenti facili”, c’è qualche ammissione di colpa

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Interrogatori per i quattro titolari delle scuole guide che sono coinvolte nell’operazione patenti facili e già si riscontra un’ammissione di colpa. Ci sono state delle ammissioni da parte di Salvatore Roccazzella, il quale ha sostenuto che in “tre esami di guida” si è presentato al posto dei titolari, sfruttando il fatto che è un esperto nei quizi per ottenere la patente Roccazzella, difeso dall’avvocato Sinuhe Curcuraci, avrebbe ammesso altri due episodi negando l’accusa di associazione a delinquere. Ha anche detto di conoscere solo Antonino Lambusta, un altroi degli indagati. Il Gip ha poi interrogato Lambusta, che viene difeso dall’avvocato Antonio Impellizzeri, che pare possa essere l’elemento centrale dell’inchiesta. Anche lui ha ammesso tre episodi ,vale a dire tre sedute di esami teorici, ma non la prova pratica, riguardanti suoi clienti, sostituiti da persone che potevano rispondere ai quiz. Addirittura al posto dell’esaminando, sarebbe stato Roccazzella a presentarsi , ed in un’altra occasione ha presentato ragazza, ma non ha voluto fare il nome. Ha sostenuto di avere agito in autonomia, quindi non c’era alcuna associazione , ma spinto dalle difficoltà economiche del momento . Hanno respinto le accuse sia Giuseppe Muscarà che Eros Crisafulli. Muscarà, difeso dall’avvocato Curcuraci, ha dichiarato di essere innocente, ammettendo solo un episodio, ma di aver dichiarato che alcuni soggetti avevano frequento le lezioni da lui impartite. Lo avrebbe fatto per fare un favore a Lambusta, che ha confermato . Eros Crisafulli, difeso dall’avvocato Edoardo Bonasera, ha negato ogni accusa su presunti certificati medici falsi,affermando che nessun medico è mai venuto nella sua scuola guida, probabilmente i certificati falsi, secondo Crisafulli, venivano fuori da altre province.

Lettera minatoria alla giornalista Giulia Martorana e al quotidiano La Sicilia

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Una busta contenente una lettera minatoria e della polvere sospetta è stata recapitata questa mattina a Catania, nella sede del quotidiano “La Sicilia”, e alla giornalista Giulia Martorana.

L’autore del gesto pare essere un artigiano di Nicosia alle prese con serie difficoltá economiche; nella lettera inoltre ha scritto il perchè del gesto non escluxendo azioni più clamorose. “Sono un artigiano di Nicosia. Non c’è più lavoro. Ci sono problemi per me e per la mia famiglia. La colpa è anche delle persone che fanno lavorare elettricisti e idraulici in nero.

Questa è un’azione dimostrativa, invierò questo tipo di buste a tutta la regione. Le prossime saranno esplosive”.

Sembrerebbe che altre lettere siano state inviate a rappresentanti delle Istituzioni locali.

Regalbuto. Due arresti per coltivazione di droga

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Nella giornata di oggi i Militari della Stazione Carabinieri di Regalbuto e quelli del NORM – Aliquota Operativa hanno tratto in arresto, in flagranza di reato:
· SCAGLIONE Benedetto residente a Regalbuto, coniugato, operatore ecologico, incensurato;
· SCAGLIONE Francesco residente a Regalbuto, celibe, bracciante agricolo, incensurato;

responsabili di coltivazione e detenzione ai fini di spaccio di sostanza stupefacente del tipo marijuana.

Militari operanti infatti, corso perquisizione domiciliare effettuata nella masseria degli arrestati di C.da Ficarazze, veniva rinvenuta una rudimentale serra per coltivazione con all’interno circa 30 piante di marijuana dell’altezza di 180 cm, nonché un bidone di plastica con all’interno 150 grammi di marijuana già essiccata e tritata, pronta per essere suddivisa in dosi. Quanto rinvenuto, posto sotto sequestro. Arrestati venivano tradotti presso la propria abitazione in regime di arresti domiciliari, così come disposto dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Nicosia.

