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Enna In Corte d’Appello al processo Trishelion: condanne ed un’assoluzione

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Ci sono state sei pene ridotte, una conferma ed un’assoluzione con scarcerazione, dopo tre anni di carcere nel processo di mafia Triskelion. Giovedì sera è arrivata la sentenza d’appello Triskelion, sulla presenza in Lombardia della famiglia Cosa Nostra con richiesta di pizzo ed altro. La giuria presieduta dall’ex Procuratore di Enna, Salvatore Cardinale, ha assolto per “non aver commesso il fatto” Giovanni Meo, 59 anni, ragioniere del comune di Cologno Monzese, difeso dall’avvocato Antonio Impellizzeri, che era stato accusato di associazione mafiosa. Angelo Cacici ha avuto ridotta la pena detentiva da nove a sei anni lo stesso dicasi per Felice Cannata e Vincenzo Monachino; Francesco Viola, difeso dall’avvocato Danilo Tipo, è passato da una condanna da quattro anni a 3 anni, 2 mesi e 20 giorni. Sconti di pena ci sono stati anche per Calogero Ferruggia e Giovanni Monachino, difesi entrambi dall’avvocato Antonio Impellizzeri. Ferruggia da una condanna a quattordici anni e sette mesi è passato a 11 anni e 11 mesi; mentre per Monachino la pena è passata da dodici anni e quattro mesi a 9 anni e 8 mesi. E’ stata confermata la condanna a 18 mesi a Filippo Argento responsabile di intestazione fittizia di beni. I difensori degli imputati sono stati gli avvocati Pietro Gorgoglione Francesco Occhipinti, Giovanni Palermo e Gaetana Palermo. La scarcerazione di Giovanni Meo ha lasciato soddisfatto l’avvocato Antonio Impellizzeri, anche se non si possono risarcire le umiliazioni e le sofferenze patite in tre anni di carcere: “Il caso Meo è emblematico di come un innocente può subire il carcere per lungo tempo, ma nel contempo c’è la dimostrazione che la Corte d’Appello possiede assoluta autorevolezza, accogliendo la tesi della difesa, vuol dire conoscenza degli atti e dei fatti del processo”.
Giovanni Meo, 59 anni, ascoltata la sentenza che lo rendeva libero dopo tre anni ed assolto è scoppiato a piangere.Tre anni di sofferenze ingiuste. Tra qualche giorno tornerà a Cologno Monzese dove potrà riprendere il suo posto di ragioniere al Comune. Sconvolgente il fatto che l’accusa lo riteneva un affiliato al presunto boss Calogero Ferruggia, coinvolto nell’operazione “Triskelion”, effettuata dal Gico della Guardia di Finanza a febbraio 2010. Un detenzione di tre anni, due mesi e venti giorni; giovedì sera, subito dopo la sentenza ha lasciato il carcere Malaspina di Caltanissetta, dove ha passato l’ultima detenzione, prima era stato nel carcere di Monza. Sentenza abbastanza chiara, sostenuta a spada tratta dal suo difensore, Antonio Impellizzeri, assolto “per non aver commesso il fatto”. Per ora vuole liberarsi delle tossine del carcere, poi assieme all’avvocato Impellizzeri, si deciderà se chiederà il risarcimento per ingiusta detenzione. “Ha già preso contatti con il Comune di Cologno e quindi riprenderà il suo lavoro – dichiara l’avvocato Impellizzeri – stanco ma contento; nessuno può risarcirlo delle umiliazioni e delle sofferenze patite in oltre mille giorni di detenzione”. “Il caso Meo – evidenzia il legale di Valguarnera – è emblematico di come si possa rimanere in Italia in carcere da innocente, ma anche c’è da sottolineare che la Corte di appello ha una sua autorevolezza ed è in grado di capire dove si è sbagliato e accettare la tesi della difesa, segno che c’è stata conoscenza esauriente degli atti e dei fatti del processo. Tra le novità più interessanti della sentenza d’appello ci sono anche sconti di pena per i due presunti boss Calogero Ferruggia e Giovanni Monachino, difesi entrambi dall’avvocato Impellizzeri, accusati di avere esportato in Lombardia il metodo e gli affari di Cosa Nostra della famiglia di Enna. “La riduzione di pena comporta che, dato che la pena è in continuazione con le pregresse condanne (per Ferruggia si unisce ai processi Leopardo e Sgarbo, per Monachino Leopardo e Ferro Battuto) tenuto conto del pre-sofferto e della buona condotta – spiega l’avvocato Impellizzeri – ho consigliato loro di non ricorrere in Cassazione, di rinunciare e chiedere immediatamente la liberazione anticipata perché, tra riduzione e condono, entro la fine dell’estate saranno liberi”.


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