Lettera minatoria, Prefetto di Enna convoca riunione tecnica

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Si è svolta questa mattina in Prefettura, su convocazione del Prefetto Clara Minerva, una riunione tecnica di coordinamento delle forze di polizia, con la partecipazione del Procuratore della Repubblica di Nicosia, a seguito del recapito presso alcune sedi istituzionali nonché presso la redazione del quotidiano “La Sicilia” di alcune missive con contenuti minatori, contenenti polvere bianca, recanti l’indicazione di presunta provenienza da un “artigiano di Nicosia”.

Nel corso della riunione si è preso atto delle attività informative e investigative già avviate e il Prefetto, conformemente al parere dei vertici delle forze dell’ordine, ha disposto la conferma dei dispositivi già in atto, rafforzando le misure di prevenzione generale a tutela di possibili obiettivi oggetto delle minacce.

La riunione è stata anche l’occasione per una valutazione, a fronte della difficile situazione economica nazionale e locale, delle principali situazioni di criticità sociale in relazione alle quali si è convenuto di continuare a tenere alto il livello di attenzione per i possibili riflessi di ordine pubblico.


Nissoria. Rapina di 75mila € alle Poste, tre i rapinatori

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Nissoria. Tre rapinatori a volto coperto, hanno preso d’assalto l’ufficio postale di Nissoria, scegliendo il giorno di pagamento delle pensioni. I tre uomini, che non hanno fatto uso delle armi, sono entrati nell’ufficio, privo di misure di sicurezza, all’interno del quale si trovavano diverse persone anziane. I tre probabilmente erano a conoscenza del fatto che in occasione del pagamento delle pensioni il caveau con il contanti rimaneva aperto, quindi hanno arraffato tutto il contate, oltre 75 mila euro e sono fuggiti con una Fiat uno rubata nella notte ad Agira a pochi chilometri dal piccolo centro. Sembra che i rapinatori siano entrati in azione dopo avere inscenato un diversivo. Alla periferia di Nissoria è stata incendiata un’auto, risultata rubata a Catenanuova e potrebbero avere atteso che i Carabinieri della stazione si allontanassero dal centro per intervenire sull’incendio. Anche la Fiata Uno usata per la fuga è stata abbandonata a pochi chilometri dall’abitato.

Assoluzione definitiva degli ex amministratori e dirigenti delle Società l’Altecoen e Messinambiente

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Passata “in giudicato” (perché non appellata dalla pubblica accusa entro il termine utile del 15 aprile u.s.) la sentenza della seconda Sezione Penale del Tribunale di Messina, presieduta dal Giudice Dott. Mario Samperi, emessa il 30 Novembre 2012, di assoluzione “per non aver commesso il fatto”, degli ex amministratori e dirigenti della Società l’Altecoen e Messinambiente dalla grave accusa di concorso esterno in associazione mafiosa.
La sentenza di 1° grado aveva assolto con formula piena Francesco Gulino, Antonio Conti, Maurizio Salvaggio, Sergio La Cava, Tommaso Palmeri e Gaetano Munnia tutti imprenditori e dirigenti a Messina delle Società l’Altecoen e Messinambiente.
La sentenza, oggi divenuta definitiva e passata in giudicato, aveva di fatto confermato pienamente, a distanza di nove lunghi ed estenuanti anni di processo, la precedente decisione del GIP di Messina Dott. Alfredo Sicuro del 2004 che aveva integralmente rigettato le richieste di misure cautelari motivandole con la completa insussistenza delle accuse contenute nelle richieste formulate nel sett.2003 dai Procuratori Croce ed Arcadi della Procura di Messina.
La Gulino Group, L’Altecoen e le altre società dl gruppo esprimono ampia soddisfazione e compiacimento per la positiva conclusione, con la piena e definitiva assoluzione passata in giudicato già al 1° grado di giudizio, dei propri imprenditori e dirigenti dalle ipotizzate gravi infiltrazioni mafiose, risultate e giudicate del tutto insussistenti ed infondate.

Rapina alla Monte Paschi di Siena ad Enna, tre gli arrestati

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Sventata rapina alla Monte Paschi di Siena ad Enna grazie all’intervento di un assistente capo della Polizia Penitenziaria. Tre gli arrestati tra cui un venticinquenne palermitano, all’interno della banca vi erano una decina di clienti.
Intorno alle 11,30 di questa mattina un giovane si è introdotto all’interno della banca intimando ad un dipendente di aprire le porte per fare così entrare i due complici, ma a sbarrargli la strada è stato l’atto eroico di un assistente capo della Polizia Penitenziaria che lo ha subito immobilizzato e costretto alla resa. Nel frattempo è scattato l’allarme che ha visto subito intervenire le forze dell’ordine che hanno prima portato il giovane in Questura e poi arrestato i due complici che si aggiravano ancora in pieno centro storico nella speranza di fuggire. I tre avevano posteggiato l’auto per la fuga in una via adiacente al centro storico.

Tutti e tre sono stati portati in questura per le formalità di rito.

Seguono aggiornamenti

Polstrada su A19 scopre auto forse rubata e priva di copertura assicurativa

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Un catanese di 34 anni, S.D. è stato fermato dagli agenti della Polizia Stradale perché alla guida di una Fiat Punto, forse rubata e priva di copertura assicurativa. Nel corso di un servizio di controllo del territorio e di vigilanza stradale sulla autostrada Palermo-Catania, predisposto dal vice questore Fabio D’Amore, comandante provinciale della polizia stradale di Enna, agenti di una pattuglia del Distaccamento di Catenanuova, al comando dell’ispettore capo Francesco Mondo, nei pressi dello svincolo di Catania, fermava, per un normale controllo, un’autovettura Fiat Punto. Dagli accertamenti documentali del veicolo, eseguito dagli agenti risultava che l’auto era sprovvista di copertura assicurativa. Inoltre, da un approfondimento dell’auto e quindi dei numeri di telaio, non sfuggiva agli agenti che lo stesso era stato manomesso. Pertanto, il conducente S. D. veniva denunciato alla Procura della Repubblica di Catania, competente per territorio, in quanto resosi responsabile di ricettazione, mentre il veicolo veniva sequestrato penalmente, in quanto probabile provento di furto, e quindi soggetto a sequestro amministrativo, in quanto la Fiat Punto circolava privo della prevista copertura assicurativa.

Enna. In Cassazione gli imputati dell’operazione Green Line

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Il processo Green Line con i suoi dodici imputati, già condannati in primo grado e in appello, arriva in Cassazione che rappresenta il verdetto finale. Tra gli imputati Giancarlo Amaradio, 33 anni,viene ritenuto sostanzialmente il più rappresentativo della famiglia di Cosa Nostra in tutto il territorio provinciale l’ultimo dei capi mafiosi rimasti in città. Il penalista Giovanni Palermo, leggendo le motivazioni della condanna, ha voluto presentare ricorso in Cassazione perché ritiene la condanna a 10 anni e 10 mesi del suo assistito eccessiva e lo stesso Amaradio si è sempre dichiarato innocente. Amaradio è stato già condannato per mafia nel processo Parafulmine, dove erano altri componenti la famiglia di Cosa Nostra di Enna. L’avvocato Palermo contesta queste accuse nei confronti del suo assistito e contesta soprattutto le affermazioni che il coordinatore del gruppo era proprio Amaradio. I giudici della Cassazione decideranno mercoledì, e dovranno esaminare i ricorsi di nove persone che sono state già condannati in appello. L’operazione fu condotta dagli agenti della della squadra Mobile e del commissariato di polizia di Leonforte, riuscendo a scoprire grazie ad indagini accurate ed intercettazioni telefoniche ed ambientali l’operato di questo gruppo mafioso, dedito ad estorsioni, ricettazioni e furti sempre a danno di imprese edili. L’inchiesta è stata coordinata dal pm della Dda di Caltanissetta Roberto Condorelli. Per gli inquirenti, Giancarlo Amaradio aveva preso il posto di comando, dopo che Gaetano Leonardo , detto “Tano ‘u liuni”, fu arrestato ed era stato Leonardo a battezzarlo intorno al 2000 . Molte rivelazioni sono arrivate da Angelo Francesco Leonardo, figlio di Gaetano. La difesa chiede di annullare la condanna per tutti e nove gli imputati, che sono stati condannati da tre ad undici anni.

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